McEwan, Ian - Sabato
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“…com’è successo a due tipi convenzionali e pieni di senso del dovere come lui e Rosalind di crescere uno spirito tanto libero, uno che non legge mai un libro e che non ha voluto restare a scuola, la cui ambizione è diventare un suonatore di jazz…?”
Dice così Henry, il padre di questo ragazzo, che scopre che ha le sue stesse mani, solo che lui le usa per il delicato lavoro di neochirurgo e suo figlio per suonare il basso. E’ uno dei tanti pensieri che attraversano la mente del protagonista del romanzo, Henry, nell’arco delle 24 ore di un sabato, in attesa che ritorni dalla Francia l’altra figlia, in ansia perché l’atterraggio è rimandato per impreviste e problematiche circostanze. Concentrare la vita di una persona e della sua famiglia nell’arco di una giornata potrebbe dare l’idea di una discreta performance narrativa; ma il libro di McEwan è molto di più: si tratta di un coraggioso lavoro di autocoscienza, di bilancio e di riflessione su un’esperienza di vita, di matrimonio, del desiderio di capire se certi sogni si sono realizzati, di timori per la sicurezza della propria esistenza nel contesto di una società sempre più violenta, la cui drammaticità ormai fa breccia anche nel quotidiano più domestico (si veda per esempio l’episodio dell’incidente d’auto di Henry e l’irruzione di un paio di balordi nell’elegante appartamento del neurochirurgo). Romanzo inconsueto.