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Papa Francesco Socio Onorario della “Società Amici del Pensiero - Sigmund Freud”

Fonte:
CulturaCattolica.it

Conferisco a Papa Francesco il titolo di Socio honoris causa della “Società Amici del Pensiero - Sigmund Freud (S.A.P.)”.

Lo faccio in qualità di Presidente della suddetta S.A.P.

Ovviamente egli potrà rifiutare tale conferimento.

Trovo motivo per farlo in una sua risposta a una recente intervista [1]:

“Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale”.

Numerosi anni fa ho progettato uno dei libri che non ho mai scritto (anche se poi li ho scritti in ordine sparso):
era intitolato Freud e Lacan nella Roma dei Papi.

Ci torno oggi a partire dal fatto inedito e sorprendente che il Papa oggi regnante, Francesco, ha citato Freud e nessun altro, senza riserve e correttamente:
occasione per me di rinnovare una mia precedente battuta:
“Se Gesù siede alla destra del Padre, Freud siede alla sua sinistra”.

La mia battuta è corretta:
infatti essi sono gli unici nella storia ad avere parlato favorevolmente del Padre:
il secondo ne ha anche presentato la versione maledetta, poi chiamata da J. Lacan père-version.

Ne sono stato favorito nel rimanere cattolico, senza lo storico ingombro religioso e teologico, peraltro assente in Gesù.

Il Papa ha agito da Socio della S.A.P. per avere detto il suo pensiero, trovandone ragione in Freud.

P S
Anche Gesù è una persona normale.

G.B. Contri, Think!, 22-23 marzo 2014

NOTE
1. STRALCIO DELL’INTERVISTA DI FERRUCCIO DE BORTOLI A PAPA FRANCESCO PUBBLICATA SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 5 MARZO 2014

Lei ha innovato, criticato alcuni atteggiamenti del clero, scosso la Curia. Con qualche resistenza, qualche opposizione. La Chiesa è già cambiata come avrebbe voluto un anno fa?
«Io nel marzo scorso non avevo alcun progetto di cambiamento della Chiesa. Non mi aspettavo questo trasferimento di diocesi, diciamo così. Ho cominciato a governare cercando di mettere in pratica quello che era emerso nel dibattito tra cardinali nelle varie congregazioni. Nel mio modo di agire aspetto che il Signore mi dia l’ispirazione. Le faccio un esempio. Si era parlato della cura spirituale delle persone che lavorano nella Curia, e si sono cominciati a fare dei ritiri spirituali. Si doveva dare più importanza agli Esercizi Spirituali annuali: tutti hanno diritto a trascorrere cinque giorni in silenzio e meditazione, mentre prima nella Curia si ascoltavano tre prediche al giorno e poi alcuni continuavano a lavorare».
La tenerezza e la misericordia sono l’essenza del suo messaggio pastorale...
«E del Vangelo. È il centro del Vangelo. Altrimenti non si capisce Gesù Cristo, la tenerezza del Padre che lo manda ad ascoltarci, a guarirci, a salvarci».
Ma è stato compreso questo messaggio? Lei ha detto che la francescomania non durerà a lungo. C’è qualcosa nella sua immagine pubblica che non le piace?
«Mi piace stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie. Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale».

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