Il rischio della libertà
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Questo è il racconto di un pellegrinaggio “sulle tracce di Cristo” vissuto nei primi giorni dell’anno 2009. Pellegrinaggio ai luoghi santi, all’imponenza della Presenza di Cristo nei suoi gesti misericordiosi per amore di ciascuno di noi. Ma anche incontro con i Cristiani di Terrasanta, «quelli che Sua Beatitudine Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, chiama le “pietre viventi”. C’è in atto una testimonianza drammatica tra i cristiani che vivono la loro fede nei luoghi della missione terrena di Cristo» (Don Vincent Nagle, parroco a Nablus). Questa semplice cronaca, oltre ad un atto di gratitudine per una grande Grazia ricevuta, vuol essere un gesto di riconoscenza per questi nostri fratelli che in condizioni spesso terribili rendono visibile la presenza della Chiesa. E che sono l’unica garanzia di una pace possibile, anche per chi li disprezza o li perseguita, anche per Musulmani e Israeliani.
Eccomi qui, uno delle centinaia di milioni di pellegrini che in duemila anni hanno mosso i loro passi ad Oriente, “sulle tracce di Cristo”. Sono in compagnia di mia moglie e di cinquanta altri amici che come me hanno compiuto un gesto di libertà, non senza avvertirne la drammaticità.
22 dicembre 2008: la riunione dei partecipanti al Pellegrinaggio in Terrasanta, organizzato (tramite l’Agenzia “Avvenimenti”) dalla Parrocchia di Santa Maria Rossa a Crescenzago - Milano, è serena ed allegra. Siamo radunati nella “Baita”: uno spazio di incontro nel cuore dell'Oratorio, e la serata comincia con estrema puntualità. Don Franco ci introduce subito al cuore del pellegrinaggio: siamo diretti verso i luoghi nei quali Gesù ha vissuto, metteremo i nostri piedi sulle sue impronte, e il nostro scopo è imparare ad amare di più Gesù. Qui il Cielo ha toccato la Terra con una intensità del tutto particolare ed irrepetibile; eppure la terra di Gesù oggi è tutto il mondo, il nostro ambiente, la nostra famiglia: andando in Terrasanta vogliamo imparare questo.
Nusy, la segretaria del Pellegrinaggio, coadiuvata dal marito Alberto spiega dettagliatamente i particolari tecnici del viaggio, rispondendo a una miriade di domande su bagagli, aerei, pullman, alberghi, abbigliamento, precauzioni igieniche...
Dopo un’oretta ci congediamo carichi di gioiosa attesa. Il Santo Natale passa tranquillo; due giorni dopo mi reco a far visita ad un amico e gli racconto del nostro imminente viaggio. Mi guarda con un certo stupore: “Non hai sentito il TG di oggi? Gli Israeliani stanno bombardando la Striscia di Gaza, ci sono già decine di morti”. Corro a casa e accendo la TV: Televideo comunica notizie allarmanti. Che si fa? Il telefono squilla ripetutamente: figlie, fratelli, amici si informano: “Partite lo stesso? Ma siete sicuri?”. Ci si consulta con Lorenzo e Maria, i vicini di casa anche loro protagonisti dell’avventura. Finalmente giunge un SMS di Nusy: “Cari amici, l’agenzia ci tranquillizza, il viaggio è confermato! Nei luoghi dove andremo ci sono adesso migliaia di pellegrini italiani e la situazione è assolutamente calma”. Ma il 29 e il 30 dicembre le notizie da Israele sono sempre più inquietanti. A questo punto viene convocata un’altra riunione, sempre nella famosa Baita, per il 30 sera. L’atmosfera è molto diversa da quella del primo incontro: serpeggia tra i partecipanti una certa inquietudine, e si susseguono interventi carichi di preoccupazione. Don Franco guida il confronto con realismo e ragionevolezza: le persone sentite “in alto loco” sono tutte molto tranquille, i pellegrinaggi si stanno svolgendo regolarmente, anche a Betlemme; la Farnesina naturalmente consiglia grande prudenza soprattutto nei Territori palestinesi, ma non ha ancora disposto il divieto dei viaggi. Certo un margine di rischio permane, ma questo fa parte del coraggio di ogni decisione. In questo caso, conclude don Franco, ci sentiamo “coraggiosi ma non temerari”. E nessuno si deve sentire costretto a partecipare per forza. Molti interventi fanno notare che una tregua, proposta dall’Italia stessa, è possibile, e che comunque Israele non sarà mai in situazione “normale”, neppure nel migliore dei casi. Ci si lascia con la conferma del viaggio; sempre attenti all’evolversi della situazione. Alcuni pellegrini annunciano il loro proposito di ritirarsi.
Primo gennaio 2009: al pullman diretto alla Malpensa ci contiamo, ci siamo tutti, nessuno si è ritirato. La nostra avventura in Terrasanta è cominciata.