O'Clery, Patrick Keyes - La Rivoluzione italiana
- Fonte:
2000
Pagine: 779
Prezzo: € 24,80
All'interno del riaperto dibattito storiografico intorno al Risorgimento italiano, il presente testo costituisce sicuramente un punto di riferimento assolutamente originale. Esso, infatti, è stato scritto da una persona contemporanea all'evento, da uno che al Risorgimento partecipò di persona. Tuttavia, deve la sua originalità non tanto al fatto che a scriverlo fu uno dei protagonisti, ma che fu uno dei protagonisti che combatterono dalla parte del Papa e non dei "liberali". O'Clery, l'autore del libro, infatti, si arruolò negli Zuavi pontifici combattendo a Mentana e prendendo parte alla difesa della breccia di Porta Pia.
L'originalità di quest'opera deriva dal fatto che la storiografia tradizionale ha quasi del tutto ignorato le ragioni e le spiegazioni dei vinti, prendendo sempre in considerazione solo quelle dei vincitori. Alberto Leoni, che ha il merito di avere recuperato e tradotto l'opera di O'Clery, sostiene infatti che "i vincitori della guerra risorgimentale abbiano compiuto una "damnatio memoriae" degli sconfitti, ergendosi a rappresentanti dell'unica Italia possibile: la propria". Prova ne è il fatto che l'opera di O'Clery, tradotta da Leoni - che in realtà comprende due testi scritti dall'irlandese "The revolution of the barricades" e "The making of Italy" - era del tutto sconosciuta in Italia, sia al pubblico che agli addetti ai lavori. Il primo testo non fu mai tradotto in ialiano e il secondo fu tradotto negli anni sessanta ma venne totalmente ignorato. Ora, dal momento che i testi originali di O'Clery si trovano proprio al museo del Risorgimento di Milano, la mancanza di considerazione rivoltagli non deriva certo dalla difficoltà di reperibili, quanto da un'intenzione di trascurare tutto ciò che non sia in linea con la lettura ormai tradizionale del Risorgimento.
Ciò non deve far pensare che la modalità di raccontare gli eventi di O'Clery dia allora luogo ad una storia scritta contro i "liberali" e quindi prevalga il tono della vendetta, facendo così trapelare, non solo il suo inevitabile "essere di parte", ma anche una disonesta faziosità. Va invece sottolineato come l'Autore si "rifiuti recisamente di indulgere al pettegolezzo sulla vita privata dei protagonisti e cerchi di basarsi unicamente sui documenti di provenienza mazziniana o carbonara […]"; come le "sue fonti saranno sempre ufficiali, oppure di parte garibaldina o italianista, e mai scriverà una sola parola che possa denigrare Garibaldi, Cavour, o Vittorio Emanuele" (dalla Presentazione di Alberto Leoni).