Il calendario del 15 Settembre
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Eventi
▪ 1578 - A Torino viene portata la Sacra Sindone
▪ 1682 - XXVI passaggio noto della cometa di Halley al perielio, osservata dallo stesso astronomo Edmund Halley, che la collega matematicamente ed orbitalmente ai suoi tre precedenti passaggi
▪ 1789 - Viene fondato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
▪ 1821 - Costa Rica, Guatemala, Honduras, Nicaragua, ed El Salvador proclamano l'indipendenza
▪ 1830 - In Gran Bretagna viene inaugurata la prima linea ferroviaria tra Liverpool e Manchester
▪ 1835 - La HMS Beagle, con Charles Darwin a bordo, approda alle isole Galápagos
▪ 1864 - Firenze è capitale d'Italia, dopo Torino
▪ 1902 - Sorrento: la canzone Torna a Surriento viene composta in onore del presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli, in visita alla cittadina
▪ 1914 - Inizia la Battaglia dell'Aisne, tra Germania e Francia
▪ 1916 - Il carro armato viene usato per la prima volta durante la Battaglia della Somme
▪ 1935
- - Le Leggi di Norimberga privano gli ebrei tedeschi della cittadinanza
- - La nuova bandiera tedesca è il vessillo nazista
▪ 1940 - Battaglia d'Inghilterra: la RAF britannica stabilisce il proprio record di veivoli nemici abbattuti in un solo giorno
▪ 1952 - Le Nazioni Unite concedono l'Eritrea all'Etiopia
▪ 1959 - Nikita Khruščёv diventa il primo leader sovietico a visitare gli USA
▪ 1975 - Álvaro del Portillo succede a Josemaría Escrivá de Balaguer come capo dell'Opus Dei
▪ 1993 - A Palermo, nel quartiere Brancaccio, un commando di Cosa Nostra capitanato da Salvatore Grigoli, detto U Cacciatori, uccide don Giuseppe Puglisi in piazza Anita Garibaldi, davanti al portone della sua casa
▪ 1996 - Viene proclamata a Venezia, dal leader della Lega Nord Umberto Bossi, l'indipendenza della Padania
▪ 2001 - Alex Zanardi, pilota automobilistico, ha un grave incidente durante una corsa CART in Germania, in conseguenza del quale subirà l'amputazione delle gambe
▪ 2008 - Fallimento della banca americana Lehman Brothers
Anniversari
▪ 1993
- Edmondo Bernacca (Roma, 5 settembre 1914 – Roma, 15 settembre 1993) è stato un generale e meteorologo italiano.
Divenne noto al grande pubblico dalla metà degli anni sessanta come il "Colonnello Bernacca" (questo era il suo grado in quel periodo, il grado di generale gli venne conferito negli ultimi anni di vita), in quanto gli fu affidata la conduzione della prima rubrica che la RAI dedicò alle previsioni meteorologiche.
Bernacca si occupò di meteorologia e del suo insegnamento fin da prima della Seconda guerra mondiale. Come meteorologo lavorò a Firenze, Taranto e Roma. Dopo la guerra iniziò a collaborare con le testate giornalistiche, la conduzione di alcune trasmissioni divulgative in RAI iniziò negli anni sessanta.
Nel 1968 gli fu affidata la realizzazione e la conduzione di un programma autonomo dedicato alle previsioni meteorologiche "Il tempo in Italia", da lui stesso ideato. La sua personalità signorile e la dialettica raffinata ma di facile comprensione,[1] fecero di lui il primo divulgatore della meteorologia in Italia, soprattutto nell'appuntamento serale con Che tempo fa?.
Alla citata signorilità dei modi, « Bernacca accoppiava la rarissima dote della semplicità: le "Previsioni del tempo" divennero subito uno spettacolino a cui non potevamo mancare, dove imparavamo a familiarizzare con millibar ed isobare, scoprendo finalmente, seguendo la sua bacchetta, dove fossero le Azzorre ».
L'esposizione, nonostante la materia fosse di notevole complessità, risultava «chiara e comprensibile. (...) I suoi successori, moltiplicatisi in varie reti, apparvero tutti, al suo confronto, più o meno incerti, goffi, noiosi; e nulla aggiunsero (che non fosse peggiorativo) alle sue "Previsioni"».
Nel 1971 venne pubblicato dalla casa editrice Mondadori il suo libro più noto, Che tempo farà?, « ancor oggi il miglior testo per avvicinarsi all'affascinante mondo della meteorologia ».
Dopo essere andato ufficialmente in pensione, nel 1979, Bernacca venne chiamato nuovamente nel 1982 a presentare Che tempo fa? (successivamente rinominato Meteo1). Dal 1985 al 1989 fu testimonial in una campagna pubblicitaria di un'azienda farmaceutica. Le ultime apparizioni televisive (sia pure soltanto in voce) risalgono al 1993, all'interno delle edizioni serali del Tg4.
