Il calendario del 3 Settembre
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Eventi
▪ 36 a.C. - Nella battaglia di Naulochus, Agrippa, ammiraglio di Ottaviano, sconfigge Sesto Pompeo, figlio di Pompeo, mettendo fine all'opposizione pompeiana al Secondo triumvirato
▪ 301 - Indipendenza della Repubblica di San Marino
▪ 568 - Alboino re dei Longobardi conquista Milano dando origine al regno dei longobardi in Italia
▪ 590 - Elezione di papa Gregorio I
▪ 1189 - Riccardo I d'Inghilterra viene incoronato a Westminster
▪ 1260 - I Mongoli vengono sconfitti dai Mamelucchi nella battaglia di Ain Jalut
▪ 1651 - Guerra civile inglese: Battaglia di Worcester - Carlo II d'Inghilterra viene sconfitto nell'ultima grande battaglia della guerra
▪ 1777 - La bandiera statunitense sventola in battaglia per la prima volta a Cooch's Bridge nel Maryland
▪ 1783 - Guerra di indipendenza americana: Il Trattato di Parigi, firmato da Stati Uniti e Regno Unito, pone fine alla guerra
▪ 1826 - La USS Vincennes comandata da William Finch, salpa da New York e diviene la prima nave da guerra statunitense a circumnavigare il globo
▪ 1855 - Guerre indiane: Nel Nebraska, 700 soldati guidati dal generale William Harney vendicano il Massacro di Grattan, attaccando un villaggio sioux e uccidendo 100 uomini, donne e bambini
▪ 1895 - Si gioca la prima partita professionistica di football americano, a Latrobe (Pennsylvania)
▪ 1911
- - Parma: Dorando Pietri corre e vince la sua gara d'addio
- - Viene inaugurata la linea ferroviaria Iseo - Rovato, derivazione della Ferrovia Brescia Iseo Edolo e primo nucleo della Ferrovia Cremona Iseo.
▪ 1914 - Giacomo della Chiesa diventa Papa col nome di Benedetto XV
▪ 1929 - Il Dow Jones raggiunge il valore massimo del tempo (381,17), seguito a breve dal crollo della borsa del 1929
▪ 1935 - Sir Malcolm Campbell raggiunge 304,331 miglia orarie sul Bonneville Speedway nello Utah, diventando la prima persona a guidare un'automobile sopra le 300 miglia orarie
▪ 1939 - Seconda guerra mondiale: Francia, Australia e Regno Unito dichiarano guerra alla Germania
▪ 1941 - Seconda guerra mondiale: nel campo di concentramento di Auschwitz i nazisti usano per la prima volta il gas tossico Zyklon B per sterminare i prigionieri
▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: L'Italia continentale viene invasa dalle truppe alleate, per la prima volta nel corso della guerra. Il generale Giuseppe Castellano plenipotenziario del governo guidato dal maresciallo d'Italia Pietro Badoglio firma a Cassibile l'armistizio corto; verrà reso noto l'8 settembre con il famoso proclama alla radio
▪ 1944 - Olocausto: Anna Frank e la sua famiglia sono caricati sul treno che li porterà ad Auschwitz, dove arriveranno tre giorni dopo
▪ 1954 - L'Esercito di liberazione popolare inizia il bombardamento dell'isola di Quemoy e delle Isole Matsu, controllate dalla Repubblica Cinese
▪ 1965 - Vaticano: papa Paolo VI pubblica l'enciclica Mysterium Fidei, sulla dottrina e il culto dell'eucarestia
▪ 1969 - in Inghilterra il Daily Mirror utilizza per la prima volta l'espressione skinhead, per definire il movimento dei giovani con i capelli corti evolutosi dai mods
▪ 1971 - Il Qatar riottiene l'indipendenza dal Regno Unito
▪ 1976 - Programma Viking: La sonda Viking 2 atterra a Utopia Planitia, su Marte e scatta le prime foto ravvicinate a colori della superficie del pianeta
▪ 1982 - Muore a Palermo a seguito di un agguato mafioso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa con la moglie Emanuela Setti Carraro
▪ 1989 - Panamá: intervento militare statunitense con l'obiettivo dichiarato di catturare Antonio Noriega
▪ 1992 - Nei cieli della Bosnia-Erzegovina viene abbattuto un G-222 dell'aeronautica militare italiana, muoiono i 4 membri dell'equipaggio
▪ 2004 - La strage di Beslan si conclude con la morte di circa 344 persone, principalmente bambini
Anniversari
▪ 1658 - Oliver Cromwell (Huntingdon, 25 aprile 1599 – Londra, 3 settembre 1658) è stato un condottiero e politico inglese. Dopo essere stato alla testa delle forze che abbatterono temporaneamente la monarchia inglese, instaurando la repubblica del Commonwealth of England, governò Inghilterra, Scozia e Irlanda con il titolo di Lord Protettore, dal 16 dicembre 1653 fino alla morte, avvenuta probabilmente a causa di malaria. Dopo la sepoltura la sua salma fu riesumata e sottoposta al rituale dell'Esecuzione postuma.
Oliver Cromwell nacque nel Cambridgeshire , figlio di Robert Cromwell, scudiero (c. 1560–1617), e di Elizabeth Steward (o Stewart) (1564–1654), il giorno stesso del matrimonio dei suoi genitori. Studiò al Sidney Sussex College, Cambridge, che era appena stato fondato, ed era permeato da un forte spirito puritano, ma abbandonò gli studi prima di ottenere il diploma, probabilmente a causa della morte del padre.
Allo scoppio della guerra civile inglese, Cromwell iniziò una brillante carriera militare arruolando ed organizzando un reparto di cavalleria, noto come "Ironside Cavalry", che presto divenne il nucleo su cui si formò il nuovo esercito, il cosiddetto New Model Army, e da cui derivò il soprannome di Cromwell, "Old ironside". La vittoria nella Battaglia di Marston Moor (1644), ottenuta da Cromwell al comando delle truppe vittoriose, gli fece guadagnare una grandissima reputazione. Come leader della causa dei sostenitori del Parlamento e come comandante supremo del New Model Army, i cui soldati erano familiarmente noti come "Le Teste Rotonde" ("The roundheads"), Cromwell inflisse una sconfitta decisiva al re Carlo I, ponendo di fatto fine al potere assoluto della monarchia.
Famiglia
Oliver Cromwell discendeva da Catherine Cromwell (nata all'incirca nel 1483), sorella maggiore di Thomas Cromwell, funzionario statale alla corte dei Tudor. Catherine sposò Morgan ap Williams, figlio di William ap Yevan e Joan Tudor. Circolavano voci che Joan fosse figlia illegittima di Jasper Tudor, primo Duca di Bedford.
Sebbene Caterina fosse regolarmente sposata, suo figlio mantenne il nome della madre, probabilmente per evidenziare il legame di parentela con il suo famoso zio. La linea di discendenza continuò poi con Richard Cromwell, Henry Cromwell e col padre di Oliver, Robert Cromwell.
Un altro interessante aspetto della genealogia di Cromwell è la supposizione che il nome da nubile della madre, Steward, sia stato mantenuto per un motivo diverso da quello sopra ipotizzato, e cioè per nascondere l'ascendenza di Cromwell per parte maschile. Infatti fra i suoi antenati si annoverano persone appartenenti alle famiglie Tudor, Valois e Wittelsbach, vale a dire tre dinastie reali regnanti rispettivamente in Inghilterra, Francia e Sacro Romano Impero.
Come già detto, il presunto antenato in linea paterna di Cromwell, Jasper Tudor, era il fratello minore di Edmund Tudor, Primo Duca di Richmond, e quindi zio del figlio di questi, Enrico VII d'Inghilterra, e figlio di Owen Tudor e Caterina di Valois, a sua volta figlia del re Carlo VI di Francia e di Isabella di Baviera. Comunque sia, la discendenza di Cromwell da Jasper è tutt'altro che certa anzi, c'è il forte sospetto che sia stata inventata dai suoi sostenitori per attribuirgli la discendenza da una linea genealogica regale. Le stesse considerazioni valgono anche per la pretesa discendenza per parte materna dal quel principe scozzese di nome Stuart (da cui Stewart, che originariamente era Steward), che naufragò sulla costa di Norfolk nel 1406. Questa presunta discendenza scozzese era del tutto infondata ed è stato effettivamente appurato che gli antenati di Cromwell discendevano dagli Skywards di Calais.
Membro del Parlamento
Dopo aver rinunciato a seguire uno zio emigrato in Virginia, Cromwell riuscì a farsi eleggere membro del Parlamento come rappresentante della natia Huntingdon nel periodo 1628–1629. Nel suo discorso di insediamento si espresse in favore di una radicale trasformazione democratica, ribadendo tesi già espresse in un piccolo trattato da lui pubblicato sulla necessità di "dare il voto a tutti gli uomini". Cromwell si adoperò anche con forza nella difesa degli abitanti della regione dei Fens, nell'est del paese, minacciati dai ricchi proprietari terrieri di venir cacciati dalle proprie terre.
