Parenti, Stefano - Fatherless. L’assenza del padre nella società contemporanea
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Tra i tristi neologismi del nostro tempo, assieme ad homeless e ad hopeless, si colloca questo fatherless, destinato purtroppo ad assumere una rilevanza sempre più imponente. “Senza padre”: si tratti di separazioni, divorzi, fragilità delle famiglie o abbandoni, l’esperienza di chi si ritrova precocemente privato del rapporto con la figura paterna sta diventando sempre più frequente. Tanto che Stefano Parenti, giovane psicologo e psicoterapeuta attivo nel campo della sofferenza psichica, nel contesto della famiglia e della adolescenza, ha dedicato il suo primo libro a tale tematica.
L’ipotesi che Parenti intende dimostrare è che esista un tipo psicologico del “senza papà”, ossia che si possano evidenziare caratteristiche comuni ai soggetti che condividono questa esperienza. Per fare questo egli segue un percorso estremamente rigoroso e documentato, che prende l’avvio dalle statistiche (vedovanze, separazioni, divorzi) per addentrarsi poi nelle ricerche e nelle sperimentazioni psicologiche. Già qui è possibile verificare “gli effetti negativi dell’assenza del padre”, che Parenti dettaglia con precisione in una dozzina di paragrafi: maggiori difficoltà scolastiche, minor quoziente intellettivo, difficoltà nelle relazioni con i coetanei, maggior aggressività fino alla delinquenza, precocità sessuale, bassa autostima… Senza indulgere a semplificanti generalizzazioni, l’autore trae una prima conclusione: l’assenza del padre risulta essere un fattore decisivo per lo sviluppo.
A questo punto si apre una vasta sezione sulle “teorie”, ossia sul contributo teoretico apportato al tema da alcuni grandi “clinici”, da Freud ad Adler, da Jung a Lacan.
Parenti si sofferma anche su famosi o meno famosi contemporanei, come Quaglia, Recalcati, Ferliga, Risé, Van den Aardweeg, che hanno il pregio di ampliare l’indagine con nuovi sviluppi legati all’attualità e a nuove problematiche che si impongono, come l’omosessualità e l’individualismo narcisista.
Gli ultimi capitoli del libro racchiudono il contributo più personale ed originale dell’opera: raccontando con ricchezza di esempi la propria esperienza di psicoterapeuta, Parenti convalida l’ipotesi di partenza: esiste un tipo psicologico “fatherless”, la cui caratteristica fondamentale è l’insicurezza, manifestantesi come inferiorità, ribellione, conformismo. E’ possibile curare questo disagio: ecco una serie di suggerimenti operativi molto concreti che possono dare il via ad un cambiamento. E quindi a una speranza.
Ma il libro ha un altro pregio: documenta senza possibilità di equivoci che è una menzogna sostenere che “non c’è differenza” tra una famiglia con papà e mamma, e una famiglia con “due papà” o “due mamme”. Lo dice anche il dipinto in copertina: La chiaroveggenza di R. Magritte: il pittore sta copiando un uovo, ma sulla tela compare un uccello: “la natura è il progetto che permette all’uovo di realizzarsi in uccello” (p. 13). Come sostiene Roberto Marchesini nell’Introduzione al libro, “esiste un modo nel quale le cose debbono andare (o è meglio che vadano)”. Negare questo sarebbe l’hybris di un uomo che pretende farsi da sé. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.