Associazione Edmondo Bernacca
Ad Edmondo Bernacca, padre della volgarizzazione della meteorologia in Italia, è stata dedicata una stazione meteorologica automatica, installata presso l'Osservatorio Astronomico Franco Fuligni (579 m SLM) in località Vivaro (Castelli Romani, Roma). Installata per iniziativa di un gruppo di appassionati meteo del Lazio il 23 dicembre 2005, la stazione (una Davis Vantage Pro2 Wireless) è connessa alla rete internet e fornisce dati liberamente disponibili.
La Stazione è stata ufficialmente inaugurata l'11 febbraio 2006, presenti, oltre ai sottoscrittori volontari, la moglie di Edmondo Bernacca accompagnata dai figli Paolo e Federica, i militari Andrea Baroni (che lo affiancò in Rai, nella trasmissione Che tempo Fa), Massimo Morico, Guido Guidi e Francesco Laurenzi, e i meteorologi Roberto Madrigali, e Paolo Bonelli del Cesi Meteo di Milano.
Lo stesso gruppo di appassionati meteo ha dato vita il 29 maggio 2006 all'Associazione Edmondo Bernacca Onlus.
- Padre Giuseppe Puglisi meglio conosciuto come Pino, soprannominato 3P (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993) è stato un presbitero italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale.
Il 15 settembre 1999 il cardinale di Palermo Salvatore De Giorgi ha aperto ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio.
Nasce il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, da una famiglia modesta (il padre calzolaio, la madre sarta).
A 16 anni, nel 1953 entra nel seminario palermitano da dove ne uscirà prete il 2 luglio 1960 ordinato dal cardinale Ernesto Ruffini.
Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1963 è nominato cappellano presso l'orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. È in questi anni che Padre Puglisi comincia a maturare la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani.
Il 1 ottobre 1970 viene nominato parroco a Godrano un paesino della provincia palermitana che in quegli anni è interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L'opera di evangelizzazione del prete riesce a far riconciliare le due famiglie. Rimarrà parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978.
Dal 1978 al 1990 riveste diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l'Azione cattolica, e la Fuci.
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella. Qui inizia la lotta antimafia di Don Pino Puglisi.
Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo.
Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.
Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno viene ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa. Il 2 giugno qualcuno mura il portone del centro "Padre Nostro" con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino la porta.
Le circostanze della morte
Il 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi tra cui quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l'arresto Grigoli comincia a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli sparò un colpo alla nuca. Dopo l'arresto egli sembra intraprendere un cammino di pentimento e conversione. Lui stesso ha raccontato le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo"[1]. Condannato a 16 anni dalla Corte d'Assise di Palermo, è stato scarcerato nel 2000 dopo aver scontato una pena effettiva inferiore a due anni di reclusione. Mandanti dell'omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano viene condannato all'ergastolo per l'uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l'assoluzione in primo grado, viene condannato in appello all'ergastolo il 19 febbraio 2001. Condannati all'ergastolo dalla Corte d'assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete[2].
Il 7 aprile 1995 Vittorio Sgarbi lesse al TG5 una lettera sui «veri colpevoli» dell'assassinio di Don Pino Puglisi, non rilevando le generalità essendo priva di firma ma attribuita ad un sedicente amico del sacerdote assassinato; la missiva accusava come mandante il procuratore Caselli e come killer Leoluca Orlando.
«Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini [...] pretendevano accuse, nomi, circostanze... volevano che denunciassi la mia gente e miei ragazzi... che rivelassi cose apprese in confessione [...]. Caselli disprezza i siciliani, mi vuole obbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemico della Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita [...]. Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avrà raggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso [...]. Caselli, per aumentare il suo potere, ha avuto la sua vittima illustre.»
Per queste dichiarazioni Sgarbi è stato condannato per diffamazione in primo e secondo grado, ma è intervenuta la prescrizione prima della sentenza di Cassazione[3].
Sulla sua tomba, nel Cimitero di Sant'Orsola a Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).
Commemorazione
Il 15 settembre 2003, per la commemorazione del X anniversario del martirio di Padre Pino Puglisi, le poste italiane hanno concesso due annulli speciali all'ufficio postale di Godrano e all'ufficio postale Palermo 48. Quest'ultimo porta il ricordo del centro Padre Nostro, mentre quello godranese riporta la frase "Si, ma verso dove?", motto preferito da padre Pino[4].
Note
1. ^ Intervista Salvatore Grigoli a Famiglia Cristiana,
2. ^ Cronologia della Mafia
3. ^ Giancarlo Caselli, Un magistrato fuorilegge. Melampo, 2005. cap. 3 ISBN 88-89533-34-X
4. ^ Don Giuseppe Puglisi: vita, insegnamento e martirio - cap IV - Si, ma verso dove? in padrepinopuglisi.diocesipa.it. URL consultato il 13 luglio 2010.
