Veladiano, Mariapia - La vita accanto
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“…nelle mani possiedi l’arte della creazione, il dono di chiamare in vita attraverso la musica quella bellezza che ti è stata negata. Che noi non potevamo fare altro che accoglierla e coltivarla ringraziando le circostanze e Dio di avere questa opportunità e che questo dono avrebbe migliorato l’umanità…”. Rebecca nasce brutta e tutta la sua vita è condizionata da questo deficit estetico: sono condizionati il carattere, il rapporto con i genitori che sono solo formalmente presenti nella sua vita, lo sguardo che gli altri hanno su di lei, la scuola che frequenta. Ma a Rebecca è stato dato un talento: quello di suonare il piano come un artista geniale e da questa “fessura” essa riesce ad uscire dalla totale disistima di sé. Inoltre, intorno a lei si crea una compagnia di personaggi che l’accettano così com’è: una compagna di classe, la domestica di famiglia, un professore e la figura misteriosa della madre di questo docente.
Romanzo d’esordio della Veladiano (di cui abbiamo recensito anche “Il tempo è un dio breve”), è un testo che descrive in modo ammirabile “la vita accanto” di un personaggio costretto a vivere quasi in clandestinità in un mondo – quello della borghesia vicentina – in cui l’apparenza è discriminante rispetto a ciò che è essenziale nella persona. Rebecca è come un E.T. piombato improvvisamente in un contesto familiare e sociale dove “il diverso” è considerato una colpa o una vergogna da occultare; ma, a poco a poco, si accende anche in Rebecca il desiderio di una dignità che la sprona ad uscire da sé. Ciò inizia nel momento in cui Rebecca entra nell’adolescenza...