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La Madre del Signore Gesù: testimone, protagonista, artefice del Natale

Autore:
Marini, Mons. Mario
Fonte:
CulturaCattolica.it ©

1) Il cuore di Maria di fronte alla nascita di suo Figlio Gesù.

La Vergine Maria fu specialmente circondata dal privilegio dell’Amore di Dio (Geremia 21, 22), cioè del privilegio di quell’Amore, che l’Angelo le ha comunicato nell’Annunciazione.
Ma che cosa essa ha realmente percepito? Come lei ha reagito e risposto nel suo cuore a un tale annuncio? Che cosa in effetti sappiamo noi del suo cuore, della sua anima?
L’evangelista San Luca, nell’iniziare il suo Vangelo, scrive di aver raccolto, per poterlo redigere, tutto ciò che aveva meticolosamente cercato a riguardo della persona e delle vicende del Signore Gesù.
Egli dunque si è recato in ogni luogo e presso tutti coloro che potevano essergli anche minimamente utili per un tale fine.

2) “Evangelium Mariae”


È molto importante, serio ed anche confortante ciò che ha fatto San Luca.
Nel Vangelo di San Luca, infatti, anche nei riguardi di episodi presenti e descritti negli altri tre Vangeli di Matteo, di Marco e di Giovanni, si trovano dettagli e particolari - anche minimi - esclusivi, proprio in virtù dell’opera di minuziosa ricerca e di indagine, sulla vita e sul messaggio del Signore Gesù, fatta da San Luca.
San Luca, con pazienza e precisione, ha davvero cercato e pescato dovunque, di tutto, con tutti, tutto ciò che ha potuto e non ha sprecato nulla.
Luca infatti era medico ed. In tutta la sua opera, si nota come e quanto egli sia stato aiutato ed indirizzato dalla sua forma mentis precisa, analitica e sistematica di studioso serio.
È normale pensare che quest’uomo abbia subito individuato in Maria, la Madre del Signore, la principale fonte di testimonianze sulla persona del Signore Gesù, “Filius Mariae”.
Siamo d’altra parte certi, dal libro degli Atti degli Apostoli, scritto da lui stesso, che egli si sia recato ad Efeso, dove la madre di Gesù, dopo la morte e risurrezione di suo Figlio, viveva con l’evangelista Giovanni.
A questo punto occorre annotare un elemento di rilievo: nel Vangelo di San Luca, i primi capitoli sono significativamente caratteristici e specifici rispetto agli altri.
Alcuni chiamano questi primi capitoli: “Il Vangelo di Maria”.
Con un “cerca parole”, di cui sono dotati i moderni “computers” sarebbe facile verificare che esiste un numero consistente di parole e di costruzioni linguistiche presenti quasi solamente in questi primi capitoli, e non nel resto del Vangelo di San Luca.
Sembra perciò facile dedurre, secondo gli specialisti, che in questi primi capitoli San Luca abbia utilizzato espressioni, parole e costruzioni verbali di un’altra persona: si direbbe di un “testimone”, che egli considerava privilegiato al punto da riproporne, nel resto del suo Vangelo, fino a minime forme verbali.
Secondo una tradizione che risale al Santi Padri della Chiesa, e anche secondo altri studiosi successivi, proprio da questo particolare importante verrebbe una indicazione del tutto singolare e importante e cioè che la “testimonianza privilegiata” sarebbe proprio quella della Vergine Maria.
Solamente Lei, la Madre di Gesù, era stata presente a tutti quegli avvenimenti per poterne trasmettere il ricordo così preciso ed organico, e con tale dovizia di particolari.
Possiamo pertanto ammettere che abbiamo a nostra disposizione ampi brani del Vangelo di San Luca che ci aiutano a esaminare e a conoscere la maniera di esprimersi, di pensare, di valutare propria di Maria.
Ci è permesso perciò di avvicinarci, umilmente ma realmente, alla sua mentalità e alla sua maniera di essere, cioè al suo cuore.