▪ 1994 - Anna Moana Rosa Pozzi (Genova, 27 aprile 1961 – Lione, 15 settembre 1994) è stata una pornostar, attrice e showgirl italiana.
Figlia di Alfredo, ricercatore nucleare, e di una casalinga, Giovannina Alloisio. Trasferitasi a Roma appenamaggiorenne (1979), lavorò saltuariamente come modella e come comparsa in numerosi film. Era molto ambiziosa e quando si accorse che questa strada l'avrebbe portata poco in là, si dedicò alla strada del pornocome scorciatoia per la notorietà.
Il suo primissimo film hardcore dal titolo Valentina, ragazza in calore, risale al 1981 e non era accreditata con il suo nome, ma come Linda Heveret, anche perché in quel periodo stava conducendo un programma per bambini,cTip Tap Club, su Rai 2. Lo scandalo della doppia personalità venne comunque a galla procurandole la cacciatadalla RAI, ma lei stessa ammise di averne ricavato una certa pubblicità.
Risale al 1986 la sua prima pellicola a luci rosse del circuito di serie A dove era accreditata col suo nome fin dal titolo, Fantastica Moana, per la regia di Riccardo Schicchi.
Entrata nell'entourage dell'agenzia Diva Futura di Schicchi, nello stesso anno partecipò allo spettacolo liveCurve deliziose che lanciò definitivamente la sua carriera nel mondo del porno e le diede anche una notevole pubblicità sulla stampa per via dello scandalo con risvolti giudiziari che ne nacque.
Fra i film di maggior successo Moana calda femmina in calore, Moana la bella di giorno, Cicciolina e Moana ai mondiali.
Divenne assai popolare grazie alla televisione, ai cui programmi cominciò a essere invitata, anche grazie a risorse intellettuali e culturali sino ad allora, per il grande pubblico, insospettabili per un personaggio del porno. Più che la sua collega Staller, Moana Pozzi portò alla luce l'esistenza sino ad allora pressoché sotterranea del vasto universo della pornografia e dei relativi consumatori.
Pubblicò il libro La filosofia di Moana a proprie spese (20.000 copie per un costo di sessanta milioni), fondando una casa editrice diretta dal giornalista Brunetto Fantauzzi: nel libro raccontava di personaggi famosi con cui avrebbe avuto rapporti. Il libro fece scalpore, anche per alcuni commenti e veri e propri voti sulle "prestazioni" degli occasionali partner, fra i quali figurava anche un uomo politico inserito senza nome, sebbene notevoli indizi facessero capire, soprattutto con il senno di poi, che si trattava di Bettino Craxi, non ancora Presidente del Consiglio e allora segretario del PSI e che si meritò un bel 7½ sebbene i due non avessero avuto un rapporto sessuale completo. I personaggi citati erano Beppe Grillo (7-), Roberto Benigni (S.V.), Massimo Troisi (6), Paulo Roberto Falcão (5), Marco Tardelli (8), Luciano De Crescenzo (7), Harvey Keitel (S.V.), Andrea Roncato (7), Nicola Pietrangeli (6), Renzo Arbore (6), Enrico Montesano (6--), Francesco Nuti (7), Renato Pozzetto (6+) e Massimo Ciavarro (6+).
Molto nota è anche la sua performance televisiva nel programma L'araba fenice (1988), nel quale faceva la critica di costume nuda o "vestita" solamente di un cellophane trasparente. Nell'estate 1992 condusse su Italia 1 in seconda serata, di sabato, il programma televisivo Magico David dedicato a David Copperfield.
Partito dell'Amore
Personaggio discusso, non solo per il genere cinematografico nel quale divenne famosa (quello hardcore), ebbe anche una breve esperienza nel mondo della politica quando nel 1991 fondò, assieme alla collega Cicciolina (pseudonimo di Ilona Staller) il Partito dell'Amore. Guidò in prima fila il suo Partito alle elezioni politiche del 1992 ed alle elezioni comunali a Roma dell'anno successivo. Non riuscì ad arrivare al ballottaggio, in un primo momento dichiarò che se si fosse verificata tale situazione avrebbe supportato il candidato di Rifondazione Comunista Renato Nicolini, ma Nicolini non riuscì ad arrivare al secondo turno, il Partito dell'Amore diede allora indicazione ai propri elettori di far confluire i voti su Francesco Rutelli.
Anche sua sorella Mima ne seguì le orme, divenendo pornostar a sua volta con il nome d'arte di Baby Pozzi.
La popolarità di Moana fu tale che divenne anche protagonista di un cartone animato, realizzato dal cartoonist Mario Verger, che vide coinvolta nella regia la stessa Moana Pozzi: il cartoon, intitolato Moanaland, fu trasmesso a più riprese da Blob e nelle puntate monografiche dedicate alla Diva dell'Hard. Sempre Verger, questa volta da solo, le dedicò un altro film d'animazione I Remember Moana, raccogliendo l'attenzione di Marco Giusti ed Enrico Ghezzi per Fuori Orario, e che vinse la Menzione Speciale all'Erotic Film Festival in America.
