San Pietro in Gallicantu: tradimento e misericordia

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“Ma tra gli altri un incontro è stato particolarmente significativo: quello con la figura di Pietro, prima nella sua casa a Cafarnao, e poi a Gerusalemme nella chiesa di “S.Pietro in Gallicantu” dove la tradizione colloca la dimora di Caifa e dove Pietro quel famoso giorno rinnegò tre volte Gesù (“Prima che il gallo canti ...”). Mi ha colpito perché mi sono sentito, in quei luoghi, proprio come lui, un poveraccio, peccatore che ha incontrato una persona eccezionale, l'ha seguita anche nel momento in cui tutti la abbandonavano. (“Se andiamo via da Te dove andiamo? ...”) e poi alla prima vera difficoltà, Lo ha tradito quasi come Giuda, per poi piangere e pentirsene amaramente. Nonostante questo Gesù non solo lo ha perdonato ma lo ha posto a capo della sua Chiesa, non permettendo che il peccato dicesse l’ultima parola su di lui. Per me è stata la stessa cosa ed ho la certezza che Gesù mi ama, chiedendo in cambio solo un SI’, come appunto quello di Pietro”. (Massimo)
Le parole di don Franco che legge una pagina di “Generare tracce” sulla risposta di Pietro: “Tu sai che ti amo”, sulla moralità vera, ci scoprono tutti presi dentro in questa storia di tradimenti e di perdoni. “Senza Presenza non c’è gesto morale, non c’è moralità… la perfezione non è l’espletare delle leggi, ma l’adesione a una Presenza… l’inizio della moralità umana è un atto d’amore”. La chiesa di san Pietro in Gallicantu è una sequela di mosaici dove è narrata la storia dell’apostolo: siamo afferrati da questa vicenda così simile alla nostra. Scendendo nella profonda cavità chiamata “la prigione di Cristo” ci coglie un senso di sgomento e di compassione. Giù giù un nero budello in cui Cristo fu gettato e ripreso con corde, solitudine e sofferenza della prima notte della Passione. Sul muro un’ombra di orante e migliaia di piccole croci graffite ad indicare una pietà millenaria che ha portato qui la propria preghiera riconoscente. Ma ecco fuori - è ormai calata la sera e c’è buio - la antichissima scalinata romana che Cristo percorse sia per recarsi al Gethsemani che per essere condotto in catene davanti a Caifa. Tutti noi scendiamo fino all’estremo delle pietre corrose dal tempo, e poi a grandi passi mettiamo i nostri piedi sulle orme di Cristo, risalendo alla chiesa.
Sul pullman che ci riporta al “Ramada” vanno a ruba le ultime copie del libro fotografico sulla Terrasanta e degli audiovisivi (musiche e immagini) che Salim ha portato con sé. Desideriamo trattenere nel ricordo tutto ciò che abbiamo visto in questa intensissima giornata, e ci rivolgiamo imploranti a Luigi, che con precisa e geniale passione non si stanca di scattare foto, cogliendo con occhio sapiente scorci, particolari, volti e luoghi. Ne risulterà un epico contributo alla memoria, a completare il nostro sempre limitato e spesso distratto punto di osservazione.
Apprendiamo con un certo disappunto da don Franco che il Custode francescano, il giovane bergamasco Padre Pierbattista Pizzaballa, che ci aveva promesso un incontro prima di cena, è impegnato con le celebrazioni della Vigilia dell’Epifania, e quindi non potrà riceverci. La Custodia francescana di Terrasanta ci ha accompagnato veramente in questi giorni, come un segno della comunione e del sacrificio silenzioso di decine di migliaia di frati, che nei secoli hanno assicurato una Presenza cristiana nella Terra di Gesù. Ma la giornata non si è comunque conclusa: c’è un ghiotto fuoriprogramma per il dopocena: un giro in pullman denominato “Gerusalemme by night”, e diretto al Muro del Pianto e ai quartieri Ebraico e Mussulmano della Città vecchia. L’adesione è quasi totale; purtroppo Rosa ed io rimaniamo esclusi dal tour; lei non è in forma, mentre io risento dei cambiamenti alimentari, e devo ricorrere alle capsule di argilla per rimettere in sesto il mio apparato digerente. Modesti malesseri di pellegrini in un’esperienza felicissima anche da questo punto di vista. Ci limitiamo a visitare la ricca hall del “Ramada”, dove stazionano nei loro severi paludamenti scuri Ebrei ortodossi, dalle fluenti barbe e dai lunghi riccioli detti peot, mai tagliati fin dalla nascita in ossequio alla norma biblica del Levitico. Le donne portano parrucche sopra i capelli rasati, e molti bambini corrono qua e là: sono infatti numerosi nelle famiglie osservanti. Lo stesso spettacolo moltiplicato a dismisura ci sarà raccontato l’indomani dai partecipanti al tour notturno. Salendo in camera ci sintonizziamo su Canale 5 per avere gli aggiornamenti sulla crisi di Gaza; certo la preoccupazione internazionale e locale non è calata, ma da noi qui tutto è tranquillo.