L’identità sessuale maschile. I parte
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Milano 5 giugno 2003, teatro Silvestrianum
Alcuni di voi ascoltatori sono operatori altri genitori, giovani, educatori. Alcuni vivono con problemi di omosessualità personali, altri affrontano problemi terapeutici, educativi, di informazione, di aiuto. Vorrei che nessuno ascoltando questa conversazione si sentisse in colpa e tanto meno i genitori: lo scopo è conoscere, educarci ed educare. Dopo avere ascoltato, dipenderà da voi decidere se quello che ho detto ha un senso anche per voi. Una breve presentazione del nostro centro NARTH: (National Association for Research and Therapy of Homosexuality): abbiamo aiutato ad uscire dalla omosessualità soprattutto maschile indesiderata più di mille persone e seguiamo più di cento famiglie che hanno figli con problemi di omosessualità. Nella clinica che dirigo, (S. Tommaso d’Aquino, Encino, California), siamo in 7 psicoterapeuti, riceviamo moltissime persone da tutti gli Stati Uniti e siamo in collegamento con altri centri che operano nello stesso senso. Narth è una organizzazione non-profit affiancata dal centro terapeutico.
Cos’è l’omosessualità: il primo concetto che diamo al cliente/paziente che viene è che non è un problema sessuale ma di identità di genere. L’omosessualità è solo il sintomo di un arresto dello sviluppo della identità di genere maschile (o femminile, nel lesbismo).
I “sintomi” che i pazienti descrivono in genere al primo incontro sono un’immagine negativa di sé, la difficoltà stabilire e a mantenere una profonda intimità che non sia sessuale con altre persone, problemi di vergogna e molti sensi di colpa riguardo al fatto di essere la persona che si è.
Un passo importante è quindi analizzare quali sono i 4 miti gay:
1. il 10% della popolazione è gay,
2. gay si nasce,
3. se si è gay lo si è per sempre,
4. l’omosessualità è normale sotto ogni aspetto.
Credere in 1+2+3+4 porta alla accettazione supina e fatalistica della propria situazione, anche quando la si vive nella sofferenza e nella menzogna (e ciò accade in più dell’80% dei casi).
Quale è invece la realtà?
1. Solo l’1-2% della popolazione sviluppa questa tendenza nelle società occidentali. Studi seri al riguardo hanno dimostrato per l’omosessualità una bassa incidenza anche in condizioni sociali favorenti e si è visto che il mito del 10% nasce dall’influenza del rapporto Kinsey, che essendo omosessuale “rinforzò” le statistiche più che riportare dati scientifici ed aggiornati.
2. Gay non si nasce: nel 1991 vi fu un grande clamore alla notizia della scoperta del “cervello gay” giustificazione biologica di uno stile di vita ma dopo 10 anni nessuno studio ha potuto confermare questa osservazione e neanche gli attivisti gay si basano più su questa ipotesi.
3. Non si è gay per sempre: pullulano oggi tantissime storie di cambiamento che a loro volta sono state incoraggiate e incoraggiano come testimonianza altri nello stesso percorso.
4. Nella realtà concreta, la stragrande maggioranza delle persone con comportamento omosessuale soffre, anche se maschera la sofferenza. Invece i mass media “politically correct” modificano e gonfiano l’immagine dell’omosessuale, che appare sempre bello, curato, in pace con se stesso, positivo non erotizzato né libidinoso ma anzi equilibrato. E’ invece l’eterosessuale che viene mostrato come insicuro e negativo.
Bisogna a questo punto operare una distinzione tra tolleranza ed approvazione.
La tolleranza consiste in un atteggiamento di rispetto per le scelte delle persone, se compatibili con diritti umani e civili. Spesso è difficile orientarsi in una selva di informazioni scollegate tra loro.
Approvazione: se ne può discutere! E’ un diritto civile esprimere le proprie opinioni, l’accordo o il disaccordo a partire dalla esperienze, letture, fede religiosa etc. Anche voi qui presenti alla conferenza avete il diritto di approvare o disapprovare le mie ragioni. Quindi l’atteggiamento di rispetto di fronte a tutte le persone non significa approvare tutte le loro scelte.
Gay non equivale a omosessuale
Gay è infatti una identità politica costruita attorno alla rivendicazione di una preferenza sessuale come un diritto. I gay non parlano per tutti gli omosessuali, anzi osteggiano quelli che vogliono uscire da questa condizione bloccando l’informazione su terapie, gruppi, esperienze che li metterebbero in crisi.
Omosessuale: non esiste l’omosessualità come identità di genere, siamo tutti eterosessuali solo che, come spiego ai genitori angosciati che vengono da noi, alcuni eterosessuali hanno problemi di omosessualità che si possono risolvere. E’ una bugia della nostra società che esistano due generi sessuali, “omo” ed “etero”, anche se paradossalmente anche alcuni capi di chiesa ci credono. E’ la seconda grande menzogna della nostra società (la prima è che l’aborto non è un omicidio).
Una barzelletta esemplificativa: due gay vedono in strada una ragazza bellissima e uno dice all’altro “è in momenti come questi che vorrei essere lesbica”.