Morte
Moana morì all'Hotel de Dieu di Lione il 15 settembre 1994. La sua morte, ufficialmente dovuta a un carcinoma epatocellulare, fu improvvisa, inattesa (aveva solo 33 anni) e ha dato origine a voci non controllate che affermavano che fosse dovuta all'AIDS, oppure che la stessa notizia del decesso fosse falsa.
Tali voci - che negli anni si sono rincorse e sono state alimentate anche attraverso la pubblicazione di pamphlet - restano il segno più visibile di come Moana Pozzi sia rimasta un'icona ben presente nell'immaginario degli italiani.
Nel 10º anniversario della sua morte (2004), nuove voci sulla sua improvvisa scomparsa sono riaffiorate. La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un nuovo fascicolo per scoprire se effettivamente fosse viva o morta. Nel dicembre 2005, al programma di RaiTre Chi l'ha visto? viene presentato per la prima volta il certificato ufficiale di morte dell'ospedale di Lione, dove veniva registrato il giorno esatto del decesso dell'attrice. Le interviste con la famiglia hanno infine confermato le circostanze. In più è stata mostrata anche una tomba senza nome nel complesso di sepoltura "Pozzi" a Lerma, vicino ad Alessandria in Piemonte.
Nel 2005 la famiglia - tramite il fratello Simone - annunciò la pubblicazione di un libro (il cui titolo è Moana, tutta la verità per Aliberti editore) in cui sarebbe stata raccontata la verità sulla vita e, soprattutto, sulla morte dell'attrice. Nel febbraio del 2006, nel corso dell'intervista rilasciata al programma di Raitre Chi l'ha visto?, quello che si credeva il fratello minore di Moana, Simone Pozzi, dichiarò ufficialmente di esserne in realtà il figlio, anche se resta ancora un mistero la paternità. Tuttavia, il figlio dichiarò di non avere intenzione di cercare un padre che non si era mai preoccupato di cercare nessuno dei due.
Ad inizio aprile 2007 viene pubblicata sul quotidiano Il Messaggero un'intervista al marito dell'attrice, Antonio Di Cesco, che rivela di aver aiutato Moana a morire, praticandole l'eutanasia. Rifiutando l'idea di una lunga agonia, aveva preso accordi col marito e così nel settembre 1994, quando ormai non c'era più nulla da fare, questi l'aiutò a terminare le sofferenze facendo entrare delle bollicine d'aria nel tubo della flebo. A metà mese la Procura della Repubblica di Roma, su istanza del produttore Riccardo Schicchi, apre un'inchiesta iscrivendo Di Cesco nel registro degli indagati.
Il 22 giugno 2007, nel corso dello speciale di Enigma (Rai 3) dedicato a Moana Pozzi e condotto da Corrado Augias, Mauro Biuzzi, responsabile dell'Associazione che ne tutela l'immagine, da lui creata insieme alla famiglia, ha mostrato il test dell'HIV cui si sottopose l'artista nel 1992, a definitiva conferma che non aveva contratto l'AIDS.
Nell'autunno 2009 Sky Italia ha prodotto e trasmesso un serial in due puntate sulla vita di Moana, interpretato da Violante Placido.
* 1995 - Gunnar Nordahl (Hörnefors, 19 ottobre 1921 – Alghero, 15 settembre 1995) è stato un calciatore svedese, celebre attaccante degli anni quaranta e cinquanta, cinque volte capocannoniere della Serie A.
È il secondo miglior marcatore di sempre della Serie A italiana dietro Silvio Piola, ma tra tutti i 69 calciatori che finora hanno raggiunto quota cento è quello con la media gol a partita più alta: 0,77.
È il miglior marcatore nella storia del club rossonero.
▪ 2006 - Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata una scrittrice e giornalista italiana. Fu la prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto venti milioni di copie in tutto il mondo.
L'apporto alla Resistenza italiana
Oriana Fallaci è la prima di quattro sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici, ed Elisabetta, figlia adottata dalla famiglia Fallaci. Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, giovanissima, nella resistenza con compiti di vedetta.
La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà, vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste, ed in seguito rilasciato mentre la Fallaci fu impegnata come staffetta per trasportare munizioni da una parte all'altra dell'Arno attraversando il fiume nel punto di secca dal momento che i ponti erano stati distrutti dai tedeschi. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni, nel 1943, un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.
L'esordio nel giornalismo
Dopo aver frequentato il liceo classico la Fallaci si iscrisse alla facoltà di medicina che lasciò ben presto per dedicarsi al giornalismo esortata dallo zio Bruno Fallaci, egli stesso giornalista e direttore di settimanali.
