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Giona - Conclusione

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Giona, Miniatura

Quale volto del Padre ci offre l’esperienza di Giona?
Abbiamo visto che Giona con la sua esperienza fantastica, spesso paradossale, lascia trasparire in filigrana il volto del popolo. Giona è il popolo di Israele, è il figlio prediletto del Padre, pronto per la sua missione profetica.

Il Padre che chiama e invia
Il volto del padre che incontriamo attraverso di lui è quindi quello di un Dio in costante dialogo con il suo popolo. Un Dio che prepara con la sua Parola il figlio ad adempiere la propria vocazione. È dunque il volto di un Padre che chiama e invia. Giona offre l’immagine di un popolo che non è più solo il bimbo da educare, il bimbo recettivo e dipendente dal padre, non è più neppure l’adolescente che si affaccia sul mondo come abbiamo visto in Elia, Giona è disincantato nei confronti dei pagani, non ne subisce più il fascino; anzi ha la libertà di mescolarsi ad essi rimanendo fermo nella sua integrità e identità. Giona ci trasmette il fotogramma di un popolo pronto al dialogo con Dio, pronto a collaborare con al suo progetto salvifico. Ma la vocazione a cui il popolo è chiamato si rivela troppo grande per lui, è una vocazione la cui misura è la misura del cuore di Dio: insondabile. È il cuore del Padre quello che Giona ci rivela, un cuore paziente, capace di attese piene di speranza nei confronti dei suoi figli, infaticabile nel volgere il male al bene.

Il Padre Misericordioso
Giona potrebbe rappresentare la sintesi tra i due figli della celebre parabola di Luca sulla misericordia del Padre. La cosiddetta parabola del figlio prodigo, che è in realtà la parabola del padre misericordioso. Giona è una sorta di terzo figlio che ingloba gli aspetti negativi degli altri due. Come il figlio maggiore Giona vive nella casa, conosce il padre, non lo rinnega. Sul piano morale Giona non ha bisogno di alcuna conversione, egli è irreprensibile, anzi disdegnando la conversione dei pagani Giona si sente nel giusto, dalla parte di Dio. Lo sconcerto di Giona è proprio qui, nel vedere rivelarsi il volto di un Dio che è misericordia, ricco di amore anche con chi non lo merita. E dunque Giona, come il secondo figlio, quello prodigo, fugge lontano dal Padre. Anch’egli però proprio attraverso la fuga, la lontananza da Dio si mette in condizione di scoprire quale abisso di misericordia sia il cuore di Dio. Dovunque l’uomo cada, cade sempre nella misericordia di Dio. L’amore del Padre riempie l’oceano del male, tanto quanto la balena con le sue fauci riempie lo specchio d’acqua in cui Giona precipita.

Il volto del Padre tra ira e compassione
Ed è proprio in questo paradosso che si rivela il nucleo centrale della rivelazione di Giona. Là dove umanamente ci si aspetterebbe di vedere esplodere l’ira di Dio, di veder scattare inesorabile la giustizia, scaturisce improvvisa e gratuita la compassione del Cielo. Così Giona che nel furore della tempesta vedeva il presagio della collera divina per la sua disobbedienza, trova, proprio in essa, l’alveolo caldo del ventre del pesce che lo partorisce alla salvezza. Così Ninive che negli strali lanciati dalla predicazione di Giona, trovano lo spazio provvidenziale per la penitenza e la grazia del perdono di Dio.
Si direbbe che l’ira di Dio è il punto di forza per l’uomo, perché nell’ira di Dio si nasconde il punto debole della sua eterna compassione: quando improvvisa divampa la sua ira, allora beato chi in lui si rifugia. Beato perché ha capito tutto, ha conosciuto il cuore incandescente del Padre, il suo volto compassionevole che è rifugio per chi a lui si rivolge, anche senza merito alcuno.

Dio Padre di tutti
Dio è padre. Questo è il suo nome e il suo volto. È padre e madre, perché l’attributo della misericordia e talmente radicale da coinvolgere le viscere di Dio come una madre nell’amore per il figlio è coinvolta in modo viscerale. In ebraico raham è il termine che esprime questo amore viscerale pieno di misericordia (rehem indica l’utero materno e le viscere come sede degli affetti) Dio è Rahum, il misericordioso. Ed è un amore esteso ad ogni uomo, ad ogni popolo. Dio è il padre di tutti, padre anche del creato. In Giona tutti sono amati: i marinai, la balena, il mare in tempesta, il re di Ninive e i suoi sudditi, gli animali della città; è amato il ricino e il verme che lo corrode; è amato infine, ad oltranza il recalcitrante Giona, scelto e riscelto, chiamato e richiamato, instancabilmente, al di là della risposta. Questo amore scandalizza Giona, preoccupato della sua bella figura, della riuscita del suo piccolo progetto (la profezia, il ricino) a dispetto del grande progetto del padre che allarga i confini oltre Israele. Così Giona è un monito ai credenti di ogni tempo inesorabilmente portati a crogiolarsi nelle proprie sicurezze di salvezza, nelle proprie prospettive di salvezza, nelle proprie identità da salvaguardare. Per questi credenti Dio è scandaloso. Sceglie un uomo, un popolo, ma non concede privilegi di razza o di religione, sceglie per fare dei suoi figli semi di salvezza per l’umanità. chi lo segue deve lasciarsi inghiottire dal progetto di Dio, come Giona dalla Balena, deve essere disposto a veder perire le proprie prospettive, come Giona il ricino. Forse sono proprie quelle anguste prospettive che impediscono di vedere la bellezza del volto divino che risplende nella sua creazione salvata. Era paradossalmente l’ombra del ricino che offuscava il sole di grazia sorto su Ninive.


Breve Bibliografia
A. LEVI, Il Mostro e la Sapienza Il libro di Giona Gribaudi Ed. Torino 1989
A NEHER, L’esilio della Parola Marietti Genova 1991 (ristampa)
G. STEMBERGER, Il Midrash EDB Bologna 1992
G. RAVASI, Il Dio vicino la preghiera biblica Mondadori Milano 1997

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