Lo strano caso di Stan Laurel e Oliver Hardy 2 - Da dove nasce la loro comicità
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Chi viene preso in giro da Stanlio e Ollio?
Laurel, autore non sempre accreditato delle sceneggiature, è stato il vero ‘scultore’ dell’irrefrenabile coppia in perenne movimento, che egli stesso definisce «due menti e neanche un pensiero» (two minds without a single thought). La frase dice tutta la cifra dei due personaggi: una inadeguatezza a 360 gradi di cui tuttavia i due non si accorgono, incuranti come sono della loro goffaggine: Stanlio e Ollio non sono mai a proprio agio, né nelle loro case né per le vie della città, dove gliene succedono di tutti i colori. La loro fisicità sproporzionata, che s’impone a colpo d’occhio nelle moltissime gag, mi ricorda un po’ l’invenzione ‘montessoriana’: piccoli banchi, mobili quasi lillipuziani, maniglie delle porte ad altezza di fanciullo. In quell’ambiente, tutto è pensato per correggere il senso di inadeguatezza che il bambino ha, o avrebbe, della realtà esterna, sempre tanto più grande di lui. Ma siamo sicuri che sia questa la percezione che un bambino ha di sé stesso? A ben vedere, la comicità di Stanlio e Ollio non prende in giro il bambino, quanto piuttosto quegli adulti che rifiutandosi di crescere non si dotano del principio di realtà. Solo quest’ultimo, se si costituisse, compirebbe l’iniziale principio di piacere. Cito la definizione che ne dà G.B. Contri: «il principio di realtà è il pensiero in quanto capace di giudizio imputativo, quello in cui il principio di piacere ancora ‘peccava’ di ingenuità. Dovrebbe essere noto che per Freud il principio di realtà è una riformulazione del principio di piacere.» (8)
Noi spettatori avvertiamo in qualche modo tutto questo e ne ridiamo. (9)
Nel 1950, nel corso di una tournée italiana, ad un giornalista che gli chiedeva la ragione del loro enorme successo, Hardy rispose: «La nostra comicità è pura, scevra da sottintesi ideologici. Noi tendiamo in primo luogo a far ridere i bambini e, senza volerlo, facciamo ridere anche i grandi. Che ci possiamo fare se i grandi restano sempre bambini?» (10)
Con le parole di Freud: «La risposta alla domanda “Perché ridiamo dei movimenti dei clown?” sarebbe: perché ci sembrano sproporzionati e incongrui. Ridiamo di un dispendio eccessivo.» E ancora: «l’ingenuità si presenta come una specie del comico». (11) La lezione di Freud a tale proposito sarebbe ed è tutta da riprendere. L’anno prossimo vorrei proporre una rivisitazione di alcuni tra i maggiori film comici della storia del cinema. Un possibile titolo: «Che c’è da ridere».
Nelle invenzioni comiche di Charlie Chaplin o Buster Keaton, anch’essi giganti del cinema di quegli stessi anni, troviamo molte più tracce della psicopatologia. Ora: nel passaggio dal cinema muto al sonoro (molto più drastico, secondo gli esperti, rispetto all’avvento del colore e poi del 3D), Keaton e Chaplin, pur con qualche differenza, videro il tramonto dei loro personaggi, mentre Stanlio e Ollio seppero reggere benissimo. Ciò è molto interessante, perché ci segnala che la chiave della loro comicità non era tutta racchiusa in quel che essa offriva allo sguardo, ma poteva comprendere i dialoghi, fino ad allora inesistenti. Tra i moti che Laurel e Hardy seppero rappresentare, vi era dunque anche quello del parlare: un dettaglio che non dovrebbe lasciare indifferente nessuno, men che meno uno psicoanalista.
Operai instancabili, come è dimostrato dall’origine della pronuncia stupìdo
Erano operai instancabili e molto diversi tra loro: Laurel era britannico, Hardy statunitense nato in Georgia; entrambi professionisti affermati ancor prima di lavorare in coppia. La loro comicità appartiene al genere chiamato slapstick (letteralmente: ‘schiaffo e bastone’), tumultuoso mix di azione e sanzione, molto efficace per il pubblico di allora, in gran parte analfabeta.
Rinuncio a rievocare le tante e famosissime gag: osservo solo che il giocherellare di Ollio con la cravatta, dietro cui celava (o esibiva?) un misto di paura e imbarazzo, oggi sarebbe impensabile; ma fu tra le loro gag più rappresentative. Al punto che i due amici, quando la cardiopatia di Hardy aveva ormai messo fine alla loro carriera, vollero ripetere la stessa gag in quello che è l’ultimo filmato girato in super-otto nel giardino di casa e tuttora reperibile in rete. (12) Quel che proviamo commossi nel vederli insieme per l’ultima volta è un affetto luttuoso e niente affatto melanconico.
