Condividi:

Il calendario del 14 Aprile

Fonte:
CulturaCattolica.it

Eventi

▪ 193 - Settimio Severo viene incoronato imperatore romano

▪ 1205 - Battaglia di Adrianopoli tra i bulgari e i crociati

▪ 1796 - Inizia la seconda battaglia di Dego

▪ 1864 - Massimiliano d'Asburgo e la moglie Carlotta del Belgio partono alla volta del Messico sulla nave Novara, alle ore 14

▪ 1865 - USA: assassinio del presidente Abramo Lincoln; colpito da un colpo di pistola mentre assisteva ad una rappresentazione teatrale, morirà il giorno seguente

▪ 1879 - Russia: Giovanni Sokoloff fallisce il tentativo di assassinare lo zar Alessandro II di Russia

▪ 1894 - USA: Thomas Alva Edison effettua una dimostrazione del cinetoscopio, apparecchio precursore di un proiettore cinematografico

▪ 1912 - Oceano Atlantico: il transatlantico Titanic in viaggio inaugurale urta contro un iceberg; affonderà nelle prime ore del 15 aprile

▪ 1928 - Milano: decolla il dirigibile Italia, al comando di Umberto Nobile diretto al Polo Nord

▪ 1931 - Le Cortes depongono re Alfonso XIII e proclamano la seconda repubblica spagnola

▪ 1942 - Seconda guerra mondiale: un idrovolante giapponese bombarda la città di San Diego in California

▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: Imola viene liberata dagli alleati

▪ 1962 - Francia: Georges Pompidou diviene primo ministro

▪ 1975 - A Milano viene rapito l'ingegnere Carlo Saronio da Potere Operaio. Richiesto un riscatto di 5 miliardi di lire, la famiglia paga solo 470 milioni. Saronio non sarà liberato e verrà trovato morto nel 1979

▪ 1981 - USA: lo space shuttle Columbia supera il primo test di volo

▪ 1982 - Roma: ha inizio il primo processo a carico dei presunti responsabili del sequestro Moro. L'udienza si tiene nell'aula bunker del Foro Italico

▪ 1986 - Gli Stati Uniti bombardano la Libia ritenuta responsabile di favorire il terrorismo contro cittadini americani

▪ 1991 - La nave Amoco Milford Haven naufraga nel porto di Genova, perdendo il suo carico di petrolio e provocando un disastro ecologico

▪ 2002 - Venezuela: dopo tre giorni di imponenti manifestazioni popolari contro il golpe dell'11 aprile Hugo Chavez riassume i poteri presidenziali

▪ 2003 - Washington: il consorzio pubblico internazionale annuncia il completamento della mappatura del genoma umano

▪ 2004

  1. - Iraq: Fabrizio Quattrocchi, uno dei quattro ostaggi italiani in mano ai ribelli, viene ucciso con un colpo alla nuca
  2. - USA: Ariel Sharon, primo ministro israeliano, annuncia durante un incontro con il presidente statunitense George W. Bush un piano per il ritiro da buona parte della striscia di Gaza e parte della Cisgiordania

▪ 2008 - Silvio Berlusconi: vince le elezioni politiche per la presidenza del Consiglio dei Ministri

Anniversari

▪ 1759 - Georg Friedrich Haendel (Halle, 23 febbraio 1685 – Londra, 14 aprile 1759) è stato un compositore tedesco naturalizzato inglese nel 1727, considerato uno dei più grandi musicisti del Barocco.
Influenzato dai grandi compositori d'età barocca, in particolare da quelli della scuola italiana e dall'inglese Henry Purcell, i suoi lavori ebbero un influsso decisivo su tutti i contemporanei e fra i compositori delle generazioni successive, primi fra tutti i maestri del Classicismo viennese, Haydn, Mozart e Beethoven.
La tendenza prevalente in Italia oggi è quella di scrivere e pronunciare il suo nome alla tedesca (Georg Friedrich Händel), sebbene il compositore negli ultimi quaranta anni della sua vita si sia sempre firmato secondo l'uso della lingua inglese George Frideric Handel. Durante il suo soggiorno italiano veniva chiamato invece Hendel.

▪ 1773 - Ippolito Desideri (Pistoia, 21 dicembre 1684 – Roma, 14 aprile 1733) è stato un gesuita e missionario italiano in Tibet, e il primo europeo esperto della cultura e lingua tibetana.
Nel 1623 la prima missione cattolica in Tibet era stata fondata dal gesuita portoghese, P. Antonio de Andrade, nella città di Tsaparang, nel regno di Guge, Tibet Occidentale. Questo regno fu rovesciato dal vicino Re di Ladakh nel 1635, ed anche la piccola ma vigorosa missione guidata dai missionari portoghesi fu dispersa e la piccola chiesa di Tsaparang distrutta.
Ippolito Desideri, era uno studente eccezionale al Collegio Romano e confermò la sua vocazione per le missioni delle Indie dopo un pellegrinaggio a Loreto. Il Generale della Compagnia di Gesù, Michelangelo Tamburini, lo scelse il 15 agosto, 1712, per aprire una missione in Tibet, un impegno benedetto da papa Clemente XI con cui Desideri ebbe un'udienza prima della partenza.
Desideri aveva appena 29 anni ed era stato ordinato sacerdote non molto prima della sua partenza da Roma nell'ottobre, 1712.
La famiglia Desideri a cui appartenne il padre missionario fu iscritta alla Nobiltà di Pistoia nel 1792. Il relativo stemma però risale al settembre del 1560 quando Francesco di Bernardino fu eletto fra gli otto priori della città. Il blasone è scolpito sui basamenti delle paraste dell'altare di famiglia nella chiesa di San Francesco a Pistoia.

Viaggio al Tibet
Dopo un lungo e pericoloso viaggio da Genova a Lisbona, da Lisbona salpò per Goa (India). Proseguì via terra alla volta di Delhi via Lahore e Srinagar (arrivato nel novembre, 1714), dove si ammalò gravamente e soggiornò sei mesi. Da Srinagar camminò (con il suo compagno di viaggo e Superiore, il padre portoghese Manoel Freyre) fino a Leh, capitale di Ladakh, alla fine di giugno, 1715.
Il re e la corte li accolsero bene, secondo Desideri, che volle fermarsi e rifondare la missione gesuita. Però egli dovette obbedire a Freyre, suo Superiore, e proseguire un viaggio difficilissimo di sette mesi (anche in inverno) attraverso l'altopiano del Tibet. I missionari mal preparati sopravvissero solo grazie all'aiuto di Casal, governatrice mongola del Tibet occidentale e capo della carovana con cui viaggiavano. Raggiunsero Lhasa il 17 di marzo 1716, e qualche settimane dopo Freyre ritornò in India, lasciando solo Desideri, unico missionario europeo in Tibet.

L'insediamento a Lhasa
Desideri fu ricevuto in udienza dal re mongolo del Tibet, Lajang (Lha bzang) Khan il quale ebbe di lui una buona impressione e gli concesse il permesso di noleggiare una casa nella città e professare la sua religione. Tuttavia, Lajang Khan gli consigliò di trascorrere prima un periodo di tempo in un monastero tibetana, per studiare la lingua e la religione tibetane (cioè il buddhismo), invito che Desideri accolse prontamente. Infatti studiò alla prestigiosa convento-università buddhista Sera, della setta reggente Gelukpa. Egli imparò rapidamente l'idioma, e tra 1718-1721 scrisse in lingua tibetana cinque libri, nei quali esponeva i dogmi del Cristianesimo e anche rifiutava i concetti buddhisti della metempsicosi e della vacuità (stong pa nyid), usando il modo di argomentazione scolastico del buddhismo tibetano, e accettando però nel contempo gran parte del buddhismo, soprattutto la sua filosofia morale. Insomma, era un compimento intelletuale stupendo, e il primo tentativo di dialogo tra le due religioni.

