Nissim, Gabriele - Il Tribunale del bene
- Fonte:
Milano, 2003
Quasi tutti avranno sentito parlare delle vicende raccontate nel film "Schindler's List", di come quel piccolo imprenditore tedesco, deciso ad arricchirsi nelle situazioni e con gli strumenti che la guerra gli metteva a disposizione - compresa l'utilizzazione dei ebrei dei campi di concentramento come operai pagati pochissimo-, si sia pian piano lasciato coinvolgere dal problema umano dei "suoi" operai, impegnandosi per la loro sopravvivenza anche a rischio della propria vita.
In tal modo Schindler riuscì a strappare alla morte poco più di mille ebrei. Una cosa piccolissima, e contemporaneamente una cosa enorme.
Uno degli ebrei salvati da Schindler, è il protagonista di questo libro.
Raccontandoci questa storia, Gabriele Nissim ci offre un ulteriore spunto per addentrarci nella problematica dell'olocausto, in Israele e fuori da esso: "Di tutto ciò che il popolo ebreo ha patito, che cosa è bene e giusto ricordare: solo il male subito, od anche il bene?" E, in caso positivo, "Qual è la quantità di bene ricevuto che è degna di essere ricordata?"
Tale domanda si intreccia singolarmente con la vita di Moshe Bejski.
Questo ebreo polacco, nato negli anni '20 in un paesino vicino a Cracovia, da giovane aveva avuto modo di sperimentare direttamente sulla sua pelle l'estraneità degli ebrei nella società polacca ed aveva condiviso gli ideali del sionismo, il movimento che sosteneva la necessità di stato nazionale per gli ebrei, in Palestina.
Sopravvissuto ai campi di concentramento grazie all'incontro con Schindler e la sua fabbrica, (nella quale era incaricato di contraffare i documenti tedeschi), dopo la guerra Bejski emigra in Israele, diventa avvocato e poi giudice.
Agli inizi degli anni '60 un processo scuote l'opinione pubblica israeliana e mondiale: il processo ad Eichmann, l'ufficiale delle SS organizzatore dei convogli di deportazione degli ebrei; ritrovato in Sud-America, era stato portato in Israele per venire processato. Bejski, che fino ad allora aveva taciuto a tutti il suo passato durante la guerra, viene chiamato dal tribunale come testimone della situazione degli ebrei nei campi di concentramento. In questa occasione egli si scontra con quanti -anche nel suo popolo-, non avendo vissuto quella esperienza, si dimostrano incapaci di capire lo strano (per loro) atteggiamento di passività degli ebrei europei.
Attraverso lo shock di questa testimonianza in tribunale rinasce in Bejski la necessità di ricordare, di ricordare non solo il male, ma anzi - e soprattutto - il bene ricevuto. Da allora egli prima riesce a riprendere i contatti con Schindler, per ringraziarlo di avergli salvato la vita, poi partecipa ed anima una speciale commissione governativa incaricata di trovare ed onorare "i giusti tra le nazioni".
Attraverso la storia dei lavori di questa commissione veniamo a conoscenza di una lunga serie di persone "che hanno rischiato la vita per aiutare gli ebrei", nei modi e nelle situazioni più diverse: a volte il loro eroismo è puro, ma più spesso è mescolato con tante imperfezioni e miserie, come anche la vicenda di Schindler testimonia.
Tutte queste storie sono uno stimolo per una riflessione sul nostro comportamento oggi. Tanti libri ci ricordano fatti dolorosi ed ingiusti, davanti ai quali il nostro animo si riempie di indignazione e di rabbia, lasciandoci nella tranquilla convinzione di essere - grazie a ciò soltanto - "buoni", dalla parte della giustizia. Questo libro ci provoca a saper vedere il bene in ciò che accade davanti a noi, in ogni circostanza storica, senza lasciar bloccare la nostra mente da pregiudizi ideologici.
(Nicola Coccìa)