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Domenica II dopo il Natale - A

Fonte:
CulturaCattolica.it
2 Gennaio 2011

Preghiera dei Fedeli

1. Conferma il popolo cristiano nella fede in te Gesù, nostro Dio e Signore. Salvaci con la tua misericordia
Noi ti preghiamo. ASCOLTACI O SIGNORE

2. Rendici degni della tua benedizione o Signore: benedici la Chiesa e i suoi pastori, tutti i fedeli delle nostre comunità; rendici missionari del tuo Vangelo
Noi ti preghiamo. ASCOLTACI O SIGNORE

3. Fa che non ci rassegniamo alle ingiustizie e ad ogni male. Dona ai governanti la sapienza e il coraggio della verità, della pace e della giustizia,
Noi ti preghiamo. ASCOLTACI O SIGNORE

4. Rendici lieti e coraggiosi annunciatori della fede, in famiglia, nella scuola e nei luoghi di lavoro
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Domenica II dopo il Natale

Ci innalziamo a volo d’aquila fino alle profondità del mistero sulle ali dell’evangelista Giovanni, di San Paolo e della Sapienza. Quello che abbiamo visto e udito a Natale, è il Verbo della vita. Per riconoscerlo, la liturgia di questa domenica presenta alla nostra meditazione e alla nostra preghiera tre brani intensissimi, che gettano lo scandaglio nell’abisso del mistero di Dio.

Il primo brano è come una testata di ponte lanciato dall’Antico Testamento verso il Nuovo, in vista della piena rivelazione di Dio. La sapienza eterna uscita dalla bocca di Dio ha preso dimora in Israele. Il Vangelo di Giovanni la chiama con un nome preciso: è il Logos, il Verbo che viene dal Padre; e ne esprime la chiara identità: è il Figlio unigenito del Padre. Siamo introdotti nel dinamismo della vita divina che dal Padre si comunica al Figlio in un dialogo eterno. Noi arriviamo a conoscere questo mistero non perché ci viene spiegato dalla sapienza filosofica, ma perché il mistero stesso si è rivolto in faccia al mondo. La Sapienza uscita dalla bocca di Dio, cioè il Figlio generato dal Padre, viene a porre la sua tenda tra gli uomini e abita tra noi. Questa è la benedizione per la nostra vita e per l’intera storia, come canta Paolo nell’inno agli Efesini. Non viviamo dentro un destino cieco e senza senso, che rovina nell’insignificanza del nulla. Siamo amati e voluti nel Figlio eterno e veniamo consegnati a una storia di grazia, a un progetto di misericordia e di benevolenza, alla speranza di un tesoro di grazia. Siamo benedetti, dall’eternità fino allo scorrere del giorno presente. Non siamo orfani che cercano inutilmente di ritrovare la propria origine e annaspano nel vuoto alla ricerca di un impossibile abbraccio dei genitori. Tutta la storia che ci precede, fin da prima della creazione del mondo, è una corrente di amore. Il raggio di luce che parte dal gran sole di Dio raggiunge ogni nostra giornata, tocca tutte le occasioni della vita e ci dona la certezza di essere amati e la speranza di un destino buono per noi e per il mondo. Cambia il nostro sguardo sulla vita, si ravvivano l’amore e la dedizione al tempo che ci viene donato.

Ti ringrazio o Signore di avermi creato, fatto cristiano, conservato in questa notte. Ti ringrazio per il tuo sguardo d’amore che mi precede e mi accompagna in ogni momento e in ogni azione.

Nelle circostanze che accadono, voglio vivere l’istante come il momento in cui Dio mi raggiunge e mi ama, mi benedice e mi conduce. Posso aiutarmi in questa consapevolezza, richiamandomi in una breve preghiera prima delle azioni della giornata.

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