Dopo aver sciolto il parlamento Carlo I regnò per gli undici anni successivi, alienandosi il consenso di molti a causa delle tasse imposte senza l'approvazione parlamentare e imponendo una sua particolare visione "cattolicizzata" al Protestantesimo della Chiesa d'Inghilterra. Quando, nel 1640, il re fu costretto dalla mancanza di fondi a riconvocare il parlamento, Oliver Cromwell fu uno dei molti parlamentari che si opposero strenuamente all'imposizione di nuove tasse fino a quando il re non avesse acconsentito a governare con il consenso del parlamento sia nel campo amministrativo che in quello religioso. L'impossibilità di giungere ad un accordo provocò lo scoppio della guerra civile fra le fazioni dette, rispettivamente, dei "Parlamentaristi" e dei "Realisti".
Cromwell era un appassionato sostenitore della causa parlamentare e la sua maggiore attenzione andava alle questioni religiose. Sebbene non fosse un oratore particolarmente abile, egli fu sin dall'inizio uno dei leader più in vista della fazione parlamentare, essendo anche legato da vincoli di parentela ad un numero significativo di parlamentari e le sue idee erano prese in grande considerazione. Quando alcuni delatori lo denunciarono come uno dei più pericolosi membri del complotto contro il re, ne fu ordinato l'arresto ma, all'arrivo dei soldati, Cromwell e molti altri, evidentemente bene informati, si erano già messi in salvo. Nonostante fosse sempre stato influente, fu solo in piena guerra civile che divenne il leader assoluto della causa parlamentare, e questo avvenne soprattutto per merito della sua grande abilità come capo militare.
Sebbene in seguito sia stato personalmente corresponsabile della detronizzazione e dell'esecuzione del re, all'inizio della guerra civile Cromwell non era su posizioni radicalmente repubblicane, ma piuttosto cercava di fare in modo che Carlo accettasse di regnare di concerto con il parlamento, e con una linea politica in campo religioso più condivisa dalla popolazione, che nella gran maggioranza era di fede protestante.
Fede religiosa
Nella visione di Cromwell religione e politica erano strettamente collegate. Egli era un fervente puritano protestante, fermamente convinto che la salvezza eterna fosse alla portata di tutti coloro che si conformavano agli insegnamenti della Bibbia ed ai dettami della propria coscienza. Era un tenacissimo avversario della Chiesa Romana Cattolica che, a suo parere, negava il primato assoluto della Bibbia in favore del primato del Papa e della gerarchia ecclesiastica, autorità che accusava di essere causa di tirannia e persecuzioni contro i protestanti in tutta Europa. Per questo motivo si batté con vigore contro le riforme che Carlo I stava introducendo nella Chiesa d'Inghilterra, cioè l'investitura di vescovi e l'introduzione di libri di preghiere in stile cattolico al posto ed in contrapposizione allo studio della Bibbia.
La convinzione di Cromwell che il cattolicesimo portasse inevitabilmente alla persecuzione dei protestanti fu rafforzata dalla ribellione scoppiata in Irlanda nel 1641, in occasione della quale i cattolici irlandesi massacrarono molti emigranti inglesi e scozzesi di fede protestante. In Inghilterra il resoconto di questi episodi, gonfiato ad arte dai Puritani per alimentare l'odio anti-cattolico, sarà una delle motivazioni principali che Cromwell porterà a giustificazione della spietata durezza con cui condurrà le successive campagne militari in Irlanda.
Nel corso della guerra civile Cromwell si trovò peraltro in contrasto anche con i gruppi più estremisti della fazione protestante. Sebbene fosse alleato sia dei Quaccheri che dei Presbiteriani, Cromwell non approvava il loro modo autoritario di imporre il proprio credo agli altri protestanti. Egli si avvicinò quindi sempre più alla fazione "indipendente", che sosteneva la necessità di garantire, una volta finita la guerra, la piena libertà religiosa per tutti i protestanti.
Cromwell era inoltre un seguace del Provvidenzialismo, dottrina secondo cui Dio si occupava direttamente degli affari del mondo terreno, influenzandolo tramite le opere di "persone elette", che Dio aveva "mandato" nel mondo proprio a questo scopo. Durante la guerra civile Cromwell era fermamente convinto di essere uno di questi "eletti", ed interpretò le vittorie da lui ottenute come segno evidente dell'approvazione divina, e le sconfitte come un'indicazione che aveva compiuto qualche errore e doveva cambiare direzione.
Comandante militare
L'influenza di Cromwell come comandante militare durante la guerra civile inglese è stata di importanza cruciale per la storia successiva delle Isole Britanniche. Cromwell entrò nell'esercito dei parlamentari all'età di 43 anni e reclutò un reparto di cavalleria al cui comando riportò una serie di vittorie in Anglia Orientale, guadagnando esperienza ed una grande reputazione. Era noto per scegliere i propri ufficiali in base al merito piuttosto che al titolo nobiliare, come si era soliti fare a quei tempi. Ecco, in proposito, una sua celebre affermazione:
«Preferisco un capitano vestito da rozzo contadino, che ama le cose per cui sta combattendo, piuttosto che un cosiddetto gentiluomo che altro non è, appunto, che un gentiluomo.»
Questa nuova mentalità fece diventare il New Model Army il punto di riferimento per molti movimenti sia radicali e politici, come i "Livellatori" ("Levellers"), che religiosi, come i "Fifth Monarchist".
È da notare come Cromwell pur non avendo alcun tipo di addestramento in fatto di tattica militare, dimostrò fin dall'inizio un innato talento per il comando. Riuscì in molte occasioni a dimostrarsi più abile del Principe Rupert, veterano di molte campagne in Europa. I soldati di Cromwell impararono presto ad apprezzare ed ammirare il suo coraggio e la sua costante preoccupazione di farli operare nelle migliori condizioni possibili.
Promosso comandante generale della cavalleria, addestrò i suoi uomini a compiere rapide sortite, per poi raggrupparsi velocemente dopo ogni attacco, tattica adottata con grande successo nella Battaglia di Naseby. In combattimento i suoi reparti dimostravano sempre un alto grado di disciplina e di motivazione.
Le vittorie ottenute sul campo fecero aumentare progressivamente la sua influenza politica, fino a farlo diventare il personaggio più potente ed autorevole del tempo. Nel 1646, alla fine della guerra civile, il re Carlo era di fatto prigioniero del parlamento e ormai delegittimato, mentre Cromwell, nella sua posizione di comandante in capo dell'esercito vittorioso, era il vero arbitro del futuro dell'Inghilterra.
Se durante la guerra civile Cromwell dette ottima prova di sé come coraggioso comandante di reparti di cavalleria, negli anni successivi guiderà intere armate con eccezionale capacità e competenza. Le brillanti campagne che si conclusero con la conquista dell'Irlanda e della Scozia dimostrarono una grande abilità, oltre che sul campo di battaglia, anche, e soprattutto, nell'organizzazione delle linee di rifornimento e delle operazioni logistiche in quei territori ostili.
Esecuzione del re
I parlamentari, compreso Cromwell, speravano di addivenire ad un compromesso col re Carlo I, il quale, tuttavia, non era disposto ad accettare una qualsiasi soluzione in contrasto con la propria concezione della monarchia fondata sul diritto divino. La cosiddetta Seconda Guerra civile inglese, scoppiata nel 1648 dopo che Carlo I riuscì ad evadere dalla prigione, fece chiaramente capire a Cromwell che non sarebbe mai stato possibile venire a patti col re. Il re fu nuovamente imprigionato e processato per alto tradimento, e Cromwell fu subito messo sotto pressione dai suoi seguaci perché "Il sanguinario Carlo Stuart" fosse giustiziato.
Nel gennaio 1649, quando i membri superstiti del parlamento, si riunirono a Whitehall per decidere se procedere o meno alla condanna del re, le truppe di Cromwell fecero irruzione nell'aula, e permisero di votare solo a coloro che erano favorevoli al regicidio. La condanna a morte fu controfirmata da 59 membri del parlamento, e Carlo fu giustiziato il 30 gennaio. Sul momento Cromwell non ebbe tempo di occuparsi del nuovo assetto istituzionale da dare al paese, poiché dovette immediatamente lasciare l'Inghilterra per attaccare le residue roccaforti reali in Irlanda e Scozia.
Irlanda e Scozia
Le imprese belliche di Cromwell lo hanno reso molto impopolare in Irlanda e Scozia, due nazioni in precedenza quasi indipendenti che, durante le guerre civili, caddero a tutti gli effetti sotto il dominio inglese. In particolare la brutale repressione delle forze realiste perpetrata da Cromwell in Irlanda nel 1649 ha lasciato un ricordo vivo ancora oggi nella memoria degli irlandesi. Il simbolo più duraturo dei metodi brutali che vennero impiegati è l'assedio di Drogheda, del settembre 1649, in cui, quando la città fu espugnata, furono massacrate quasi 3.500 persone, fra cui 2.700 soldati fedeli al re, tutti gli uomini armati della città, alcuni civili, prigionieri e preti cattolici. Questo episodio ha alimentato per oltre tre secoli l'odio fra inglesi ed irlandesi, così come quello fra cattolici e protestanti.