3) “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”


Quando San Luca indica, al principio del suo Vangelo, il metodo seguito per raccogliere tante notizie per la redazione del suo testo, annota anche, a proposito della Madre del Signore Gesù:
“Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). E la stessa espressione ritorna poi nello stesso capitolo al versetto 51: “Sua madre (Maria) serbava tutte queste cose nel suo cuore”.
In proposito si potrebbe supporre legittimamente che Maria abbia proceduto normalmente, cioè come solitamente si procede con la struttura della memoria umana.
Esiste infatti un utensile che ci aiuta a capire come funziona la memoria. Questo utensile - che incanta gli psicologi come immagine funzionale della memoria - è il “setaccio”.
La nostra memoria in concreto funziona normalmente come un setaccio. Infatti noi - nella nostra memoria - non ricordiamo “tutto” e “tutto contemporaneamente”, della nostra vita passata.
In effetti ci sono episodi e ricordi che noi naturalmente, ed anche inavvertitamente, filtriamo e selezioniamo e che perciò rimangono impressi e significativi; altri episodi e ricordi, invece, li abbiamo lasciati evaporare e poi cadere quasi del tutto.
La nostra “psiche” ha la possibilità di selezionare - !setacciare” - i ricordi, anche in gradi di diversa intensità: maggiore, media, minore o praticamente nulla.
L’evangelista San Luca ci indica dunque che “Maria conservava queste cose nel suo cuore”, che cioè aveva compiuto e compiva naturalmente queste operazioni nel suo cuore.
Quando San Luca va a raccogliere i ricordi di Maria non solo ci viene presentato il resoconto da lei fornito, ma - contemporaneamente - ci viene presentata anche la stessa operazione mentale della sua memoria, alla radice di questo resoconto.
Cioè San Luca ci presenta le storie della nascita e dell’infanzia del Signore Gesù, filtrate e “setacciate” naturalmente dai processi della memoria, cioè della mente e del cuore della Vergine Maria.
Ella, infatti, ha “naturalmente” selezionato e ricordato, alcuni temi, eventi, atmosfere e persone, piuttosto che altri, e questo procedimento ci rivela moltissimo, non solo delle tematiche ricordate e presentate da lei e riprese da San Luca, ma anche più direttamente di Lei stessa e di ciò che è più profondo nel Suo cuore.
Infatti la memoria viene setacciando e selezionando i ricordi in vari gradi di intensità, a seconda degli interessi, degli affetti, dei punti di vista e di prospettiva, del sistema emotivo e razionale di chi compie tali operazioni.
Per cui, attraverso la selezione e il setaccio della memoria è proprio alla persona della Madre di Dio, a suo intimo modo di sentire, di vedere, di prospettare e di sperare che si può risalire con certa rispettosa, affettuosa, filiale, ma abbondante prossimità.
Mediante questa “rilettura” dei Vangeli si vede che la Santa Madre di Gesù ricorda bene il viaggio da lei compiuto per andare a trovare sua cugina santa Elisabetta (Luca 1, 39-48); Essa ricorda vivamente e con precisione l’Angelo che le diede l’ “annuncio”; ricorda i pastori e le loro parole, ricorda i magi, ricorda la presentazione al Tempio e le parole difficili che le furono dette in quella occasione; ricorda la fuga in Egitto ed i pericoli; ricorda il bambino, suo Figlio, che cresceva ‘splendente nel sole’; ricorda un viaggio fatto con lui a Gerusalemme quando era già grandicello...
Altri eventi, invece, insieme con persone e parole che non compaiono nei suoi resoconti, riportati da San Luca o dagli altri evangelisti, sono rimasti evidentemente selezionati e riposti nel deposito generale della sua memoria.
A questo riguardo, potrebbe essere molto interessante che qualche bravo psicologo, competente e rispettoso, aiutasse ad approfondire la conoscenza del “cuore” di questa Donna a partire dalla struttura e dalla selezione dei “suoi ricordi”, così ci si potrebbe avvicinare maggiormente alla sua mente, alla sua anima e al suo cuore, nel quale Essa “aveva custodito tutte queste cose” (Lc 2, 51).

4) Maria la Madre del Signore, e il Santo Natale di Suo Figlio.

