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Solov’ëv, Vladimir S. - Il significato dell’amore / Sulla bellezza nella natura, nell’arte, nell’uomo

Autore:
Rivolta, Guido
Fonte:
CulturaCattolica.it
Edilibri, Milano 2003 e 2006.
Non possiamo che sottolineare l’importanza culturale del lavoro di traduzione e diffusione del pensiero del grande filosofo russo, i cui scritti sono stati originariamente pubblicati in italiano ad opera della casa editrice La Casa di Matriona, legata al Centro di Russia Cristiana (www.russiacristiana.org) diretto da padre Romano Scalfi. E’ con l’introduzione e la traduzione di Adriano Dell’Asta che Edilibri ha rieditato recentemente alcuni dei preziosi saggi che Solov’ëv ha dedicato ai temi della bellezza e dell’amore.

Originale e geniale, scomodo e anticonformista, Vladimir S. Solov’ëv (1853-1900) è un pensatore-mistico-poeta di origine russa che ha saputo mostrare, unitamente ad un’eccezionale intensità e profondità di visione, una straordinaria universalità di interessi e contenuti. Personalità ‘unitotale’ ha sempre cercato nell’unità tra pensiero e vita, la sintesi tra ideale e reale, infinito e finito, eterno e tempo. Spaziando in ogni campo dello scibile, ha studiato con rigore e passione la filosofia e la teologia, le scienze e le arti, l’occidente e l’oriente, l’antichità e i Padri greci e latini, la modernità e le sue derive. Si è impegnato concretamente per l’unità tra le diverse Chiese cristiane ed è morto pregando in ebraico per gli ebrei. Ha vissuto esperienze di tipo mistico (tre volte è stato visitato dalla Sofia, la sapienza di Dio) e ha dimostrato un eroico senso di carità, donando ai poveri beni e averi. E’ stato considerato precursore del simbolismo e ha ispirato la rinascita spirituale russa all’inizio del Novecento (si pensi per es. a Florenskij e Berdjaev).
Ma cosa ha da dirci questa singolare e dimenticata figura di intellettuale che, pur citata da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fides et ratio”, non è stata ancora riconosciuta in tutta la sua grandezza ? Innanzitutto, va rilevato, Solov’ëv è un pensatore di vivissima attualità. Anticipando profeticamente i tempi, ci ha consegnato temi e riflessioni che suonano per noi oggi come intuizioni o veri e propri ammonimenti. Il cristianesimo ridotto a morale, privato della divino-umanità di Cristo. La lotta ‘apocalittica’ tra il bene e la sua falsificazione: il trionfo e la sconfitta dell’Anticristo; l’impossibilità di una liberazione etico-razionalistica dal male, al di fuori della morte e resurrezione di Cristo. Il problema, cosiddetto ‘teocratico’, riguardante l’impegno storico-politico dei cristiani all’interno della società civile e dello stato. La questione ecumenica e l’unità dei cristiani. L’universalità di Cristo in rapporto a tutte le altre religioni, quelle di India e Cina comprese. La storia e le caratteristiche dell’islamismo. La diaspora ebraica e i simboli della vicenda di Israele. E altro ancora.
Come è stato autorevolmente scritto, ciò che Tommaso d’Aquino ha rappresentato per l’epoca medioevale, rappresenta, allo stesso modo, in età moderna, il pensatore-visionario cristiano Solov’ëv . Egli “accanto a Tommaso d’Aquino è il più grande artefice di ordine e di organizzazione nella storia del pensiero” e la sua è “la più universale creazione speculativa dell’epoca moderna” (H. U. von Balthasar). Mostrando un atteggiamento né di pura accettazione, né di puro rifiuto, ma di critico inveramento e superamento delle linee portanti del pensiero moderno (razionalismo/ idealismo/spiritualismo, da un lato, ed empirismo/positivismo/materialismo, dall’altro lato) Solov’ëv pone le basi per affrontare e disinnescare le suggestioni e provocazioni del nichilismo, esito estremo del processo di autodissoluzione della stessa modernità. La stessa tragica vicenda di Nietzsche gli appare, da questo punto di vista, “esemplare ed istruttiva”.
Già a soli ventuno anni comprende chiaramente che “la crisi della filosofia occidentale”, causata dalle divisioni attuatesi tra ragione e fede, coscienza ed essere, pensiero e vita, richiede, per essere superata, la necessità di una nuova ‘teo-sofia’, capace di unire insieme forma razionale e ricchezza esistenziale, apertura religiosa e senso cosmico-storico.