Irlanda
Fino a che punto volesse spingersi Cromwell nelle repressioni è argomento controverso. Non c'è dubbio che in generale considerasse gli irlandesi come nemici, tanto è vero che giustificò il saccheggio di Drogheda come ritorsione contro i massacri di protestanti avvenuti nell'Ulster nel 1641, spingendosi fino a definire il massacro come:
"Il solenne giudizio divino contro questi vili barbari, che si sono macchiati le mani di sangue innocente"
Inoltre si racconta di molte chiese cattoliche, come la cattedrale di Kilkenny, profanate e trasformate in stalle. D'altro canto ci sono precise testimonianze che, all'ingresso dell'esercito in Irlanda, Cromwell diede precisi ordini che gli abitanti non venissero privati del cibo, e che le vettovaglie potessero essere regolarmente acquistate. È stato anche affermato che il giorno dell'assalto finale Cromwell diede disposizioni di offrire la resa alla guarnigione di Drogheda, e di mettersi sotto la protezione delle forze di occupazione. Al rifiuto opposto dagli assediati, anche quando gli attaccanti avevano già aperto una breccia nelle mura, era praticamente inevitabile, viste le abitudini dell'epoca, che il destino di tutti gli uomini sorpresi con le armi in pugno fosse segnato. L'interpretazione di questi avvenimenti è comunque tuttora oggetto di dibattito fra gli storici.
Gli uomini di Cromwell commisero un altro barbaro massacro a Wexford, quando irruppero nella città proprio mentre erano in corso le trattative della resa, uccidendo 2.000 fra soldati e civili irlandesi. Va sottolineato che questi due atroci fatti non furono episodi isolati della guerra iniziata nel 1641 in Irlanda, ma, tuttavia, ebbero la massima risonanza, tanto da essere ricordati ancora oggi, perché furono abilmente utilizzati dalla propaganda realista nel tentativo di dipingere Cromwell come un mostro sanguinario, responsabile ovunque andasse dell'assassinio di civili innocenti.
Cromwell stesso non riconobbe mai di essere stato responsabile dell'uccisione di civili in Irlanda, affermando sempre di aver agito con inflessibilità solo contro coloro che si opponevano "in armi" all'esercito di occupazione. Ed infatti è vero che le peggiori atrocità commesse in quel paese, come deportazioni di massa, uccisioni e riduzione in schiavitù nell'isola di Barbados, furono commesse da subordinati di Cromwell solo dopo che questi era rientrato in Inghilterra. Sull'onda della conquista dell'isola tutte le terre di proprietà dei cattolici furono confiscate con "Act for the Settlement of Ireland 1652", la professione della fede Cattolica Romana messa fuori legge, e poste taglie sui preti. Ciononostante l'Irlanda rimase una nazione cattolica poiché la stragrande maggioranza dei suoi abitanti si rifiutò di abbandonare la propria fede religiosa.
A prescindere dalle sue vere intenzioni, c'è da dire che Cromwell non fu il solo a compiere azioni efferate contro gli irlandesi, tradizionalmente considerati "selvaggi ed inferiori" dagli inglesi (così come, analogamente, i cattolici erano considerati dai protestanti). In modo particolare, gli appartenenti alla fazione parlamentare dimostrarono di nutrire un odio implacabile contro gli irlandesi durante tutto il corso delle guerre civili. I realisti erano, invece, meno ostili agli irlandesi, e, verso la fine della guerra, si allearono addirittura con la confederazione che li riuniva, e questa alleanza li mise in cattiva luce agli occhi dei protestanti inglesi e scozzesi. Le uccisioni di protestanti avvenute nell'Ulster nel 1641 provocarono circa 4.000 vittime, molto meno dei 180.000 che, strumentalmente, si fece credere all'opinione pubblica inglese. Anche questo episodio, quindi, fu usato come arma propagandistica per alimentare il sentimento anti-irlandese ed anti-realista, ed è evidente che Cromwell ne era al corrente.
Scozia
Cromwell invase la Scozia nel periodo 1650-1651, dopo che gli Scozzesi avevano incoronato Re d'Inghilterra Carlo II, figlio di Carlo I, in un tentativo di restaurazione monarchica. Cromwell sarebbe stato disposto a tollerare una Scozia indipendente, ma fu costretto a reagire quando gli scozzesi invasero l'Inghilterra. Cromwell era meno ostile agli scozzesi, che erano in gran maggioranza di religione presbiteriana, che non ai cattolici irlandesi, e, quando si riferiva a loro, li definiva "Popolo di Dio, sebbene ingannati". Ciò tuttavia non gli impedì di agire con spietatezza anche nei loro confronti. Sebbene inferiori di numero i suoi veterani inflissero pesanti sconfitte agli scozzesi nella Battaglia di Dunbar, nel 1650 e nella Battaglia di Worcester ed occuparono il paese. Le migliaia di prigionieri scozzesi furono trattati molto male, tanto che molti di essi morirono di malattia e stenti, mentre altri vennero deportati nella colonia penale di Barbados. Gli uomini di Cromwell, al comando di George Monck, saccheggiarono la città di Dundee con una ferocia non minore di quella usata a Drogheda. Da allora la Scozia cadde sotto il dominio inglese, rimanendo a lungo sotto occupazione militare, con una linea di fortificazioni che dividevano le Highland dal resto del paese. La professione della fede presbiteriana fu permessa, ma la sua "Kirk", il nome con cui si designa la Chiesa di Scozia, non ebbe più, come prima della guerra, l'appoggio dei tribunali civili nell'imporre le proprie leggi.
Sia in Irlanda che in Scozia Cromwell fu ricordato come un nemico "spietato e senza scrupoli". In particolare, il motivo per cui gli irlandesi hanno da quel periodo tradizionalmente deprecato la sua memoria, dipende in gran parte dai massicci espropri di terre a favore dei suoi soldati e dalle atrocità commesse durante la guerra.
Azione politica
Sull'onda emotiva della cattura del re, dopo il suo tentativo di fuga, la monarchia fu abolita e, fra il 1649 ed il 1653 il paese divenne nominalmente una repubblica, una vera rarità nell'Europa del tempo. La repubblica venne denominata il Commonwealth d'Inghilterra, anche se tutti i resoconti concordano nell'indicare che Cromwell, durante quegli anni, governò a tutti gli effetti come un dittatore militare.
Molti atti politici di Cromwell dopo la presa del potere vennero descritti dai commentatori dell'epoca come "eccessivamente rigorosi, avventati e tirannici". Egli fu spesso spietato nel reprimere gli ammutinamenti che si verificarono nelle file dei suoi eserciti verso la fine della guerra (che furono a volte causati dal rifiuto del parlamento di pagare il salario alle truppe). Cromwell dimostrò poca simpatia per i Livellatori (Levellers), un movimento egualitarista che aveva dato un grande contributo all'affermazione della causa parlamentare. Il programma politico dei Levellers era stato discusso vigorosamente in occasione dei cosiddetti Putney debates (Dibattimenti di Putney), tenutisi fra le varie fazioni appena prima della fuga del re. Cromwell non era pronto a gestire una vera e propria democrazia radicale, ma d'altra parte, come dimostrarono gli eventi successivi, non era nemmeno in grado di istituire una repubblica parlamentare stabile, basata su una oligarchia di fatto.
Con la scomparsa del re e dei suoi sostenitori venne a mancare il motivo principale del consenso coagulatosi intorno a Cromwell, e le varie fazioni presenti in parlamento avevano presto cominciato a contrapporsi l'una all'altra. Seguendo, ironicamente, la stessa procedura adottata dal re detronizzato (che aveva causato lo scoppio della guerra civile), Cromwell sciolse il parlamento repubblicano nel 1653, ed assunse in prima persona il controllo diretto del paese con i poteri di un vero e proprio dittatore, forte della popolarità e dell'appoggio incondizionato da parte di quell'esercito che lui stesso aveva creato durante la guerra civile.
La politica estera di Cromwell portò allo scoppio della Prima guerra anglo-olandese (1652 – 1654), contro la Repubblica delle Sette Province Unite dei Paesi Bassi, poi vinta dall'ammiraglio Robert Blake nel 1654. In coerenza con il proprio impegno a garantire la più assoluta libertà religiosa a tutte le confessioni, eccetto quella cattolica, incoraggiò gli Ebrei a ritornare in Inghilterra a 350 anni di distanza dalla loro cacciata ad opera di Edoardo I.
Nel 1655 egli volse la sua attenzione ai nemici tradizionali dell'Inghilterra, Francia e Spagna, cercando di approfittare del conflitto fra i due, impegnati nella guerra franco-spagnola (1635-1659). Sebbene egli fosse convinto che la volontà di Dio era l'affermazione del protestantesimo come religione prevalente in Europa, egli perseguì una politica estera pragmatica e realistica, alleandosi con la Francia cattolica contro la Spagna, anch'essa cattolica. In sostanza, dichiarando guerra alla Spagna, egli contava sul ritorno alla politica di opportunismo mercantile già perseguita ai tempi della regina Elisabetta e successivamente abbandonata dagli Stuart. Alleatosi dunque con la Francia del cardinale Mazarino, diede corso alla guerra inglese contro la Spagna (1655-1660) ottenendo, grazie al risultato positivo di questa, il porto di Dunkerque sulla Manica (secondo gli accordi con il Mazarino) e l'isola di Giamaica nei Caraibi, strappata agli spagnoli grazie all'azione della flotta inglese condotta da sir William Penn.
