Velocci, Giovanni - Newman: Il coraggio della verità
- Fonte:
Città del Vaticano, 2000
Pagine: 236
Prezzo: € 16.53
La vita e l'opera di John Henry Newman vengono efficacemente presentate in un saggio di Giovanni Velocci, nel quale sono stati raccolti i testi di varie conferenze tenute in tempi e luoghi diversi. Il volume è articolato in quattro parti, che trattano rispettivamente la vita dell'illustre pensatore inglese, i temi della sua filosofia e teologia, alcuni personaggi storici "visti da Newman", il rapporto con diversi papi.
Newman nacque a Londra nel 1801 in una famiglia di religione anglicana. La prima tappa del suo cammino spirituale, avvenuta quando John era appena quindicenne, è raccontata più volte da lui stesso, che, ormai adulto, nella Apologia pro vita sua scrisse: "Nell'autunno del 1816 un grande cambiamento di idee si verificò in me. Per la prima volta venni sotto l'influenza di un Credo definito, e ricevetti nell'intelletto impressioni del dogma che, per la misericordia di Dio, non si sono mai cancellate ed oscurate". Da quel momento - osserva Giovanni Velocci - "Newman riposò nel pensiero di due soli esseri, assoluti e chiaramente evidenti: se stesso e il suo Creatore". Nel 1917 si trasferisce a Oxford dove cresce via via in lui l'interesse per le questioni ecclesiastiche, fino a diventare in breve tempo la preoccupazione predominante della sua esistenza e un elemento base del suo pensiero. Nel 1841, dopo un viaggio all'estero che lo porta anche in Sicilia nel 1833 e un periodo di sette anni circa durante i quali, come membro della Chiesa anglicana, predica a Oxford, si ammala gravemente. Guarito, matura lentamente la sua conversione al cattolicesimo, che abbraccia manifestamente l'8 ottobre del 1945 dinanzi a un umile missionario italiano, il passionista Domenico Barberi. Osteggiato in diverse occasioni non solo dai suoi vecchi correligionari ma anche da molti cattolici, ottiene finalmente un chiaro riconoscimento del valore della sua fede e del suo pensiero quando, nel 1879, fu creato cardinale da Leone XIII, nove anni prima della morte, che lo colse a Birmingam ormai ottantanovenne.
Per quanto riguarda il pensiero teologico è fondamentale in Newman la presa di coscienza della Chiesa come organismo vivente; è questo che gli consente di abbandonare la "via media" (quella della confessione anglicana, compresa tra l'assoluto del dogma cattolico e la contestazione della posizione protestante) per abbracciare la fede del Vescovo di Roma. I dogmi formulati dall'autorità della Chiesa non sono più considerati come una interpretazione arbitraria di uomini fallibili, ma come il necessario sviluppo di un essere vivente che può e deve crescere con uno sviluppo armonioso e costante.
In campo filosofico Newman formulò un interessante itinerario della conoscenza, esposto principalmente nella sua opera Grammatica dell'assenso. Trattandosi di un pensiero troppo complesso per essere espresso in poche parole, basterà in questo contesto ricordare che l'itinerario parte dalla sete di conoscenza e dall'osservazione della realtà, per approdare alla certezza attraverso l'esame di indizi indipendenti e convergenti. "Newman - esemplifica Velocci - insiste sulla certezza di una città che non si è mai vista: da che cosa deriva questa certezza? Dall'accumulazione di varie prove di cui si conserva il ricordo più o meno chiaro, ma che hanno inciso nella nostra intelligenza: la lettura di un libro, di un giornale, l'incontro con viaggiatori, indipendenti gli uni dagli altri, ma tutti concordi nell'attestare l'esistenza della città".
Più complesse sono le tappe successive dell'itinerario, nelle quali viene introdotto il termine "inferenza", un procedimento che consente di passare dalla probabilità all'assenso e in particolare alla "certezza", che viene definita come "assenso riflesso".
Non meno interessanti - e certamente di più scorrevole lettura - sono le pagine dedicate ai papi e ancor più quelle dedicate ai personaggi storici "visti da Newman". Tra questi c'è Alessandro Manzoni, un filosofo e letterato che Henry non incontrò mai personalmente (poterono solo scambiarsi una brevissima corrispondenza), ma con il quale ha certamente molte somiglianze: "tutti e due convertiti, tutti e due cristiani di profonda fede e di fedele attaccamento alla Chiesa, tutti e due uomini di alta cultura impegnati nella ricerca della verità".
(Gregorio Curto)