Condividi:

La Chiesa vive dell'Eucarestia

Autore:
Tornielli, Andrea
Fonte:
CulturaCattolica.it ©

"La Chiesa vive dell'eucarestia". È il titolo e l'incipit della quattordicesima enciclica di Giovanni Paolo II, firmata solennemente la mattina del Giovedì santo in San Pietro. Verrebbe da domandarsi (chiedendo venia per l'impertinenza): e dov'è la notizia? L'eucarestia, la sua celebrazione, la fede nella presenza reale del corpo e sangue di Gesù sotto le specie del pane e del vino dovrebbero infatti essere centrali nella vita della Chiesa. Se Papa Wojtyla ha ritenuto necessario ribadirne le verità essenziali, però, significa che è preoccupato per come questo sacramento è vissuto in alcune comunità cristiane. "Purtroppo… non mancano delle ombre - scrive il Pontefice nell'enciclica -. Infatti vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica. Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. Emerge talvolta - continua il Papa - una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno". Inoltre, Giovanni Paolo II denuncia iniziative ecumeniche che "indulgono a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la Chiesa esprime la sua fede".
Ecco perché il vescovo di Roma ha ritenuto necessario rilanciare il culto dell'eucarestia e soprattutto riaffermare ciò che la Chiesa ha sempre creduto e crede in questa materia, riutilizzando, ad esempio, l'ormai dimenticato termine "transustanziazione", risalente al Concilio di Trento. Nel primo capitolo dell'enciclica, intitolato "Mistero della fede", viene spiegato il valore sacrificale dell'eucarestia che, attraverso il ministero del sacerdote, rende sacramentalmente presente in ogni Messa il corpo "dato" e il sangue "versato" da Cristo per la salvezza del mondo. La celebrazione eucaristica, si legge nel documento, non è una ripetizione della Pasqua di Cristo, una sua moltiplicazione nel tempo e nei diversi luoghi, ma è l'unico sacrificio della croce che viene ri-presentato sino alla fine dei tempi. Il secondo capitolo dell'enciclica è dedicato all'eucarestia che "edifica la Chiesa". Il Papa spiega che la Chiesa non adora il Signore sotto le specie eucaristiche soltanto al momento della Messa, ma in ogni altro momento, custodendolo come il suo "tesoro" più prezioso. "Il culto reso all'eucarestia fuori dalla Messa - scrive Wojtyla - è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Il terzo capitolo riflette sulla "apostolicità" dell'eucarestia e della Chiesa: così come non c'è integra Chiesa senza successione apostolica, così non c'è vera eucarestia senza il vescovo. Il testo sottolinea l'importanza del sacerdozio e la sua insostituibilità. Inoltre, ribadisce che il prete deve attuare "la raccomandazione conciliare di celebrare quotidianamente l'eucarestia, "la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli".
Il Papa afferma poi che l'eucarestia non può essere "usata" come strumento della comunione: piuttosto la presuppone come esistente e la convalida. Per questo, nelle celebrazione ecumeniche, l'eucarestia non può essere soggetta all'arbitrio di singoli o di comunità specifiche. La concelebrazione in mancanza della piena comunione "in nessun caso è legittima". Al "decoro della celebrazione eucaristica" è dedicato il quinto capitolo dell'enciclica, che si apre con la descrizione dello "spreco" dell'unguento prezioso versato sul capo di Gesù da Maria sorella di Lazzaro. La celebrazione della Messa ha delle caratteristiche esteriori destinate a sottolineare la gioia di fronte al dono incommensurabile dell'eucarestia. L'architettura, la scultura, la pittura, la musica, l'arte in tutte le sue espressioni testimoniano come la Chiesa lungo i secoli non abbia temuto di "sprecare" per testimoniare l'amore per il suo sposo. Il Papa chiede di recuperare il gusto della bellezza nelle celebrazioni: "Il tesoro è troppo grande e prezioso per rischiare di impoverirlo o di pregiudicarlo mediante sperimentazioni o pratiche introdotte senza un'attenta verifica da parte delle competenti autorità ecclesiastiche… Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti. Una certa reazione al "formalismo" ha portato qualcuno, specie in alcune regioni, a ritenere non obbliganti le "forme" scelte dalla grande tradizione liturgica della Chiesa e dal suo Magistero e a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti". Il sesto e ultimo capitolo dell'enciclica si sofferma sulla sorprendente analogia tra Maria, madre di Dio, che "tesse il corpo di Gesù e ne diventa il primo tabernacolo" e la Chiesa, "che nel suo grembo custodisce e dona al mondo la carne e il sangue di Cristo".
Nei prossimi mesi, presumibilmente a ottobre, le Congregazioni della dottrina della fede e del culto divino pubblicheranno un decreto attuativo scendendo nello specifico degli abusi nelle celebrazioni eucaristiche.

Vai a "Magistero: Approfondimenti"