Nel 1657 il parlamento, appositamente ricostituito, offrì a Cromwell di assumere la corona di re, mettendolo di fronte ad un dilemma, dal momento che proprio lui era stato l'artefice del rovesciamento della monarchia. Dopo sei settimane di riflessione, alla fine respinse l'offerta, accettando, in compenso, di essere solennemente insignito nell'Abbazia di Westminster, assiso sul trono del precedente monarca, con il titolo di Lord Protettore. Si trattò, in buona sostanza, di una vera e propria incoronazione, che fece di lui un monarca "a tutti gli effetti, eccetto che nel nome". Inoltre fu stabilito che la carica non avrebbe potuto essere tramandata ereditariamente. Fu promulgata una nuova Costituzione scritta, che gli conferiva persino il potere di attribuire titoli nobiliari, prerogativa che egli utilizzò subito, esattamente alla stessa maniera dei precedenti sovrani.
Morte ed esecuzione postuma
Cromwell soffriva di malaria e di "calcoli", un termine spesso usato a quell'epoca per definire generiche infezioni dell'apparato renale-urinario. Ciononostante il suo stato di salute era complessivamente buono. Improvvisamente colpito da un riacutizzarsi della malaria, subito seguito da sintomi di colica renale, rimase ottimista, insieme agli uomini del suo entourage, su un decorso favorevole della malattia. Un diplomatico veneziano, medico, che si trovava ospite a corte, lo visitò ed espresse l'opinione che i suoi medici personali non lo stessero curando in modo appropriato, causando un rapido peggioramento delle sue condizioni.
A due anni di distanza dalla morte di Cromwell, ufficialmente attribuita a malaria, il 3 settembre 1658, il parlamento restaurò la monarchia incoronando Carlo II, poiché Richard Cromwell, figlio di Oliver, si era dimostrato un "successore non all'altezza".
Il 30 gennaio 1661, nell'anniversario dell'esecuzione di Carlo I, la salma di Cromwell venne riesumata dall'Abbazia di Westminster e sottoposta al macabro rituale dell'esecuzione postuma (impiccagione e squartamento). Al termine il corpo fu gettato in una fossa comune, tranne la testa, infilata su un palo ed esposta davanti all'Abbazia di Westminster fino al 1685. In seguito questo macabro cimelio passò di mano molte volte, per essere finalmente sepolto nel cimitero del Sidney Sussex College nel 1960.
Commemorazioni
Nonostante il discredito gettato sulla sua memoria per tutto il periodo della Restaurazione monarchica, e la pessima reputazione che di lui si ha in Irlanda, ancora viva nel presente, va detto che la figura di Cromwell ha guadagnato nel tempo la stima di significativi settori dell'opinione pubblica inglese. Considerato "uno dei più ragguardevoli parlamentari inglesi", la sua statua fa bella mostra di sé di fronte al Palazzo di Westminster, nonostante il fatto che alcuni suoi atti siano tuttora considerati come "degni di un traditore". La figura di Cromwell gode inoltre di una particolare considerazione da parte dei gruppi protestanti e nella regione del Cambridgeshire, dove è ricordato come Il signore dei Fens.
Innovazioni
Oliver Cromwell, esponente della gentry inglese, era divenuto il leader dello schieramento degli Indipendenti, puritani fautori in ambito religioso della piena libertà di culto e di organizzazione per tutte le comunità protestanti (ma non per i cattolici). Inoltre, dopo due anni di conflitto tra realisti e parlamentari, lo stesso Cromwell fece pendere la bilancia dalla parte dei parlamentari per l'iniziativa assunta in campo militare: creò infatti la New Model Army, ovvero "esercito di nuova concezione" composto dai cosiddetti Ironsides, letteralmente "fianchi di ferro". Tale esercito si basava su due principi fortemente innovativi, ovvero l'elezione degli ufficiali da parte delle truppe - che consentiva una scelta sulla base della capacità e non dell'estrazione sociale - e la formazione politica dei soldati - con l'obiettivo di renderli consapevoli delle finalità per cui erano chiamati a combattere.
▪ 1877 - Adolphe Marie Joseph Louis Thiers (Marsiglia, 15 aprile 1797 – Saint-Germain-en-Laye, 3 settembre 1877) è stato un politico e storico francese, primo presidente della Terza Repubblica francese.
▪ 1883 - Ivan Sergeevič Turgenev (9 novembre 1818 – Bougival, 3 settembre 1883) è stato uno scrittore e drammaturgo russo.
La data di nascita è il 28 ottobre secondo il calendario giuliano in vigore all'epoca.
Il suo romanzo Padri e figli è considerato uno dei capolavori della narrativa del XIX secolo per la sua analisi della struttura familiare russa della sua epoca e dei rapporti interpersonali al suo interno.
▪ 1982
- Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982) è stato un generale, prefetto e partigiano italiano.
«[...] ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla.» (Carlo Alberto Dalla Chiesa al figlio, citato in 'Delitto imperfetto' di Nando Dalla Chiesa, 1984)
Gli inizi nell'Arma dei Carabinieri
Figlio di un Carabiniere (il padre Romano partecipò alle campagne del Prefetto Mori e nel 1955 sarebbe divenuto vice comandante generale dell'Arma), entrò nell'Esercito partecipando alla Guerra in Montenegro nel 1941 come sottotenente; divenne ufficiale di complemento di fanteria nel 1942 e nello stesso anno passò all'Arma dei Carabinieri (dove già prestava servizio il fratello Romolo) in servizio permanente effettivo completando gli studi di giurisprudenza. Come primo incarico viene mandato a comandare la caserma di San Benedetto del Tronto, dove rimane fino al giorno dell'armistizio, 8 settembre 1943. A causa del suo rifiuto a collaborare nella caccia ai partigiani, viene inserito nella lista nera dai nazisti, ma riesce a fuggire prima che le SS riescano a catturarlo.
Dopo l'armistizio entrò nella Resistenza, operando in clandestinità nelle Marche, dove organizzò i gruppi per fronteggiare i tedeschi. Nel dicembre del 1943 entrò tra le linee nemiche con le truppe alleate ritrovandosi in una zona d'Italia già liberata.
Dopo la guerra fu inviato a comandare una tenenza a Bari, dove riesce a conseguire 2 lauree; una in giurisprudenza e l'altra in scienze politiche (per quest'ultima segue i corsi di Laurea tenuti dall'allora docente Aldo Moro). A Bari conosce Dora Fabbro, la ragazza che nel 1945 diventerà sua moglie. Viene inviato a Roma per seguire gli alleati nel loro ingresso e per provvedere alla sicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'Italia liberata.
Arriva poi in Campania, avendo per prima destinazione Casoria (comando di Compagnia), dove erano in corso rilevanti operazioni nella lotta al banditismo. Durante la permanenza a Casoria, nasce la figlia Rita. Proprio in questa lotta si distinse e nel 1949 fu pertanto inviato in Sicilia, dove entrò nella formazione delle Forze Repressione Banditismo agli ordini del Generale Ugo Luca, che oltre ad avere a che fare con criminali come il bandito Salvatore Giuliano, si occupava anche di arginare le tensioni separatistiche attizzate dall'EVIS e da altri agitatori, nonché delle relazioni fra queste due pericolose sacche di illegalità; nell'isola comandò il Gruppo Squadriglie di Corleone e svolse ruoli importanti e di grande delicatezza, meritando peraltro una Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Nel novembre del 1949, nasce a Firenze il figlio, Nando Dalla Chiesa.
Da Capitano, indagò sulla scomparsa (poi rivelatasi omicidio) del sindacalista Placido Rizzotto, scoprendone il cadavere che era stato abilmente occultato e giungendo ad indagare e incriminare l'allora emergente boss della mafia Luciano Liggio. Il posto di Rizzotto sarebbe stato preso da Pio La Torre, che Dalla Chiesa conobbe in tale occasione e che in seguito fu anch'egli ucciso dalla mafia.
Gli incarichi a Milano e Roma
Dopo il periodo in Sicilia, venne trasferito a Firenze prima, successivamente a Como e quindi presso il comando della Brigata di Roma.
Nel 1964 passò al coordinamento del nucleo di polizia giudiziaria presso la Corte d'Appello di Milano, che poi unificò e diresse come nuovo gruppo.
Il ritorno in Sicilia
Dal 1966 al 1973 tornò in Sicilia con il grado di colonnello, al comando della legione carabinieri di Palermo. Iniziò particolari indagini per contrastare Cosa Nostra, che nel 1966 e 1967 sembra aver abbassato i toni dello scontro che si era verificato nei primi anni 60.
Nel 1968 intervenne coi suoi reparti in soccorso delle popolazioni del Belice colpite dal sisma, riportandone una medaglia di bronzo al valor civile per la personale partecipazione "in prima linea" alle operazioni, oltre che la cittadinanza onoraria presso Gibellina e Montevago.
Nel 1969 riesplode in maniera evidente lo scontro interno tra le famiglie mafiose con la strage di Viale Lazio, nella quale perse la vita il boss Michele Cavataio. Dalla Chiesa intuì la situazione che andava configurandosi, con scontri violenti per giungere al potere tra elementi mafiosi di una nuova generazione, pronti a lasciare sulla strada cadaveri eccellenti.
Nel 1970 svolse indagini sulla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, il quale poco prima aveva contattato il regista Francesco Rosi promettendogli materiale che lasciava intendere scottante sul caso Mattei. Le indagini furono svolte con ampia collaborazione fra i Carabinieri e la Polizia, sotto la direzione di Boris Giuliano, anch'egli in seguito ucciso dalla mafia mentre iniziava ad intuire le connessioni tra Mafia e alta finanza. Nel 1971 si trova ad indagare sulla morte del procuratore Pietro Scaglione.