Il conflitto con i Cappuccini
Ma i Cappuccini avevano protestato poiché la missione in Tibet era stata loro affidata da Propaganda Fide nel 1703, Michelangelo Tamburini, Superiore Generale della Compagnia di Gesù ordinò a Desideri nel 1719, di tornare in India. Il missionario protestò perché non voleva lasciare le persone che avevano riposto in lui la loro fiducia. Una decisione della Santa Sede fece chiarezza e Desideri, deluso ma obbediente, si ritirò ad Agra (India) nel 1721.

Tibetologia a Roma
Dopo pochi anni trascorsi a Delhi e Pondicherry, Desideri fu mandato a Roma nel 1727 per promuovere la causa di beatificazione di Giovanni de Britto. Egli portò con se anche tutti gli appunti che aveva scritto in Tibet, sulle genti di diverse etnie, culture e religioni. Fino alla fine della sua vita (1733) si dedicò alla pubblicazione del suo Notizie Istoriche del Tibet. Occupandosi di tutti gli aspetti della vita: la geografia ed il clima del paese, la gente, tribù per tribù, l’amministrazione della giustizia, il cibo, le abitudini, etc. Benché i suoi lavori non siano perfetti, egli ha descritto tutto con grande obiettività e rispetto. Grazie a lui l'Europa ha scoperto la terra dei Lama. Desideri è considerato il primo Tibetologo; nel 1916 lo svedese Sven Hedin gli rese omaggio:
« .. gli antichi visitatori del Tibet, Desideri si distingue come il più importante ed intelligente.» ((Southern Tibet, Stockholm, 1917, p. 278))
Opere Tibetane di Ippolito Desideri S. J. (4 vol.), a cura di Giuseppe Toscano S.X, Roma, ISMEO, 1981, 1982, 1984, 1989.
Lettere, "Notizie Istoriche del Tibet e Memorie de' Viaggi e Missione ivi Fatta"[La Relazione], ed altre scritture in italiano: PETECH, L., I Missionari italiani nel Tibet e nel Nepal,vol. 4-7, Roma, 1954-57.

* 1856 - Pëtr Jakovlevič Čaadaev (Mosca, 27 maggio 1794 – Mosca, 14 aprile 1856) è stato un filosofo russo.
Rimasto orfano prematuramente, poté ugualmente condurre buoni studi fino a iscriversi all'Università di Mosca, che lasciò per arruolarsi nella guerra contro Napoleone. Alla conclusione delle campagne militari rimase in Francia, intendendo in un primo momento continuare la carriera militare, ma abbandonò l'esercito nel 1821 e tornò a Mosca, proseguendo gli studi. Nel 1823 intraprese un lungo viaggio all'estero, durante il quale conobbe anche Schelling, facendo ritorno a Mosca nel 1826.
Già molto noto negli ambienti intellettuali della capitale, pubblicò in francese, a partire dal 1836, le sue Lettere filosofiche nella rivista moscovita Teleskop (Telescopio), nelle quali manifestò un profondo pessimismo a riguardo dei destini della Russia. Fatto dichiarare malato di mente dal governo dispotico dello zar Nicola I, nel 1837 invano affidò alla sua Apologia di un pazzo la propria difesa. Morì in solitudine nel 1856.

Il pensiero
Čaadaev concepisce la storia una diretta manifestazione della ragione divina, nella quale le azioni dei singoli uomini confluiscono nell'unità dello sviluppo dello spirito. Questo «processo di costante educazione dell'umanità» ha come meta l'instaurazione del regno di Dio sulla terra. Sviluppando concezioni dei pensatori della reazione cattolica come Bonald e Joseph de Maistre, secondo Čaadaev
il Cristianesimo è una forza progressiva ed è necessario che il mondo sia unificato sotto il suo segno, superando la frattura prodotta dalla Riforma protestante.
Egli ritiene che la Russia storicamente non faccia propriamente parte né dell'Occidente né dell'Oriente e tale posizione, se per un verso ha danneggiato culturalmente il paese, per un altro lo ha posto come arbitro del processo spirituale del mondo, nel quale in futuro potrà immettere nuove forze in grado di portare l'umanità verso un più decisivo progresso.

▪ 1930 - Vladimir Vladimirovič Majakovskij (Bagdadi, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930) fu un poeta e drammaturgo russo, dal 1919 sovietico, che per oltre un decennio fu il cantore della rivoluzione d'Ottobre e della nascente società sovietica.
«Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada»

Majakovskij e' stato considerato per antonomasia il poeta della Rivoluzione: tra le tantissime voci poetiche che la Russia seppe regalare alla cultura mondiale nei primi decenni del nostro secolo, quella di Majakovskij e' stata spesso vista come la piu' allineata, la piu' rispondente ai dettami del regime sovietico. Eppure Majakovskij decise di interrompere violentemente la sua esistenza, con un colpo di pistola al cuore, il 14 aprile del 1930. Per amore, si disse, a causa della passione non ricambiata per la giovane attrice Lilja Brik. La sua morte, avvenuta per supposto suicidio, è ancora un capitolo ambiguo della storia sovietica: alcuni storici hanno messo infatti in dubbio la versione dell'autoeliminazione e hanno indicato la probabilità che Majakovskij sia stato "suicidato" da sgherri del regime. E' difficile credere che il tono dimesso di queste parole, le ultime che Majakovskij vergò nel 1930 prima del suicidio, a soli trentasette anni, appartenga alla stessa persona che aveva spavaldamente dichiarato:
"Vogliamo che la parola esploda nel discorso come una mina e urli come il dolore di una ferita e sghignazzi come un urrà di vittoria".
Con la sua morte si chiude l'utopia civile di "una generazione che ha dissipato i suoi poeti".
Nella sua lettera di commiato scrive:
«A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non e' una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia e' Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol'dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio.[...] Come si dice, l'incidente e' chiuso. La barca dell'amore si e' spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici»

▪ 1950 - Ramana Maharshi (30 dicembre 1879 – 14 aprile 1950) è stato un mistico indiano ed un maestro dell'Advaita Vedānta del XX secolo. È uno dei saggi più celebrati in India.
Dall'età di 17 anni visse la sua vita ai piedi del monte Arunachalla (nelle vicinanze della città di Tiruvannamalai), uno dei più sacri dell'India. Con il tempo numerosi ricercatori spirituali divennero suoi devoti e ricevettero i suoi insegnamenti, secondo cui l'essenza dell'essere umano è conoscenza senza limiti, beatitudine e completa libertà. Restó sul luogo fino alla sua morte nel 1950.

▪ 1964
- Tatjana Aleksejevna Afanasjeva, Russa (Kiev, 19 novembre 1876 – Leida, 14 aprile 1964), è stata una matematica russa - olandese, ha contribuito nei seguenti settori: Meccanica statistica, Termodinamica, Entropia, Calcolo delle probabilità e Didattica della matematica.

- Rachel Louise Carson (Springdale, 27 maggio 1907 – Silver Spring, 14 aprile 1964) è stata una biologa e zoologastatunitense.

È autrice di molti libri tra cui Silent Spring (Primavera silenziosa) che ebbe un enorme successo negli Stati Uniti d'America e lanciò il movimento ambientalista. "Primavera silenziosa" ebbe un grande effetto negli Stati Uniti incitando un cambiamento nella politica nazionale sui pesticidi.
«Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell'universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo.» (Rachel Carson)
Rachel Carson nacque nel 1907 in una piccola famiglia di campagna che viveva vicino a Springdale, Pennsylvania. Da bambina ebbe molto tempo per imparare molto sui campi e i boschi grazie a sua madre.

