Volontè, Luca - Politica militante
- Curatore:
Rubbettino, Euro 9,00
Pubblichiamo l'interessante prefazione di Antonio Socci a questo agile e interessante volumetto.
Luca Volontè è uno “stranocristiano” impegnato sul fronte della politica: quindi si potrebbe definire uno “strano(demo)cristiano”. Appartiene cioè a quella gens “stranacristiana” di cui parlò Ezio Mauro - con grande preoccupazione - in un memorabile editoriale della “Repubblica”. Strano contiene la radice di “straniero” che don Giussani riteneva essere il connotato dei cristiani di tutti i tempi: essi infatti sono “nel mondo, ma non del mondo”, come recita l’antica “Lettera a Diogneto”. Se un cristiano non è straniero alla mentalità dominante significa che è servo del potere del momento, di uno dei tanti dèi tirannici che opprimono l’uomo: sia esso l’Imperatore o lo Stato o il Partito o la Classe o la Razza o la Scienza o il Progresso o il Denaro...
Noi, con Luca, siamo una generazione cristiana nuova, straniera al dominio del politically correct, al conformismo di tutte le ideologie che hanno fatto naufragio nel corso di questi trent’anni post-sessantotteschi. Una generazione che ama profondamente tutta la ricchezza della tradizione cristiana e anche della storia cattolico-democratica del Novecento, ma sapendo che oggi a noi è chiesta una battaglia diversa, non più combattuta con le antiche navi ammiraglie che vinsero a Lepanto (ovvero il 18 aprile 1948), ma con piccole e agili navicelle corsare, come quelle degli avventurieri che nel primo millennio evangelizzarono un’Europa barbara e selvaggia (i monaci irlandesi e quelli benedettini, i missionari come Bonifacio, Patrizio, Cirillo e Metodio o i gesuiti del Sud America).
Questa generazione è cresciuta quasi sentendosi tenere in braccio dal nostro grande e amato papa Wojtyla. In lui abbiamo scoperto il volto intrepido e affascinante del cristiano, con lui abbiamo intuito quale umanità eccezionale si guadagni seguendo Cristo, quale libertà, quale coraggio, contro tutte le tirannie, e quale capacità di amare ogni essere umano, specialmente il più indifeso, senza voce, il più reietto.
È una generazione che ha imparato a testimoniare la fede e un forte impegno cattolico - dal nostro affascinante e geniale don Giussani - nelle scuole e nelle università al tempo del dominio incontrastato della Sinistra e della violenza ideologica e fisica. Siamo la generazione cattolica che si è trovata adulta (nella politica, nella cultura, nel giornalismo) proprio negli anni in cui si è consumata l’“uccisione” della Democrazia Cristiana e della sua cinquantennale stagione.
Dunque siamo la prima generazione cattolica post-democristiana. Trovandoci per la prima volta dopo mezzo secolo ad essere minoranza e opposizione, anche in politica, ci si sono presentate davanti due strade alternative: inventarsi un nuovo modo cattolico democratico di essere cultura di governo e di opposizione, seguendo don Sturzo nell’alleanza con il pensiero liberale, oppure accodarsi al pensiero dominante politically correct della Sinistra.
Strada - quest’ultima - scelta da quella parte del mondo cattolico che si è sempre fatta incantare dalle sirene delle ideologie, che fece la “scelta religiosa” nascondendosi nelle sacrestie negli anni Settanta (perché a testimoniare nelle scuole e nelle università si rischiava anche l’incolumità) e che ha spesso recitato a soggetto.
Luca ha scelto diversamente, ha scelto la prima via, quella della libertà. Via in salita, ma esaltante. Come documenta questo libro che è innanzitutto la testimonianza brillante e suggestiva di una battaglia vinta e di un cammino che è iniziato ora pieno di speranze. La battaglia storica che abbiamo vinto è quella del referendum sulla legge 40. Evento storico, ripeto, proprio perché testimonia tre cose di enorme importanza: 1) che si possono vincere grandi battaglie di costume anche se non c’è più la DC (laddove perfino la grande e potente DC le perdette); 2) che si possono vincere pure con mezzi assolutamente impari, come la fionda di Davide contro le spade e la forza di Golia (perché tale è stata la sproporzione di mezzi in questo referendum); 3) che l’Italia non è più quella degli anni Settanta come Pannella e i “radicali di complemento” volevano far credere (e vorrebbero tuttora imporre rimettendo in discussione addirittura il Concordato, l’8 per mille e il diritto di parola della Chiesa). Ma che è in corso una grande riscoperta delle nostre radici spirituali e culturali.
È proprio questa novità (peraltro rilevata e studiata da tutte le ricerche sociologiche degli ultimi venti anni) che la politica italiana non ha colto. Non l’ha colta la Destra perché, assurdamente subalterna all’ideologia radical-progressista, ha rinnegato la legge 40 appena dopo averla votata (nel caso di Fini) o ha evitato di difenderla (nel caso di Berlusconi), temendo che la maggioranza degli italiani fosse veramente sulle posizioni di Pannella come i giornali e i loro sondaggi assurdi volevano far credere.
E tutto questo è il segno di una grave inconsistenza culturale del centrodestra e di una seria incapacità di capire il Paese e scommttere su ciò che vale.
Ancora meno ha capito la novità italiana questa sgangherata Sinistra post-comunista e comunista la quale è ormai caratterizzata da un plateale e accanito odio anticattolico, evidente specialmente nei suoi mass media. Un tale odio ideologico (forse il risentimento di chi ha fatto fallimento contro i cristiani che, pur perseguitati, hanno vinto), dicevo un tale odio ideologico che rende assolutamente inconcepibile per un cattolico votarli (e anche allearsi con costoro). L’intolleranza verso la Chiesa e i cristiani deve essere apertamente denunciata (e pure ridicolizzata), ma soprattutto - come fa Volonté - occorre che venga combattuta con molta durezza.
Lo shock del referendum perso, oltretutto in modo catastrofico (è il referendum meno votato della storia repubblicana), è stato tale che prima la Sinistra ha imbastito una serie di sciocche polemiche contro la Chiesa, quindi ha rinfocolato il vetusto spirito abortista-femminista degli anni Settanta (si sono inventati una manifestazione “in difesa della legge 194” quando gli unici a volerla cambiare sono i radicali), infine hanno lanciato la battaglia per la RU486 e per i Pacs. Insomma un grande agitarsi per tentare in ogni modo di occultare, sottovalutare e sminuire la portata storica di questo referendum, che i giornali hanno presto “rimosso”, non degnandolo di alcuna seria riflessione.
Mentre i cattolici riconobbero subito il senso epocale delle sconfitte nei referendum del 1974 e del 1981, i perdenti di oggi non vogliono riconoscere che il referendum sulla legge 40 è il segno del processo inverso, quello che Loredana Sciolla, nella “Sfida dei valori” (Il Mulino) chiama la de-secolarizzazione. Le riflessioni di Luca Volonté nella seconda e terza parte del libro colgono molti aspetti intriganti di questa nuova situazione. Il cammino è iniziato. E questo libro dimostra che ci sono uomini e idee capaci di andare lontano.