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Elia - Conclusione

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Josè de Ribera, Elia

Nel riflettere, come la solito, su quale volto del padre emerge dall’esperienza di Elia, vogliamo domandarci cosa Elia dice a noi, oggi, proprio a partire dal volto di Dio che egli ha incontrato e testimoniato lungo la sua esistenza.

Scoprire il volto umile del Padre
Ricchezza, pluralismo, ricorso agli idoli di vario tipo: il contesto culturale del regno di Acab e Gezabele non è molto distante dal nostro. In un clima di disorientamento dove sembrerebbe necessaria una parola forte di Dio, un intervento drastico, chiaro, ci troviamo invece di fronte al comando divino di nascondersi, tacere. C’è l’irrompere dell’annuncio di una grave siccità, ma poi Elia spinto dalla mano di Dio si ritrae.

Quando c’è molto rumore nel mondo Dio richiama alle origini, invita l’uomo alle più profonde verità su se stesso, sul senso della sua vita. I padri hanno visto nel torrente Cherit la preghiera contemplativa profonda, che si raggiunge attraverso un cammino di semplificazione, di spoliazione. A queste sorgenti, che sono le sorgenti della carità di Dio (gli autori medioevali, soprattutto vedevano nel nome Cherit, o Karit un riferimento alla carità), si è nutriti di pane e di carne, cioè di Eucaristia.
Dio non giudica il mondo. La sentenza di Elia su Acab non è un giudizio, ma è un avvertimento in vista della conversione. La siccità è il tempo propizio, lo spazio necessario per la penitenza, come lo è la quaresima, come lo sono le mille circostanze dolorose della vita, un tempo di prova in cui Dio nasconde il suo volto per farsi cercare.

Nella prova tuttavia non mancano i segni della sua presenza. Questi segni sono umili. Il volto stesso di Dio è un volto umile, sgradevole ai potenti della terra, ai superbi, ai boriosi, a quelli che nella vita se la cavano sempre da sé. Presso di loro Dio non si nasconde. Il volto umile di Dio Elia lo incontra nella vedova e nell’orfano, il silenzio di Dio qui cessa. Torna a risuonare la parola, una parola che nutre e da vita. Il cardinal Martini nei suoi esercizi spirituali dettati alle claustrali via radio scorge in questo episodio un triplice nutrimento quotidiano: la Parola, l’Eucaristia, la Carità. É la sorgente di vita dentro la casa. Una casa in cui possiamo vedere la Chiesa, la comunità cristiana, la famiglia.
Il volto umile del Padre traspare da questi segni, tre modi di presenza del Figlio, tre luoghi dell’azione dello Spirito: la Parola, l’Eucaristia, la Carità, la comunione.

Il volto del Dio geloso
Se la carestia è il tempo opportuno per la penitenza, un tempo preparatorio, la sfida al monte Carmelo è il momento propizio per il pentimento. Sul monte risuona una domanda: fino a quando zoppicherete con entrambi i piedi? Fino a quando si seguiterà a scendere a patti con gli idoli? Si cammina un po’ sulla via di Dio e un po’ sulla via di Baal. Un po’ secondo la carne, un po’ secondo lo spirito, col risultato che non si cammina affatto né su una via né sull’altra. Il fuoco sceso dal cielo mette in luce la verità. è il fuoco della gelosia di Dio che irrompe anche nella nostra vita, forse attraverso una delusione, un desiderio inappagato, un evento che ci obbliga a cambiare stile di vita, a tagliare con alcune persone…
In questi eventi il volto di Dio è oscuro, si passa per il fuoco e l’acqua, come la legna del sacrificio, d’altra parte però è pur sempre una voce, un segno, una risposta dal cielo contro il mutismo degli idoli; contro la sterilità di certe situazioni che si trascinano senza sbocco, senza frutto.