Il metodo nuovo di Dalla Chiesa consiste nell'utilizzo di infiltrati, in grado di fornire elementi utili per creare una mappa del potere di Cosa Nostra, arrivando a conoscere non solo gli elementi di basso livello, ma anche gli intoccabili Boss.
Il risultato di queste indagini fu il dossier dei 114, nel quale si fecero per la prima volta i nomi di Gerlando Alberti e Tommaso Buscetta come elementi centrali di molti fatti di sangue, oltre che quelli di Luciano Liggio e Michele Greco. Gran parte dei nomi esposti nel dossier erano però sconosciuti all'opinione pubblica e alla magistratura. Come conseguenza del dossier, scattarono decine di arresti dei boss, e per coloro i quali non sussisteva la possibilità dell'arresto scattò il confino. L'innovazione voluta però dal generale fu quella di non mandare i boss al confino nelle periferie delle grandi città del nord Italia, ma pretese che le destinazioni fossero le isole di Linosa, Asinara e Lampedusa.
In Piemonte, la lotta alle Brigate Rosse
Nel 1973 fu promosso al grado di generale di brigata, nel 1974 divenne comandante della regione militare di nord-ovest, con giurisdizione su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria [6].
Si trovò cosi a dover combattere il crescente numero di episodi di violenza portati avanti dalle Brigate Rosse, e al loro crescente radicarsi negli ambienti operai. Per fare ciò, utilizza i metodi che già aveva sperimentato in Sicilia, infiltrando alcuni uomini all'interno dei gruppi terroristici al fine di conoscere perfettamente gli schemi di potere del gruppo.
Nell'aprile del 1974 viene rapito dalle Brigate Rosse il giudice genovese Mario Sossi, con il quale le Br volevano barattare la liberazione di 8 detenuti della banda 22 ottobre.
Ad Alessandria, una rivolta dei detenuti che avevano preso degli ostaggi viene stroncata dal procuratore generale di Torino, Carlo Reviglio Della Veneria e dal generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa che ordinano un attacco militare che si conclude con l’uccisione di due detenuti, di due secondini, del medico del carcere e di una assistente sociale.
Dopo aver selezionato dieci ufficiali dell'arma, Dalla Chiesa creò nel maggio del 1974 una struttura antiterrorismo denominata Nucleo Speciale Antiterrorismo con base a Torino.
Nel settembre del 1974 il Nucleo riuscì a catturare a Pinerolo Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco e fondatori delle Brigate Rosse, grazie anche alla determinante collaborazione di Silvano Girotto, detto "frate mitra".
Nel febbraio del 1975 Curcio riesce ad evadere dal carcere di Casale Monferrato, grazie ad un intervento dei compagni brigatisti capeggiati dalla moglie dello stesso Curcio, Margherita Cagol.
Sempre nel 1975, i Carabinieri intervennero nel rapimento di Vittorio Gancia, uccidendo nel conflitto a fuoco Margherita Cagol.
Nel 1976 venne sciolto il Nucleo Antiterrorismo a seguito delle critiche ricevute per i metodi utilizzati nell'infiltrazione degli agenti tra i brigatisti e sulla tempistica dell'arresti di Curcio e Franceschini.
Nel 1977 fu nominato Coordinatore del Servizio di Sicurezza degli Istituti di Prevenzione e Pena, e passato generale di divisione, ottenne in seguito (9 agosto 1978) poteri speciali per diretta determinazione governativa e fu nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta contro il terrorismo, sorta di reparto operativo speciale alle dirette dipendenze del ministro dell'interno Virginio Rognoni, creato con particolare riferimento alla lotta alle Brigate rosse ed alla ricerca degli assassini di Aldo Moro.
La concessione di poteri speciali a Dalla Chiesa fu veduta da taluni come pericolosa o impropria (le sinistre estreme la catalogarono come "atto di repressione").
Dopo la morte di Aldo Moro, Dalla Chiesa decise di stringere il cerchio intorno ai vertici delle Brigate Rosse.
Nel frattempo, nel febbraio del 1978, Dalla Chiesa aveva perso la moglie Dora, stroncata in casa a Torino da un infarto. Per il Generale fu un duro colpo che lo lasciò per qualche tempo nella disperazione, e lo costrinse successivamente a dedicarsi completamente alla lotta contro i brigatisti.
In una perquisizione successiva a due arresti ( Lauro Azzolini e Nadia Mantovani) in via Monte Nevoso a Milano, vengono ritrovate alcune carte riguardanti Aldo Moro, tra cui un presunto memoriale dello stesso Moro.
Nel 1979 viene trasferito nuovamente a Milano per comandare la prestigiosa Divisione Pastrengo sino al dicembre 1981.
Particolarmente importanti, furono i successi contro le Brigate Rosse ottenuti a seguito della sanguinosa irruzione di via Fracchia, e l'arresto di Patrizio Peci (che con le sue rivelazioni contribuì a sconfiggere le Br) e Rocco Micaletto.
Nel 1982 viene promosso Vice Comandante Generale dell'Arma, la massima carica per un Carabiniere (all'epoca il Comandante Generale dell'Arma doveva necessariamente provenire, per espressa disposizione di legge, dalle fila dell'Esercito).
Il ritorno in Sicilia per combattere Cosa Nostra
Nel 1982 viene nominato prefetto di Palermo, nel tentativo di ottenere contro Cosa Nostra gli stessi risultati brillanti ottenuti contro le Brigate Rosse. Dalla Chiesa inizialmente si dimostrò perplesso da tale nomina, ma venne convinto dal ministro Virginio Rognoni, che gli promise poteri fuori dall'ordinario per contrastare la guerra tra le cosche che insanguinava l'isola.
Il 12 luglio nella cappella del castello di Ivano Fracena, in provincia di Trento, sposò in seconde nozze Emanuela Setti Carraro.
A Palermo, dove arrivò ufficialmente nel maggio del 1982, lamentò più volte la carenza di sostegno da parte dello stato (emblematica la sua amara frase: "Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì".
In una intervista rilasciata a Giorgio Bocca, il Generale dichiarò ancora una volta la carenza di sostegno e di mezzi, necessari per la lotta alla mafia, che nei suoi piani doveva essere combattuta strada per strada, rendendo palese la massiccia presenza di forze dell'ordine alla criminalità.
Comincia ad ottenere i primi successi investigativi, con i carabinieri che irrompono durante un blitz e arrestano 10 boss corleonesi, e successivamente scoprono e smantellano una raffineria di eroina.
Nel giugno del 1982 riesce a sviluppare, come già aveva fatto in passato, una sorta di mappa dei boss della nuova Mafia, che chiama rapporto dei 162. Poi inizia una lunga serie di arresti, di indagini, anche in collaborazione con la Guardia di Finanza, che hanno come obiettivo quello di appurare eventuali collusioni tra politica e Cosa Nostra.
Per la prima volta, con una telefonata fatta ai carabinieri di Palermo a fine agosto, Cosa Nostra sembrò annunciare l'attentato al Generale, dichiarando che dopo gli ultimi omicidi di mafia l'operazione Carlo Alberto è quasi conclusa, dico quasi conclusa.
La morte
«Qui è morta la speranza dei palermitani onesti.» (Scritta affissa il giorno seguente in prossimità del luogo dell'attentato)
Alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982, la A112 bianca sulla quale viaggiava il prefetto, guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, fu affiancata, in via Isidoro Carini, a Palermo, da una BMW dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47 che uccisero il prefetto e la giovane moglie.
Nello stesso momento l'auto con a bordo l'autista e agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del prefetto, veniva affiancata da una motocicletta dalla quale partì un'altra raffica che uccise Russo.
Per l'omicidio di Dalla Chiesa, della Setti Carraro e di Domenico Russo sono stati condannati all'ergastolo come mandanti i vertici Cosa Nostra, nelle persone di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci.
Nel 2002, sono stati condannati in primo grado quali esecutori materiali dell'attentato, Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia entrambi all'ergastolo, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci a 14 anni di reclusione ciascuno.
I Funerali e la reazione dell'opinione pubblica
Il giorno dei suoi funerali, che si tennero in San Domenico, una grande folla protestò contro le presenze politiche accusandole di averlo lasciato solo. Vi furono attimi di tensione tra la folla e le autorità, sottoposte a lanci di monetine e insulti al limite dell'aggressione fisica. Solo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini venne risparmiato dalla contestazione.
La figlia Rita pretese che fossero immediatamente tolte di mezzo le corone di fiori inviate dalla Regione Siciliana, e volle che sul feretro del padre fossero deposti il tricolore, la sciabola e il cappello della sua divisa da Generale.
Dell'omelia del cardinale Pappalardo, fecero il giro dei telegiornali le seguenti parole (citazione di un passo di Tito Livio), che furono liberatorie per la folla accorsa, mentre causarono imbarazzo tra le autorità (il figlio Nando le definisce "una frustata per tutti"):
«Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici [..] e questa volta non è Sagunto, ma Palermo»
Dalla Chiesa fu insignito di medaglia d'oro al valore civile alla memoria.
Il 5 settembre al quotidiano La Sicilia arrivò un'altra telefonata anonima, che annunciò : "L'operazione Carlo Alberto è conclusa".
