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Pugni, Paolo - Lavoro & responsabilità

Fonte:
CulturaCattolica.it
ARES 2004, pagg. 320, Euro 14,00



L’umanesimo alla conquista del business per un’etica del management

A fine Ottocento la Chiesa sentì la necessità di confrontarsi sulle “Cose nuove” del mondo del lavoro, e nacque la “Rerum novarum”. Misurarsi con le parole nuove del lavoro che cambia è una esigenza inesauribile per i cristiani che, come tutti gli altri uomini, lavorano. Il tentativo di Paolo Pugni, per molti anni esperto di formazione, guida di gruppi di lavoro aziendali, consulente direzionale, si situa proprio in questa prospettiva. Se persino il “Titanic” può suggerire (come insinua il recente “Il Management del Titanic” di Henry Lang), la necessità di disporre di regole di management, traendo “lezioni da un naufragio”, quanto più – si sarà detto Pugni - un’esperienza di significato vissuto potrà dare un fondamento antropologico e veritativo a parole altrimenti troppo equivoche, come “etica”, “virtù”, “valori”. Dopo i recenti scandali del capitalismo americano e nostrano (basti citare per tutti Enron, Worldcom, Parmalat e Cirio), un fantasma si aggira infatti nel mondo del business e riempie di sé siti Internet e mission aziendali: l’etica. Virtù come “onestà, lealtà, sacrificio, magnanimità, umiltà” ritornano insistentemente nel frasario delle aziende, suscitando non pochi interrogativi. Il mondo del lavoro inoltre può risultare un panorama completamente alieno per chi era abituato a pensare al “posto fisso”, alla “ditta” e alla “professione” in termini statici; le parole che ricorrono oggi nel linguaggio aziendale, dentro l’orizzonte della globalizzazione e della new economy, sono piuttosto: total quality, customer satisfaction, coaching, counseling, stakeholder... (ad ogni buon conto riportate puntualmente nel Glossario finale del libro). In questa apparente giungla del business moderno Pugni si aggira con disinvoltura, citando a piene mani i testi sacri del management per coglierne tutti gli aspetti di novità e assieme di problematicità. Facendo leva su una saggezza secolare, che parte da San Benedetto e passa attraverso la solida morale economica della Chiesa medievale e i testi sociali del Magistero, fino a giungere al particolarissimo carisma di San Josemarìa Escrivà, che si impernia sulla santificazione del lavoro e col lavoro, Pugni plasma una complessa massa di dati e di elementi in un percorso avvincente.
Il punto di partenza è la distinzione tra “manager” e “leader”: il primo manipola le cose, il secondo guida le persone. E la centralità della persona, la risorsa umana come valore determinante è appunto una recente riscoperta del mondo economico: “Essere veramente buoni rende”, aumenta la fiducia necessaria al buon andamento dell’economia. E “occorre spostare il focus dalla tecnologia alla cultura della qualità basata sulla dimensione umana”. Qui si apre la prima delle numerose “provocazioni” di Pugni, “food for thoughts” le chiama lui: “L’uomo che serve oggi è l’uomo cattolico”, quello che cerca di tradurre nella propria vita ciò che dice di professare e di credere. Questo perché l’ideale cattolico comprende tutti quei valori che oggi le aziende richiedono ai loro collaboratori, soprattutto nei campi della relazione e della comunicazione. Gli esempi? La “Qualità totale” e la “Soddisfazione del cliente”. Il passo successivo riguarda le motivazioni: ciò che spinge l’uomo all’impegno. Tra piramidi di Maslow e ricerche di Herzberg affiora un’altra provocazione: “Solo chi ha uno scopo per lavorare è capace di impegnarsi a fondo”.
Pugni si avventura poi nella parte più ardua del suo cammino: fondare, attraverso un’antropologia basata sulla ricerca della verità sull’uomo, l’esigenza di “ripartire dalla persona”. Infatti, se non so chi è l’uomo, tutto l’impegno etico della nuova economia è come privo di fondamenta. Qui si apre la seconda parte del libro: “Il figlio del carpentiere”, che è Cristo nel suo trentennale quotidiano ed umile impegno di lavoro. Colui che “ha fatto bene ogni cosa” ci indica, nella sua divinoumanità, il significato del lavoro: perfezionare la Creazione, migliorare la persona, diventare santi. A questo punto è possibile ripercorrere con una nuova luce il cammino dell’“etica”: l’antropologia cristiana è la perfezione dell’umano perché considera tutti i fattori dell’esperienza.
La costante tensione a dare ragioni adeguate attraversa tutta la vasta “summa” di Pugni, che si raccomanda per la sua ampiezza di orizzonti: l’infido ed ambiguo terreno dell’etica potrebbe suggerire sottolineature moralistiche o volontaristiche; al contrario il fil rouge del testo può essere racchiuso nell’antica frase: “Quando ho incontrato Cristo, allora mi sono scoperto uomo”. Il libro, ricco di squarci di verità e di preziosi consigli operativi, si raccomanda in particolare a tutti coloro che lavorano con funzioni di guida in contesti di rapporti: responsabili del personale, direttori, manager, presidi ed insegnanti, quadri intermedi. Ma è utilissimo a tutti per interrogarsi sul reale senso del lavoro e per viverlo con pienezza.

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