Discesa dello Spirito Santo
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Piccola vergine fidanzata
del tempo che fu,
ma che Dio prese per sposarla,
noi i viventi di questo vecchio tempo
ti chiediamo semplicemente
di dire allo Spirito che ti amò
di prenderci in sposi come te.
Poiché tu fosti il corpo umano
per lo Spirito santo
in tutti i tempi fino alla fine,
abbassandoci in questo corpo
noi possiamo pregarti ancora
di ricoprirci di umiltà
per accogliere l'Amato.
A Pentecoste lo Spirito Santo viene effuso su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo.
Fondamentale, in tale circostanza, è la presenza di Maria quale Madre di Gesù e della Chiesa nascente.
In queste pagine vogliamo tentare di scorrere la poesia di Du Pin, qui presentata, lasciando emergere ciò che il testo ci suggerisce, poiché esso, a nostro avviso, sotto il velo di un'apparente semplicità, rivela, nel suo dipanarsi, tutto il fascino e la profondità del Mistero di Grazia che lega lo Spirito Santo a Maria e, attraverso di Lei, a noi.
Nel far questo terremo presente, quale "sottofondo" e "riferimento", l'evento della Pentecoste, così come viene narrato negli Atti degli Apostoli.
Nel primo capitolo di tale testo, S. Luca presenta la primigenia comunità dove tutti, in attesa della discesa dello Spirito Santo, "erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (At 1,12-14).
Luca, da fedele storico qual è, ci fornisce l'elenco delle persone presenti in un momento che è sommamente importante, sia per l'inizio della Chiesa dopo l'Ascensione al cielo di Cristo, sia per il compimento della promessa del Signore: l'effusione dello Spirito, Testimone e Garante della presenza attiva e operante del Dio della storia.
Non è, dunque, senza significato che soltanto la Vergine venga ricordata con il suo nome proprio - "Maria" -, e indicata con un titolo che la definisce e la mette in rapporto stretto con Cristo: "la madre di Gesù".
L'indicazione acquista particolare rilevanza dato che si tacciono tutti gli altri nomi, eccetto quelli degli apostoli.
Maria è presente nel Cenacolo quale "madre di Gesù". È sufficiente questo motivo (cioè l'essere la Madre di Cristo) per rendere ragione del suo convenire nel Cenacolo: in qualità di "madre", Maria si ritrova con i discepoli di suo Figlio, per dare inizio, con la sua testimonianza, a quel racconto e a quella memoria della vita del Signore che sarebbero stati portati "in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (At 1,8).
Parlando della "maternità di Maria", non possono non tornare alla mente anche le ultime parole di Cristo alla Madre: "donna ecco tuo figlio". Maria è, dunque, presente nel Cenacolo anche come "madre del discepolo che Gesù amava" e di tutti coloro che Giovanni simbolicamente rappresenta, cioè coloro che, "in tutti i tempi fino alla fine", - come direbbe Du Pin - crederanno in Gesù e, seguendo l'esempio di Maria, vivranno fondando la loro vita sulla Sua Parola.
Guardando alla poesia, possiamo, in un certo senso, dividere ognuna delle due parti del testo in due "sotto-sezioni" ulteriori. L'autore, nella prima, si rivolge alla Vergine, delineandone ed esaltandone i tratti interiori, quasi volesse compiere una "captatio benevolentiae" nei confronti di Maria, mentre, nella seconda, le porge la sua rispettosa, ma al contempo fiduciosa, richiesta di intercessione, al fine di ottenere ciò che più le sta a cuore: giungere all'unione con Dio.
Du Pin, inizia rivolgendosi alla Madonna e definendola "Piccola vergine fidanzata del tempo che fu": fin dal suo "incipit", con questi semplici quattro termini, l'autore "dipinge" e ci presenta l'intera figura di Maria.
Maria è "piccola". La sua è la piccolezza degli "anawim", i "piccoli" e "poveri" di JHWH.
Ella è "vergine", di una verginità integrale, che racchiude in sé tanto la purezza fisica quanto la bellezza interiore del suo animo incontaminato.
Non si deve dimenticare, poi - sembra suggerire il poeta - che la "piccola vergine" di Nazareth era anche "fidanzata". Tra Maria e Giuseppe c'era certo un legame "intenso e speciale", come quello di tutti i giovani che si amano; un sentimento puro e bellissimo che li univa profondamente e li spingeva a progettare di condividere l'intero cammino della vita.
Maria è, dunque, anche quella fanciulla "fidanzata del tempo che fu", cioè esistita realmente, in un'epoca precisa della storia, una donna, come noi, in carne ed ossa, con tutti quei sentimenti umani di gioia, letizia ed esultanza che anche noi proviamo e viviamo quotidianamente quando pensiamo, o ci troviamo accanto, alle persone che amiamo e dalle quali sappiamo di essere amate.