Dalla Chiesa e il caso Moro
Dopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, in seguito al ritrovamento di un borsello sopra un pulman, i carabinieri di Dalla Chiesa riuscirono ad individuare un covo delle Brigate appartenente alla colonna Walter Alasia, situato a Milano in Via Monte Nevoso. Ne scaturirono 9 arresti e una serie di perquisizioni, nella quale furono rinvenuti alcuni documenti riguardanti il rapimento di Moro ed un memoriale dello stesso. Nel 1990, durante alcuni lavori, furono rinvenuti nell'appartamento di via Monte Nevoso, altri documenti riguardanti Moro nascosti in un doppio fondo di una parete.
Seguirono alcune polemiche sulle circostanze in cui nel 1978 i carabinieri operarono l'inchiesta e condussero le perquisizioni.
Il memoriale di Moro, sarebbe stato consegnato da Dalla Chiesa a Giulio Andreotti, a causa delle informazioni contenute al suo interno. Secondo la madre di Emanuela Setti Carraro, la figlia le avrebbe confidato che il Generale non consegnò tutte le carte rinvenute ad Andreotti, e che nelle stesse fossero indicati segreti estrememante gravi.
Il giornalista Mino Pecorelli, amico di Dalla Chiesa, che aveva dichiarato che di memoriali ne erano stati rinvenuti diversi, e che le rivelazioni contenute all'interno fossero collegate alle responsabilità politiche del sequestro Moro, fu ucciso pochi giorni dopo aver dichiarato di voler pubblicare integralmente uno degli stessi sulla sua rivista Op. Secondo la sorella del giornalista, Dalla Chiesa aveva incontrato Pecorelli pochi giorni prima che venisse ucciso, ed il Generale aveva confidato al giornalista alcune importanti informazioni sul caso Moro, consegnandoli documenti riguardanti il ruolo di Giulio Andreotti.
Nel 2000 un consulente della Commissione Parlamentare d'inchiesta, affermò che a suo giudizio, i carabinieri avessero falsificato la realtà, omettendo di descrivere le modalità di ritrovamento del borsello, impiegando troppo tempo ad effettuare il blitz ( il borsello fu ritrovato a fine agosto, il blitz venne fatto ad ottobre ) e ipotizzando che la perdita del borsello da parte di Walter Azzolini non fosse stata casuale, ma un'azione che potrebbe far nascere sospetti sul suo reale ruolo in seno alle Brigate Rosse.
Tali affermazioni hanno suscitato la reazione di Nando Dalla Chiesa e dei magistrati Pomarici e Spataro, in difesa dei carabinieri che condussero l'indagine, la cui unica lacuna fu non individuare il doppio fondo nel muro.
- Emanuela Setti Carraro (Milano, 1950 – Palermo, 3 settembre 1982) è stata una infermiera italiana, moglie del generale-prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Meno di due mesi dopo il matrimonio, il 3 settembre 1982, a soli 32 anni, rimase anch'ella vittima dell'attentato mafioso in cui vennero uccisi il marito e l'agente di scorta Domenico Russo.
«Caro Carlo Alberto: ero una ragazzina e grazie a te sono diventata una donna, ti amerò per sempre» (Emanuela Setti Carraro 1 Settembre 1982)
▪ 1983 - Piero Sraffa (Torino, 5 agosto 1898 – Cambridge, 3 settembre 1983) è stato un economista italiano.
Gli anni della formazione
Figlio unico di Angelo Sraffa, professore di diritto commerciale tra i più eminenti del suo tempo, e di Irma Tivoli, entrambi provenienti da famiglie di origine ebraica, Piero nacque a Torino, ma nei primi anni di vita scolastica seguì il padre nelle sue peregrinazioni accademiche (Pisa, Camerino, Messina, Parma, Milano). Al rientro a Torino studiò prima al liceo classico Vincenzo Gioberti e quindi al Massimo D'Azeglio, dove si diplomò nel 1915, per poi frequentare la facoltà di Giurisprudenza presso l'Università di Torino.
In realtà a 18 anni e mezzo, nella primavera del 1917, iniziò il servizio militare, come ufficiale del Genio ma sotto il comando della Prima Armata e quindi in posizioni di retroguardia. Dalla fine della guerra (novembre 1918) fino a marzo del 1920 fu membro della Reale commissione d'inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti commesse dal nemico. Il periodo militare corrispose quindi di fatto a quello 'universitario'. Si laureò infatti nel novembre 1920 con una tesi sull'inflazione in Italia nel periodo della prima guerra mondiale con Luigi Einaudi (il futuro Presidente della Repubblica). (Alcuni aneddoti raccontano di esami fatti in grande scioltezza con la divisa da ufficiale.)
Nel 1919, tramite Umberto Cosmo, conobbe Antonio Gramsci e frequentò l'Ordine Nuovo, fondato il 1º maggio da Gramsci stesso con Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti. Fu questo il primo momento di svolta della sua vita.
Tra aprile 1921 e giugno 1922 studiò alla London School of Economics [1]. In questo periodo, a Cambridge, incontrò due volte Keynes che lo invitò alla collaborazione. Questa richiesta portò Sraffa a scrivere due articoli sul sistema bancario italiano che furono pubblicati nel 1922. Il primo (The Bank Crisis in Italy) sull'Economic Journal, la rivista inglese di economia politica diretta appunto da Keynes. Il secondo fu pubblicato sul supplemento di economia del quotidiano Manchester Guardian (ora The Guardian). Keynes affidò a Sraffa anche la cura dell'edizione italiana del suo A Tract on Monetary Reform. L'incontro con Keynes fu indubbiamente un altro e fondamentale punto di svolta della biografia di Sraffa.
Al rientro in Italia 1922 per qualche mese - dal giugno al 2 dicembre - fu direttore dell'ufficio provinciale del lavoro di Milano, dove frequentò ambienti socialisti e - in particolare - Carlo Rosselli e Raffaele Mattioli, entrambi all'epoca assistenti di Einaudi. Ma la marcia su Roma e l'avvento del fascismo fu un evento destinato ad incidere profondamente sulla biografia anche dell'italiano Piero Sraffa.
Dopo essere stato anche oggetto di un'aggressione squadristica fascista, il padre Angelo ricevette il 20 e il 21 dicembre 1922, due telegrammi assai minacciosi dallo stesso Mussolini che esigeva una pubblica ritrattazione sul contenuto del secondo articolo. Piero - d'accordo con Keynes - partì per l'Inghilterra. Ma a Dover il 26 gennaio 1923 fu respinto e rispedito a Calais. Rimase quindi a Parigi fino a metà marzo. Questi avvenimenti lo portarono probabilmente alla decisione di dedicarsi alla vita accademica, più garantita.
Così a novembre del 1923 assunse un incarico come libero docente all'Università di Perugia, con un corso di economia politica per il quale adottò i Principi di Marshall, e nel marzo del 1926, vincendo il concorso, divenne ordinario sempre di economia politica a Cagliari.
Nel frattempo, nel maggio del 1924, la sua vecchia conoscenza Antonio Gramsci rientrò in Italia. Questi, che si stava avviando a diventare il maggior esponente nel Partito Comunista d'Italia, si trovò bloccato a Mosca - dove si trovava ai lavori dell'Internazionale Comunista - dall'avvento al potere del fascismo. Quindi soggiornò qualche mese a Vienna, dove attese l'esito delle elezioni italiane e una volta eletto al parlamento rientrò a Roma. Da questo momento al suo arresto (8 novembre 1926) i rapporti tra i due intellettuali si intensificarono e probabilmente divennero una tappa decisiva della biografia umana e intellettuale di Piero Sraffa. Assieme alla cognata di Gramsci, Tatiana Schucht, Sraffa fu infatti il tramite tra il prigioniero ed il partito, Togliatti in particolare, un ruolo chiarito solo di recente.
Nel dicembre 1925 Sraffa pubblicò la memoria intitolata Sulle relazioni fra costo e quantità prodotta che avviò la critica della dominante teoria dei prezzi. Edgeworth, che dirigeva con Keynes l'Economic Journal e che lo lesse in italiano, gli chiese un articolo sullo stesso argomento, che venne pubblicato nel dicembre 1926 col titolo The Laws of Returns under Competitive Conditions. Questo articolo - pubblicato in Inghilterra - ebbe ovviamente una maggiore risonanza ed avviò una nuova stagione della teoria dell'impresa.
