La Moldava - Bedrich Smetana
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Questa video cassetta presenta due aspetti di grandissimo valore. Essa è raccomandabile a tutti e specialmente agli alunni che frequentano i corsi di religione.
Ferenc Friksai: osservando la realtà
Il grande direttore di orchestra, morto nel 1964 a soli 49 anni, nel 1960 già minato dal male dirige per l'ultima volta un'orchestra, accettando che le telecamere della televisione tedesca riprendano le prove e l'esecuzione conclusiva del concerto. Il brano scelto è La Moldava di Smetana.
È commovente vedere come Friksai guarda alla vita con stupore, ammirazione, affezione, nostalgia. Il suo sguardo si spinge sulla realtà descritta dalla musica di Smetana fino a coglierne i particolari apparentemente secondari. È un esempio di "osservazione intera, appassionata, insistente del fatto, dell'avvenimento reale" (L. Giussani, Scuola di religione, ed. SEI, Torino 1999, p. 470).
Ciò gli permette di arrivare ad affermare la bellezza della vita, nonostante la prova della malattia.
È interessante vedere anche come i membri dell'orchestra lo seguono e imparano da lui. Nell'esecuzione conclusiva si avvertono chiaramente gli insegnamenti del direttore fedelmente appresi dagli orchestrali: seguendo un maestro si sono addentrati più profondamente nel reale. Ed è commovente osservare il volto del direttore durante la medesima esecuzione conclusiva: esempio di serietà e decisione nel seguire la realtà nella sua profondità.
"La Moldava" di Smetana: metafora della vita
Smetana descrive il corso del fiume nazionale boemo, la Moldava. Le scene descritte sono le seguenti:
la sorgente
il cammino del fiume (melodia-ritornello)
la caccia nei boschi
la festa di nozze dei contadini
la pianura di notte
le cascate
l'attraversamento trionfale di Praga
l'addio.
La melodia-ritornello, che ha reso celebre questo poema sinfonico, è tratta da un antico canto dei pellegrini: essa dunque richiama in se stessa e nella sua tradizione l'idea di cammino o di pellegrinaggio: l'uomo come homo viator. È abbastanza evidente quindi che il cammino del fiume è una metafora del cammino dell'uomo. È un cammino pieno di speranza, orientato verso un grande orizzonte. E tutto ciò che si attraversa in questo cammino acquista significato solo guardando a questo grande orizzonte.
Anzitutto il mistero della sorgente. Uno zampillare di vita che emerge dalle profondità della madre-terra o patria (termine molto caro all'autore): non c'è cosa più evidente infatti che non ci diamo l'essere noi, ma lo riceviamo, in continuazione, anche in questo medesimo istante, come un fiume che riceve continuamente la sua acqua da altro. L'osservazione della realtà deve quindi portarci anzitutto a guardare questo fatto: senza questa osservazione si può equivocare tutto il resto.
La caccia nei boschi è in realtà un aumento dello stupore: i corni imitano l'abbaiare dei cani, i richiami tra i cacciatori, la misteriosa profondità dei boschi. Metafora forse della necessità di affrontare le situazioni e i problemi dell'esistenza, con creatività e astuzia.
La festa di nozze dei contadini è un'espressione felice della bellezza della vita condivisa con gli altri, cioè della vita di un popolo: tutti insieme dentro la danza misteriosa della vita.
La pianura di notte è un momento di silenzio e di struggimento: il fiume attraversa silenziosamente la pianura mentre gli uomini si riposano dalle loro fatiche e ripensano ai grandi desideri che portano nel cuore. È il desiderio di qualcosa di grande che continuamente riemerge.
Le cascate sono come un momento di lotta: la vita come combattimento drammatico, come affronto coraggioso di situazioni difficili, di ostacoli, di impedimenti. Ed il ritornello arriva trionfalmente a descrivere l'ingresso del fiume in Praga, la "città dorata": la festa si ripresenta e sembra quasi di assistere alla conclusione del viaggio del fiume.
Ma la conclusione vera e propria è un misterioso addio. Può essere il semplice allontanamento del fiume dalla città, come un nostalgico addio alla vita (e così lo interpreta Friksai); ma può essere anche la descrizione dell'arrivo del fiume al mare e il suo immergersi dentro la profondità del mare medesimo, come un'immagine del destino infinito cui misteriosamente la vita giunge. Qualunque sia l'interpretazione corretta, rimane la suggestione finale di un mistero. E l'osservazione della realtà porta proprio ad incontrarsi con questo mistero.
Val la pena ricordare qui quello che scriveva Jacopone da Todi: "Amore, amore, grida tutto il mondo, amore, amore, omne cosa conclama"; è l'indicazione del Destino ultimo come il destino di amore che si compie in quel "regno celesto, che compie omne festo che'l core ha bramato".