E poi, subito dopo questa "rapida pennellata descrittiva", l'autore pone un "ma". Sembra quasi "un'interruzione", e può forse anche sorprenderci, questo "ma". Che succede? Nulla e tutto. L'autore ci ricorda che Dio, pur nel totale rispetto della libertà umana, si fa avanti, chiede il consenso della "piccola vergine fidanzata" ed interviene attuando il Suo Progetto di Salvezza.
Ora Maria è ancora "piccola", è ancora "vergine", è ancora "fidanzata"… è ancora una di noi, ma è anche colei "che Dio prese per sposarla".
Questa espressione - "ma che Dio prese…" - che poteva sembrare un avversativa, in realtà, a ben guardare, non è che una "conferma": più che altro, questo "ma" esprime e rivela la sproporzionata grandezza dell'amore di Dio che, come insegna il Magnificat, "ha guardato all'umiltà della sua serva" e "ha fatto grandi cose".
Anche il S. Padre, parlando di Maria, della sua "umile grandezza" e del ruolo capitale che ella riveste nell'ambito della Chiesa nascente, ha spesso ricordato che "la prima comunità costituisce il preludio alla nascita della Chiesa" e che "la presenza della Vergine" la quale "contribuisce a delineare il volto definitivo" della Comunità ecclesiale, "frutto del dono della Pentecoste" poiché, "avendo già fatto un'esperienza del tutto singolare circa l'efficacia, di tale dono, la Vergine Santissima era nella condizione di poterlo apprezzare più di chiunque altro".
Proprio perché era "pienamente consapevole dell'importanza della promessa di suo Figlio ai discepoli" ella implorava "con le sue preghiere il dono dello Spirito" e, nel contempo, preparava "la comunità a ben disporsi alla venuta del Paraclito". "La sua singolare esperienza", infatti, "mentre le faceva desiderare ardentemente la venuta dello Spirito, la impegnava anche a predisporre menti e cuori di coloro che le stavano accanto": la preghiera della Vergine, secondo il Papa, è una preghiera che favorisce l'avvento dello Spirito, ne sollecita l'azione nel cuore dei discepoli e nel mondo, ed accresce nel Corpo mistico l'animazione dello stesso Spirito.
Dopo aver contemplato la grandezza di Maria, Du Pin "abbassa lo sguardo verso "noi, i viventi di questo vecchio tempo": ci siamo anche noi, ciascuno di noi, che unanimi, con la voce stessa del poeta, ci rivolgiamo a Maria per dirle: "ti chiediamo semplicemente"… un favore. Cosa? "Di dire allo Spirito che ti amò - a Colui che, cioè, posò i Suoi occhi di compiacenza sulla tua bellezza interiore -… di prenderci in sposi come te."
La richiesta è certamente alta, quasi ardita: solo la semplicità evangelica di un bambino potrebbe osare tanto. La meta è, infatti, "da vertigine", il modello che ci viene proposto è quello della santità umana più eccelsa: è la Vergine Madre. Ha dunque ragione il poeta ad affidarsi alla di Lei intercessione e alle sue amorevoli cure materne, nella consapevolezza che solo l'intervento di Maria stessa, può ottenerci tanto.
Du Pin continua, nella seconda strofa, a rivolgersi a Maria e, quasi a giustificazione della richiesta di "raccomandazione" per noi presso il Trono dell'Altissimo, aggiunge: "Poiché tu fosti il corpo umano per lo Spirito santo". Maria - ricorda l'autore - è il "Tempio vivo" di Dio, il "Tabernacolo dell'Altissimo" che in Lei ha preso dimora nell'Incarnazione e che, ora, Ella, quale "Ostensorio vivente" continua a presentare all'umanità "in tutti i tempi fino alla fine" fino a quando, cioè, Dio sarà "tutto in tutti".
Maria ricoprì, nell'ambito della prima Comunità raccolta nel Cenacolo, un ruolo squisitamente materno, ruolo che ella svolse, fin dall'inizio, con tutti quei comportamenti, riferimenti, esempi ed incitamenti che rivelavano al gruppo le sembianze della Madre di Gesù. "Forse mai come in quei giorni - è stato osservato - gli Apostoli avevano compreso il Cristo ed il suo messaggio… Maria svolse a favore di quella prima comunità una vera catechesi, che preparò e anticipò quella che lo Spirito Santo avrebbe subito dopo impartita."
Maria è presente perché sono raccolti insieme i testimoni qualificati del "tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato assunto in cielo" (At 1,21- 22). È Lei la depositaria, fin dall'annuncio dell'Incarnazione del Figlio di Dio nel Suo seno purissimo, di quei misteri di salvezza che hanno coinvolto la sua vita di donna e di "madre di Gesù" di Nazaret.
