Genitori e figli. Quando la pedagogia non basta: educare con l’esperienza.
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Nella suggestiva sala delle scuderie di Villa Borromeo ad Arcore, stipata all’inverosimile di donne e uomini attenti, si sono innalzate le note del coro delle voci bianche della parrocchia di Correzzana, una ventina di bambine e ragazze dirette da Loredana Galbiati ed accompagnate da due flauti traversi. Un inconsueto modo di iniziare l’incontro conclusivo del per-corso per genitori ed educatori “La sfida dell’educazione” promosso da quattro realtà che operano nel territorio brianzolo: la Fondazione Adele Marchesi, l’Associazione Stand By Me, la Cooperativa Andrea Achilli e l’Associazione familiare Paola Brioschi. Un esempio concreto di come l’educazione sa diventar “carne”, voce e compagnia di adulti accanto a piccoli che crescono anche prestando un costante servizio alla liturgia. La serata è proseguita in modo sempre più coinvolgente nell’incontro con Vittoria Maioli Sanese, psicologa della coppia e della famiglia, autrice di libri editi da Marietti sul rapporto genitori-figli, inizialmente stimolata dalle domande di Antonello Sanvito, caposervizio del giornale “Il Cittadino” e conduttore della serata, e poi da quelle dei presenti. “Genitori e figli. Quando la pedagogia non basta: Educare con l’esperienza” questo il tema dell’incontro. Partendo da alcune definizioni provocatorie tratte dai libri della Sanese, Sanvito perentorio ha posto: “Chi è il genitore?” Sembra ovvio, “colui che genera, ma il problema si complica quando si tratta di generare non solo biologicamente” ha risposto la relatrice. “Una volta nato il figlio inizia la generazione dell’Io”, perché parte da un patrimonio disorganizzato e nel grande percorso di crescita da 0 a 25 anni, quel figlio impara chi è, ricerca la sua identità. “E’ abissale, è vertiginoso. Il figlio è come i genitori lo guardano, come viene curato... E’ una relazione generativa” ha proseguito Sanese ed “il figlio porta la sua idoneità a rispondere a come viene trattato, a come viene guardato”. E’ il legame di riconoscimento che accompagna in tutta la vita ed è essenziale in tutti i rapporti. Genitori e figli non si scelgono, mentre il rapporto di coppia è liberamente scelto, si sceglie un riconoscimento da cui farsi guardare, ha ribadito Sanese. Nella famiglia c’è un risorsa impressionante che è il rapporto di coppia, è l’obbedienza a quel rapporto che porta dentro la possibilità del cambiamento, perché l’altro vede sempre qualcosa di diverso e ogni mia fragilità è consegnata all’altro. Questo è il punto d’origine per il rapporto col figlio.“Malgrado tutti gli errori e le immagini sbagliate sul figlio è possibile sempre ricominciare.“ ha ribadito Sanese. Poiché nel vissuto coi figli entra tutto il nostro vissuto di figli, è importante imparare una coscienza critica verso questo vissuto. Il genitore sbaglia sempre, però si accorge e cresce, è un appassionato della verità, è un ricercatore instancabile di cose buone. Non dunque allevatore, addestratore, allenatore, animatore, autista, suggeritore e protettore dalle sofferenze che trasmette un’immagine falsa della vita.