Scoprire Dio nel silenzio del cuore
Momenti come quelli del monte Carmelo, servono, possono scuotere, ma possono anche cadere nel vuoto, non giungere alla maturazione che ci si attendeva, che Dio, forse, attendeva per noi. Il volto geloso di Dio è un volto transitorio, Egli è ben altro.
A volte in questi momenti di sofferenza, di prova, la preghiera va alla ricerca di segni, di esperienze che coinvolgano la sensibilità. Ma è proprio in questi momenti che Dio tace e se risponde lo fa brevemente per impedirci di cadere in braccio agli idoli. Il pullulare di maghi, astrologi, religioni misteriche e affini testimoniano l’angoscia dell’uomo, la sua sofferenza sorda che non aprendosi al Dio vero, va alla ricerca di sensazioni, di sicurezze più accessibili. Questi cammini si esauriscono ed esauriscono il cuore, l’anima languisce.
Seguire il Dio vivente, stare alla sua presenza come Elia è un cammino arduo. è il cammino verso l’Oreb, il monte dell’incontro e della legge. Ma in questo cammino si trova il nutrimento necessario, pane e riposo, aiuto dall’alto e consolazione.
In questo cammino Dio purifica, mostra la nullità delle esperienze sensibili: il vento, il terremoto, il fuoco e si rivela soltanto attraverso l’ascolto umile del cuore. Elia si vela il volto, entra nella profondità di sé, sperimenta il timore di chi si trova di fronte all’ignoto, e ode una voce sottile di silenzio.
Al mutismo dell’idolo, si oppone il tenue mormorio di Dio. L’idolo è fuori dell’uomo, la sensazione lo avvolge, ma la voce misteriosa di Dio sgorga dal di dentro dell’uomo, dalle sorgenti del suo cuore. Questa, e solo questa, è la sede delle decisioni, della conversione, dell’assenso al Dio d’Israele. Solo qui si comprende con un uno sguardo contemplativo, il disegno di Dio su se stessi e sugli altri. Elia, solo, scoprì sull’Oreb d’essere circondato da settemila fedeli del Dio vivente.
Anche qui troviamo un triplice nutrimento: l’Eucaristia, il Silenzio, lo Spirito Santo. L’Eucaristia ravviva in noi il desiderio dell’eternità, è memoria di Dio nel cuore. Il silenzio ci dispone all’ascolto, ci riporta all’essenziale, ci apre al mistero. Lo Spirito è la voce del figlio in noi che mormora: Abbà, Padre.


Dio Presente
Elia era trasparenza della Presenza stessa di Dio per il suo popolo: appare e scompare improvvisamente, rimprovera Acab e consola la vedova di Zarepta, dà vita all’orfano e stermina i profeti di Baal. Ma nel contempo percorre per primo l’itinerario che è chiamato ad indicare a Israele: ripercorre l’esperienza dei padri, ritorna all’origine dell’elezione divina, lotta contro l’idolatria e sperimenta la fragilità nel corpo e nello spirito. Se con Davide e Salomone Israele aveva acquistato stabilità: aveva un re, una casa, un tempio, al tempo di Elia il futuro di Israele appare terribilmente compromesso, è diviso in se stesso, sincretismo e superficialità minano dall’interno la sua identità. Eppure Elia scopre, per primo, che dove sovrabbonda il peccato Dio lascia sovrabbondare la sua grazia. La crisi di Israele è una tappa verso l’adolescenza spirituale. Nell’esperienza infuocata di Elia il popolo purifica la sua idea di Dio. Il Dio potente, geloso, lascia trasparire il suo tratto più vero: quello di un Dio presente nell’Amore. La sua presenza non è sbiadita, non si tratta di un amore zuccheroso, che sembra non vedere il male pur di coprire e scusare. No, il volto amoroso del Padre, in Elia è energico che spinge l’uomo a una donazione di sé totale, a giocarsi nella vita tutte le potenzialità appoggiandosi solo sulla fede nel Dio vero. Così il fuoco energico della parola di Elia è divenuto al termine del suo viaggio cauterio soave. Fuoco divorante forse, ma che assimila nell’amore. Per questo Elia è l’eterno presente. L’Elia post-biblico, nella tradizione ebraica soprattutto- subisce una straordinaria trasformazione. La leggenda talmudica lo presenta come il compagno l’amico di tutti coloro che mancano di amicizia di conforto e di speranza. C’è una sedia per Elia alla circoncisione di ogni figlio d’Israele, perché è lui che accoglie ogni nuovo nato in seno al patto dell’Onnipotente. C’è un posto per Elia ad ogni Seder pasquale. Perché Elia ritorna, sempre può essere anche qui ora nascosto nel volto e nella voce dei profeti di ogni tempo, nascosto nei poveri. Egli è ovunque perché ha lasciato tutto: i settemila compagni, Eliseo suo vero figlio nello spirito, il mantello - la sua vita e la sua dignità - due terzi del suo spirito, la presenza di Dio per lui è stata totalizzante, per questo egli può rivelarne il volto a chiunque o incontri. E ovunque lo si incontri Elia chiama ciascuno alla verità di sé, a una risposta piena e totale all’Amore che chiama.


Breve Bibliografia

A. SICARI Abramo, Mosé, Elia. Ritratti biblici Jaka Book Milano 1987
C. M. MARTINI Il Dio vivente Riflessioni sul profeta Elia Ed. PIEMME 1990
M. BUBER E. WIESEL Elia ed. Gribaudi
A. NEHER L’Esilio della Parola Marietti Genova 1991

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