Le leggi della produttività in regime di concorrenza
Nell'articolo del 1926, Sraffa riprende e sviluppa il suo lavoro del 1925 per mostrare l'inconsistenza della teoria marshalliana dei prezzi, secondo la quale, per ciascun bene:
▪ il prezzo d'equilibrio viene determinato dall'intersezione tra la curva della domanda e quella dell'offerta;
▪ la curva dell'offerta, simmetrica a quella della domanda, è basata sulla legge dei rendimenti decrescenti (primo tratto) e sulla legge dei rendimenti crescenti (secondo tratto).[1]
Sraffa rileva che le due leggi hanno origini e ambiti di applicazione diversi (e pertanto non possono spiegare i due tratti di una stessa curva): la legge dei rendimenti decrescenti si applicava in origine all'intera economia e conseguiva dalla scarsità della terra come fattore di produzione (la teoria della rendita differenziale di David Ricardo); la legge dei rendimenti crescenti si applicava alla singola impresa e conseguiva dai benefici della divisione del lavoro. La prima consentiva di studiare le leggi della distribuzione, la seconda quelle della produzione. Marshall, invece, estese la legge dei rendimenti decrescenti a qualsiasi fattore di produzione scarso e sostituì le economie esterne alla divisione del lavoro per motivare i rendimenti crescenti. In ogni caso, nota Sraffa, Marshall crede di poter determinare l'equilibrio della singola impresa di una particolare industria analizzando piccoli incrementi nella sua produzione e assumendo invariata la situazione in altre imprese della stessa industria e dell'intera economia;
tuttavia: quanto ai rendimenti decrescenti, vi sono due casi:
▪ se un bene viene prodotto utilizzando una quota considerevole di un fattore scarso, un piccolo aumento della produzione comporta un significativo aumento del costo sia di quel bene, sia di altri beni nella cui produzione venga impiegato; ne seguono una minore domanda di quel bene e di quel fattore scarso, quindi il contenimento del loro costo;
▪ se un bene viene prodotto utilizzando una piccola quota di un fattore scarso, un piccolo aumento della sua produzione si traduce più in una riduzione delle quantità del fattore scarso utilizzate da altre imprese che in un suo generale maggiore utilizzo; l'incremento del costo del fattore è quindi trascurabile;
▪ quanto ai rendimenti crescenti, lo stesso Marshall nota che le economie esterne difficilmente possono essere attribuite con chiarezza ad un'industria specifica, ma interessano in misura notevole gruppi, spesso di grandi dimensioni, di industrie collegate; conseguentemente, non è possibile ipotizzare un aumento dei rendimenti in una sola impresa tenendo invariati quelli di altre.
Sraffa ne conclude che, in concorrenza perfetta, i costi di produzione devono essere considerati costanti per piccole variazioni della quantità prodotta e che la teoria classica del costo di produzione appare meglio fondata.
Considera poi il caso opposto del monopolio, in cui il prezzo non è dato ma è inversamente proporzionale alla quantità venduta, e osserva che l'esperienza mostra che molte imprese (in particolare la maggior parte di quelle che producono beni di consumo) operano in condizioni di costi decrescenti, che consentono di diminuire il prezzo per aumentare le vendite, come se operassero in regime di monopolio. Ipotizza, quindi, che tali imprese non operino in un vero e proprio regime di monopolio, ma possano comunque disporre ciascuna di un suo particolare mercato.
Tali considerazioni saranno poi sviluppate da Joan Robinson nella sua teoria della concorrenza imperfetta.
Gli anni di Cambridge
Nel 1927 avvenne la svolta più importante della vita di Piero Sraffa. John Maynard Keynes, a seguito degli articoli pubblicati nel 1925-26, lo invitò a Cambridge per una lectureship di qualche anno. Sraffa accettò, anche per allontanarsi dall'Italia diventata per lui molto pericolosa. Il 26 novembre 1926 infatti il fascismo fece approvare la 'legge per la difesa dello stato', dando avvio allo stato totalitario. A Cambridge Piero Sraffa giunse nel luglio del 1927 e vi rimase fino alla fine della sua esistenza.
Nel riparo di Cambridge, tenne nei primi tre anni dei corsi sulla teoria avanzata del valore. Quindi, sempre con l'aiuto di Keynes, ebbe un incarico da bibliotecario e si poté dedicare allo studio, intrecciando rapporti con una serie d'intellettuali destinati a lasciare notevoli e durature tracce. John Maynard Keynes (1883-1946) è stato il faro di questo territorio. Tra gli economisti vanno ricordati almeno Michał Kalecki (1899-1970), Maurice Dobb (1900-1976), Joan Robinson (1803-1983) e Nicholas Kaldor (1908-1986). Tra i filosofi Frank Plumpton Ramsey (1903-1930), morto prematuramente, fu certamente d'aiuto durante l'elaborazione delle equazioni iniziali di Produzioni di merci a mezzo di merci, databili nel 1928.
Di particolare importanza e oggetto di indagine nella storia del pensiero è l'intenso rapporto avuto con Ludwig Wittgenstein. Dal ritorno di questi a Cambridge (febbraio 1929) e fino alla famosa 'rottura' del 1947, avvenuta ad opera di Sraffa e subita traumaticamente da Wittgenstein, i due intellettuali hanno avuto una frequentazione costante. Soprattutto negli anni che hanno preceduto la guerra, le discussioni avvenute durante gli incontri settimanali hanno portato il pensatore viennese a rivedere radicalmente, anche se progressivamente, il suo approccio al problema del linguaggio fissato nel Tractatus Logico-Philosophicus, pubblicato nel 1922. L'influenza di Sraffa è stata riconosciuta con grande evidenza dallo stesso Wittgenstein nella prefazione alla sua opera più matura, Philosophical Investigations (Ricerche filosofiche), uscita postuma nel 1953. (E per gli studiosi di Sraffa rimane aperta la questione dell'influenza reciproca, quindi anche quella di Wittgenstein su Sraffa.)
Circola su questo rapporto un celebre aneddoto che va riportato, anche se tende a semplificare quello che fu senz'altro un lungo processo. Accadde infatti che durante una passeggiata lungo il Cam, il fiume di Cambridge, Sraffa mettesse in grave difficoltà la convinzione espressa nel Tractatus che il linguaggio possa ridursi alla logica, semplicemente chiedendogli a quale logica si potesse ridurre il tipico gesto tipico 'napoletano' effettuato con l'indice ed il medio della mano che strofinando il mento dall'interno verso l'esterno indica incuranza, menefreghismo.
Luigi Pasinetti, sulla base dei manoscritti non pubblicati di Sraffa (papers) [2], ha individuato cinque fasi del suo lavoro a Cambridge:
▪ 1928-1931: ricerche sulla storia delle teorie economiche, tese a recuperare l'economia "ragionevole" dei classici, Marx in primo luogo, scartando l'economia "aberrante" dei marginalisti; intenzione di lavorare ad un libro analogo a quello che avrebbe dovuto essere Il Capitale di Marx, Teorie sul plusvalore comprese, ma evitando il rischio di "finire come Marx" che, avendo esposto prima la teoria, non è riuscito a completare la parte storica e proprio per questo "non è riuscito a farsi capire"; Sraffa intende esporre prima la storia, poi la teoria, "per il che si richiede che io vada dritto all'ignoto, da Marshall a Marx, dalla disutilità al costo materiale"; prima elaborazione delle sue equazioni senza sovrappiù;
▪ 1931-1940: edizione delle opere di Ricardo; quasi pronte per la stampa, non vengono pubblicate sia perché manca l'"Introduzione" (scritta da Sraffa più tardi), sia perché si scoprono nuovi documenti, tra cui tutte le lettere di Ricardo a James Mill;
▪ 1941-1945: critica dell'economia marginalista, in particolare della teoria della produzione e distribuzione, della teoria del valore (dei prezzi), della teoria dell'utilità marginale e della teoria dell'interesse come premio per l'astinenza; elaborazione delle sue equazioni con sovrappiù;
▪ 1946-1955: pubblicazione dei primi dieci volumi delle opere di Ricardo (l'undicesimo, contenente gli indici, viene pubblicato nel 1973);
▪ 1955-1960: preparazione di Produzione di merci a mezzo di merci come mera "premessa ad una critica dell'economia politica"; il progetto originario si è rivelato troppo vasto: della parte storica rimane solo una Appendice di poche pagine intitolata "Nota sulle fonti" e si auspica nella Prefazione che la critica vera e propria venga tentata "più tardi, o dall'autore o da qualcuno più giovane e meglio attrezzato per l'impresa".
Produzione di merci a mezzo di merci
Con la sua opera Production of Commodities by Means of Commodities. Prelude to a critique to economic theory (1960) si propone di gettare le basi teoriche per una critica della scuola economica ai suoi tempi prevalente, quella marginalista, e di perfezionare la teoria classica del valore in economia sviluppata da Ricardo.
In tale opera, divenuta una pietra miliare nella storia del pensiero economico, Sraffa analizza un modello di produzione lineare in cui è possibile determinare la struttura dei prezzi relativi e una delle due variabili distributive (saggio di profitto o di salario), data esogenamente l'altra variabile e la tecnologia, rappresentata dalle quantità fisiche dei singoli beni necessari per produrre le varie merci con i relativi output.[2]
La determinazione simultanea comporta che il valore del capitale impiegato può essere conosciuto solo insieme ai prezzi delle merci da cui è costituito. In questo modo divengono incompatibili con questo sistema le teorie che partono da dati valori dei fattori produttivi e spiegano i prezzi con la remunerazione di tali fattori in base alla loro produttività marginale.
In sostanza, Sraffa dimostra che:
▪ non è possibile individuare una legge che determini simultaneamente il salario ed il saggio del profitto (come remunerazioni, rispettivamente, del lavoro e del capitale), in quanto:
▪ il saggio del profitto può essere determinato solo fissando il salario (o viceversa);
▪ non è possibile misurare il capitale senza determinare anche i prezzi (compreso il profitto), quindi non è possibile calcolare il profitto sulla base del valore del capitale (come sua remunerazione);
▪ non si può assumere che, all'aumentare del salario, il lavoro venga sostituito dal capitale, in quanto il valore del capitale dipende dalla durata dell'investimento iniziale; considerando capitali di diversa durata, può ben succedere che si preferisca sostituire capitale con lavoro anche se i salari aumentano (cosiddetto "ritorno delle tecniche"); ne segue che non è possibile attribuire la disoccupazione all'aumento dei salari, come se si trattasse di minore domanda di un fattore di produzione il cui prezzo è aumentato.