Gli inizi della carriera e le prime pubblicazioni
Al Dipartimento Statunitense per la Pesca, la Carson lavorò in svariati campi, dai libri di cucina alle pubblicazioni scientifiche e divenne famosa per la sua insistenza a scrivere articoli ad alti livelli. Agli inizi della carriera il capo del Dipartimento di Ricerca Scientifica, che era stato determinante nel trovarle la sua prima posizione professionale, rifiutò uno dei suoi scritti per la radio perché erano "troppo letterari". Suggerì di sottoporlo al Monthly Atlantic, un mensile statunitense di scienza. Con grande stupore della Carson, l'articolo venne accettato e pubblicato come Undersea nel 1937.
Le sue responsabilità nei confronti della famiglia aumentarono l'anno in cui sua sorella maggiore morì all'età di 40 anni e la Carson dovette prendersi a carico i suoi due nipoti.
La casa editrice Simon & Schuster, impressionata da Undersea, contatta la Carson e le suggerisce di ampliarlo per farne un libro. Dopo molti anni di lavoro serale produsse Under the Sea-Wind (1941) che ricevette eccellenti recensioni ma fu un flop da punto di vista commerciale. Ebbe la sfortuna di venir pubblicato solo un mese prima che l'attacco a Pearl Harbor portò gli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale.
La Carson fece carriera nel Dipartimento (da allora venne trasformato nel Servizio Pesca e Natura), diventando editore capo delle pubblicazioni nel 1949. Per un certo tempo lavorò su del materiale per la preparazione del suo secondo libro; venne rifiutato da quindici diverse riviste prima che The Katie lo suddivise in numeri diversi per A profile of the Sea nel 1951. Altre parti comparvero presto nella rivista Nature, e la Oxford University Press lo pubblicò in forma di libro col titolo The Sea Around Us. Rimase nella lista dei bestseller del New York Times per 86 settimane, venne pubblicata una versione ridotta nel Reader's Digest, vinse nel 1952 il National Book Award e la Carson venne premiata con due dottorati onorari. Venne inoltre prodotto un film documentario che durava 61 minuti e che vinse un Premio Oscar.
Con il successo venne anche la sicurezza finanziaria e la Carson poté lasciare il lavoro nel 1952 per concentrarsi sulla scrittura a tempo pieno. Completò il terzo volume della sua trilogia sul mare, The Edge of the Sea, nel 1955. Tra il 1956 e il 1957, la Carson lavorò per diversi progetti e scrisse molti articoli per riviste popolari.
Una terza tragedia familiare la colpì quando una delle sue nipoti che aveva a carico morì negli anni 40 all'età di 36 anni, lasciando un figlio di 5 anni. La Carson prese la responsabilità di far crescere il bambino continuando a prendersi cura della madre, che all'epoca era novantenne. Adottò il bambino e comprò una proprietà rurale nel Maryland per avere maggiore spazio. Questa condizione ambientale fu un fattore fondamentale per la sua scelta di un nuovo argomento di ricerca.

Primavera Silenziosa e la messa al bando del DDT
Dalla metà degli anni 40 la Carson cominciò ad essere preoccupata per l'uso dei nuovi pesticidi inventati di recente, in particolare il DDT. "Più cose imparo sull'uso dei pesticidi, più divento preoccupata" scrisse più tardi, spiegando la sua decisione per cominciare a fare ricerche per quello che divenne il suo lavoro più famoso, Primavera Silenziosa. "Quello che ho scoperto era che tutto ciò che era importante per me come naturalista veniva maltrattato, e che non c'era nient'altro di più importante che io potessi fare".
Primavera Silenziosa si focalizza sull'ambiente e sui pesticidi in particolare. È conosciuto come la crociata della Carson e lei lavorò su questo libro fino alla morte. La Carson esplorò le connessioni ambientali: nonostante un pesticida sia finalizzato all'eliminazione di un organismo, i suoi effetti si risentono attraverso la catena alimentare, e ciò che era inteso per avvelenare un insetto finisce per avvelenare animali e uomini.
L'impegno di scrivere il libro richiese quattro anni e cominciò con una lettera che la Carson ricevette da una amica. Veniva da parte di Olga Owens Huckins, dal New Englander, che possedeva una santuario per uccelli. Secondo la lettera, il santuario era stato spruzzato senza pietà dal governo. La lettera chiedeva alla Carson di usare la sua influenza con le autorità governative per avviare un'investigazione sull'uso dei pesticidi. La Carson decise che avrebbe avuto molto più effetto parlare del problema in una rivista; gli editori non erano, però, interessati, per cui alla fine il progetto prese forma di un libro.
Ora, come autrice rinomata, poteva permettersi di chiedere (e ricevere) l'aiuto di importanti biologi, chimici, patologi e entomologi. Usò Primavera Silenziosa per creare un'associazione mentale nella gente tra la mortalità dell'ambiente naturale e l'uso spropositato di pesticidi come dieldrin, toxaphene e heptachlor. Le sue preoccupazioni riguardo le pratiche riguardanti l'introduzione di un'enorme varietà di prodotti industriali e rifiuti negli ambienti terrestri e acquatici, nonché umani, con poco interesse alla possibile tossicità conseguente scosse l'opinione pubblica tanto quanto il mondo scientifico; "Stiamo sottoponendo intere popolazioni all'esposizione di sostanze chimiche che sono state dichiarate estremamente velenosi e in molti casi con effetti cumulativi. Queste esposizioni cominciano alla nascita, se non addirittura prima, e - a meno che le cose non cambino - continuerà per tutta la vita delle persone."
Ancora prima della pubblicazione di Primavera silenziosa nel 1962, vi fu una strenua opposizione. Il Time riferisce nel 1999:
"La Carson venne assalita violentemente da minacce di cause e derisione, inclusa l'insinuazione che questa scienziata così meticolosa fosse una "donna isterica" non qualificata a scrivere un libro di tale portata. Un imponente contrattacco venne organizzato e guidato dalla Monsanto, Velsicol, American Cyanamid - come da tutta l'industria chimica - puntualmente supportata dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti come pure dai più cauti nel mondo dei mass media."
Scienziati dell'American Cyanamid come Robert White-Stevens (che scrisse: "Se l'uomo dovesse seguire gli insegnamenti di Miss Carson, si tornerebbe al Medioevo e gli insetti e le malattie erediterebbero ancora una volta la terra"), compagnie chimiche e altri critici attaccarono i dati e le interpretazioni presenti nel libro. Altri andarono ancora più a fondo attaccando le credenziali scientifiche della Carson perché la sua specializzazione era la biologia marina e la zoologia, non la biochimica.
Alcuni la definirono addirittura una semplice birdwatcher con troppo tempo libero che conoscenza scientifica, definendola non professionale. Una parte dei suoi oppositori la accusò addirittura di essere comunista. Inoltre, molti critici affermarono ripetutamente che lei stesse richiedendo l'eliminazione di tutti i pesticidi, nonostante il fatto che la Carson avesse messo in chiaro che non stava sostenendo la messa al bando o il completo ritiro dei pesticidi utili, ma ne stava invece incoraggiando un uso responsabile e amministrato con cautela con la consapevolezza dell'impatto delle sostanze chimiche sull'intero ecosistema. Infatti, conclude la sua sezione sul DDT in Primavera Silenziosa non invocando una totale proibizione ma con Un consiglio pratico dovrebbe essere "Spruzza il meno che ti sia possibile" piuttosto che "Spruzza al limite delle tue capacità".
Houghton Mifflin venne spinto a stroncare il libro, ma non cedette. Primavera Silenziosa fu recensito positivamente da molte persone esterne al mondo dell'agricoltura e della chimica e divenne velocemente un best seller sia negli Stati Uniti che oltreoceano. Ancora una volta la rivista Time affermò che, prima di un anno circa dalla pubblicazione, "la maggior parte degli oppositori della Carson stanno velocemente tornando sulle loro posizioni. Nella loro infima campagna per portare la loro protesta ai livelli di una questione di pubbliche relazione, gli interessi delle aziende chimiche hanno solo aumentato la consapevolezza dell'opinione pubblica.".
L'uso dei pesticidi divenne una questione pubblica, soprattutto dopo un'apparizione televisiva della Carson nell'aprile 1963 in un dibattito con un portavoce di un'azienda chimica. In quello stesso anno venne eletta all'Accademia Americana delle Arti e delle Scienze e ricevette molti altri premi e onorificenze, inclusa le medaglie Audubon e Cullen della American Geographical Society.
La Carson ricevette centinaia di inviti a tenere discorsi ma non fu in grado di accettarne la maggior parte. La sua salute era cominciata a declinare da quando le era stato diagnosticato un cancro al seno quando era a metà della scrittura di Primavera Silenziosa. In una delle sue ultime apparizioni in pubblico, la Carson testimoniò di fronte alla Commissione Consultiva Scientifica del Presidente Kennedy, che aveva pubblicato una relazione nel 15 maggio 1963 nella quale appoggiava largamente le sue tesi scientifiche.
Non visse abbastanza a lungo però per vedere la messa al bando del DDT negli USA. Morì il 14 aprile 1964 all'età di 56 anni.
Nel 1980 venne premiata con la Medaglia Presidenziale della Libertà, il più alto grado di onore civile negli USA[6].

