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Russo, Lucio - Segmenti e bastoncini

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Feltrinelli

Milano, 2000

Pagine: 138

Prezzo: € 6,20

La prima edizione di Segmenti e bastoncini uscì da Feltrinelli nel '98 nella collana Elementi: a due anni di distanza, il libretto è stato ripubblicato nella Universale economica con l'aggiunta di un capitolo in cui l'autore fa il punto sul dibattito seguito alla sua comparsa e risponde alle polemiche e alle osservazioni critiche provocate dai suoi giudizi.
Il fatto che una casa editrice di sinistra ( ci si lasci passare la semplificazione) abbia scelto di pubblicare questo testo è già di per sé un fatto significativo, forse da interpretare come segnale che il fronte dei sostenitori della riforma scolastica targata Berlinguer - Maragliano non sia poi così compatto sulle stesse posizioni ; la sua riedizione poi, per di più in una collana economica, è indice del successo di pubblico non certo immeritatamente riscosso: in effetti questo libretto agile , ricco di verve e di humor si fa leggere volentieri e, pur trattando seriamente di scuola, non è pensato per addetti ai lavori; il tono è diretto e immediato, il linguaggio chiaro, non reticente, lontano da quella terminologia specialistica o pseudospecialistica tanto a cara a certi pedagogisti o teorici dell'apprendimento e tanto più irritante in quanto il ricorso ai tecnicismi sembra uno stratagemma per nascondere la sostanza del pensiero anziché per aiutare a capire.
Ma il successo di Segmenti e bastoncini non è, crediamo, solo dovuto alla chiarezza di pensiero e immediatezza di lettura, bensì soprattutto al fatto che l'autore ha colto nel segno, affrontando con acume e libertà di giudizio alcune questioni nodali sul tema della scuola, facendosi portavoce delle posizioni critiche di chi osserva con preoccupazione ciò che sta accadendo a quella che è, o dovrebbe essere, una delle istituzioni più importanti della società .
In effetti l'obiettivo che ha mosso l'autore è cercare di capire dove stanno portando i cambiamenti in atto nel mondo della scuola , la volontà di verificare se tali trasformazioni saranno in grado o no di renderla più adeguata al suo compito di formare uomini dotati di cultura, di capacità critiche.
Proprio per rispondere a tali interrogativi, Russo prende le mosse da una serie di cambiamenti a livello mondiale che in particolare a partire dagli anni '60 hanno modificato la natura, il ruolo della scuola nelle società sviluppate.
Ricorrendo a una chiave di lettura quasi di tipo materialistico, egli osserva che a livello planetario si è creato un nuovo scenario economico finanziario che ha visto concentrarsi le aree di potere politico - economico e quelle di produzione ad alto contenuto tecnologico : a seguito di tale concentrazione nel mondo produttivo, nelle industrie e nel terziario, al lavoro si va sottraendo sempre più intelligenza: "i tecnici nel senso tradizionale del termine stanno diventando una rarità anche nelle aziende industriali, (...) il grosso della forza lavoro è ormai impegnata nella distribuzione delle risorse lungo una catena che si allontana sempre di più dalla produzione sempre più automatizzata. (...) Mentre grazie alla terziarizzazione dell'industria, le conoscenze relative alla produzione materiale si concentrano in un numero sempre minore di teste, un analogo fenomeno di rarefazione delle conoscenze avviene nel terziario, che in un certo senso viene "industrializzato". I compiti tradizionalmente svolti dai lavoratori del settore vengono infatti sempre più spesso delegati a macchine prodotte dall'industria "(pag. 16).
Questo significa che il mercato mondiale ha sempre minor bisogno di tecnici specializzati, ricchi di conoscenze, capaci di intervenire sulla produzione; al contrario ha bisogno di un numero progressivamente più ampio di "masse di consumatori evoluti, capaci di stare al passo delle innovazioni tecnologiche lanciate sul mercato".
La cosiddetta nuova scuola pensata e progettata da psicopedagogisti sedicenti progressisti con l'intento di sfidare la modernità, la globalizzazione e quant'altro anziché offrire strumenti per capire e far fronte a questi fenomeni complessi non fa altro a giudizio di Russo che adeguarsi alle esigenze dei poteri forti, diventando sempre più una scuola di istruzioni per l'uso.
L'accusa è netta: " la nuova scuola deve quindi preparare soprattutto consumatori, oltre che contribuenti ed elettori. Queste figure, a differenza dei tecnici e dei dirigenti, possono ignorare i processi produttivi e ,tanto più fare a meno di qualunque tipo di cultura generale (...) Una tale scuola dovrà fornire educazione stradale, sanitaria, sessuale, alimentare fiscale e così via: dovrà fornire una serie di prescrizioni alle quali il futuro cittadino consumatore dovrà attenersi nei vari momenti dell'esistenza" (pag. 19).
Già negli States la scuola pubblica secondaria non fornisce più una preparazione culturale di base unitaria prima della preparazione specialistica fornita dalle università: essa è si scuola di massa ma non certo scuola di promozione sociale e culturale e già questo dovrebbe costituire un elemento di riflessione e preoccupazione per noi, visto che quello americano ha finito per rappresentare il nostro modello di riferimento e possiamo verdervi un anticipo di ciò che accadrà più tardi da noi in Europa.
