Lettera Enciclica Arcanum Divinae Sapientiae
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L’Enciclica che prende il nome di Arcanum Divinae Sapientiae, scritta da Papa Leone XIII nel 1880, è quella in cui il Romano Pontefice tratta il tema del matrimonio cristiano.
Il contenuto di tale opera appare veramente impressionante se si fa un paragone tra quando fu scritta, nell’Ottocento la stragrande maggioranza delle popolazioni occidentali viveva osservando i precetti cristiani (e per tale motivo per i contemporanei del Papa l’Enciclica poteva apparire assai inusuale), e la situazione attuale, in cui le masse sono scristianizzate e conducono l’esistenza nel più completo ateismo e materialismo.
Oggi, infatti, vediamo gli effetti concreti di quelle novità “moderne” che nel XIX secolo il processo rivoluzionario non aveva ancora diffuso capillarmente tra i popoli e rimanevano ancora confinati all’elite politico-sociale dominante.
Come per tante altre questioni, Leone XIII aveva intuito dove si stava incamminando l’umanità e di conseguenza volle tentare di correggere gli errori e mettere in guardia i Cristiani.
Nell’Arcanum Divinae Sapientiae Papa Pecci rimarcò primariamente il fatto che il Cristianesimo aveva portato nel Mondo un divino rinnovamento in favore di un’umanità “consumata dalla vecchiaia”.
Fino alle soglie dell’Età Contemporanea, prima che il mito del progresso e che il futuro porti sempre ad un miglioramento delle sorti umane, era in realtà opinione comune che l’Età dell’Oro l’uomo l’aveva già vissuta in un remoto passato: Leone XIII così scrivendo andava a screditare la posizione fideistica dei rivoluzionari che propagandavano un sicuro futuro di progresso e di benessere permesso dall’acquisizione delle idee moderne.
Anche sul matrimonio, la voglia di cambiamento venne iniziata dalle idee di alcuni filosofi che, come Tommaso Campanella, avevano teorizzato l’abolizione dell’istituto matrimoniale e la comunanza dei legami affettivi e di sangue. Il matrimonio visto come proprietà privata fu in seguito avversato ferocemente dal marxismo e dal socialismo-rivoluzionario: dopo la Rivoluzione Russa infatti una delle prime decisioni di Lenin fu proprio di emanare una legge che introduceva il divorzio e l’abolizione del matrimonio religioso in favore del matrimonio civile.
Per Leone XIII il vero matrimonio poggia su due pilastri: l’unità-indissolubilità e la perpetuità.
Il matrimonio fin dall’origine è sempre stato indissolubile e la sua unità è stata messa in discussione solo dopo la caduta dei progenitori Adamo ed Eva, con l’entrata del male nel Mondo: esso è un mistero divino ed è sacro, un fatto naturale riconosciuto da tutti i popoli antichi che il Cristianesimo eleva a Sacramento.
Il connubio è inoltre un vincolo di carità e uno strumento di santificazione per gli sposi, gli eventuali figli e anche per l’intera società, poiché il matrimonio è fondamento della famiglia che è la prima cellula della società. In esso il marito e la moglie hanno pari diritti e dignità e, contrariamente alla propaganda avversaria, tutela dunque la donna la quale viene così difesa dall’arbitrio e dall’essere considerata un mero oggetto di libidine. Per questo motivo l’introduzione del divorzio espone la donna e la prole al pericolo e all’insicurezza.
La sua essenza sacra, rinforzata nel Sacramento cristiano che dà anima e forza al legame coniugale, trasforma il contratto naturale tra uomo e donna riportandolo all’idea originaria della Trinità divina.
E’ proprio questo punto, tuttavia, che viene particolarmente preso di mira dai rivoluzionari moderni, il cui scopo è di togliere la sua sacralità e renderlo solo “civile”, ossia soggetto alle leggi mutevoli del consorzio umano, per minare la sua stabilità attraverso l’introduzione dello strumento del divorzio.
Il divorzio non ha quindi donato la libertà agli uomini e alle donne ma, all’opposto, ha innescato la crisi dell’istituto coniugale: tutto è diventato precario, la dignità dello sposo e della sposa viene deformata e sfilacciata, i figli non vengono più tutelati nel loro diritto di crescere in un ambiente stabile e confortevole, la società stessa decade e perde la sua forza motrice.
Appare evidente, in conclusione, che la famiglia fondata sul matrimonio sacramentale è l’unica scelta disponibile e decisiva per poter ricostruire una società sana, integra e vitale.
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