L'influenza della Carson
Primavera Silenziosa rimane un testo fondamentale per il movimento ambientalista contemporaneo in Occidente ed è ancora considerato un'importante opera letteraria.
Il Dipartimento di Protezione Ambientale e di Conservazione delle Risorse Naturali del Commonwealth ha sede a Harrisburg inPennsylvania ed è dedicato a Rachel Carson.
Il 22 aprile 2006, per la celebrazione del Earth Day, il "Ninth Street Bridge" di Pittsburgh è stato rinominato "Rachel Carson Bridge"[7].
Tra il 1964 e il 1990, circa 260 ettari vicino Brookeville in Maryland furono acquistati e trasformati nel "Rachel Carson Conservation Park". Il fiume Hawling scorre attraverso questo parco e ci sono sentieri per passeggiate a piedi o a cavallo che passano tra i pascoli e i boschi. È amministrato dalla "Maryland-National Capital Park and Planning Commision".
Vi sono almeno quattro scuole pubbliche che le sono state dedicate. Rachel Carson Elementary School a Gaithersburg, Maryland, la Rachel Carson Elementary School a San Jose, California e la Rachel Carson Middle School a Herndon, Virginia.
Il premio "Rachel Carson" venne istituito a Stavanger, Norvegia nel 1991 e viene dato a donne che hanno contribuito nel campo della protezione ambientale.
Nel 2007 si è festeggiato il centenario della nascita di Rachel Carson. L'associazione Rachel Carson Homestead Association ha organizzato quattro eventi durante l'anno, incluso il 27 maggio, data di nascita della Carson.
A Sense of Wonder, un monologo basato sulla vita e le opere di Rachel Carson -- scritto e eseguito sul palco e sugli schermi dall'attrice Kaiulani Lee -- ha girato gli USA, il Canada, l'Inghilterra e l'Italia fin dal 1995. L'opera, composta da due atti, è ambientata nella casa estiva nel Maine della Carson e nella sua abitazione a Silver Spring dopo la pubblicazione di Primavera Silenziosa. Lo spettacolo è stato eseguito a conferenze regionali e nazionali e in più di cento università.

▪ 1973 - Károly Kerényi (Timisoara, 19 gennaio 1897 – Zurigo, 14 aprile 1973) è stato un filologo e storico delle religioni ungherese.
Nato in Ungheria a Temesvár, l'odierna città romena di Timisoara, è considerato uno dei massimi eruditi e filologi del Novecento. Studiò il mito come modalità di conoscenza, anche tramite il confronto con le teorie di Carl Gustav Jung. La costruzione di una "scienza del mito" è il filo conduttore delle sue opere principali: Miti e misteri (1979), Nel labirinto (1983), Figlie del sole (1991), Dioniso (1998)
Un posto centrale nella sua opera è occupato dai suoi saggi dedicati agli archetipi della mitologia greca.

▪ 1980 - Gianni Rodari (Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980) è stato uno scrittore e pedagogista italiano, specializzato in scrittura per ragazzi, assai famoso, e tradotto in quasi tutte le lingue del mondo.
«In principio la terra era tutta sbagliata...»(Gianni Rodari, Storia Universale)

Gianni Rodari nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul Lago d'Orta e crebbe a Gavirate in provincia di Varese, dove si trasferì a nove anni con la madre e il fratello Cesare dopo la morte del padre, fornaio anticlericale. Nel 1931 la madre lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso in provincia di Milano, ma comprese ben presto che non era la strada giusta per il figlio e nel 1934 lo iscrisse alle magistrali. Nel 1937 Rodari si diplomò e nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lingue dell'Università Cattolica di Milano, abbandonando però i corsi dopo pochi esami. Insegnò a Brusimpiano, Ranco e Cardana di Besozzo.
Durante la seconda guerra mondiale venne esonerato dal servizio militare a causa della salute cagionevole. Traumatizzato dalla perdita dei suoi due migliori amici e dall'internamento del fratello presso un campo di concentramento nazista, in reazione alla chiamata militare, prese contatti con la Resistenza Lombarda e col Partito Comunista Italiano a cui si iscrisse il 1° maggio 1944.
Dopo la Liberazione del 25 aprile 1945 iniziò la carriera giornalistica in Lombardia, dirigendo "L'Ordine Nuovo", periodico della Federazione Comunista di Varese. Nel 1947 approdò a "l'Unità" di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica "La domenica dei piccoli".
Nel 1950 lasciò Milano per Roma, dove fondò e diresse, con Dina Rinaldi, il giornale per ragazzi Pioniere (settimanale dell'API, Associazione Pionieri d'Italia), con cui collaborò per una decina d'anni, fino alla cessazione della pubblicazione stessa. In piena guerra fredda, nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro pedagogico "Il manuale del Pioniere", venne "scomunicato" dal Vaticano, che lo definì "ex-seminarista cristiano diventato diabolico". Per tale motivo le parrocchie bruciavano nei cortili il "Pioniere" e i libri di Gianni Rodari[2].
Il 25 aprile 1953 sposò Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare e il 13 dicembre dello stesso anno fondò "Avanguardia", giornale nazionale della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana.
Dal 1954, per una quindicina di anni, collaborò anche a numerose pubblicazioni: scrisse articoli su quotidiani e periodici; curò libri e rubriche per ragazzi. Alla fine del 1958 entrò a "Paese Sera" come inviato speciale e nello stesso periodo iniziò a collaborare con RAI e BBC, come autore del programma televisivo per l'infanzia "Giocagiò".
Nel 1970 vinse l'Hans Christian Andersen Award.
Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: "La Grammatica della Fantasia; introduzione all'arte di inventare storie", saggio indirizzato a insegnanti, genitori e animatori.
Gianni Rodari, con il celebre pseudonimo di "Benelux", su "Paese Sera" teneva una rubrica-corsivo quotidiana molto seguita. Si recò più volte in Unione Sovietica, dove i suoi libri erano diffusi in tutte le scuole delle repubbliche.
Fino all'inizio del 1980 continuò le sue collaborazioni giornalistiche e partecipò a molte conferenze e incontri nelle scuole italiane, con insegnanti, genitori, alunni, gruppi teatrali per ragazzi. Suoi testi pacifisti sono stati musicati da Sergio Endrigo e da altri cantautori italiani.
Il 10 aprile 1980 si fece ricoverare in clinica a Roma, per operarsi a una gamba; morì quattro giorni dopo per collasso cardiaco. Aveva 59 anni. Le sue spoglie sono sepolte nel Cimitero del Verano, tomba n° 60, reparto 131 (nuovo ampliamento).
Gianni Rodari, scrittore e giornalista famoso per la sua fantasia e originalità, attraverso racconti, filastrocche e poesie, divenute in molti casi classici per ragazzi, ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per l'infanzia. Tra le sue opere maggiori si ricordano Filastrocche in cielo e in terra, Il libro degli errori, Favole al telefono, Il gioco dei quattro cantoni, C'era due volte il barone Lamberto. Dal suo libro La freccia azzurra è stato tratto un omonimo film d'animazione nel 1996. Nello stesso periodo in URSS uscì anche un cartone animato su "Cipollino", recentemente tradotto e diffuso in Italia per il mercato home video.

