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Commento sr.Gloria

Autore:
Sr. M. Gloria
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Vogliamo vedere Gesù

Vent'anni fa, quando il Santo Padre consegnava per la prima volta la croce della GMG ai giovani, io avevo varcato da poco la soglia del Monastero: la clausura mi stava davanti con il suo fascino e le sue incognite.
Da allora ho avuto la sorte di incontrare, pur tra le strette mura dei nostri parlatori, migliaia di giovani ed ogni volta è stato "rendere ragione della speranza" che è in me. Ogni volta è stato ripercorrere con loro la mia vita, raccontando come anch'io, dopo gli anni turbolenti dell'adolescenza, mi fossi decisa inspiegabilmente a "cercare" Gesù. Anelavo infatti a quel Vero e a quel Bene che le precedenti esperienze non avevano saputo offrirmi mai.

Cercavo di vedere Gesù: lo trovai nella Chiesa e nell'Eucaristia.
Conobbi una Chiesa viva che aveva davvero incontrato Gesù e cadde lo stereotipo della Chiesa retrograda ed estranea ai grandi problemi degli uomini. Scoprii che proprio perché Cristo è il Dio fatto carne, è il Dio che entra nella storia, non può esserci nulla di autenticamente umano che non sia autenticamente cristiano. Cercavo di vedere Gesù e lui mi veniva incontro attraverso i mille volti di una comunità cristiana.
Dio non ha occhi, né mani, diceva la Beata Teresa di Calcutta, perché le sue mani e i suoi occhi sono i tuoi. Così Cristo mi ha guardato attraverso lo sguardo premuroso e limpido di molti fratelli.

Ma il cuore pulsante di questa Incarnazione del Divino, l'ho trovata nell'Eucaristia. Caduti i luoghi comuni sull'economia sacramentale, cadute le barriere "anticattoliche", il Mistero della Presenza di Cristo mi ha folgorato, un giorno, nella penombra di una Chiesa con l'Esposizione Eucaristica.
Il Mistero della Presenza viva e operante di Cristo, qui e adesso, è nell'Eucaristia realtà "tangibile" e sperimentabile. Davanti ai miei occhi non c'era semplicemente un Pane, ma un Dio per me, un Dio che non si è interessato solo al mio spirito, solo alla mia anima, ma che ha voluto essere con me tutti i giorni dentro la mia carne: "Prendete e mangiate questo è il mio corpo", cioè: "questo sono io!".
Cristo ama me, ama la mia persona nella sua totalità corpo, anima e psiche, Cristo mi salva interamente perciò ha voluto "rimanere" con me, entrando "in" me. Non ho trovato nessuno che abbia saputo sporcarsi le mani così con l'uomo e con le sue ferite, se non Cristo e quanti hanno saputo seguirlo fino in fondo diventando, appunto, segno della sua Presenza.

M'impressiona pensare che quella croce cammina con me da vent'anni: un percorso diverso geograficamente, ma straordinariamente uguale nello spirito. Spero e prego che come questa croce toccò il mio cuore all'inizio del mio cammino, così possa toccare il cuore di tanti giovani perché possano trovare la forza e il coraggio di cercare Gesù, di lasciarsi attirare dal fascino delle parole del Papa. Sì, perché, credo, sia questo il fascino di Papa Giovanni Paolo II, questo il fascino della sua parola: egli è un profeta che si è sporcato le mani con le angosce e le miserie del nostro mondo, mantenendo però alta la parola della croce.

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