Esordì al Mattino dell'Italia centrale, quotidiano di ispirazione democristiana, dove si occupò di svariati argomenti dalla cronaca nera e giudiziaria al costume. Fu licenziata dal quotidiano perché si rifiutò di scrivere un articolo critico nei confronti di Togliatti come le aveva ingiunto il direttore, democristiano.
Così la Fallaci si trasferì a Milano per lavorare al settimanale Epoca di Mondadori allora diretto da suo zio Bruno Fallaci che per non favorirla le affidava degli "incarichi infami".[1]
Nel 1951 venne invece pubblicato il suo primo articolo per L'Europeo, per il quale si occupava di modernità, mondanità, ma anche di cronaca nera. Nel luglio 1956 Oriana Fallaci giunse per la prima volta a New York per scrivere di divi e mondanità. Da quest'esperienza venne tratto il suo primo libro, I sette peccati di Hollywood, dove racconta i retroscena della vita mondana di Hollywood. La prefazione del libro è scritta da Orson Welles.
Gli anni sessanta
Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente che poi diventa il primo vero successo editoriale della Fallaci scrittrice, Il sesso inutile. Nel 1962 esce Penelope alla guerra, la prima opera narrativa in cui racconta la storia di Giò, una ragazza italiana che si reca a New York per il suo lavoro di soggettista, dove incontrerà persone del suo passato.
Alla vigilia dello sbarco americano sulla Luna la Fallaci partì per gli USA per andare ad intervistare astronauti e tecnici della NASA. Nel 1965 pubblicò il libro Se il sole muore, diario di quest'esperienza che la scrittrice dedica a suo padre. Per scrivere il libro incontrò il capo progetto della missione, l'ex scienziato nazista Wernher von Braun, colui che aveva progettato per Hitler i razzi V2 da sparare su Londra.
Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina dodici volte in sette anni raccontando la guerra criticando sia i Vietcong e i comunisti sia gli statunitensi e i Sudvietnamiti, documentando menzogne e atrocità ma anche gli eroismi e l'umanità di un conflitto che la Fallaci definì una sanguinosa follia. Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.
A metà del 1968 la giornalista lasciò provvisoriamente il fronte per tornare negli USA a seguito della morte di Martin Luther King e di Bob Kennedy e delle rivolte studentesche di quegli anni. In un passaggio di Niente e così sia irride «i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e poi vivono in case con l'aria condizionata, che a scuola ci vanno col fuoristrada di papà e che al night club vanno con la camicia di seta».
Il 2 ottobre 1968, alla vigilia dei Giochi olimpici, durante una manifestazione di protesta degli studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del campus dell'UNAM, oggi ricordata come il massacro di Tlatelolco, la Fallaci rimase ferita in piazza delle Tre Culture a Città del Messico da una raffica di mitra. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la giornalista fu creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage come «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».
Come corrispondente di guerra seguì anche i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in Medio Oriente.
Nel 1969 tornò negli USA per assistere al lancio della missione Apollo 11: il resoconto di quell'esperienza è raccolto nel libro Quel giorno sulla luna pubblicato nel 1970. Il comandante dell'Apollo 12, Charles Conrad, alla vigilia del lancio, si recò a New York per incontrare la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo la frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Neil Armstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la fiorentina consigliò, dato la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil, ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sé sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.
Gli anni Settanta e l'incontro con Panagulis
Il 21 agosto 1973 la giornalista fiorentina conobbe Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Si incontrarono il giorno in cui lui uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale il 1 maggio 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1979.
All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: re Husayn di Giordania, Vo Nguyen Giap, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios, Alekos Panagulis, Nguyen Cao Ky, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Haile Selassie, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Federico Fellini, Indira Gandhi, Golda Meir, Nguyen Van Thieu, Zulfikar Ali Bhutto, Deng Xiaoping, Willy Brandt, Sean Connery, l'ayatollah Khomeini (durante l'intervista la Fallaci lo apostrofò come «tiranno» e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza) e Muammar Gheddafi. Alcune di queste interviste sono raccolte nel libro Intervista con la Storia uscito nel 1974.
Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio dell'intellettuale.
Lo stesso anno uscì il primo libro di Oriana Fallaci diverso dall'inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato. Fu un grande successo editoriale della scrittrice e vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo.
Nel 1976 sostenne le liste del Partito Radicale, anche per le loro campagne femministe.[2]
Consegnandole la laurea honoris causa in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago la definì uno degli autori più letti ed amati del mondo.[3] Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvel Observateur, The Washington Post, Look, Stern, e Corriere della sera.
Insciallah e il trasferimento a New York
Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con il racconto. Il libro è ambientato tra le truppe italiane inviate dall'ONU nel 1983 a Beirut. La Fallaci ottenne dall'allora ministro della Difesa Spadolini di essere accreditata presso il contingente italiano.[4] Il libro si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati.
