Scruton, Roger - Del buon uso del pessimismo, (e il pericolo delle false speranze)
- Curatore:
- Fonte:
La moderna storia europea è stata funestata da tragedie incomparabili (su tutte il nazismo, il fascismo e il comunismo). Responsabili di questi orrori sono, secondo l’autore, gli idealisti e utopisti di destra e di sinistra, che, ignorando la natura umana, immaginano un futuro inevitabilmente radioso, credono nel ritorno a un felice stato di natura (che non è mai esistito), considerano l’utopia una forza positiva della storia. Questi «ottimisti senza scrupoli» hanno in comune il desiderio di imporre, spesso con la violenza, la propria visione del mondo basata su false speranze di palingenesi illusorie: è il caso dei giacobini francesi, dei rivoluzionari russi, dei nazisti, dei comunisti, dei terroristi islamici e, in una dimensione meno tragica ma altrettanto «distruttiva», dei burocrati dell’Unione Europea, degli economisti, dei sociologi, dei politologi e dei vari esperti votati al benessere e al miglioramento dell’umanità. Del buon uso del pessimismo costituisce, fin dal titolo, un invito ad adottare un atteggiamento serenamente pessimistico, non dettato da una visione tetra della condizione umana, ma dalla consapevolezza dei vincoli e dei limiti delia natura dell’uomo, che rendono impossibile ogni pianificazione e trasformazione idealistica della società. La forza della civiltà europea non risiede nel falso idealismo. Per scongiurare i pericoli insiti nell’ottimismo occorre riscoprire i suoi due grandi valori fondanti: il perdono, che ci viene dalla tradizione giudaico-cristiana, e l’ironia, che dobbiamo invece a quella greca.
Roger Scruton, nato nel 1944, è filosofo, scrittore, compositore di musica. E visiting professor alle università di Oxford e di St Andrews, e visiting scholar presso l’American Enterprise Institute a Washington. Collabora regolarmente con il «Wall Street Journal», «The American Spectator» e «The New Statesman». Tra i suoi libri tradotti in italiano, ricordiamo: La bellezza. Ragioni ed esperienza estetica (2011); Il suicidio dell’Occidente (2010); Bevo dunque sono. Guida filosofica al vino (2010); Gli animali hanno diritti? (2008) e Manifesto dei conservatori (2007).
«In questo libro esamino quella forma di ottimismo che Schopenhauer ha definito “perversa” o “senza scrupoli” (beden-kenlos), e illustro il ruolo svolto dal pessimismo nel restituire equilibrio e saggezza alla condotta umana. Non condivido la cupezza assoluta di Schopenhauer, né la filosofia della rinuncia che egli ne deriva. Non ho dubbi sul fatto che san Paolo avesse ragione nel raccomandare fede, speranza e carità {agape) in quanto virtù che indirizzano la vita al bene più grande. Ma non ne ho nemmeno sul fatto che la speranza, separata dalla fede e non temprata dall’evidenza della storia, sia una risorsa pericolosa, una risorsa che minaccia non solo chi la coltiva, ma anche tutti coloro che subiscono gli effetti di queste illusioni.»