Amicizia e innocenza come traguardo. Lo strano caso di Stan Laurel e Oliver Hardy 1-
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AMICIZIA E INNOCENZA COME TRAGUARDO.
LO STRANO CASO DI STAN LAUREL E OLIVER HARDY
di Glauco Maria Genga (1)
Dopo essermi occupato di Caino e Abele e di Abramo e Isacco, ho tenuto nel cassetto fin troppo a lungo un articolo sulla figura di Giacobbe, che nelle mie intenzioni avrebbe dovuto chiudere la terna. Insoddisfatto delle mie bozze sull’ultimo dei patriarchi dell’ebraismo, ora decido di aggiornare l’idea sine die, e riprendo a scrivere su questa rubrica mentre la pandemia e i decreti del Presidente del Consiglio ci vietano di uscire di casa.
Poiché ho dovuto interrompere il Cine-seminario con la psicoanalisi dedicato al tema dell’autismo, mi sono attivato per cercare in home video film vecchi e nuovi da gustare dal divano della mia sala. Ho pensato che una scheda o un commento su un film possano essere food for thought, spunto per una riflessione.
Sospensione di ogni attività a 360 gradi? Il pensiero non si ferma mai: è una verità alla portata di tutti, se appena facciamo caso al fatto che sogniamo. Non solo: anche l’umorismo è un esempio della medesima libertà del pensiero, mentre l’amicizia ne è un frutto. Il caso di Stan Laurel e Oliver Hardy lo documenta molto bene.
Emergenza coronavirus
Tutte le sale cinematografiche hanno dovuto sospendere sine die ogni programmazione. Non resta che attivare le sale domestiche. Così, procedendo al ritmo di un film a sera, mi sono imbattuto in Stanlio & Ollio, dello scozzese Jon S. Baird, uscito negli USA a fine dicembre 2018 e distribuito in Italia dal 1° maggio dello scorso anno. (2) Me l’ero perso; ora lo segnalo perché induce a riflettere su più di un tema: anzitutto l’amicizia, che nel caso della coppia di comici più popolare e più amata della storia del cinema verrebbe da chiamare innocente. (3)
La trama in breve
Tratto dal libro di A.J. Marriot Laurel & Hardy. The British Tours, Stanlio & Ollio è un bellissimo biopic, curato in ogni dettaglio.
È il 1937, il momento di maggior tensione tra i due attori, a causa delle continue liti fra Stan Laurel e il produttore Hal Roach. Questi, che pure era stato il primo a lanciare la coppia a metà degli anni ’20 intuendone il potenziale comico, usava scritturarli con contratti separati affinché dipendessero interamente da lui. Nel ‘37 Roach decide di licenziare Laurel, obbligando Hardy a farsi affiancare da un altro partner nel film Zenobia (1939). Hardy obbedisce, sia pure a malincuore. Segue un salto temporale di ben sedici anni, fino al loro tour britannico: «quando andarono in Inghilterra, era il 1953, la loro età dell’oro era passata da tempo. Ma l’accoglienza che ebbero fu... d’oro. Erano, dal vivo, gli eroi che erano sempre stati. Nel nuovo scenario londinese i due scovano qualcosa che Hollywood aveva occultato, l’amicizia.» (4) Vedremo in che modo. «Durante la permanenza inglese Stan, il cervello, continua a lavorare su progetti che difficilmente avranno un destino (…) Ed è a quel punto che Stan comprende che la loro non era solo collaborazione, ma amicizia vera. Nel frattempo dovunque, a Londra come a Dublino, la gente impazzisce per loro.» (5)
Quando, in generale, si può dire che due siano una coppia?
Lo si capisce dagli effetti, ovvero ogni qualvolta si sia prodotto qualcosa che prima non c’era: nel nostro caso, oltre un centinaio di film, tra corti e lungometraggi, nell’arco di un trentennio.
Fuori dal set erano amici? Se il film di Baird dice il vero, senz’altro sì; o meglio lo diventarono nei primi anni ’50: infatti, durante la tournée inglese li vediamo impegnati entrambi nel rendere nuovamente produttivo il loro rapporto, nonostante l’avanzare dell’età. Ho letto che lo sceneggiatore, il britannico Jeff Pope (già autore di Philomena, 2013) si è molto documentato. Ma anche se tutto fosse il frutto della sua immaginazione, il risultato sarebbe ugualmente valido: propone infatti un’idea-guida su come lavorare e correggersi insieme.