È l'ultima volta della Fallaci come inviato di guerra. Dopo l'uscita di Insciallah la scrittrice si isolò andando a vivere a New York, in un villino a due piani nell'Upper East Side di Manhattan.[5] Qui iniziò a scrivere un romanzo la cui lavorazione, durata per tutti gli anni novanta, venne interrotta dai fatti dell'11 settembre 2001.
In questo periodo scoprì di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno».
Dopo l'11 settembre
I suoi libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, ritiene incapace di difendersi.
La Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall'immigrazione islamica verso l'Europa, e l'Italia in particolare, unita a scelte politiche, a suo parere, discutibili e all'aumentare di atteggiamenti di reciproca intolleranza, fosse la dimostrazione della veridicità delle sue tesi. Secondo la sua opinione, staremmo assistendo ad un pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell'Occidente, istigato e supportato dal Corano e testimoniato da oltre un millennio di conflitti e ostilità tra musulmani e cristiani, tentativo che dovrebbe inevitabilmente portare ad uno scontro di civiltà.
Nel 2004 la Fallaci si schierò contro l'eutanasia relativamente al caso di Terri Schiavo, presentando le sue posizioni con un articolo apparso su Il Foglio, e contro il referendum abrogativo della legge sulla procreazione medicalmente assistita, con un articolo pubblicato dal Corriere della sera.
Pur continuando ad esprimere opinioni anticlericali e dichiarandosi ne La forza della ragione "atea-cristiana", dichiarò pubblicamente la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005. L'incontro doveva rimanere segreto, ma la notizia è stata resa pubblica tre giorni dopo l'incontro, mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.
Nel marzo 2005 il quotidiano Libero lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme.
La morte
La Fallaci è deceduta il 15 settembre del 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al tumore che da anni l'aveva colpita. Aveva deciso di tornare a Firenze, con grande riserbo, per passarvi i suoi ultimi giorni.
È stata sepolta nel cimitero degli Allori, di rito evangelico, ma che ospita anche tombe di atei, musulmani e ebrei, a Firenze nel quartiere del Galluzzo, nella tomba di famiglia accanto ad un ceppo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con la bara sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'Oro (premio che la città di Firenze, con grandi polemiche, non aveva voluto conferirle), donatole da Franco Zeffirelli.
Per sua espressa volontà larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme ad altri cimeli come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il cui rettore è monsignor Rino Fisichella, amico personale della scrittrice e persona che stette vicino in punto di morte alla giornalista fiorentina. Nell'annunciare la donazione Fisichella ha definito questo come l'ultimo regalo a papa Benedetto XVI per il quale la scrittrice nutriva «una autentica venerazione».
Il romanzo che la Fallaci aveva smesso di scrivere dopo gli attentati dell'11 settembre è stato pubblicato il 30 luglio 2008. Il libro, intitolato Un cappello pieno di ciliege,[6] è una saga familiare che attraversa la storia italiana dal 1773 al 1889.[7]
Polemiche e controversie
Nel periodo 2002-2006 le sue forti prese di posizione provocarono diverse polemiche e reazioni in Italia ma non solo.
Nel novembre 2002 la scrittrice volò in Italia per opporsi alla autorizzazione della manifestazione organizzata dai no-global a Firenze per il timore che si potessero ripetere i fatti del G8 di Genova del 2001. Incontrò l'allora ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, l'allora segretario DS Piero Fassino e l'allora prefetto di Firenze Achille Serra. La Fallaci pubblicò una lettera aperta sul Corriere della Sera, nella quale chiese ai fiorentini di listare la città a lutto al passare dei manifestanti.[8] Il corteo dei no global non passò per le vie del centro storico (solo la manifestazione inaugurale si tenne in piazza Santa Croce) e si risolse senza incidenti di rilievo.[9] Secondo la Fallaci, la manifestazione si è svolta senza incidenti grazie al servizio d'ordine della CGIL che è riuscito a "narcotizzare i gruppi facinorosi del caotico movimento detto no-global".[10] Durante il corteo vennero anche esposti cartelli di insulti rivolti alla scrittrice. Dal palco Franca Rame la definì una terrorista:
«Aver seminato tutto il terrore che ha seminato con quell'articolo[8] è un'azione di terrorismo e come si chiamano coloro che fanno terrorismo? Terroristi! La signora Fallaci quindi è una terrorista»
Inoltre Sabina Guzzanti ne fece un'imitazione caricaturale:[11]
«Voi non conoscete la fatica di vivere a Manhattan al 38esimo piano, mentre, voi smidollati non avete avuto neppure il coraggio di sfasciare un bancomat. Amo la pace e l'amo tanto che sarei disposta a radere al suolo una città e a non fare prigionieri. Amo la guerra perché mi fa sentire viva »(Sabina Guzzanti - imitazione di Oriana Fallaci)
Dal pubblico arrivò la frase: «Ti venisse un cancro». E la Guzzanti rispose: «Ce l'ho già e ti venisse anche a te e alla tu' mamma».[12]
La Fallaci rispose alla Guzzanti dichiarando:
«Giovanotta, essendo una persona civile io le auguro che il cancro non le venga mai. Così non ha bisogno di quell'esperienza per capire che sul cancro non si può scherzare. Quanto alla guerra che lei ha visto soltanto al cinematografo, per odiarla non ho certo bisogno del suo presunto pacifismo. Infatti la conosco fin da ragazzina quando insieme ai miei genitori combattevo per dare a lei e ai suoi compari la libertà di cui vi approfittate[13]»
E sul libro La forza della ragione la definì «un'imitatrice senza intelligenza e senza civiltà» e un'«oca crudele che mi impersona con l'elmetto in testa e deride la mia malattia».