▪ 1986 - Simone-Lucie-Ernestine-Marie Bertrand de Beauvoir o più semplicemente Simone de Beauvoir (Parigi, 9 gennaio 1908 – Parigi, 14 aprile 1986) è stata un'insegnante, scrittrice, filosofa, romanziera e femminista francese.
Il pensiero di Simone de Beauvoir si forma in comunione con quello di Sartre e con il suo esistenzialismo: i due scrittori sono soliti discutere le loro idee così come i loro scritti, e tengono in massima considerazione la reciproca critica. Le opere della scrittrice sono densamente intessute di considerazioni filosofiche ed esistenzialiste comunque personali, rivolte in modo particolare ad approfondire il tema del ruolo e della condizione della donna nella società moderna. Nella sua attività intellettuale hanno ovviamente avuto una notevole rilevanza le sue origini alto-borghesi e la presa di una qualche distanza "politica" da queste in anni successivi, così come l'abbraccio di un certo tipo di socialismo e d'attivismo politico di concerto con Sartre (pur condividendo molti dei principi del comunismo i due non vi aderiranno mai completamente per varie ragioni, alcune delle quali si possono evincere ad esempio dalla lettura del romanzo "I mandarini"). Il suo ateismo è ben reso da espressioni come: "Dio è diventato un'idea astratta, che una sera io ho cancellato" (cit. da "Memorie d' una ragazza perbene"). Per lei ateismo non è disimpegno dalla morale, ma la fondazione di una nuova etica atea non meno impegnativa e innovativa della coscienza e del costume.

▪ 1988 - Camilla Ravera (Acqui Terme, 18 giugno 1889 – Roma, 14 aprile 1988) è stata una politica italiana, senatrice a vita.

Figlia di un funzionario del ministero delle finanze, sette fratelli, maestra a Torino, si iscrive al PSI nel 1918. Tra il 1919 e il 1920 entra a far parte della redazione della rivista L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci.
Nel 1921 è tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia. Incaricata dell'organizzazione femminile, diede vita al periodico La Compagna. Dopo le leggi speciali fasciste del 1926 e l'arresto di Gramsci è alla testa dell'organizzazione clandestina; delegata a vari congressi del Comintern, conosce Lenin e Stalin.
È arrestata nel 1930 e condannata a 15 anni di carcere. Ne sconta 5 in cella, gli altri al confino di Ponza e diVentotene.
Nel 1939 prende posizione contro il patto nazi-sovietico e viene espulsa dal PCdI assieme a Umberto Terracini. Viene riammessa nel partito nel 1945 e fu eletta al consiglio comunale di Torino nel 1946.
Dirigente dell'Unione Donne Italiane, rappresentò il Partito Comunista Italiano in due legislature (1948-1958).
Ritiratasi a vita privata, nel 1982 è nominata da Sandro Pertini senatrice a vita: è la prima donna a ricevere questa nomina, seguita unicamente da Rita Levi-Montalcini.

▪ 1991 - Randolfo Pacciardi (Giuncarico, 1º gennaio 1899 – Roma, 14 aprile 1991) è stato un politico e antifascistaitaliano, esponente del Partito Repubblicano Italiano.

▪ 2004 - Fabrizio Quattrocchi (Genova, 9 maggio 1968 – Iraq, 14 aprile 2004) è stato un componente italiano di una compagnia militare privata, rapito in Iraq e ucciso durante la prigionia da miliziani del gruppo autoproclamatosi "Falangi Verdi di Maometto", insignito nel marzo 2006 della medaglia d'oro al valor civile alla memoria [1].

L'entrata nell'Ibsa
Genovese, Quattrocchi fu impegnato fino al 2000 nell'attività di famiglia, una panetteria di via San Martino, nei pressi dell'omonimo ospedale, insieme ai genitori, ad un fratello e ad una sorella. Dopo la morte del capofamiglia tale attività cessò, con la vendita dell'esercizio.
Venuta meno la principale fonte di sostentamento Fabrizio Quattrocchi, appassionato di arti marziali, e praticante il Tae Kwon Do prese a seguire corsi di addestramento per prepararsi al lavoro di guardia del corpo e addetto alla sicurezza nei locali notturni, secondo quanto in seguito dichiarato dal fratello e dalla fidanzata.
Per un periodo seguì corsi di addestramento e lavorò per l'Ibsa, società di sicurezza e formazione di guardie del corpo, ora liquidata, della quale erano titolari Roberto Gobbi e Spartaco Bertoletti, che fu rappresentante in Italia di un'analoga società internazionale, di nome IBSSA (simile a quello della società genovese), con sede a Budapest e centro operativo in Israele.
Secondo Gobbi, Fabrizio Quattrocchi si sarebbe recato in Iraq in seguito dell'accettazione (ottobre 2003) del suo curriculum da parte di un non meglio individuato "mercenario genovese" impegnato nel reclutamento per l'Iraq per istruire personale locale alle tecniche di sicurezza e proteggere manager, magistrati, strutture d'interesse strategico, quali gli oleodotti. La partenza per il paese in guerra era avvenuta nel novembre del 2003, per un compenso mensile – sempre secondo quanto dichiarato dal Gobbi alla stampa – variabile (a seconda delle condizioni di rischio) tra i seimila ed i novemila dollari.

L'attività svolta in Iraq
L'unica testimonianza giornalistica nota e diretta sull'attività svolta in Iraq da Fabrizio Quattrocchi è offerta dal periodico di approfondimento televisivo della RTSI, (Radio Televisione della Svizzera Italiana) "Falò" che, nel programma andato in onda il 14 maggio 2004, ha presentato un ampio servizio (circa 39 minuti) in esclusiva dedicato alle guardie di sicurezza private operanti in Iraq.
L'inchiesta giornalistica – curata in origine dalla Televisione Svizzera francese e mai ritrasmessa in Italia, benché diffusa in italiano dalla RTSI e contenente le uniche immagini disponibili di Fabrizio Quattrocchi libero in Iraq– è stata realizzata direttamente nel paese arabo, e si chiude con un'ampia sezione (circa otto minuti) dedicata alla Presidium Corporation, la compagnia di sicurezza italiana presso la quale operava Quattrocchi.
Le immagini, girate qualche tempo prima del rapimento di Quattrocchi, sono state riprese nella zona di Baghdad a bordo o nei pressi di un fuoristrada Galloper bianco impiegato dalla Presidium.
Il capo squadra, Paolo Simeone, ivi appare accompagnato da una persona identificata come Luigi e dallo stesso Quattrocchi, che compare armato in diverse inquadrature mentre sorveglia la scena dell'intervista realizzata dalla televisione svizzera e poi mentre i tre si esercitano, in una zona extraurbana, al tiro con il fucile.
Paolo Simeone – intervistato – assicura che la Presidium, a differenza di altre compagnie di sicurezza private, operanti all'epoca in Iraq, non si occupa né dell'addestramento delle Forze Armate irachene né opera in azioni di combattimento a fianco degli statunitensi, limitandosi a svolgere missioni dedicate alla protezione di persone e di infrastrutture commissionate da clienti statunitensi.
Simeone, 32 anni all'epoca dell'intervista, sostiene di aver operato in Somalia come effettivo della Legione Straniera e in seguito, in Kosovo, in Angola e in Afghanistan.
Alla domanda del giornalista «Si considera un mercenario?», Simeone risponde: «Mercenario mi sembra un po' una parolaccia, ma, dato che mettiamo a rischio la nostra vita per proteggere persone e infrastrutture come professione, percependo quindi un regolare stipendio, possiamo essere definiti come tali». E ancora: «Mettere la nostra vita in pericolo è presupposto fondamentale della nostra professione».
Fabrizio Quattrocchi, che durante le riprese ha accompagnato con Simeone e Luigi i giornalisti svizzeri, viene definito nel servizio come il più discreto tra gli interlocutori da essi incontrati durante la loro inchiesta in Iraq.
Nelle immagini disponibili Quattrocchi appare con un giubbotto antiproiettile indossato su una maglietta dello stesso colore di quella visibile nelle immagini diffuse dai suoi rapitori prima del suo assassinio. [2]

