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A piedi... 7 - A Nazareth fine d'anno dolorante

Fonte:
CulturaCattolica.it
IV giorno di viaggio – 31/12/2008 – Nazareth – Monte Tabor

Giornata triste. Il dolore che ieri ho inteso al ginocchio scendendo dal crinale – ho fatto veramente fatica e veramente mi sono messo a offrire, offrire che il mio dolore, anche fisico, fosse un lavoro perché le grandi e belle Grazie del Signore non andassero perdute - non se ne è andato. Mi è impossibile flettere il ginocchio senza vedere le stelle… sigh, mi sento un handicappato…

- Mattina a Nazareth. Pioggia, pioggia e freddo. Alle sei (o cinque) vengo svegliato dal solito rompiscatole muezzin, ma grazie a Dio dura meno di un minuto. A Nazareth la sera c'è stata qualche manifestazione un po' "calda", ma niente di preoccupante. È sempre lancinante l'idea che Dio abbia vissuto in questa città, squallida e indifferente come buona parte dell'umanità.

- Visita alla fontana della Vergine. Chiesa ortodossa su un'antica fonte in cui, secondo un Vangelo apocrifo Maria ebbe il primo incontro con l'angelo. Angelus sul sagrato e spiegazione di Donge: "Se volete dire una preghiera personale o accendere una candela va bene, ma è meglio che noi cattolici non preghiamo assieme dentro." Che tristezza, per quanto tempo ancora questa assurda divisione? È veramente affascinante l'interno della chiesa ortodossa, con il prete salmodiante tra il fronte e il retro dell'iconostasi… stessa dottrina e forme così diverse, mi piacerebbe proprio saperne di più.

- (dolorante) ritorno alla Basilica dell'Annunciazione. La parte superiore, contrariamente a quella inferiore, è piuttosto deludente. Scroscia la pioggia e fa freddo. Messa nella Basilica accanto, sopra la casa di San Giuseppe, vicino, in fondo alla corte… Chiesa relativamente piccola e dimessa. Sotto, la casa di San Giuseppe. Resti di battistero costruito là dove Gesù crebbe! Lui, Lui fu in quelle tortuose sale! Fuori la pioggia continua a scrosciare. Sotto il cortile del Santuario visitiamo altri ambienti, le stanze della casa della Vergine! E nel piccolo museo le prime testimonianze del culto della Madonna.
Iscrizione sotto un pavimento costantiniano:

XE MAPIA

"Chaire Maria", cioè "Ave Maria", graffiata sull'intonaco. E poi oggetti, lucerne che con ogni probabilità furono toccate da Lui… assurdo, uno fatica a crederci! Tutte le testimonianze, i ritrovamenti portano a dire che è tutto vero! Come dice Donge: "Il cristianesimo è un fatto e per questo noi andiamo a cercare i fatti per capirlo più a fondo!" Cioè, capisco di Cristo guardando queste vecchie pietre, queste case-buchi nella roccia, questi sassi…

- Ultimo passaggio nella Basilica dell'Annunciazione, ultime preghiere commosso. Partiamo da Nazareth. Sono distrutto, dormo nel tragitto. Passiamo per Cana - il luogo di quello che, in questi tempi, è il mio miracolo preferito- ma non riesco a star sveglio. Giungiamo ai piedi del Monte Tabor. Freddo cane e pioggia. Iniziamo a salire, ma il mio ginocchio non mi dà tregua. Chiediamo a un giovane che scarica della frutta che mi accompagni alla stazione dei bus per la cima del Tabor. In un inglese molto più approssimativo del mio mi spiega fieramente di non essere arabo ma beduino, che gli arabi hanno problemi con gli ebrei, mentre i beduini no. Non conosce la parola "pilgrim", come i poliziotti di ieri. Che strano, forse nessuno osa dire questa parola. Dopo lunga attesa prendo il pullmino e salgo al Tabor. Il sole sta tramontando, il vento sferza. La pianura sotto di noi, delimitata dalle colline, è immensa, straordinaria. In cima la Basilica della Trasfigurazione è sulla vetta e una fiera bandiera con la Croce di Gerusalemme sventola. In fondo a sinistra c'è una chiesetta ortodossa. Non posso fermarmi alla (seconda) Messa (della giornata) con Te Deum: fuori ormai è buio e c'è il rischio che perda il bus. Gli altri scenderanno a piedi intonando canti alpini... canti alpini qui! Ahimé, la mia gamba non me lo concede. Ai piedi del monte trovo un passaggio fino all'albergo da parte di un pellegrinaggio torinese. Tristezza. Buona cena, finalmente! E il cuore mi si riapre grazie ad Armanda (fisioterapista), che si interessa al mio povero ginocchio destro.

- Ci troviamo dopo cena e leggiamo il commento del Gius sulla Trasfigurazione. "Il problema non è la fatica, ma la certezza dello scopo, la certezza di arrivare. Cioè è un problema di senso!" Donge: "Quando fai fatica e ti sembra che non succeda nulla e che Dio non ti ascolti, devi fare una fatica doppia – dicono i miei amici alla Cascinazza - perché devi anche ricordare a Dio che Dio è Lui e non sei tu."

- Tutti assieme a terminare l'anno davanti a una birra Maccabi (!), ai piedi del Tabor. Qui capodanno arriva un'ora prima: per me il 2008 dura un'ora di meno che per tutti gli altri miei cari. Un finale extra-ordinario per quello che è stato forse l'anno più… incredibile della mia vita, in cui ho vissuto i momenti più belli e i più duri!
Nei suoi ultimi quattro giorni il 2008 mi ripropone il cammino dei suoi ultimi quattro mesi, lo stupore e la commozione iniziali, il dolore e la tristezza al termine. E mi corico con la mia piccola "spina nella carne" come direbbe san Paolo, così come negli ultimi mesi mi sono coricato ogni sera con dolorose spine nell'anima.
Addio 2008… indimenticabile.

"Signore, che la mia fatica serva affinché le tue grazie sulla mia vita non muoiano... innanzitutto non per me, ma per esse stesse, perché esse sono belle. Ti prego, che questa bellezza non vada perduta!"

Annus novus, vita nova.
Domine, veni auxilio mihi!

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