È presente in qualità di testimone qualificata insieme con gli apostoli, che pur testimoni sinceri, presi dalla paura, avevano abbandonato il Maestro e Signore nel momento supremo della sua immolazione. Maria invece era rimasta, ella "stava" ai piedi della croce. Essendo la prospettiva della "testimonianza" quella preponderante negli Atti, quasi il punto di vista da cui Luca rilegge la diffusione e il radicamento del Vangelo, il riferimento a Maria diviene un passaggio obbligato per i primi annunciatori della salvezza.
Maria, dunque, nell'ambito della comunità ecclesiale nascente, ricopre una funzione di "esemplarità evangelica" in quanto, in Lei, si concretizza la profezia del "cuore nuovo", dono dello Spirito in vista della realizzazione del mistero della salvezza.
Il Papa stesso ha più volte evidenziato lo in stretto rapporto intercorrente tra la discesa dello Spirito Santo su Maria a Pentecoste ed il "dono dello Spirito", con cui Dio, nell'Annunciazione, ricolmò la Vergine Santa, in vista della divina maternità poiché "nell'economia della grazia, attuata sotto l'azione dello Spirito Santo, - dice Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater - c'è una singolare corrispondenza tra il momento dell'incarnazione del Verbo e quello della nascita della Chiesa".
Maria è, dunque, l'unica che, essendo stata "plasmata" dalla discesa su di Lei dello Spirito fin dall'Annunciazione, può esserci guida e sostegno, Maestra e formatrice, per ottenere la "forma" atta ad "accogliere l'amato" dono dello Spirito divino.
È per questo che "Nella comunità cristiana - ricorda il S. Padre - la preghiera di Maria riveste un peculiare significato: favorisce l'avvento dello Spirito, sollecitandone l'azione nel cuore dei discepoli e nel mondo. Come nell'Incarnazione lo Spirito aveva formato nel suo grembo verginale il corpo fisico di Cristo, così ora nel Cenacolo lo stesso Spirito scende ad animare il Corpo Mistico".
"La Pentecoste, quindi, - continua il Papa - è frutto anche dell'incessante preghiera della Vergine, che il Paraclito accoglie con favore singolare, perché espressione del materno amore di lei verso i discepoli del Signore. Contemplando la potente intercessione di Maria che attende lo Spirito Santo, i cristiani di tutti i tempi, nel lungo e faticoso cammino verso la salvezza, ricorrono spesso alla sua intercessione per ricevere con maggior abbondanza i doni del Paraclito".
Anche S. Alfonso M. de Liguori, in molti passi dei suoi scritti, sottolineava che "quanto di bene noi riceviamo dal Signore tutto ci viene per mezzo di Maria… Noi ben confessiamo che Gesù Cristo è l'unico mediatore di giustizia… che coi meriti suoi ci ottiene le grazie e la salute; ma diciamo che Maria è mediatrice di grazia, e che sebbene quanto ella ottiene, li ottiene per i meriti di Gesù Cristo, e perché prega e li domanda in nome di Gesù Cristo; tuttavia quante grazie noi cerchiamo, tutte le abbiamo per mezzo della sua intercessione… Tutto ciò è conforme a' sentimenti della Chiesa che nelle solite orazioni a lei appropriate ci insegna a ricorrere a questa divina Madre e a invocarla: salus infirmorum, refugium peccatorum, auxilium christianorum, spes nostra…"
Ben si comprende, dunque, - come sembra volerci ricordare Du Pin in questo suo testo poetico - che solo attraverso l'intervento materno della Vergine Santa, possiamo sperare che Dio, il Quale "prese" Maria "per sposarla", facendone il "corpo Umano per lo Spirito santo in tutti i tempi fino alla fine" si degni di prenderci in sposi come Lei e noi, a nostra volta, dopo essere giunti a "ricoprirci d'umiltà", potremo "accogliere l'amato". È quindi sulla scia della Tradizione ecclesiale e consapevole dell'importanza e perennità dell'intercessione mariana, che il poeta invoca l'intercessione della Vergine dicendole: "Abbassandoci in questo corpo, noi possiamo pregarti ancora di ricoprirci di umiltà." Accogli, perciò, o Madre Santissima - sembra dire l'autore - le nostre implorazioni, e infondi in noi i tuoi stessi sentimenti interiori, poiché solo così, solo cioè "abbassandoci in questo corpo", possiamo giungere a "ricoprirci di umiltà per accogliere l'Amato" e solo allora lo Spirito Santo potrà discendere su di noi ed in noi compiere la Sua opera santificatrice.
(Figura 1: Giotto, Discesa dello Spirito S., Padova, Cappella degli Scrovegni)