Società “Amici del pensiero” 1 - Premessa
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Un atto (1)
Sommario
I Premessa
II Dodici articoli
III Commenti
IV Supplementi
V Il tesoro
I Edizione 1° settembre 2009. A seguire, nuove Edizioni accresciute e corrette per un Ordinamento semper condendum.

I Premessa
E’ il momento di concludere.
“L’albero si giudica dai frutti” è il Principio costituzionale di una Costituzione detta “pensiero” (2), che trova seguito in un Ordinamento.
Verso questa Costituzione si può essere: I. amici, II. Ostili, III. Indifferenti.
L’intera esperienza umana può venire descritta, anche nella sua patologia e nella sua cura, secondo questa triplice casistica con le sue combinazioni.
Questa triplice casistica dà luogo a quella che chiameremo triplice Norma fondamentale.
E’ il momento, ripeto, di concludere:
con il passaggio all’amicizia del e per il pensiero - come patto e patto giuridico -, ricapitolante ogni antecedente di noi viventi e di altri prima di noi nel breve e lungo periodo.
Questo passaggio non ammette più la schizo-frenia pensiero/Ragione (3).
Conclusione di cento anni almeno (4), senza contare gli altri: che l’ontogenesi ricapitoli la filogenesi (Freud) si può proporre come una vocazione (5), mentre come dato è soltanto una
ripetizione, in sé normale, per automatismo, in sé patologico: vecchiaia perenne già dalla giovinezza.
E’ anche passaggio temporale dal futuro al futuro anteriore, e passaggio spaziale dall’oggetto alla materia prima come antefatto del fatto o frutto ottenuto per mezzo del lavoro (diciamo dalla vite al vino anche grazie al lavoro di pensiero della vinificazione come vivificazione dell’uva).
L’essere è al futuro anteriore: sarà stato (6). Ciò è intelligibile a ogni intelletto e ogni borsa.
In questo passaggio filosofico il vecchio “ente” retrocede a ante-fatto materiale, anche quando la sua materia è intellettuale-spirituale-psicologica: dovremmo parlare di ente-fatto per progresso al frutto come fatto. Fine del pensiero come teoria-speculazione-contemplazione-stupefazione.
Psicologia-filosofia-lavoro-diritto-economia trovano riconciliazione nel medesimo ambito di validità, terra abitata.
Chi farà questo passaggio potrà, volendolo, diventare Socio della presente Società.
Non ho potuto-saputo iniziare così trenta anni fa e oltre: a volte me ne rammarico vanamente (rimuginazione). Lo faccio ora come nuova partenza, il cui tempo è appunto il futuro anteriore, che riscatta anche errori delitti patologia, il “tesoro” dei poveri della Storia.
Prima era operante quello che chiamo errore coatto: questo è una scoperta e come tale un sapere - è l’errore del gruppo o massa -, che pochissimi riconoscono.
Del testo presente, come di ogni altro precedente, non sono altro che redattore: non sono maestro né teorico né capo.
Non faccio predizioni sul successo di questo atto - né tentativi di persuasione -, ma senza timore di fallimento anzitutto nel designare il legame sociale fallimentare, o legame di gruppo: inoltre è già un successo il poter provare a redigere il legame sociale dell’amicizia del pensiero, cui il cattivo legame sociale del gruppo fa attentato.
Nel gruppo non c’è amicizia né amore né salute, né consistenza (non-contraddizione) e innocenza la cui unione fa l’affidabilità: fuori da questo significato e senso, ossia da questo giudizio come tale razionale, la parola “fede” è semplicemente priva di significato, come pure la miscredenza.
Non si tratta di fare la rivoluzione ma di averne il pensiero, perché pensiero significa cura, in tutti i significati: del giardino (Voltaire), del corpo, degli affari, dei rapporti o appuntamenti, del pensiero e dei pensieri, della lingua, del tempo come futuro anteriore e non semplice, della materia prima come spazio , e quando possibile della patologia in cui c’è stata decadenza della cura, cioè del pensiero, e incuria per il linguaggio.
