Un serio compito per gli 'intellettuali'
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Caro direttore, «Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta»: sembra che questo Papa voglia dare una sveglia ai tanti suoi interpreti che – in nome di un «pensiero 'incompiuto'» – ritengono obsoleti certi argomenti. E così che si evacua la 'teoria del gender' e si annullano certi giudizi cosiddetti 'divisivi'. Ma ecco che papa Francesco ci dice che il tema del gender non è secondario rispetto all’impegno per un mondo più umano, libero, giusto e solidale.
Così si apre un autentico spazio per gli 'intellettuali': i giornalisti e coloro che lavorano nel mondo della comunicazione, gli insegnanti, chi ha compiti specifici nell’ambito della formazione degli educatori, ma anche i sacerdoti, con tutto il carico di responsabilità anche culturale (non dimentichiamo che se la fede non diventa cultura non è né pensata né vissuta né accolta).
Mi auguro che, dopo tanto tempo perso dietro ad accuse di esagerazione, di ideologia, di incapacità a mettersi alla sequela di questo Papa, ancorati a una immagine del passato, ora ci si lasci interrogare, chiedendoci il perché di tanta insistenza su questi temi antropologici così vicini ai «princìpi non negoziabili».
Forse è venuto il momento di lavorare sulle parole del Papa, superando la mitologia schematica che divide i 'buoni' (coloro che avrebbero messo da parte la tradizione della Chiesa) e i 'cattivi' (coloro che non sanno cogliere la «rivoluzione di Francesco»). Chissà se gli insegnamenti del Papa potranno ridare ai cattolici e agli uomini di buona volontà (i 'laici non laicisti') il coraggio di dire la verità senza preclusioni né ostracismi. La questione di «una società più libera e più giusta» non è argomento di poco conto, soprattutto vedendo i tristi e violenti tempi che ci aspettano.
Ecco l'intervista di Stefano degli Abbati a Radioinblu: