Il mio Jannacci
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Questi qui della culturacattolicapuntoit sono mica tanto giusti di cervelletto. Sanno della mia antica vetusta passione per Jannacci, sono miei amici, io gli sono gratissimo, d’accordo; ma non sanno cosa li aspetta. Dico, chiedendomi di metter su una rubrichina dedicata al grande medico artista milanese e alle sue canzoni. Anche perché non lo so bene nemmeno io cosa ci aspetta, a loro e a me.
E poi, passione un corno, la mia; trattasi in realtà di com-passione radicale, stesso pathos , stesso sentire (sun-pathos, ma scritto in greco, come farebbero quelli colti).
Solamente che io non lo so spiegare tutto questo com’è accaduto e accade, lui invece spiega benissimo come nessuno (eccezion fatta per Manzoni e Testori; tralascio Dante perché extralombardo ed extrapadano). Infatti lui, Enzo, è un genio, e in questo devo ammettere che siamo proprio diversi. Ma per il resto…
Lui è la colonna sonora che io non saprei scrivere del mio ruvido arrancante ultrasessantennale essere peccatore cattolico lombardo, di rito ambrosiano; mica la colonna sonora del primo bacio perugin-adolescenziale.
Lui è il suo/mio cercare di vedere e di capire, canzone dopo canzone; capire cosa? capire, no?!, e di tenere la sua e mia ferita stretta vicino al cuore; e di mendicare la carezza che il Nazareno dà a lui e a me, teneramente accompagnandosi alle nostre storie callose e operaie di eterni dopoguerra dell’Italia e dell’anima, fra macerie e ripresa, povertà e lavoro, amore e dolore, desiderio e preghiera. Ecco, questo solo per ora so dirvi: canzone dopo canzone o episodio dopo episodio o memoria dopo memoria questi pezzi di storia, questa roba, insomma, questo “mio” Jannacci, proverò a raccontare: roba minima, s’intend, e un po’ alla rinfusa ma non roba ogm.
PS – Si avverte la spettabile clientela che per le esegesi ufficiali e le postulazioni di cause di santità tocca rivolgersi altrove.