Questo apparato analitico è stato utilizzato dai seguaci di Sraffa anche per la critica alla teoria del valore di Marx e per la soluzione al problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione. In Italia, la teoria di Sraffa è stata criticata (secondo i conservatori demolita[3]) da Sergio Ricossa. Secondo Luigi Pasinetti, invece, Sraffa consente di superare i limiti del sistema input-output di Wassily Leontief, in particolare con riguardo agli effetti del progresso tecnico;[4] l'approccio di Pasinetti è stato recentemente ripreso ed ampliato, sempre in linea col pensiero di Sraffa, da Heinz Kurz e Neri Salvadori.[5]
Altre note biografiche
La pubblicazione, a metà del 1960, di Produzione di merci a mezzo di merci avvenne simultaneamente alla versione inglese, Production of Commodities by means of Commodities, e - pur se con un lento avvio - il pensiero di Sraffa divenne oggetto di grande dibattito, sia sul versante della teoria economica che su quello della pratica politica. Tuttavia, pur partecipando al dibattito stesso, la sua proverbiale discrezione non venne mai meno. Mantenne infatti la sua residenza a Cambridge, con poche uscite, anche in Italia, dove pur aveva forti rapporti intellettuali e d'amicizia. Tra i rapporti più noti quelli con il vecchio amico Raffaele Mattioli, senz'altro il più lungo e più costante, con Claudio Napoleoni e con Giorgio Napolitano, allora membro importante del Partito Comunista Italiano.
Sraffa ricevette due lauree ad honorem, dalla Sorbona di Parigi nel 1972 e dall'Università di Madrid nel 1976, ma - soprattutto - ricevette nel 1961 la medaglia Söderström della Swedish Royal Academy, un premio che anticipava di fatto il Nobel per l'economia istituito solo nel 1969.
Sraffa non ebbe mai particolari problemi economici, ma diventò un po' più ricco grazie ad un investimento di lungo termine in obbligazioni del governo giapponese che egli aveva acquistate nei giorni successivi ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, ritenendo giustamente che il Giappone di quel periodo storico non sarebbe rimasto privo di risorse per molto tempo e che avrebbe rispettato i suoi impegni. Fu l'unica sua operazione finanziaria, ma piuttosto significativa.
Sraffa - che viene sempre descritto come persona di grande intelligenza, piuttosto timido e molto riservato - aveva sì una grande passione per lo studio ma soprattutto per i libri. Fu un grande ricercatore delle più rare edizioni e famoso fu il ritrovamento con Keynes di un piccolo ma importante libretto di David Hume (An abstract of A treatise of human nature, 1740). Lasciò la sua biblioteca alla Wren Library del Trinity College: il catalogo online [3] è di oltre 7.000 volumi (7085 records).
L'opera scritta e pubblicata in vita da Sraffa (infatti siamo sempre in attesa della pubblicazione dei suoi papers), è costituita da un volume dei saggi ed articoli per 265 pagine a da Produzione di merci per un altro centinaio scarso. In certi ambienti dell'economics Sraffa viene citato solo come il remoto curatore dei Works di Ricardo. In realtà l'opera scritta è solo la punta di un iceberg e l'eredità intellettuale è una montagna anche piuttosto ardua da affrontare. Comunque è certo che la sua critica e la sua impostazione scientifica impegneranno le menti ancora per molto tempo.
Infine, Piero Sraffa è ricordato in modo particolare per avere avuto importanti rapporti personali ed intellettuali con tre dei maggiori protagonisti del Novecento europeo: il politico e pensatore comunista italiano Antonio Gramsci, l'economista inglese John Maynard Keynes, il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein. Tre figure assai diverse, ma tre riconosciuti leader e rivoluzionari nel loro campo.
Principali opere di Piero Sraffa
Piero Sraffa, "Sulle relazioni fra costo e quantità prodotta", Annali di economia, II, 1925, pp. 277-328 (disponibile la traduzione inglese curata da A. Roncaglia e J. Eatwell: On the Relation Between Costs and Quantity Produced)
Piero Sraffa, "The Laws of Returns under Competitive Conditions", The Economic Journal, XXXVI, 1926, pp. 535-550 (tradotto in italiano col titolo "Le leggi della produttività in regime di concorrenza" in Economia pura, a cura di G. del Vecchio, Utet, Torino, 1937)
Piero Sraffa, "Introduzione" a David Ricardo, Works and Correspondence, a cura di P. Sraffa, voll. I-IX, 1951-1955, e vol. XI (indici), 1973, Cambridge University Press, vol. I, pp. XIII-LXII
Piero Sraffa, Production of Commodities by means of Commodities. Prelude to a Critique of Economic Theory, Cambridge University Press, Cambridge, 1960; edizione italiana (curata dallo stesso Sraffa con l'aiuto di R. Mattioli): Produzione di merci a mezzo di merci. Premesse ad una critica della teoria economica, Einaudi, Torino, 1960; nuova edizione italiana a cura di Fabio Ranchetti (con Introduzione e Nota bibliografica), Einaudi, Torino, 1999;
Note
1. ^ La curva del costo marginale ha una forma a "U": prima decresce, poi cresce fino a incontrare prima la curva del costo medio, poi la retta del prezzo (che è dato, in condizioni di concorrenza); i diversi punti di intersezione tra il tratto crescente della curva del costo marginale (oltre l'intersezione con la curva del costo medio) e diverse possibili rette dei prezzi costituiscono la curva dell'offerta per la singola impresa.
2. ^ Nonostante in Produzione Sraffa analizzi entrambi i casi (fissazione esogena del saggio di salario e del saggio di profitto), sembra propendere per la seconda alternativa, poiché nota incidentalmente che, quando si abbandoni l'ipotesi classica di salario ancorato ai livelli di sussistenza e il salario stesso si assuma come dato in termini di un'unità di misura più o meno astratta, esso non può essere stabilito fino a che non lo siano i prezzi delle merci
3. ^ Profilo biografico di Sergio Ricossa a cura dell'Istituto Bruno Leoni di Torino.
4. ^ Luigi Pasinetti, Lezioni di teoria della produzione, Bologna, il Mulino, 1989 (terza edizione).
5. ^ Heinz D. Kurz e Neri Salvadori, Theory of production. A long-period analysis, Cambridge University Press, 1997.
▪ 1989 - Gaetano Scirea (Cernusco sul Naviglio, 25 maggio 1953 – Babsk, 3 settembre 1989) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano.
Insieme a Franz Beckenbauer (un titolo mondiale da giocatore), a Daniel Passarella (due titoli mondiali da giocatore), Ruud Krol (dell'Olanda dei due secondi posti mondiali del '74 e del '78) e Franco Baresi (un titolo mondiale nel 1982 pur non essnedo mai sceso in campo e un secondo posto nel 1994) è considerato il miglior interprete del ruolo di libero. Antesignano del difensore moderno, era dotato di notevole visione di gioco e grande capacità di dettare i tempi del reparto arretrato, cui si sommava l'abilità di trovare spesso la via della rete (32 gol tra campionato e nazionale, cifra ragguardevole per un difensore). Oltre a queste doti tecniche possedeva un fair play fuori del comune, considerando che in tutta la sua carriera professionistica non subì mai un'espulsione o un periodo di squalifica.
È stato a lungo al primo posto per numero di presenze di tutti i tempi della storia della Juventus con 552 presenze, record successivamente eguagliato e poi superato solo da Alessandro Del Piero.
▪ 1991 - Frank Russell Capra, nato Francesco Rosario Capra (Bisacquino, 18 maggio 1897 – La Quinta, 3 settembre 1991), è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, di origine italiana.
È stato uno dei registi più importanti dell'epoca d'oro di Hollywood, fra gli anni trenta e gli anni quaranta, autore di alcuni film memorabili, commedie e apologhi morali, caratterizzati da un ottimismo utopistico, consolatorio, ma non banale, capaci di divertire ed insieme commuovere il pubblico.
Esempio perfetto del self made man, umile emigrante diventato celebrità internazionale, «un'ispirazione per chi crede nel Sogno americano» (John Ford), è stato il massimo cantore dell'american way of life, ma anche un vero e proprio "mythmaker", perché con il suo cinema non ha solo interpretato e rappresentato lo spirito dei tempi, ma ha anche contribuito in maniera determinante a produrre e plasmare una mitologia sociale, un immaginario collettivo popolare: in questo senso, l'artista del Novecento a lui più vicino è Walt Disney.
Fra le sue inimitabili commedie, si ricordano in particolare l'"on the road" Accadde una notte (It Happened One Night) (1934), la "trilogia sociale" È arrivata la felicità (Mr. Deeds Goes to Town) (1936), Mr. Smith va a Washington (Mr. Smith Goes to Washington) (1939), Arriva John Doe (Meet John Doe) (1941) e la «favola natalizia per eccellenza»[4] La vita è meravigliosa (It's a Wonderful Life) (1946).