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La famiglia nel Nuovo Testamento

Fonte:
CulturaCattolica.it ©



La famiglia, nell'ambito biblico, riveste sempre un significato particolare. Gesù nasce in una famiglia, anche se essa è una famiglia un po' "particolare". Maria, ha il suo figlio unigenito, con un concepimento ed una maternità verginale, unica al mondo. Giuseppe, suo sposo, accetta questa situazione "speciale" di vita matrimoniale in obbedienza alla volontà di Dio.
La famiglia di Gesù si caratterizza innanzitutto per l'accettazione costante della Volontà Divina, sulla quale basa tutto il suo cammino.
La famiglia in cui nasce il Figlio di Dio è basata essenzialmente sull'amore reciproco e disinteressato, un amore che va al di là del semplice sentimento umano ma che è un continuo rimettersi ed abbandonarsi nella Volontà del Padre Celeste.
Durante la sua attività pubblica, Gesù mostra continuamente il suo interesse peculiare per la famiglia, manifestando di conoscere di essa sia i lati positivi che quelli negativi, sia le difficoltà che le gioie.
E' molto significativo che il primo miracolo, della vita pubblica di Gesù, sia avvenuto proprio durante la celebrazione di una festa di nozze. A Cana, il Figlio di Dio interviene per aiutare quegli sposi in difficoltà per aver terminato il vino. Il suo interesse per la famiglia, per la sua tranquillità e serenità si manifesta fin dal suo inizio, fin dal primo giorno del matrimonio degli sposi per i quali interviene anche per risolvere problemi materiali.
Il suo interesse per il matrimonio, per la protezione che vuole effettuare su di esso, è evidente in tutti i brani evangelici.
A Cana la presenza del Signore non è solo affinché possa benedire quell'unione sponsale, ma anche perché possa essere di aiuto, praticamente, a quegli sposi per non turbare la felicità e la gioia di quel giorno così importante.
La predilezione che Gesù mostra per i bambini è un altro "segno" del suo amore e della sua attenzione per l'ambito familiare. Addirittura il bambino diventa il prototipo di colui che può entrare nel Regno dei Cieli.
L'attenzione di Cristo si manifesta per la famiglia e nella famiglia. Egli conosce il dramma familiare di un padre che viene abbandonato da uno dei figli che poi però fa ritorno a lui, pentito; conosce la sofferenza che può esserci fra le mura domestiche, in seguito alla malattia di uno dei suoi componenti e poi, in seguito, alla sua morte e la sua comprensione e la condivisione sono tali da far risuscitare l'amico Lazzaro, morto già da giorni e lo restituisce così all'affetto, ed alle cure, delle sue sorelle, Marta e Maria.
Ridona la salute alla suocera di Pietro che stava male.
Tutte queste attenzioni ci rivelano quanto interesse e quanta importanza rivesta, negli insegnamenti del Maestro, l'ambito della famiglia.
Nonostante tutte queste attenzioni e premure, però, Gesù non fa della famiglia un luogo assoluto, ma vuole che essa sia aperta alla volontà di Dio e a maggiori esigenze del Padre Celeste, esigenze che possono anche spingere uno dei membri a lasciarla per poter seguire il Signore in modo particolare.
Dalla famiglia, come massima espressione dell'amore umano, si passa ad un'altra famiglia, più grande: la famiglia dei figli di Dio.
La chiamata del Signore può anche richiedere una rinuncia totale all'ambito della famiglia propria per rivolgere le proprie forze ed azioni ad una famiglia più grande, alla quale dedicare completamente la propria vita.
Quando a Gesù viene chiesto se fosse lecito ripudiare la propria moglie, egli, con la sua risposta precisa e determinante, rivela tutta la sua dottrina sul matrimonio.
Innanzitutto ciò che viene sottolineato è che il matrimonio fa parte del disegno di Dio, fin dalle origini. L'uomo e la donna, nell'unione coniugale, diventano una carne sola e niente e nessuno deve dividerli, tranne la morte. L'indissolubilità coniugale è ben evidenziata dal Maestro, il quale pone l'accento proprio su questa per salvaguardare la solidità e la serenità della famiglia.
Nei testi di S. Paolo troviamo molto sulla famiglia e sul matrimonio cristiano. Ciò che viene messo in risalto è la dignità stessa dell'unione coniugale.
Marito e moglie sono sullo stesso piano per quanto riguarda sia le responsabilità che la dignità di ciascuno. Entrambi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri nei confronti del coniuge e dei figli. Gli sposi devono sentirsi parte l'uno dell'altra, devono sentirsi con eguale dignità e responsabilità verso Dio, verso lo sposo o la sposa, verso i figli che il Signore dona loro, verso la stessa chiesa e la società nella quale si vive.
Il matrimonio viene preso come segno sacramentale dell'unione di Cristo con la sua Chiesa.
Come Cristo per la Chiesa ha dato la sua vita così il marito deve comportarsi nei confronti della propria moglie. E la moglie deve essere "sottomessa" al proprio sposo, ma questa sottomissione è reciproca e non deve essere intesa come nel linguaggio comune si intende tale termine.
La "sottomissione" di cui si parla ora è sotto il segno dell'amore reciproco sposo-sposa, un amore che è modulato sull'esempio dell'amore Cristo-Chiesa.
La famiglia, basata sul matrimonio cristiano, non è qualcosa di isolato dal contesto divino, bensì è completamente immersa nello stesso mistero di Dio.
Il matrimonio rientra nella dimensione della ecclesialità e serve per la crescita della stessa chiesa, per la quale Cristo ha dato la sua vita. La famiglia si basa sul matrimonio che Gesù ha elevato alla dignità di sacramento.
La sua importanza è fondamentale per il cammino della Chiesa in quanto è proprio nella famiglia che l'uomo riceve la sua prima educazione e testimonianza di fede vissuta.

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