Cura senza presupposti selettivi riguardo al partner è cura dell’Universo come uni-verso, uni-versificabile nel frutto cioè nel passaggio dall’antefatto al fatto, senza “mano invisibile” né intervento del Governo sull’Universo (non è professione di liberalismo).
La linea del fronte, che quanto a noi riconosciamo pacificamente non bellicosamente, è quella che disconosce il pensiero come in sé passionale e interessato, ossia che disconosce interesse e passione come già pensiero.
L’angoscia è mal di pensiero, angustia cogitationis, come il mal di cuore è angustia pectoris. Sappiamo che l’angoscia è spesso avvertita come mal di cuore o di petto.
Non “vita e pensiero” bensì: vita è pensiero: potere illimitato di un accento! a rappresentanza dell’Ordine giuridico del linguaggio.
Il pensiero come cura ossia lavoro non è faticoso né angoscioso: è facile e pacifico, e libero perché imputabile (per il pensiero greco il lavoro è servo).
C’è pensiero di leggi, non leggi del pensiero se non patologiche. Anni fa abbiamo promosso il principio di non-contraddizione a principio di piacere, pensiero di legge. E riconosciuto nell’angoscia un segno di contraddizione.
NOTE
1 Non mi consta che esista al mondo un tale atto, atto di redazione. Potrebbe non avere successo, ma considero già un successo un tale atto.
Quale rilievo ha assunto questa parola “redazione”!
Il presente Statuto abolisce lo sdoppiamento ancora presente nello Statuto dello Studium Cartello costituito il 1994: esso era preceduto da un Preambolo che votava sì l’Associazione allo sviluppo del pensiero di natura (con riferimento esplicito al libro omonimo), ma distaccato dello Statuto, generico o meglio qualunque.
Le conseguenze di quello sdoppiamento si sono fatte sentire.
Il presente Statuto è quello stesso Preambolo reso sviluppato come Statuto.
In quello sdoppiamento ha potuto insinuarsi non solo la difformità nell’operare-pensare, ma anche il ritorno del legame sociale, regressivo e ostile, di massa o gruppo (si veda l’Articolo 5° e il relativo Commento): è di un nuovo legame sociale che si tratta in questo Statuto.
2 Che come tale è una res extensa come lo è una Costituzione e il suo Ordinamento.
Superiamo così l’inibizione di Cartesio che, non riconoscendo estensione al pensiero, non metteva a frutto il suo “penso” aldilà di uno scheletrico “sono”. Nella sua ontologia c’è tutta l’insoddisfazione moderna, ricapitolante quella già antica.
3 Mi proibisco di illustrare lungamente la portata di questa asserzione, in cui i moderni non fanno miglior figura degli antichi. Mi accontento dell’invito: “Chi è senza peccato - il peccato di questa schizofrenia - scagli la prima pietra”!
I mali fatti dal dono di questa schizofrenia riempirebbero dieci vasi di Pandora. E’ stato ben detto “Timeo Danaos et dona ferentes”: Troia era forte, il bambino anche, ma sono caduti “grazie” a un tale dono (“amoroso” s’intende).
4 Non di storia della psicoanalisi, ma di storia con la presenza della psicoanalisi.
5 La definisco una vocazione post-weberiana, lo Stamm o nuovo ceppo cui Freud dichiarava di aspirare, “né medici né preti”. Capisco che questo nuovo laico, impensato dalla modernità, incontri tutte le resistenze.
6 Indipendentemente dall’adesione confessionale, questo enunciato è il distillato del cristianesimo: l’essere stesso di “Dio” risiede nel sarà-stato dell’incarnazione. Sarà-stato, cioè accadere (geschehen) non divenire (werden): i Greci hanno fatto grave danno (al pensiero per primo) nel loro non concepire che la distinzione-sistematizzazione essere/divenire con omissione-censura dell’accadere.