Non una coppia ma due
Esistono due coppie: Stan Laurel e Oliver Hardy nella realtà, sul set Stanlio e Ollio. Tutti, chi più chi meno, abbiamo conosciuto la seconda coppia, che è il prodotto della prima. Baird ci invita a fare la spola per scoprire, nel mio caso con immensa soddisfazione, come sia successo che la prima coppia abbia prodotto la seconda. Ma poi il film va oltre, mostrando come i due comici capiscano solo in itinere come Stanlio e Ollio li abbiano resi amici nella realtà, grazie all’enorme lavoro, ai guadagni realizzati (più dai produttori che da loro) e infine al superamento di una crisi avvenuta durante la tournée britannica, su cui tornerò più avanti.
Secondo Buster Keaton «realizzare film comici è un lavoro serio»; (6) ebbene, Baird lo mostra benissimo attraverso i lunghi piani-sequenza e le scene girate in retroproiezione, fino a comporre un unico e appassionante backstage capace di rivelare l’instancabile lavoro della coppia.
Inizialmente, temevo che gli attori Steve Coogan e John C. Reilly potessero deludermi se non avessero retto il confronto con il ricordo delle ‘comiche’ di Stanlio e Ollio che hanno accompagnato la mia infanzia, come quella di moltissimi altri. Timore infondato: Coogan interpreta magnificamente Stanlio, con quel suo frignare e quell’aria continuamente stralunata (scommetto che Slava Polunin, il più grande clown oggi vivente, ha attinto lì per il suo insuperabile Slava’s Snow Show). (7) E Reilly, grazie alle enormi protesi che comportavano più di tre ore di trucco al giorno, ci restituisce l’Ollio che conosciamo: il personaggio oversize dall’espressione bonaria e saccente, simile all’amico sovrappeso con cui forse tutti abbiamo avuto a che fare quando eravamo bambini. (1- continua)
NOTE
1. Articolo pubblicato il 21 marzo scorso sul sito https://societaamicidelpensiero.it/ come contributo alla sessione del 4 aprile 2020 del Simposio annuale della Società Amici del Pensiero, dedicato quest’anno al tema ‘Potere e innocenza’.
2. Stanlio & Ollio (Stan & Ollie), USA, Regno Unito, Canada, 2018. Col. 98m, regia di Jon S. Baird, con Steve Coogan e John C. Reilly. Il film ha incassato finora 5 milioni di dollari negli USA e circa 19 nel resto del mondo: è stato più apprezzato all’estero che in America, un po’ come accade da anni ai film di Woody Allen. Ciò ha a che vedere con la diversa concezione, e ricezione, dell’umorismo nella civiltà americana e in quella europea. Il 26 marzo prossimo uscirà la nuova edizione del libro di John McCabe Mr Laurel & Mr Hardy. L'unica biografia autorizzata di Stanlio e Ollio, ed. Sagoma. L’ho già ordinata, eventualmente me ne servirò per un’appendice a questa pagina che non voglio lasciare altri giorni nel cassetto: spero possa essere anch’essa food for thought in questi giorni di reclusione.
3. Circa il tema dell’innocenza, segnalo qui soltanto il testo introduttivo al Simposio di quest’anno: G.B. Conti, Potere e innocenza: https://societaamicidelpensiero.it/wp-content/uploads/Q_2019-2020.pdf.
Molti altri testi sono stati pubblicati finora sul sito della Società Amici del Pensiero,
https://societaamicidelpensiero.it/. Alcuni riferimenti si trovano al termine di questo articolo.
4. Cfr. Pino Farinotti, https://www.mymovies.it/film/2018/stanlio-e-ollio/news/stanlio-e-ollio-ovvero-il-cinema/
5. Ivi, corsivo mio.
6. Cfr: Marianna Cappi, https://www.mymovies.it/film/2018/stanlio-e-ollio/
7. Lo Slava’s Snow Show, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1993, continua a raccogliere successi nei teatri di tutto il mondo. A Milano viene rappresentato ogni anno al Piccolo Teatro nel periodo natalizio. L’ideatore, il siberiano Slava Polunin, si è ispirato a Marcel Marceau, a Charlot e al teatro dell’assurdo (Beckett, Giorni felici). Per gustarlo al massimo occorre vederlo, se possibile, evitando ogni info, spoiler o trailer.