Lisi, Nicola - Diario di un parroco di campagna - romanzo epistolare
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“Certe sere, quando ho trascorso la giornata inquieto, faccio una passeggiata sino al bivio della croce. Non v’è canto che mi alletta, né brusio d’insetto che mi divaga: mi compenetra il silenzio, dico una preghiera, mi si scalda il cuore…”.
Ristampato dopo decenni di dimenticanza, questo “Diario” (da non confondere con il testo di Bernanos, simile nel titolo), dello scrittore cattolico toscano Lisi, è certamente il romanzo cristiano italiano più sorprendente ed intenso del ‘900. Sono i giorni e le ore piene di stupefacente stupore dello sguardo di un anziano prete del Mugello (Toscana) negli anni ’30. È uno sguardo che contempla la realtà intorno a sé come un dono, come un “segreto” di rivelazione di un Altro. Diario semplice, ma essenziale per la fede, la speranza e la charitas, che animano gli incontri e gli avvenimenti di un anno, indicati sempre con il nome dei santi della liturgia quotidiana della chiesa cattolica: la liberazione di un’indemoniata, la visita ad una parente, suora di clausura che offre dei gigli, quella ad un monastero dove il chiostro è illuminato da straordinari girasoli, la conversazione con un professore sull’“odore” della santità, lo strazio per una bambina perduta nel bosco, il rifugio di una colonia di farfalle bianche…
La mitezza dello spirito e del cuore caratterizza questa figura, che riesce a guardare oltre il finito ed a inoltrarsi in quel “mistico quotidiano”, costituito dal territorio del Mistero, espressione della Bellezza e della Grazia.
Dopo “I Promessi Sposi”, nessuno come Lisi, è riuscito a cogliere l’essenza e la semplicità del Cristianesimo come nel suo “Diario”. Lisi è certamente debitore dell’amico poeta Carlo Betocchi, di Papini, dell’anelito religioso di Leopardi, dell’inquieta ricerca del “varco” di Montale. Alcune pagine di questo libro dovrebbero essere lette nelle chiese cattoliche, accanto alla liturgia.