Ci limitiamo, per ora a riferirci prevalentemente all’autore “mariano” più fecondo, che è San Luca, ma evidentemente altri “ricordi mariani” sono stati raccolti da altri, cominciando da San Matteo, e poi proseguendo anche con autori che, anche in forme certamente non canoniche e confuse, hanno prodotto i cosiddetti “vangeli apocrifi”.
In proposito c’è una importante riflessione da fare, suggerita soprattutto dai brani “mariani” del Vangelo di Luca, ed è che si raccontano vicende ed eventi vissuti, con una straordinaria freschezza e precisione, con vivo stupore e con un fascino incantevole.
E si tenga anzi presente che le redazioni di tali vicende e di tali eventi sono frutto dei resoconti di una donna di età ormai matura.
Freschezza, fascino... Se leggiamo, per esempio, la descrizione della “storia della nascita di Gesù” - il Natale - ci troviamo immersi in un “incantesimo” - i medievali avrebbero detto “una magia”, cioè una “sorpresa di stupore” - che ci rivela un aspetto molto profondo di questa Donna.
Così poi, all’interno del racconto stesso della nascita di Gesù, è splendida la testimonianza di Maria nel riferire, per esempio, sul ruolo e la vicenda dei “pastori”, e nel riferire le loro parole.
Quelle parole e l’intero episodio che li riguarda sono rimasti impressi nella sua memoria con il colore e il sapore con cui Lei aveva visto, sentito e percepito.
Nei ricordi del “Natale”, Lei ha dunque “selezionato” per noi una delle vicende più delicate: i pastori arrivano di fronte a Maria e cominciano a raccontare degli angeli che sono loro apparsi, e della loro grande sorpresa, della luce, delle parole che gli angeli hanno rivolto loro e di come, ora, essi hanno scoperto il Bambino...

Tutto è pervaso di un potere di così grande fascino, come in una grande incantesimo (come direbbero gli Americani, big enchantement) la prossimità gioiosa del mistero di Dio, la sua presenza imminente è come mescolata a una straordinaria e forte tenerezza.
Si potrebbe dire che la Madonna riesce a comunicare la sua stessa sorpresa, quando si sente invasa dall’Amore di Dio.
Essa Lo vede germogliare tra le mani, uscire dal suo corpo: la festa e la gioia sono intorno a Lei, come una quieta inondazione felice, silenziosa e solenne; la Donna stessa è un incanto.
Lei è incanto di Dio: Lei è incantata di Dio, Dio è incantato di Lei, noi siamo incantati di Lei e Lei di noi (“Eccomi qui coi figli - noi figli del Figlio - che il Signore mi ha dato, come segno e presagio per Israele e per tutto il popolo” Is 8, 18).
Ogni anno, al trascorrere dei secoli e del tempo, tutte le “storie” dell’Avvento, del presepe, dei canti popolari del Natale... ritornano come un invito, come un incantesimo, come una sfida, da Lei creati, elaborati nel suo cuore per noi.
L’incantesimo del Natale, il suo fascino straordinario, la magia di quei giorni, non sono un’invenzione della Chiesa, di teologi o di grandi catechisti o di liturgisti, né sono un ritrovato pastorale di vescovi o di straordinari apostoli o missionari.
A magia del favoloso “clima natalizio” è stata elaborata e creata dalla Madre di Gesù, ed è stata Lei ad comunicarla ed a donarla (cfr.: Evangelium Mariae) e Maria lo ha fatto a causa della stupefacente sorpresa di Dio, che l’aveva inondata e che la amava.
È cosi: Dio l’ha sorpresa di gioia e di allegria e Lei lo ha percepito e voluto con tutto il suo cuore; ed ora, nel Natale, lo regala a noi sempre e per sempre: nuovo ogni anno, ogni anno Natale.
Stupefacente e stupendo dono di Dio per noi, figli nel Figlio: nel Natale del Figlio è infatti inserito il Natale dei figli che noi siamo.
L’incantesimo di questa Donna è così grande che - addirittura - nel giorno di Natale, si arrestano i conflitti delle persone e delle famiglie e finanche si fermano le guerre più orribili, e prevale - per un momento magico e di sapore divino - il clima, che Lei riesce a donarci con il suo fascino, del beato e divino mistero.
Nessuno può resistere del tutto al suo fascino: pochi, pochissimi - quasi nessuno - possono resistere totalmente al richiamo di Maria, la quale riesce, come Madre dei suoi figli, a sciogliere un po’ anche i cuori più vecchi e più duri.
Così, se da un lato, come ben sappiamo, Maria è donna agguerrita e combattente, dall’altro lato non può fare a meno di mostrare il suo grande cuore, benevolo e splendente, rispettoso e ospitale. Dolce e forte è il cuore di Maria, la Madre dei suoi figli nel suo Figlio.

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