Associazione Cultura Cattolica

Pio XII e gli ebrei. Piccola bibliografia

Autore:
Esposito, Francesco
Fonte:
Tempi n. 8 - 21 Febbraio 2002



Su fondo nero, campeggia una Croce cristiana rossa che si confonde con una svastica nazista (l’icona si deve alla sensibilità e al buon gusto di Oliviero Toscani). È la locandina di “Amen”, l’ultima fatica di Costantin Costa-Gavras, una pellicola il cui significato di velenosa operazione d’odio anticattolico si riassume nelle parole che lo stesso regista greco ha rilasciato alla stampa: “i dieci anni di connivenza tra i portatori di Croce e quelli della svastica non sono un’invenzione grafica: quella locandina non fa altro che riassumerli”. Il film, in realtà, si limita a rilanciare con una brillante operazione di marketing i contenuti (riciclati più volte nel corso degli ultimi vent’anni, ma recisamente smentiti da ogni ricerca storica degna di questo nome) della mediocre piéce di Rolf Hochnuth, “Il Vicario” - dove si sostiene che Papa Pacelli rimase silenziosamente complice dell’Olocausto nazista, preoccupato soltanto delle finanze vaticane. L’autore, un ex militante della Hitlerjugend passato, come molti compari, alla sinistra, già diede prova della sua coscienziosa acribia di storico in Die Soldaten, un dramma che accusava Winston Churchill di aver fatto uccidere il generale polacco Sikorski, morto in una sciagura aerea nei pressi di Gibilterra (Hochnuth credeva che l’incidente non avesse lasciato superstiti, ma sfortunatamente la sua ricostruzione venne smentita proprio dal pilota del velivolo, che era ancora in vita - tanto che la Bbc e la stampa britannica accusarono Hochnuth di diffondere notizie prive di qualsiasi fondamento). Eppure, le calunnie della “diffamazione a sangue” ai danni di Pio XII continuano ad avere seguito. Sarà che, come ha ricordato l’ebreo Paolo Mieli, l’odio ideologico verso il Papa che scomunicò il comunismo non si è mai sopito.

Tempi suggerisce ai lettori interessati alle serie ricostruzioni storiche un elenco di testi per riscoprire la figura di Papa Eugenio Pacelli.
Per i leader ebrei di vecchia generazione, la campagna d’odio contro Pio XII sarebbe stata inconcepibile. Tanto che un importante contributo per capire la vera statura di questo Papa viene dalle loro opere:
- Pinchas Emilio Lapide - console israeliano a Milano - “Roma e gli ebrei. L’azione del Vaticano a favore delle vittime del Nazismo”, Mondadori 1967 (“Pio XII fu lo strumento di salvezza di almeno 700mila, ma forse anche 860mila ebrei che dovevano morire per mano nazista”).
- Joseph Lichten - membro dell’Anti Defamation League -, “Pio XII e gli ebrei”, Edizioni Dehoniane, Bologna 1988
- Jenö Levai, “Hungarian Jewry and the Papacy. Pope Pius XII did not remain silent. Reports, documents and records from church and state archives assembled by Jenö Levai”, Sands&Co. Londra 1968 - con introduzione di Robert M. W. Kempner, Sostituto procuratore capo statunitense a Norimberga.

Tra gli studi più recenti segnaliamo:
- Padre Pierre Blet, “Pio XII e la seconda guerra mondiale negli Archivi Vaticani”, San Paolo
- Ronald J. Rychlak, “Hitler, the war and the Pope”, Huntington (Indiana) 2000
- Ralph McInerny, “The defamation of Pius XII”, St. Augustine’s, South Bend (Indiana) 2000
- Margherita Marchione, “Pio XII. Architetto di pace”, Editoriale Pantheon, Roma 2000
- Andrea Tornielli, “Pio XII. Il Papa degli ebrei”, Piemme 2001
Sugli ebrei salvati da Pio XII: John Patrick Carroll-Abbing, “But for Grace of God: the story of an Irish priest who became a resistence leader and later a father to thousands of children in the boy’s town of Italy”, Secker & Warburg, Londra 1966; Antonio Gaspari, “Nascosti in convento”, Ancora; Antonio Gaspari, “Gli ebrei salvati da Pio XII”, Logos; Enzo Forcella, “La Resistenza in convento”, Einaudi.

Tra le centinaia testimonianze di affetto e ringraziamenti pervenuti a Pio XII dal mondo ebraico a guerra terminata ricordiamo:
- Dott. A. Leo Kubowitzki, Segretario Generale del World Jewish Congress, recatosi in Udienza da Pio XII per presentare “al Santo Padre, a nome dell’Unione delle Comunità Israelitiche, i più sentiti ringraziamenti per l’opera svolta dalla Chiesa Cattolica a favore della popolazione ebraica in tutta l’Europa durante la guerra” (L’Osservatore Romano, 23 settembre 1945, p. 1). Kubowitzki donò 20mila dollari alle opere caritative vaticane.
- Giuseppe Nathan, Commissario dell’Unione delle Comunità israelitiche italiane: “rivolgiamo un riverente omaggio di riconoscenza al Sommo Pontefice, ai religiosi e alle religiose che attuando le direttive del Santo Padre non hanno veduto nei perseguitati che dei fratelli, e con slancio e abnegazione hanno prestato la loro opera intelligente e fattiva per soccorrerci, non curanti dei gravissimi pericoli ai quali si esponevano” (Osservatore Romano, 8 settembre 1945, p.2).
- Michael Tagliacozzo - Centro di studi sullo Shoa e sulla Resistenza - “ho un raccoglitore sul mio tavolo, in Israele, intitolato: “Calunnie contro Pio XII”… senza di lui, anche molti di noi non sarebbero vivi”.
- Isaac Herzog, Rabbino Capo d’Israele, in un messaggio del febbraio 1944 dichiarò: “Il popolo d’Israele non dimenticherà mai quello che Sua Santità e i suoi illustri delegati, ispirati dagli eterni principi della religione, che formano le vere basi di un’autentica civiltà, stanno facendo per i nostri sfortunati fratelli e sorelle nell’ora più tragica della nostra storia, prova vivente dell’esistenza della divina Provvidenza in questo mondo”.
- Il 26 maggio 1955 l’Orchestra Filarmonica d’Israele volò a Roma per un’esecuzione speciale della Settima Sinfonia di Beethoven da eseguire in Vaticano, come espressione della duratura gratitudine dello Stato d’Israele verso il Papa per l’aiuto prestato al popolo ebraico durante l’Olocausto.
- Alla notizia della morte di Pio XII (9 ottobre 1958), Golda Meir, ministro degli Esteri d’Israele, mandò questo telegramma: “Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i 10 anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime”.
Elio Toaff, rabbino capo di Roma, scampato alla deportazione grazie all’aiuto di un sacerdote marchigiano, così rende omaggio a Pacelli: “Più di chiunque altro noi abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del rimpianto Pontefice, durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando ogni speranza sembrava essere morta per noi”.