Il rapimento
Quattrocchi fu preso in ostaggio insieme ai colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio da militanti iracheni non identificati.
La situazione dell'Iraq in quel periodo era molto difficile: il paese arabo, occupato militarmente già da un anno a seguito dell'invasione condotta dagli Stati Uniti era tutt'altro che pacificato. Pur non partecipando alle prime fasi del conflitto che aveva condotto in breve tempo (1º maggio 2003) al dissolversi dell'esercito iracheno e alla caduta di Saddam Hussein, l'Italia aveva accettato di far parte della "coalizione dei volonterosi" guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna e, a seguito delle risoluzioni ONU 1483 [3], 1500 [4] e 1511 [5] del 22 maggio 2003, era presente in Iraq dal 15 luglio dello stesso anno con oltre 3.000 militari in un'operazione di peacekeeping denominata Antica Babilonia.
A seguito dell'invasione erano giunte in Iraq anche decine di migliaia di guardie, assunte da numerose compagnie private (contractors), sia statunitensi che di altri Paesi, per affiancare gli eserciti regolari nelle operazioni di controllo del territorio e per la protezione del personale e delle installazioni civili e militari. Gli Stati Uniti, la forza capofila della coalizione, avevano fornito alle guardie le apposite credenziali e le avevano dotate delle armi, nel quadro di una vasta operazione di outsourcing (esternalizzazione) delle proprie attività sul territorio iracheno.
Le quattro guardie italiane quindi, benché assunte da una "compagnia di sicurezza" fondata da italiani (la Presidium Corporation), stavano operando al servizio dell'esercito statunitense in Iraq, eludendo così – in ragione del loro status – gli obblighi legali stabiliti dalle convenzioni internazionali, cui sono invece legati per definizione i militari impegnati dalla potenza occupante. Per questo stato di cose, la situazione dei rapiti fu da subito ritenuta delicata e pericolosa.
Il reclutatore dei quattro rapiti, Giampiero Spinelli, socio della Presidium corporation, individuato come responsabile del loro invio in Iraq, è stato indagato dalla magistratura italiana ai sensi dell'art. 288 del c.p..
I rapitori lanciarono all'Italia un ultimatum: chiesero al Governo il ritiro delle truppe dall'Iraq, e le scuse per alcune frasi che avrebbero offeso l'Islam. L'ultimatum fu rifiutato.
Cupertino, Agliana e Stefio furono liberati l'8 giugno 2004, dopo 58 giorni di prigionia.
Il video dell'uccisione
«Quando gli assassini gli stavano puntando la pistola contro, questo ragazzo ha cercato di togliersi il cappuccio e ha gridato: adesso vi faccio vedere come muore un italiano. E lo hanno ucciso. È morto così: da coraggioso, da eroe» (Franco Frattini, 15 aprile 2004)
Non sono tuttora completamente chiari i motivi per cui i rapitori decisero di uccidere Fabrizio Quattrocchi, lasciando in vita i suoi colleghi, ma si conoscono i suoi ultimi momenti di vita, registrati su video. Nel giugno del 2004 il quotidiano londinese Sunday Times pubblicò un'intervista a un iracheno, il cui nome di battaglia è Abu Yussuf, dichiaratosi membro del gruppo di rapitori dei quattro italiani. Yussuf dichiarò di aver girato personalmente il video dell'uccisione dell'italiano.
Secondo Yussuf, Quattrocchi, ormai consapevole del suo destino, avrebbe chiesto perché intendevano ucciderlo. «Per chiedere al governo italiano di ritirare le truppe», sarebbe stata la risposta. L'italiano avrebbe replicato: «È inutile, il mio governo non tratterà mai con voi per salvare le nostre vite». I rapitori allora lo costrinsero a inginocchiarsi in una fossa, bendato e con le mani legate.
Il racconto di Yussuf prosegue: «Quattrocchi mi disse: "Tu che parli italiano concedimi un desiderio, toglimi la benda e fammi morire come un italiano"» – Maurizio Agliana, collega di prigionia di Quattrocchi, confermò in seguito l'effettiva presenza tra i rapitori di almeno una persona in grado di capire e parlare un minimo di italiano [6] – «Voleva guardarci negli occhi mentre gli sparavamo». Ma mentre reiterava la richiesta di togliere la benda, l'ostaggio fu colpito mortalmente alla testa. Secondo Yussuf «Quattrocchi fu ucciso con la sua pistola, ma con una pallottola irachena». Successivamente, un video dell'uccisione fu spedito alla tv del Qatar Al-Jazira, che si è sempre rifiutata di mandarlo in onda sostenendo che fosse «troppo macabro», nonostante la stessa emittente avesse già trasmesso ripetutamente scene di vittime di guerra e filmati di esecuzioni.
Stando alla versione di Yussuf, per liberare gli altri tre ostaggi furono pagati 4 milioni di dollari. La versione ufficiale della liberazione di Cupertino, Agliana e Stefio parla invece di un blitz incruento da parte delle truppe americane.
Secondo un'altra versione, diffusa in Italia anche da esponenti del governo allora in carica e della maggioranza che lo sosteneva, la vittima domandò di potersi liberare del panno che ne avvolgeva il capo e disse «Adesso vi faccio vedere come muore un italiano».
Solo nel gennaio 2006 il TG1 della RAI ricevette un filmato relativo all'uccisione di Quattrocchi e lo trasmise parzialmente, interrompendone la riproduzione un attimo prima del momento degli spari «per rispetto della sensibilità della famiglia e dei telespettatori». Nel suo blog [7] il giornalista del TG1 Pino Scaccia ne riferisce il contenuto completo: «Fabrizio Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma: "Posso toglierla?" riferito alla kefiah. Qualcuno gli risponde "no". E allora egli tenta di togliersi la benda e pronuncia: "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano". Passano secondi e gli sparano da dietro con la pistola. Tre colpi. Due vanno a segno, nella schiena. Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli tolgono la kefia, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano dentro una fossa già preparata. "È nemico di Dio, è nemico di Allah", concludono in coro i sequestratori.» (Pino Scaccia, 9 gennaio 2006, descrivendo il filmato dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi)
Subito dopo la trasmissione del filmato, l'allora direttore del TG1 Clemente Mimun intervistò in diretta il compagno di prigionia Maurizio Agliana e la sorella di Fabrizio, Graziella Quattrocchi.
Sul video diffuso dal TG1 furono sollevati dubbi anche a seguito della testimonianza di Margherita Boniver, allora sottosegretario di Stato agli Affari esteri, la quale sostenne che il filmato originale pervenuto ad Al Jazira – e da lei visionato nel maggio 2004, durante una visita in Qatar – fosse «diverso» da quello mandato in onda nel 2006. [8]

