L’amore dell’amo, o “ucci ucci …
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… sento odor di cristianucci”, nella favola Jack e il fagiolo magico di Richard Walker.
Il mio recente articolo Incidenza politica, in Think! di giovedì 2 giugno, terminava così:
“Conosciamo l’abuso di potere, sarebbe ora di riconoscere l’abuso di ‘amore’ ”:
am-ati da questo abuso
- ho più volte parlato dell’amore dell’amo, quello con cui il pescatore am-a il pesce -,
siamo poi soggiogati a credere qualsiasi cosa, con totalizzante incidenza politica fino al “sogno” (americano eccetera), perché noi stessi abusiamo della nostra pazienza per l’amore dell’amo.
Conosciamo la Catilinaria di “Quousque tandem … abutēre patientia...”:
e sappiamo che Berlusconi è stato accusato di abuso, ma in fondo ha solo abusato non della nostra pazienza ma del nostro abuso di pazienza (insomma omnes peccavimus):
è la pecca della “Sinistra” il non capire nulla di ciò che ho appena scritto.
Quel “soggiogati” è uno dei due significati della parola “soggetto”, e nella mia lunga prossimità con J. Lacan ho dovuto e potuto distinguerli, non facilmente:
ai due significati corrispondono due diverse Civiltà, e la democrazia che pure sostengo è cieca e muta quanto a facoltà di operare la distinzione, ed ecco il suo limite.
Ci sono pervenuto grazie al passaggio da me operato della “pulsione” freudiana a legge di moto dei corpi umani, con sostituzione della materia prima all’oggetto, e della partnership di lavoro al “rapporto” inesistente soggetto-oggetto:
è la differenza tra normalità e patologia.
Nell’oggetto la normalità è solo una variante civilizzata della patologia:
nel non-rapporto soggetto-oggetto c’è solo amore dell’amo, a partire dalla dichiarazione amorosa “Ti am-o”:
invece se ci fosse amore sarebbe “Amo a (ad) te”, ossia quando il mio lavoro è tale da produrre indirettamente profitto anche per te, non a-tu-per-tu che abolisce il lavoro.
“Ucci ucci” è un’impertinenza meritatissima dai cristiani, che continuano a non fare nulla per cessare di meritarla:
e forse continuerà così in saecula saeculorum e io, che non sono luterano, non faccio nulla per riformare.
La riforma è solo riedizione del vecchio, per esempio il clergyman ha rieditato la talare come si dice mettere una toppa peggio del buco, più vistosa proprio nella sua intenzione di nascondere il vecchio:
il nuovo è solo caduta del vecchio, non riforma.
Il povero Buongesù è stato reso povero (di mente, come L’idiota di Dostoevskij) e dunque Buongesù, proprio perché si è ignorato che il suo nuovo amore sovvertiva l’Ordine del vecchio amore lasciandolo cadere:
in proposito egli era già stato sgradevolmente chiaro a dodici anni quando, recatosi al Tempio per fare l’esame di maturità
- ovviamente studiava da rabbino già da anni, dunque il Bambingesù è finito presto -,
ha minacciato a muso duro i suoi di togliergli il saluto se si fossero comportati ancora in quel certo modo;
e anni dopo è stato ancora duro con qualcuno che ha cercato soavemente di imporgli l’amo(r) di madre (“beato il ventre che … e il seno che …”), il mal di ma(d)re o angoscia.
Povera anche la Madonna!, resa incarnazione di Mamma di Bixio e Cherubini cantata da Beniamino Gigli e Claudio Villa fino a Luciano Pavarotti.
L’amore di Gesù rivoluziona l’Ordine del vecchio amore:
è la parabola economica dei talenti; e la proposizione anti-ontologica “l’albero si giudica dai frutti”; e il suo apprezzare o amare l’umanità per il fatto di aggiudicarsela come profitto personale, e non per il fatto di sacrificarsi per l’umanità ossia l’amore oblativo-ossessivo:
la storia del cristianesimo l’ha fatta grossa presentando l’“amore” di Gesù sotto il profilo del sacrificio e non del guadagno, anzitutto per lui.
Ho già fatto osservare che egli contrastava filosoficamente Platone, Buddha, e poi Kierkegaard e quasi tutti gli altri, salvo l’ebraismo eccetto quello ellenizzante:
ossia contrastava il pensiero tradizionale che l’uomo oltre che pesce da am-are è variamente s-porco:
che è pensiero “normalmente” veicolato, per esempio, dalla repellente pubblicità dei deodoranti (che muove dal presupposto che siamo s-porchi e s-porche da deodorare), una pubblicità remotamente ispirata da Platone.
Gesù risolveva lo zimbello dell’amo (1°) e della sessualità (2°) ossia l’uomo vecchio, era moderno, uomo nuovo:
risolveva anche due altri articoli (3° e 4°) dello zimbello (ma non ripeto), per cui dico che siamo degli zimbelli quadrupedi, vedi Zimbelli quadrupedi, in Think! di venerdì 3 giugno:
ripeto che la Modernità ha venduto troppo presto la pelle dell’orso.
Ma il cristianesimo senza Cristo, già di vecchia data, ha fatto passi da gigante anche solo nell’intervallo di tempo tra la mia giovinezza e oggi.
lunedì 6 giugno