Paolucci, G. - Immigrazione. Un problema o una risorsa? La sfida della convivenza nel segno dell’identità arricchita
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Sono più di cinque milioni gli stranieri che vivono stabilmente in Italia. E’ una piccola componente di un flusso migratorio che a livello mondiale, secondo le stime delle Nazioni Unite, arriverà a fine anno a quota 214 milioni. Ma è una grande sfida che il nostro Paese deve gestire con lungimiranza, se si vuole che quello che da molti viene considerato solo “un problema” diventi una risorsa. In una breve e intensa trattazione di 90 pagine, Giorgio Paolucci – caoporedattore del quotidiano Avvenire, che da anni si occupa dell’argomento – fornisce numeri e valutazioni sulle numerose tematiche collegate all’immigrazione: il lavoro, la casa, la scuola, la famiglia, il dialogo religioso, la cooperazione allo sviluppo, la criminalità, la cittadinanza, le modifiche da apportare all’attuale normativa. Il libro si lascia alle spalle sia le immagini stereotipate e spesso strumentali fornite dai media, sia i luoghi comuni generati dall’intolleran¬za o, all’opposto, dal buonismo. Ne esce una fotografia ravvicinata di un fenomeno irreversibile e pervasivo, che deve essere governato in maniera realistica e lungimirante e chiama in causa le responsabilità delle istituzioni statali, degli enti locali, del mondo politico, della Chiesa, dell’intera società, degli immigrati stessi.
In particolare, annota l’autore, “il generoso impegno per la tutela delle condizioni dei migranti, che vede impegnate molte realtà del mondo cattolico, si deve coniugare con il compito precipuo della Chiesa: l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini, la capacità – per dirla con le parole della Prima lettera di San Pietro – di ‘essere sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi’. Una malintesa interpretazione di tale compito ha talvolta indotto a identificare l’evangelizzazione con l’aiuto materiale ai migranti, con il conseguente rischio di ridurre la Chiesa a una sorta di grande agenzia umanitaria. Ma la sua ragion d’essere e la sua missione, che certo non dimentica le necessità concrete, vanno ben al di là di esse”. “Il rischio di trasformare l’esercizio della carità in un anonimo supermercato della solidarietà, anche al di là delle intenzioni di chi generosamente opera nella trincea dell’accoglienza, è sempre in agguato – sottolinea Paolucci - e può essere scongiurato esercitando la necessaria vigilanza affinché le ragioni della fede possano essere sempre testimoniate con coraggio e limpidezza verso ogni uomo”.
Nel libro vengono analizzati i limiti dei modelli di integrazione finora adottati in Europa: l’assimilazionismo, che ha trovato il suo campo d’azione soprattutto in Francia e considera l’immigrato come una persona da omologare, relegando alla sfera privata i valori etici e religiosi e sostanzialmente neutralizzando il contributo che può portare alla costruzione di una “casa comune”; il multiculturalismo (realizzato soprattutto in Gran Bretagna e Olanda) che nel segno di una concezione relativista ha portato alla formazione di microcosmi etnici, “pezzi” di società parallele e autoreferenziali con rapporti forti al loro interno ma deboli con il resto del Paese. Facendo tesoro dei limiti evidenziati da questi due modelli, l’autore presenta alcune proposte per costruire una “via italiana all’integrazione” che può nascere dalla riconquistata consapevolezza dei fondamenti della nostra storia e dei valori che fondano la nostra società, e insieme dall’apertura al contributo dei popoli che vogliono mettere radici in terra italiana. Una ricetta che l’autore chiama “identità arricchita” e che si profila come un’interessante ipotesi di lavoro su un terreno controverso e scottante.