Sempre nel 2002 la scrittrice fiorentina venne citata in Svizzera dal Centro Islamico e dall'Associazione Somali di Ginevra, dalla sede di Losanna di SOS Racisme e da un cittadino privato per il contenuto ritenuto razzista di La rabbia e l'orgoglio. Nel novembre 2002 un giudice svizzero emise un mandato d'arresto per la violazione degli articoli 261 e 261bis del Codice Penale Svizzero e ne richiese l'estradizione o, in alternativa, il processo da parte della magistratura italiana. L'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli respinse la richiesta ricordando loro che la Costituzione Italiana protegge la libertà di espressione. L'episodio è menzionato nel suo libro La forza della ragione[14][15][16]
Il 19 giugno 2004 viene pubblicato sulla Gazzetta dello Sport un breve commento della Fallaci all'episodio avvenuto durante il Campionato europeo di calcio 2004 in cui il calciatore italiano Francesco Totti sputa in direzione del danese Christian Poulsen. Nell'articolo la giornalista-scrittrice si rivolge a Totti dicendo: «capisco le necessità professionali, ma io non avrei chiesto scusa a nessuno. Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate».[17]
In un'intervista pubblicata sul The New Yorker nel maggio 2006, la Fallaci si dichiarò indignata contro la costruzione di una moschea a Colle Val d'Elsa dichiarando: «Se sarò ancora viva andrò dai miei amici di Carrara, la città dei marmi. Lì sono tutti anarchici; con loro prendo gli esplosivi e lo faccio saltare per aria. Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando io nei loro paesi non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia. Quindi, lo faccio saltare per aria!».[18][19] La Federazione Anarchica Italiana si dissociò dalle parole della Fallaci dichiarando come fosse opportuno «non millantare amicizie o comunanza d'intenti con gli anarchici di Carrara o di qualunque altro posto nel mondo» e definendo la Fallaci «guerrafondaia».[20] Nell'articolo la Fallaci espone la sua personale contrarietà all'aborto, («... a meno di non essere violentata e messa incinta da un Osāma bin Lāden o da un al-Zarqāwī») e ai matrimoni gay («... come i mussulmani vorrebbero che tutti diventassimo mussulmani, loro vorrebbero che tutti diventassimo omosessuali»).[18][21]
La Fallaci nell'intervento dichiarò inoltre di non amare i messicani, ricordando il modo orribile con cui venne trattata dalla polizia messicana del 1968, quando, ferita durante la manifestazione di protesta contro le Olimpiadi, venne spedita in obitorio ancora viva. A tal proposito dichiarò: «Se mi puntassero una pistola e mi dicessero di scegliere chi è peggio tra i mussulmani e i messicani avrei un attimo di esitazione; poi sceglierei i mussulmani perché mi hanno rotto le palle».[18][22] L'articolo poi riporta l'ammirazione ed interviste ad Anna Magnani, Greta Garbo e Federico Fellini e molte altre.
Tratta anche della visione e opinione della politica italiana. Affermò di non aver votato per le Elezioni politiche 2006 né in Italia, né per posta da New York. Dopo aver definito Romano Prodi e Silvio Berlusconi «due fottuti idioti» riguardo il voto ha detto: «Perché la gente si umilia votando? Io non ho votato. No! Perché ho una dignità. Se a un certo punto mi fossi turata il naso e avessi votato per uno di loro mi sarei sputata in faccia».[23][24]
Alcuni giorni prima delle elezioni politiche del 2006 era circolata in rete una dichiarazione di voto firmata con il nome Oriana Fallaci in cui l'autore dichiarava il proprio sostegno a Silvio Berlusconi. La giornalista ha smentito di esserne l'autore che ha invece "vigliaccamente usato il suo nome".[25]
Riconoscimenti
Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte — Roma 28 novembre 2005
Ha vinto il Premiolino nel 1961 per l'articolo "La sirena dei vent'anni" profilo della cantante Mina[26].