Ritrovamento dei resti
A seguito di una trattativa condotta anche tramite la Croce Rossa Italiana in Iraq, i resti di Fabrizio Quattrocchi sono stati ritrovati il 21 maggio 2004 nelle vicinanze dell'ospedale gestito a Baghdad dalla CRI da un intermediario con il quale erano entrati in contatto esponenti del consiglio degli Ulema sunniti iracheni.
Prima del trasferimento della salma in in Italia, l'esito di esami sul DNA eseguito dal Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS), in poche ore, su campioni biologici provenienti dalla salma confrontati inviati a Roma tramite plico diplomatico con il bulbo di un capello ritrovato in un casco da motociclista lasciato dalla vittima a Genova avrebbe confermato, già il 23 maggio 2006, che le spoglie fatte rinvenire fossero proprio quelle di Quattrocchi. Il giorno successivo ulteriori test effettuati presso l'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Roma avrebbero fornito analoghi risultati.
Emergevano frattanto particolari macabri: secondo i medici legali il corpo dell'ucciso sarebbe stato quasi certamente abbandonato e attaccato da animali, unica spiegazione plausibile per il fatto che il cadavere fosse del tutto ossificato a soli 40 giorni dalla morte. Tale tesi era inoltre supportata dalla mancanza di gran parte del cranio, delle braccia e delle costole e dalle profonde lacerazioni a carico degli indumenti indossati dalla vittima. A gettare un'ombra sulla versione ufficiale –che ha sempre parlato di un singolo colpo alla testa come causa della morte– la notizia, emersa dalle dichiarazioni degli anatomopatologi incaricati, che i colpi sarebbero stati due, uno al torace e l'altro alla testa.
Tuttavia il 25 maggio, poco dopo l'arrivo dei poveri resti dell'ucciso a Roma, la famiglia Quattrocchi bloccava il trasferimento a Genova della bara contenente i resti del loro congiunto; l'avvocato Aurelio Di Rella spiegava che «la famiglia chiede che la salma non venga trasferita a Genova sino a definizione degli accertamenti e non comprende le ragioni della fretta con la quale si sta operando». Dopo ulteriori esami, conclusi il 27 maggio, che confermavano l'identità del cadavere, i funerali si sono svolti, in forma solenne, il 29 maggio nella cattedrale di Genova.

Il conferimento della medaglia d'oro al valor civile alla memoria
La destra italiana, in particolare Alleanza Nazionale, assurse Quattrocchi a simbolo di eroismo per la sua ostentazione di fierezza nazionale, chiedendo il conferimento di una decorazione alla memoria [9][10][11][12][13].
Con decreto del 13 marzo 2006, su proposta del Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi conferì a Fabrizio Quattrocchi la medaglia d'oro al valor civile.

Medaglia d'oro al valor civile
«Vittima di un brutale atto terroristico rivolto contro l'Italia, con eccezionale coraggio ed esemplare amor di Patria, affrontava la barbara esecuzione, tenendo alto il prestigio e l'onore del suo Paese [1]»
— Iraq, 14 aprile 2004

Critiche al conferimento dell'onorificenza
Il conferimento della medaglia, avvenuto durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006, suscitò vive proteste da parte di congiunti dei militari italiani caduti in servizio a Nassiriya, non insigniti di una decorazione di pari prestigio.
Tra questi, Maria Cimino, madre del caporalmaggiore capo scelto Emanuele Ferraro, dell'Esercito Italiano, la quale ha protestato verso il Presidente Ciampi per la disparità di trattamento riservato a Fabrizio Quattrocchi e ai caduti di Nassiriya [14]. Analoga protesta è giunta dal figlio del brigadiere dei Carabinieri Domenico Intravaia, caduto nell'attentato di Nassiriya [15], e da Paola Cohen Gialli, vedova del maresciallo dei Carabinieri Enzo Fregosi, ucciso nell'attentato del 12 novembre 2003 che ha dichiarato:
«A noi non interessa il lato finanziario della vicenda perché non vogliamo la medaglia d'oro per ottenere il vitalizio, ma per avere un riconoscimento perenne a chi è morto mentre serviva il proprio Paese e contribuiva a far rinascere la democrazia in Iraq. Ai nostri carabinieri non è stato dato niente e a Quattrocchi la medaglia d'oro. È un'assurdità» ([16])
I congiunti dei militari caduti a Nassirya hanno percepito come insufficiente ed artificiosa la "Croce d'Onore", loro attribuita, una decorazione istituita per l'occasione. La Croce d'Onore non è neppure presente tra le decorazioni elencate presso il sito del Quirinale dedicato alle Onorificenze italiane, né i cognomi dei caduti di Nassiriya sono inclusi tra i titolari d'onorificenze contenuti nel catalogo online, che raccoglie persino le migliaia di cittadini insigniti del titolo di cavaliere del lavoro.
Solidarietà alla posizione dei familiari dei caduti di Nassiriya fu espressa anche da esponenti politici e da giornalisti, come Giuliana Sgrena, affermando che Quattrocchi non meritava alcuna onorificenza. [17] e da Rosa Villecco, vedova di Nicola Calipari e deputato dei democratici di sinistra, che in un'intervista televisiva a Mario Adinolfi dichiarò che Quattrocchi «[si è] trovato in Iraq per problemi di disoccupazione qui in Italia e non è la stessa cosa di chi era li a servire lo Stato, ecco perché il rammarico dei parenti delle vittime di Nassiriya è comprensibile» e, riguardo alla famosa frase pronunciata in punto di morte, «viene caricata di significati, ma non è lì la dignità di un Paese». Per quanto riguarda il conferimento dell'onorificenza, infine, la sig.ra Villecco affermò che «La destra attualmente ha bisogno di creare eroi, ma è sbagliato servirsi di un ragazzo che era semplicemente andato a cercarsi un lavoro». [18]
Nel merito, si rammenta che le onorificenze al valor Militare e Civile vengono assegnate, secondo la legislazione italiana, quale riconoscimento degli «atti di insigne o eccezionale coraggio». [19]

I reclutatori di Quattrocchi rinviati a giudizio
Il 27 settembre 2007 la procura della Repubblica presso il tribunale di Bari ha richiesto il rinvio a giudizio per Giampiero Spinelli e per Salvatore Stefio –quest'ultimo rapito con Quattrocchi – in quanto ritenuti responsabili di arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero (art. 288 C.P.) nei confronti di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Fabrizio Quattrocchi.
Per lo Spinelli il GIP di Bari aveva deciso, sulla base del medesimo reato, il divieto di espatrio per sei mesi, ma il provvedimento era stato annullato, il 18 ottobre 2007, dal tribunale del Riesame.
Il 17 aprile 2008 il GUP di Bari ha rinviato a giudizio Spinelli e Stefio [20], mantenendo invariato il capo d'accusa. La prima udienza del processo è stata fissata per il 31 luglio 2008, avanti alla Corte d'Assise di Bari.[21]
Memoria [modifica]
▪ La città di Milano ha dedicato una via a Fabrizio Quattrocchi. [22] Analoghe decisioni sono state prese da altri comuni (Roma, Trieste e Firenze [23]), anche se ancora la via non è stata assegnata.
▪ La città di Castellabate ha dedicato una via a Fabrizio Quattrocchi.[24]
▪ Il comune di Brugnato ha deciso di intitolare un ponte a Fabrizio Quattrocchi. [25]
▪ La sorella di Fabrizio Quattrocchi gli ha intitolato un'associazione sportivo-culturale che si propone di promuovere e sviluppare principi di solidarismo alla pratica e alla difesa delle libertà civili, in modo particolare dei bambini.
▪ In memoria di Fabrizio, poco dopo il suo assassinio, l'imprenditore Flavio Briatore assegnò un vitalizio all'anziana madre, ufficialmente stabilito da atto notarile. [26]

Film
▪ Nel 2007 la famiglia di Quattrocchi protestò con la produzione poiché nel film 2061 - Un anno eccezionale, l'attore Diego Abatantuono, prima di essere fucilato assieme ai suoi compagni, pronuncia la battuta: «Fategli vedere come muore un patriota», sottolineata da un fragoroso peto.
L'esplicito riferimento alla celebre frase «Vi faccio vedere come muore un italiano» pronunciata da Fabrizio Quattrocchi prima di morire, pur trattandosi di un film comico-demenziale, fu considerato dalla famiglia Quattrocchi un accostamento inaccettabile e di cattivo gusto. [27]
In merito, il regista e sceneggiatore del film Enrico Vanzina negò di aver mai avuta l'intenzione di parodiare Quattrocchi. [28]

