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A proposito di: "I rischiosi enigmi di Benedetto a Ratisbona"

Autore:
Mereghetti, Gianni
Pubblichiamo questa bella lettera di Gianni Mereghetti, in risposta all'Editoriale di Repubblica del 17 settembre 2006.



Carissimo Eugenio Scalfari,
sono rimasto sconcertato nel leggere il suo editoriale dal titolo “I rischiosi enigmi di Benedetto a Ratisbona”. Pensavo che solo una certa parte del mondo islamico avesse interpretato male il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, e lo avesse fatto in forza di una posizione pregiudiziale, ma il suo editoriale mi ha fatto ricredere, far dire al Papa quello che si vuole è una pratica diffusa, anche tra intellettuali di grande levatura come lei è. Spero che, come il mondo musulmano, anche lei abbia l’onestà intellettuale di riconsiderare l’intervento di Benedetto XVI così da poter “comprendere nel loro giusto senso le Sue parole”. Io, lungi dal ritenermi corretto interprete di quanto ha detto il Papa, vorrei che lei lo facesse tenendo in considerazioni alcuni interrogativi allertati dal suo editoriale.
In primo luogo non è vero che il Papa abbia voluto incrinare l’oggettività della Trascendenza di Dio. Anzi Benedetto XVI ha mostrato come nell’autentico pensiero cattolico la trascendenza di Dio sia così oggettiva che l’uomo possa riconoscerne le tracce attraverso le esigenze del suo cuore. Ciò che mina questa oggettività sono invece quelle concezioni religiose in cui “la trascendenza e la diversità di Dio vengono accentuate in modo così esagerato” che “il nostro senso del vero e del bene non sono più un vero specchio di Dio, le cui possibilità abissali rimangono per noi eternamente irraggiungibili e nascoste dietro le sue decisioni effettive”. Il Papa quando ha parlato di queste concezioni religiose si è riferito, senza nessun disprezzo, ma con semplice atteggiamento di constatazione del vero, all’Islamismo e al volontarismo cristiano, citando tra l’altro esplicitamente Duns Scoto. Come può il mondo islamico ritenere offensive le affermazioni del Papa, quando non sono altro che la descrizione del concetto di Assoluta Trascendenza su cui si fonda la sua fede? E’ lì comunque che si forgia il soggettivismo religioso. Se infatti Dio fosse assoluta trascendenza, sarebbe un Dio totalmente lontano dall’uomo, estraneo al suo cuore e alla sua ragione, quindi ognuno potrebbe immaginarselo come vuole. Mi pare l’opposto della fede cattolica, che annuncia un Dio vicino, tanto vicino che si rivolge Lui al cuore e alla ragione dell’uomo perché lo riconoscano. In secondo luogo lei fa un lungo discorso sul Dio-Arbitrio a cui Benedetto XVI si è riferito a Ratisbona. Ma guardi, caro Scalfari, che il Dio-Arbitrio è quello forgiato dal volontarismo cristiano e dall’islamismo, non è certo il Verbo che si è fatto carne. E il motivo è molto semplice, è che se il divino non è legato alla ragione, allora ogni sua azione dipende dalla pura volontà. Ad esempio Egli ha voluto creare questo mondo, ma ne avrebbe potuto creare un altro del tutto diverso. Il Dio-Arbitrio è quindi quello della pura volontà, quello senza legame con la ragione. Invece il Papa ha sostenuto in coerenza con l’autentica dottrina cattolica che “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”; è per questo che “il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore”. Da ultimo a conclusione della sua argomentazione ha ribadito un principio a lei tanto caro, ovvero che “la fede sia un fatto privato e non faccia parte del territorio della ragione e della scienza”. Benedetto XVI a Ratisbona, come del resto ogni volta che parla e agisce, ha testimoniato come la bellezza della fede stia nel suo legame con la ragione, è per questo che c’entra con l’umano ed è affascinante impegnarvi tutta la vita. Non scivoli allora lei, caro Scalfari, in un fondamentalismo della ragione, quello che fissa a priori le condizioni del dialogo tra gli uomini. Come ha affermato il Papa nel suo discorso a Ratisbona “una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture”. Spero che anche lei si arrenda alla ragione come è in realtà, un’esigenza incontenibile di infinito. E’ infatti nel riconoscimento della ragione come finestra aperta alla realtà che il dialogo tra religioni e culture sarà autentico ed efficace.
La ringrazio per la sua attenzione

Gianni Mereghetti
Abbiategrasso

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