Un dato pressoché sconosciuto riguarda la distribuzione dei loro film all’estero. All’epoca non esisteva ancora il doppiaggio, e la stravagante pronuncia italiana che tutti ricordiamo deriva dalla singolarissima lavorazione di quei film che furono girati in più lingue (!) come racconta lo stesso Laurel: «Prima giriamo il film in inglese, poi lo visioniamo e lo montiamo, pronto per la distribuzione. In questo modo sappiamo esattamente cosa utilizzeremo del girato; se non lo facessimo, ci ritroveremmo a girare di nuovo scene che poi non useremmo. Poi coinvolgiamo interpreti in francese, tedesco, italiano e spagnolo e facciamo tradurre loro i dialoghi (...) prepariamo il set per la prima scena. L’interprete ci legge la battuta in inglese, e poi ce la traduce in francese, ad esempio, e ce la scrive come a noi suona foneticamente. Ci è utile sapere il significato della battuta per la corretta intonazione. Prepariamo la cinepresa e giriamo la versione francese della prima scena. Poi, senza spostare la cinepresa, rifacciamo la scena in tedesco. Ripetiamo la scena quattro volte prima di cambiare il set per quella successiva. Il pubblico straniero ci capisce alla perfezione, e penso che questo abbia contribuito al nostro successo. Quando poi andiamo a visitare quei luoghi [il pubblico] resta sorpreso nel constatare che noi non parliamo affatto la loro lingua!» (13)
Un solo esempio: poiché la lingua italiana è notoriamente ricca di parole piane, la pronuncia stupìdo sarà parsa loro quella più azzeccata; l’ilarità del pubblico ha fatto il resto. Successivamente, i doppiatori furono tenuti a proseguire nello spostamento degli accenti: l’errore era divenuto anch’esso una gag. Tra di loro, i più famosi furono Alberto Sordi, all’inizio appena diciannovenne, e Mauro Zambuto, che proseguì questa attività anche quando divenne docente di ingegneria elettronica in una prestigiosa università americana. Essi impressero ai due personaggi un timbro vocale diverso dall’originale: Sordi abbassò il timbro di Hardy (da tenore a basso) e Zambuto al contrario innalzò quello di Laurel, portandolo al falsetto. Così il divario tra le loro corporature (grassa e magra) fu maggiormente sottolineato dalla distanza fra le due voci.
(2- Continua)
NOTE
8. G.B. Contri, L’Ordine giuridico del linguaggio, Sic Edizioni, 2003.
9. «Il fascino dei due comici non smette di far presa. E non solo sui nostalgici di ieri o sui giovanissimi che li scoprono oggi per la prima volta, ma proprio su tutti (…) forse il loro segreto sta tutto nella carica sottilmente anarchica e però mai nichilista delle loro comiche, dove l’intemperanza diventa sberleffo e la rabbia si placa con una torta in faccia. Universale perché capace di farci tornare tutti bambini.» (P. Mereghetti, Corriere della Sera, 6 maggio 2019).
10. Cfr: https://piccolestoriediroma.wordpress.com/2017/11/30/1950-stanlio-e-ollio-a-roma-per-il-loro-ultimo-film-e-lincontro-con-il-papa/ In occasione del medesimo viaggio a Roma, nel 1950, Laurel e Hardy furono ricevuti in udienza privata da Papa Pio XII (1876-1958), loro grande estimatore. Stando ai pochi cenni che ho trovato sul web in questi giorni, l’udienza «potrebbe essere stata cancellata dagli archivi Vaticani perché i due avevano divorziato da poco e così non è rimasta alcuna traccia dell’incontro con il Santo Padre» (Benedetto Gemma, https://www.ilmessaggero.it/spettacoli/cinema/stanlio_e_ollio_papa_pio_xii-4032429.html) Anche questo piccolo “giallo” mi pare interessante: riguarda infatti i concetti di santità e innocenza e l’agiografia come genere letterario.
11. S. Freud, Il motto di spirito nei suoi rapporti con l’inconscio (1905) OSF, Vo. VI, pagg. 1-211.
12. L’ultimo filmato della coppia (1956): https://www.youtube.com/watch?v=t4p1K8Yki5w
13. http://storiedicinema.com/2016/08/04/la-strana-pronuncia-di-stanlio-e-ollio/