Zucca, Giovanna - Mani calde
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“…Ispido come un istrice, ha fatto barriera intorno a sé, ma quel moccioso è andato oltre e si è insinuato nella sua vita… chi sei? che vuoi da me? Io vivevo la mia vita così come me l’ero scelta, poi arrivi tu e mi guardi come un eroe e vedi delle cose che non ci sono…” Il “moccioso” è Davide, un bambino di otto anni in coma cerebrale per un incidente, “l’istrice”, o meglio “il cafone” perché nell’ospedale lo chiamano tutti con questo termine, è Pierluigi Bozzi, un abile chirurgo che decide di operare il ragazzino nonostante il forte trauma subito. Dopo l’intervento, il medico si mette al capezzale di Davide e scopre che lui ammicca con l’occhio: a questo punto inizia uno straordinario e sorprendente dialogo sotterraneo tra i due volti, che va a mettere totalmente in discussione la mentalità, il carattere e la vita di questo dottore, inducendolo ad un radicale cambiamento. Accade un incontro imprevedibile a cui Bozzi, dopo aver resistito, si abbandona totalmente (anche per i consigli di una squillo dell’est europeo, che egli talvolta frequenta). Così il medico, investito improvvisamente dal bene, viene contagiato e tutti gli altri se ne accorgono (specialmente la madre di Davide). Il chirurgo, in seguito a questo avvenimento, compie delle scelte: uno dei meriti principali di questo libro è la schiettezza e l’autenticità della narrazione.