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A piedi... 14 – Masada: la maestà e la libertà

Fonte:
CulturaCattolica.it
VIII giorno di viaggio – 4/1/2009 – Gerico – Mar Morto – Masada – Gerusalemme

Partenza da Gerico. Gran bella giornata. Pecore per strada.

- Valle del Mar Morto. Mezzo addormentato, nel dormiveglia intravedo i paesaggi. Grandi montagne brulle levigate dal vento, tondeggianti, come la Valle del Giordano ieri, desertiche, ma più aspre, ora scolpite in verticale, ora venate a stratificazioni orizzontali. Le acque del Mar Morto sono sovrastate da foschia; nonostante sia inverno e non sia particolarmente caldo, l’impressione è quella di un immobile pomeriggio assolato di agosto, magari una domenica, magari nel Sud Italia...

- Arriviamo a Masada. Sfilata di bandiere israeliane. Saliamo a piedi, anche io, ginocchio permettendo. Lo sperone di roccia è scosceso, ma la cima è pressoché piatta. A sinistra uno uadi, una stretta valle che s’insinua. Impressionante. Dall’alto il panorama è incredibile. Il Mar Morto, l’anfiteatro di montagne, israeliane e giordane, velate dalla foschia, le concrezioni biancastre, più chiare, dovute agli antichi depositi del Mar Morto.

- In cima sono profondamente commosso da ciò che vi avvenne. Una bandiera israeliana sventola sulla valle. Qui avvenne una delle più grandi tragedie della storia... mi stupisco che, per quanto ne so, nessuno ci abbia mai scritto nulla. Solo la “Guerra Giudaica” di Giuseppe Flavio ci racconta i fatti successi. Dall’alto sembra che tutto sia avvenuto pochi anni fa: restano le mura degli accampamenti romani, saranno cinque o sei, perfetti nella loro quadrata agghiacciante geometria. Le montagne li sovrastano severe. Sembra un paesaggio di alta montagna. Dietro la rupe è rimasta ancora l’immensa rampa di terra che i Romani eressero per prendere la fortezza. La fortezza è caduta, sono rimasti dei muri, delle cisterne, ma paradossalmente le strutture dell’assedio sembrano essere più chiare, più intellegibili, quasi meglio conservate. Sembra proprio che i Romani se ne siano andati pochi mesi fa...

- Leggiamo il discorso del capo dei ribelli ebrei, tratto da Giuseppe Flavio. Piuttosto che diventare schiavi loro, e vedere le loro mogli e i loro figli esser fatti schiavi, preferirono ucciderli e uccidersi. Alla vita nella schiavitù e nello strazio della separazione dai propri cari, all’insopportabilità di saperli lontani e schiavi, preferirono la morte. Tutto trasuda tragedia e sacralità qui... sembra proprio un luogo sacro. Come è chiaro qui, che l’uomo è senso, è nobiltà, non è solo physis, non è solo “animale”, solo biologia. L’uomo lo puoi uccidere, ma non gli puoi levare la libertà, cioè l’anima. Qui le leggi della natura sono state sovvertite, in una catena di eventi, di meccanismi in cui la prima decisione ha generato a valanga una serie di altre, in un atroce congegno degno di una tragedia antica... ma qui tutto è vero! E in carne e ossa!

- Agli istinti naturali, la conservazione, i figli, ecc... si è imposta l’esigenza di libertà e, paradossalmente, l’amore per i cari, l’insopportabilità di vedere i cari trascinati via... amore estremo e libertà. Senza Cristo essi altro non avrebbero potuto fare. E i Romani furono sconfitti. Un’intera legione contro di loro! Entrarono convinti di aver ristabilito la pax romana... e invece nulla, non li avevano piegati, non li avevano vinti... perfino i soldati romani ne rimasero agghiacciati!

- I soldati israeliani hanno un permesso speciale per venire qui. Venga a Masada chi pensa che l’uomo sia solo materia, chi pensa che l’uomo si debba accontentare di “dis-trarsi” nella vita. Ci venga, su questa rupe luminosa sferzata dal vento, si sporga dalle mura a imprimersi negli occhi la maestà della natura e i quadrati stringenti dei romani assedianti. Masada è il grido più straziante che l’uomo abbia mai lanciato per affermare la propria libertà. E in questo grido l’uomo mostra che, malgrado le apparenze, non appartiene del tutto a questo mondo, sfugge alle leggi di questo mondo!

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