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Schneider, A. - Corpus Christi. La Santa Comunione e il rinnovamento della Chiesa

Fonte:
CulturaCattolica.it
Libreia Editrice Vaticana

«Gesù Eucaristico, ovvero Gesù Cristo realmente, personalmente e sostanzialmente presente sotto le specie eucaristiche, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, è davvero il più povero, il più debole e il più indifeso nella Chiesa». Questo è il punto di partenza ed anche il richiamo ricorrente che ricorre con insistenza nella riflessione che viene sviluppata nel libretto agile (neanche 100 pagine), dall’impostazione divulgativa, da poco pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana col titolo Corpus Christi. La Santa Comunione e il rinnovamento della Chiesa. L’autore, il cardinale Athanasius Schneider, è vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana (Kazakhstan, dove è Segretario generale della Conferenza dei Vescovi Cattolici) e Presidente della Commissione liturgica. E, proprio come Vescovo, vuole, con questo testo, dare voce «ai numerosi e silenziosi piccoli della Chiesa che desiderano difendere Colui il quale, ai giorni nostri, è il più povero» (ivi, pp. 93, 94).
La tesi di fondo è che il rinnovamento della Chiesa non può non passare attraverso un riesame profondo della nostra devozione eucaristica, tale da indurre nuovo slancio e fervore alla nostra pratica sacramentale. Questo certamente coinvolge anche il nostro rapporto con il sacramento della Confessione, che prepara a partecipare con frutto alla santa Messa e a ricevere degnamente il Corpo di Gesù. E’ necessario, altresì, che cresca, attraverso una formazione robusta, la nostra consapevolezza dell’immensità del Mistero a cui ci accostiamo, così che sparisca ogni superficialità, ogni leggerezza, ogni trascuratezza, per fare posto al dovuto rispetto e ad un amore profondo e schietto. A tal riguardo le pagine di questo libro sono veramente toccanti, perché traboccano di infuocata devozione. Il Cardinale, a questo scopo, non si esime dal citare ampiamente gli scritti di san Francesco sull’Eucaristia: «“Pertanto, – dichiara il santo di Assisi – scongiuro tutti voi, fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l’amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potete, tutta la riverenza e tutto l’onore al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, nel quale tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente” (Lettera a tutto l’Ordine, cap. I). “Vi prego, più che lo facessi per me stesso, di supplicare umilmente ma con insistenza gli uomini di chiesa, perché onorino più di ogni altra cosa al mondo il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, il suo nome e le parole con le quali viene consacrato il suo corpo. Con devozione e discrezione lo amministrino agli altri. E quando il sacerdote lo consacra sull’altare, tutta la gente, in ginocchio, renda lode, gloria, onore al Signore Dio vivo e vero” (Lettera a tutti i custodi)» (ibidem, pp. 92, 93).
Vale la pena riportare integralmente il testo della Lettera a tutti i chierici sulla riverenza del Corpo del Signore, in cui san Francesco esprime le più profonde preoccupazioni del suo cuore, perché sintetizza bene lo spirito che anima il cardinale Schneider: «Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all'ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo. Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti "da morte a vita".
Tutti coloro, poi, che amministrano così santi ministeri, considerino tra sé, soprattutto quelli che li amministrano senza discrezione, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue del Signore nostro.
E da molti viene lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.
Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, perché "l'uomo carnale non comprende le cose di Dio".
Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l'abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci; e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.

Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
E sappiamo che è nostro dovere osservare tutte queste norme, sopra ogni altra cosa, in forza dei precetti del Signore e delle costituzioni della Santa Madre Chiesa.
E colui che non si diporterà in questo modo, sappia che dovrà rendere "ragione" al Signore nostro Gesù Cristo "nel giorno del giudizio".
E coloro che faranno ricopiare questo scritto perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio» (nn.207-209; grassetto mio).
E affinché si possa dare a Cristo Eucaristico, oggi, l’onore dovuto, così che i frutti provenienti da un’abbondante ed efficace azione dello Spirito santo si espandano copiosamente su tutta la Chiesa, occorre che si ripensi in modo serio al modo di amministrare ai fedeli l’Ostia consacrata. Il Cardinale, invero, auspica una decisa limitazione dell’uso della Comunione in mano e un ritorno alla pratica dell’adorazione in ginocchio nel momento di ricevere il Sacramento. E questo al fine di ottemperare alle direttive generali del Concilio Vaticano II (Sacrosanctum Concilium, 2, 8, 21, 23) e alle indicazioni particolari di Paolo VI nell’Istruzione Memoriale Domini e nell’Enciclica Mysterium fidei, in consonanza con tutta la Tradizione della Chiesa. La pratica di amministrare la comunione nelle mani, risalente ai primissimi tempi della Chiesa, infatti, non contemplava l’uso delle dita per portarsi alla bocca l’Ostia consacrata: questo fu introdotto dai calvinisti nel XVII secolo. Inoltre, l’auspicio del Cardinale è orientato, oltre che ad una devozione più adeguata, anche ad evitare il pericolo della dispersione dei frammenti delle Ostie consacrate e dei furti sacrileghi dilaganti.
L’invito, così, ad una più intensa devozione, oltre che da testi scritturistici e teologici, magisteriali e
spirituali, è corredato da una piccola, ma bella raccolta di preghiere eucaristiche e da un incoraggiamento finale: «La strenua difesa di questo divino ‘Povero’ di certo non procurerà l’elogio e il plauso del mondo, ma procurerà altrettanto certamente il plauso dei Santi, particolarmente del santo Poverello, attirando copiose benedizioni divine» (p. 97).

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