Ma qual è il cuore della proposta filosofica di Solov’ëv , il quale procedendo al di là di ogni unilateralità ed esclusivismo, adotta come criterio quello della massima integrazione possibile ? In estrema sintesi, potremmo dire, che esso consiste, gnoseologicamente, nel principio della ‘conoscenza integrale’ e, ontologicamente, nel principio della ‘unitotalità dell’essere’. Ciò significa che esperienza esterna-ragione-fede costituiscono modalità differenti, ma non separate di un’unica, universale apertura coscienziale. Allo stesso modo, contro ogni riduzionismo, scienza-filosofia-religione rappresentano forme conoscitive complementari e non opposte di un unico sapere integrale aperto alla unitotalità della realtà. Reale, infatti, è l’unità positiva del tutto: ogni cosa esiste soltanto nella sua correlazione con il tutto, senza che ciò comporti alcuna risoluzione del particolare nell’universale. “La piena libertà delle parti costitutive nella perfetta unità dell’intero” costituisce l’idea o logos dell’essere: i particolari non si escludono, ma solidarizzano reciprocamente tra di loro; non sono fagocitati dall’universale, ma, anzi, il loro essere particolare si fonda su un unico principio assoluto che offre loro, in se stesso, spazio e libertà.
Nella sua assoluta perfezione, tre sono le caratteristiche dell’unitotalità: Bene, Verità e Bellezza. Dal punto di vista morale, per la volontà, l’unitotalità è il bene assoluto. Dal punto di vista conoscitivo, per l’intelletto, essa è la verità nella sua interezza. Dal punto di vista estetico, invece, per la sensibilità o il sentimento, l’unitotalità è la bellezza assoluta. Essa è “la forma sensibile del bene e della verità”. Come tale, si realizza o incarna nell’ambito dell’“essere materialmente percepibile”. Ma poiché questa realizzazione nella “nostra realtà esterna” non è ancora data pienamente, il compito affidato all’umanità è portare a compimento questo processo di attuazione. Se già il divenire cosmico è un processo estetico, in quanto la bellezza nella ‘natura’ è già una modalità di manifestazione dell’idea unitotale, scopo della vita dell’uomo è partecipare attivamente a questo processo di incarnazione dell’ideale nel reale. Ciò avviene nell’‘arte’, nella bellezza artistica, opera di trasfigurazione della realtà, capace, attraverso la spiritualizzazione della materia, di rendere immortale il mortale, ricreando l’unità del divino, dell’umano e del naturale. Occorre, tuttavia, senso di discernimento: esiste una spiritualità falsa, che è negazione della carne ed una autentica, che è “la sua rigenerazione, la sua salvezza, la sua resurrezione”. Contro ogni forma di estetismo e di utilitarismo, Solov’ëv (con l’amico Dostoevskij) afferma, infatti, che, quando è veramente tale, “la bellezza salverà il mondo”. L’arte, cioè, rivela un valore di carattere ‘teurgico’: prefigura profeticamente, se non sacramentalmente, una condizione di pienezza. Anche se nella storia essa può essere più anticipata che compiuta, il suo esito ultimo è “la resurrezione universale dei corpi”. Secondo Solov’ëv, questo è anche il significato personalistico, e non naturalistico, dell’amore: l’arte delle arti, il cui paradigma, rispetto a tutti gli altri amori, risulta essere la relazione di unità e differenza tra l’uomo e la donna, chiamati al reciproco perfezionamento attraverso il sacrificio del loro egoismo. Qui, tra amore-passione e amore-fede non c’è nessun contrasto. La forza di ‘eros’ è vedere la persona amata “in una luce ideale”, scoprendo in lei l’immagine di Dio, ciò che Dio da sempre ama. In questo modo, l’amore ‘erotico’ diventa anche ‘agapico’, partecipazione all’amore di Dio e, quindi, impegno per la attuazione dell’idealità divina nella realtà dell’amato. Analogicamente questo amore è destinato a manifestarsi in ogni altra realtà storica e cosmica: lavoro, sfera economico-sociale, umanità, natura. Si comprende ora meglio la vera chiave di tutto questo processo di realizzazione dell’unitotalità: il dono dell’incarnazione della divino-umanità di Cristo e, attraverso di Lui, della universalità della sua Chiesa. “Dio si è fatto uomo in Cristo, perché l’uomo diventasse Dio”. Solo in Lui abita corporalmente la pienezza della Divinità: solo la potenza della sua croce rende possibile la resurrezione della carne, la bellezza autentica e perfetta contro ogni elemento di separatezza, male e morte.

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