E in effetti Lucio Russo è preoccupato di quanto già si può vedere e prospetta per il nostro futuro uno scenario non troppo diverso da quello che Isaac Asimov immaginava, ovviamente in altri termini, nel racconto fantascientifico Nove volte sette; (per chi lo volesse conoscere lo può trovare in L'ora della fantascienza di Einaudi,1982) a cui la memoria ritorna automaticamente ma non certo senza motivi leggendo Segmenti e bastoncini.
In esso lo scrittore russo si diverte a descrivere un lontano futuro in cui gli esseri umani hanno perso le più elementari conoscenze e il sapere appartiene ormai alle macchine: gli uomini non sanno più progettare macchine intelligenti, non sanno più eseguire calcoli semplici: immaginarsi quale stupore susciti l'inaspettata comparsa di un umile tecnico capace di far cose straordinarie, ignote persino ai programmatori del tempo: egli sa eseguire addizioni, sottrazioni senza (udite, udite!) ricorrere alle calcolatrici, proprio mentre "calcolare senza una calcolatrice è una contraddizione in termini" , e addirittura afferma che in un tempo remoto erano proprio gli esseri umani e non le macchine a creare le macchine stesse.
Leggendo Segmenti e bastoncini si ha la percezione che questa sia la realtà verso cui ci stiamo incamminando se non si attua una drastica inversione di tendenza: certo proprio tale prospettiva induce il lettore a riflettere se questo pessimismo sia il frutto di preconcetti, di chiusure mentali dell'autore ,di eventuali pregiudizi ideologici che gli impediscono di vedere il positivo : chi è dunque Lucio Russo? Un apocalittico timoroso del progresso, un conservatore nostalgico del buon tempo antico, incapace di misurarsi con le sfide del presente? Un barone del sapere che teme la democratizzazione della scuola?
Nonostante le diverse critiche mossegli in tal senso a sinistra, a noi non pare proprio di trovarci di fronte a un reazionario; egli è un docente universitario di fisica , uno dunque che ha a che fare ogni giorno con l'insegnamento e gli studenti e che ha attinto al bagaglio della sua diretta esperienza e dell'osservazione quotidiana per poter sviluppare le sue osservazioni sullo stato della scuola .
Il suo pamphlet rivela la tempra di un intellettuale lucido, di uno studioso che partendo da un concetto "forte" di cultura non accetta in modo acritico certi slogan, non dà per scontato che a questi corrisponda automaticamente il rinnovamento della scuola.
Egli vuol capire se le tanto sbandierate novità proposte siano effettivamente tali, in cosa consistano le parole d'ordine ora in voga: solleva dubbi, chiosa, legge tra le righe, s'interroga: l'abbandono del metodo dimostrativo a favore di una matematica empirica , "pratica" quali conseguenze ha avuto sulla preparazione matematica degli studenti? L'introduzione dello studio della fisica moderna, quantistica a discapito di quella classica è stata realmente in grado di fornire una preparazione al passo coi tempi? Le tanto osannate nuove tecnologie così come vengono adottate favoriscono o no la razionalità, affinano gli strumenti concettuali e linguistici? E che scelte comporta l'eufemistica formula "alleggerimento dei contenuti"? E davvero la conoscenza della cultura classica, della lingua latina è qualcosa di obsoleto da riservare ai soli antichisti?
Nel cercare una risposta a tali legittimi interrogativi egli assume un atteggiamento che non è aprioristicamente ideologico proprio perché cerca il confronto con la realtà, indaga, riflette sull'esistente per verificare se e quali risultati siano stati ottenuti laddove tali scelte sono già state attuate , e le sue conclusioni in merito sono sempre puntuali, supportate da esempi, accompagnate da una riflessione critica.
Certo il suo verdetto è severo e senza appello: osservando con precisione il quadro spesso confuso e magmatico del mondo scolastico vi ritrova un disegno ben preciso: svuotare la tradizione culturale , ridurre la scuola a un luogo di semplice socializzazione, in cui impartire tutt'al più una generica educazione civica, insomma per usare i suoi stessi termini "deconcettualizzare l'insegnamento", ridurlo a mera descrizione di fatti eliminando le relative teorie e i rapporti tra teorie e dati sperimentali.
Russo comunque non si limita a criticare: la scuola è davvero per lui un bene prezioso che merita invece serie riforme; per questo alla puntigliosità nel documentare i danni provocati da determinate scelte si accompagna il desiderio di modificare tale tendenza, la disponibilità a dare suggerimenti, a cercare, in tutti i campi possibili, persone che condividano la stessa battaglia, che tengano desta l'attenzione sul mondo della scuola.
Un interlocutore del genere merita tutto l'interesse possibile.
N.B. Sempre sul medesimo argomento è possibile leggere la recensione del libro La cultura a picco di Fabrizio Polacco.

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