Il 30 novembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto a New York il premio Annie Taylor per il coraggio del Center for the Study of Popular Culture ("Centro Studi di Cultura Popolare"). La scrittrice è stata onorata per "l'eroismo e il valore" che hanno fatto di lei «un simbolo nella resistenza contro il fascismo islamico e una combattente nella causa dell'umana libertà.» L'Annie Taylor Award (istituito in ricordo della prima persona che era riuscita a sopravvivere in un viaggio all'interno di una botte dalle cascate del Niagara) viene assegnato a individui che hanno mostrato e mostrano eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse e di fronte a grave pericolo. David Horowitz, il fondatore del centro, motivando la premiazione, ha definito la Fallaci «un generale nella guerra per la libertà».
L'8 dicembre 2005 Oriana Fallaci fu insignita dell'Ambrogino d'oro, il più prestigioso riconoscimento conferito dalla città di Milano.
Su proposta del Ministro dell'istruzione Letizia Moratti il 14 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».
Il 22 febbraio 2006 il presidente del Consiglio Regionale della Toscana Riccardo Nencini ha insignito la Fallaci della medaglia d'oro del consiglio stesso. Nencini ha motivato la sua scelta dicendo che la Fallaci è una delle bandiere della cultura toscana nel mondo. Durante la premiazione, avvenuta a New York, la scrittrice ha raccontato del suo tentativo di creare una vignetta su Maometto, in risposta alla montante polemica sulle vignette apparse sui giornali francesi e olandesi, che raffiguravano Maometto. A proposito ha dichiarato: «Disegnerò Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni,[27] le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».
Note
1. ^ La Storia siamo noi Oriana Fallaci: gli esordi
2. ^ Registrazione audio del suo intervento alla manifestazione del Partito radicale del 18 giugno 1976 (Registrazione su YouTube)
3. ^ Controcopertina de La rabbia e l'orgoglio
4. ^ La Storia siamo noi Oriana Fallaci inviata in Libano
5. ^ Manhattan, nello studio di Oriana Fallaci l'abitazione abbandonata se stessa
6. ^ Nel faldone che contiene il prologo del libro il titolo manoscritto dall'autrice riporta la parola "ciliege" che viene preferita in questo caso alla forma "ciliegie" con la "i" (Dal Corriere della Sera Magazine del 24 luglio 2008 pag. 51)
7. ^ [1] Libero, 18 luglio 2008
8. ^ a b Fiorentini, esprimiamo il nostro sdegno Corriere della Sera, 6 novembre 2002
9. ^ Social Forum. In Piazza Santa Croce è stata una festa RaiNews 24, 6 novembre 2002
10. ^ [2] Panorama
11. ^ "E Sabina Guzzanti si trasformò nella Fallaci" La Repubblica 8 novembre 2002
12. ^ "sabina guzzanti fallaci - Youtube"
13. ^ http://www.tempusfugit.it/Cultura/FallaciPanorama20021115.htm Panorama "La Fallaci risponde"
14. ^ Dipartimento di Stato USA, Country Reports on Human Rights Practices - 2002
15. ^ The Milli Gazette
16. ^ estratto da La forza e la ragione
17. ^ Oriana Fallaci. «Lo sdegno e il cazzotto». La Gazzetta dello Sport, 19-06-2004, p. 1. URL consultato in data 26-6-2010.
18. ^ a b c The Agitator, The New Yorker, 5 giugno 2006 (EN)
19. ^ Farò saltare la moschea di Colle Val d'Elsa, Corriere della Sera, 30 maggio 2006
20. ^ Comunicato sulle dichiarazioni di Oriana Fallaci, Federazione Anarchica Italiana, 30 maggio 2006
21. ^ Fallaci, l'ultima provocazione "Faccio saltare la moschea in Toscana", La Repubblica, 30 maggio 2006
22. ^ Fallaci, l'ultima provocazione "Faccio saltare la moschea in Toscana", la Repubblica, 30 maggio 2006
23. ^ (EN) The Agitator The New Yorker, 29 maggio 2006
24. ^ "Articolo new yorker "I reject them, and this is not only my duty toward my culture. Toward my values, my principles, my civilization. It is not only my duty toward my Christian roots. It is my duty toward freedom and toward the freedom fighter I am since I was a little girl fighting as a partisan against Nazi-Fascism. Islamism is the new Nazi-Fascism."
25. ^ Comunicato pubblicato sul sito di Forza Italia Giovani Milano
26. ^ La motivazione ufficiale per il Premiolino
27. ^ Come è noto, Maometto (che morì a 62 anni) sposò ʿĀʾisha a 52 anni.
28. ^ In realtà non risulta alcun saggio di Cecco d'Ascoli con questo titolo, probabilmente è un riferimento a Tractatus in sphaerae, commento all'opera cosmografica Sphaera Mundi dell'inglese Giovanni Sacrobosco