Note
1. ^ a b Motivazione del conferimento della medaglia d'oro a Fabrizio Quattrocchi, 13 marzo 2006, da quirinale.it.
2. ^ La trasmissione è basata su una puntata del primo programma di approfondimento giornalistico della TSR1, televisione della Svizzera Romanda, trasmessa il 13 maggio 2004, dal titolo Guerriers à louer (Guerrieri in affitto), della durata di ca. 59'. La trasmissione è disponibile online e contiene, tra l'altro, anche le immagini e le notizie trasmesse dalla RTSI, inclusa l'intervista a Paolo Simeone e le immagini di Fabrizio Quattrocchi, visibili in apertura e tra i minuti 46'50" e 54'10". Le dichiarazioni di Simeone circa la natura di mercenari della loro attività sono reperibili a partire dal minuto 47'42".
3. ^ (EN) Testo della risoluzione ONU 1483, da un.org
4. ^ (EN) Testo della risoluzione ONU 1500, idem
5. ^ (EN) Testo della risoluzione ONU 1511, idem.
6. ^ Pino Scaccia, Intervista a Maurizio Agliana al TG1 nel gennaio 2006, dal blog di Pino Scaccia
7. ^ Pino Scaccia, La Torre di Babele. «L'ombra degli aguzzini», 9 gennaio 2006, fonte citata
8. ^ «Giallo sul video di Quattrocchi. La Boniver: "Ne ho visto un altro"», da Repubblica, 11 gennaio 2006.
9. ^ Azione Giovani,richiesta di conferimento della Medaglia al valor civile per Fabrizio Quattrocchi.
10. ^ Fabrizio Quattrocchi. un italiano da onorare. L’On Ignazio La Russa ha avviato una raccolta di firme ...
11. ^ Richiesta di conferimento medaglia al valore da parte di AN
12. ^ Solo Alleanza Nazionale ha raccolto le firme per sollecitare Ciampi a questo riconoscimento che sancisce un pubblica onorificenza per questo grande esempio di amore di patria.
13. ^ ADESIONE ALLA PETIZIONE PER LA MEDAGLIA D’ORO A FABRIZIO QUATTROCCHI! ... organizzata da Alleanza Nazionale, per il conferimento della medaglia d’oro...
14. ^ Repubblica.it » politica » Sgrena polemica su medaglia Quattrocchi "Non la meritava, era un mercenario"
15. ^ [1]
16. ^ Fonti: Iltempo.it ANSA.
17. ^ «Sgrena polemica su medaglia Quattrocchi: "Non la meritava, era un mercenario"», da Repubblica, 22 marzo 2006
18. ^ Mario Adinolfi. «Intervista a Rosa Calipari», nessuno TV, 20 marzo 2006, citata su megaChip.info.
19. ^ R.D. 4/11/1932, n. 1423 e l. 2/1/1958, n. 13
20. ^ Nel 2009 Stefio è stato istruttore di un corso SERE (Survival, Evasion, Resistance, Escape) per un gruppo di militari della CRI ( Philip Willan Iraq hostage uses kidnap experience for survival course Italian Defence Industry Review - september 2009 pag. 9 )
21. ^ La Repubblica, Stefio e Spinelli rinviati a giudizio, 18 aprile 2008
22. ^ cfr. Una via e un giardino per ricordare Quattrocchi e i martiri di Nassiriya (Massimiliano Mingola, Il Giorno, 8 maggio 2006) [2])
23. ^ cfr. Veltroni: Una via in onore di Fabrizio Quattrocchi, Corriere della Sera, 11 gennaio 2006 [3]
24. ^ Cfr. Delibera Comunale n. 307 del 28 dicembre 2007, con cui il Comune intitola nella frazione di Ogliastro Marina due strade: una a Fabrizio Quattrocchi e una a Nicola Calipari, [4]
25. ^ cfr. E il ponte unisce tutta Brugnato (Il Giornale, 29 gennaio 2006) [5]
26. ^ Vitalizio elargito da Briatore.
27. ^ Link ad articolo da TGcom del 1º novembre 2007 [6] Famiglia Quattrocchi contro Vanzina
▪ ^ Link ad articolo da TGcom del 1º novembre 2007 [7] Nessuna parodia su Quattrocchi

▪ 2007 - René Rémond (Lons-le-Saunier, 30 settembre 1918 – Parigi, 14 aprile 2007) è stato uno storico e politologo francese.
Egli è stato tra il 1965 ed il 1976 direttore del Centro cattolico degli intellettuali francesi.
Autore di una quarantina di volumi, tra i quali:
• La secolarizzazione. Religione e società nell'Europa contemporanea. Roma, Laterza, 1999. Trad. di Michele Sampaolo.
• Introduzione alla storia contemporanea. Milano, Rizzoli.
• Il nuovo anticristianesimo. Lindau.
È stato anche direttore della Revue historique tra il 1973 ed il 1998
1998: viene eletto membro dell'Académie française, come successore dello storico François Furet (scomparso nel 1997).

▪ 2009 - Paolo Stefano Casalegno (Torino, 27 settembre 1952 – 14 aprile 2009) è stato un logico e filosofo italiano, importante studioso di filosofia analitica e filosofia del linguaggio.
Nato a Torino il 27 settembre 1952, Paolo Casalegno si laureò alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1975, fu allievo di Vittorio Sainati, con una tesi sugli aspetti della logica di Bertrand Russell.
Rimase a Pisa con la qualifica di ricercatore fino al 1988, quando si trasferì definitivamente a Milano, chiamato in statale da Andrea Bonomi, ordinario di filosofia del linguaggio.
Qui iniziò ad approfondire diversi temi all'interno della filosofia analitica, quali il concetto di verità, gli insiemi, l'epistemologia della testimonianza, la teoria dellaricorsività.
Divenne docente associato nel 1998 e nel 2001 vinse la cattedra di filosofia del linguaggio, che mantenne fino alla sua prematura morte nel 2009.
• Alle origini della semantica formale, Cuem, 1991
• Filosofia del linguaggio, un'introduzione, Carocci, 1997
• Teoria degli insiemi, un'introduzione, Carocci 2004 (con Mauro Mariani)

▪ 2009 - Franco Volpi (Vicenza, 4 ottobre 1952 – Vicenza, 14 aprile 2009) è stato un filosofo e storico della filosofia italiano.
Nato il 4 ottobre del 1952 a Vicenza, frequenta il Liceo A. Pigafetta, avendo come maestro Giuseppe Faggin. Diverrà poi acuto storico della filosofia (e filosofo), professore ordinario di "Storia della filosofia" presso l'Università di Padova. Volpi è autore di una vasta bibliografia. Nel 2000 ha pubblicato per l'editore Paravia-Bruno Mondadori il Dizionario delle opere filosofiche, che costituisce per l'editoria italiana la traduzione del tedesco Lexikon der philosophischen Werke, da lui ideato. Il mezzogiorno del 13 aprile 2009, mentre è in sella alla sua bicicletta a San Germano dei Berici (VI), viene investito da un'auto e rimane vittima dell' incidente stradale. Il 17 aprile viene commemorato dal preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il corpo docente dell'Università di Padova.
Il 7 luglio del 2009 in occasione del festival La Milanesiana Volpi è ricordato a Milano in una serata con Bodei, Cacciari, Donà, Esposito, Ferraris, Marramao e Vattimo guidati da Antonio Gnoli. Numerosi gli omaggi di ricordo in tutto il mondo, In Francia, Germania, Canada e soprattutto in America Latina, come Messico e Colombia. Le sue ceneri sono al Cimitero Carpaneda di Creazzo (VI).

Vai a "Giorno per giorno"