Condividi:

“Spera”, o la Cattedra del Pensiero. Esercizi di (Auto)biografia

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Ringrazio Glauco Genga, amico e collaboratore di CulturaCattolica.it per questa lettura della vita di Papa Francesco. Certo originale, e capace di cogliere ciò che conta, al di là di vuote piaggerie o sterili contrapposizioni.

«Accanto a tale ostacolo [la Chiesa] vi è un custode [il Papa]. Finché il custode sarà riconosciuto, rispettato, ubbidito, l’ostacolo sussisterà, la società rimarrà fedele all’impero spirituale romano e alla fede cattolica. Ma se questo custode, il Papa, viene ad essere disconosciuto, messo da parte, rigettato, con lui sparirà anche l’ostacolo e l’Anticristo sarà libero di comparire». S. TOMMASO, Opusc. LXVIII, De Antichristo.

Ho appena terminato di leggere l’autobiografia di Bergoglio. (1) Ne scrivo qui per invitare altri a leggerla o a leggerne qualche pagina, immaginando che mi si potrebbe obiettare: «Come? Uno psicoanalista commenta l’autobiografia del Papa, per di più mentre è ancora ricoverato al Gemelli?». So di espormi: il giudizio che si dà sugli altri dice sempre qualcosa circa chi lo emette. (2)
La settimana scorsa, sul Corriere della Sera, Aldo Grasso protestava contro i media che avevano fatto circolare falsi video e commenti ironici sull’attacco subìto da Zelensky alla Casa Bianca: «E’ come se vivessimo in un palcoscenico smisurato, ilare, sinistro, dove non può che andare in scena la tragedia. Di questo vive l’impostura, in un delirio narcisistico.» Accusa precisa, che coincide con il punto di arrivo dell’autobiografia di Bergoglio. Aldilà di ogni valutazione stilistica - in cui non mi avventuro - questo libro offre molti passi degni di nota, alcuni davvero sorprendenti.

Il Papa racconta l’ingresso in seminario.
Nel dicembre 1955 il giovane Jorge Mario Bergoglio, terminati gli studi presso un istituto tecnico chimico, aveva detto ai familiari che si sarebbe iscritto a medicina. Ma un paio di anni prima, entrando in una chiesa, si era imbattuto in un sacerdote che l’aveva trattato “con amorevole gentilezza”, e l’idea di farsi prete si era lentamente fatta strada. Era arrivato il momento di dirlo ai suoi. Aveva capito che lo scoglio maggiore sarebbe stata la madre, che infatti lo affrontò un po’ rudemente: «Non dicevi che volevi fare il medico? Prima laureati e poi deciderai bene cosa fare.» «Non fu una litigata, fu un confronto franco e serrato, ma lei non avrebbe cambiato idea neanche in seguito. Al punto che non mi avrebbe poi accompagnato nel seminario diocesano, né sarebbe stata presente il giorno in cui feci la mia vestizione da seminarista. (…) in seminario mia madre non venne mai.» Il corsivo è mio perché, leggendo, mi sarei aspettato una reazione ben diversa da una coppia di genitori cattolici e fortemente impegnati nel sociale. Anni dopo, la madre andò all’ordinazione sacerdotale del figlio, ma viene da pensare quale peso dev’essere stato per il giovane seminarista porre in atto quella scelta senza l’assenso di sua madre. Esperienza comune a tanti, credenti e non, ieri come oggi, ad ogni latitudine.

Quella volta che Bergoglio non diede l’assoluzione
Un giorno, in confessionale, un “penitente”, giovane avvocato di Buenos Aires, «ha cominciato a raccontare di minuzie, e poi, di soppiatto e con lo stesso tono, tra una minuzia e l’altra ha infilato con noncuranza che aveva approfittato della domestica.» E ha aggiunto: «Questa gente serve un po’ per tutto, non sono come noi.» Il confessore Bergoglio lo interrompe cercando di interloquire, ma l’avvocato impenitente si alza improvvisamene e se ne va spazientito. La conclusione: «La superbia è il più inquietante dei vizi». La superbia, non la lussuria. Inoltre, in questo libro e in scritti precedenti, egli dichiara che il perdono è per i peccatori, non per i corrotti: la corruzione, di ogni specie, è una perversione, compreso «il clericalismo, che è una perversione, l’ideologia che prende il posto del Vangelo.» (p. 268)

I desaparecidos, i traumi di guerra e la psicoanalista ebrea
L’Argentina dopo il golpe di Videla (1976): sequestri, terrore, omicidi, torture. Tra le vittime, non poche persone care a Bergoglio, che infatti si adopera per mettere in salvo molti. In alcuni casi in modo rocambolesco, come quando nasconde nell’auto un giovane affidatogli da un sacerdote uruguayano. Se venisse catturato, lo ucciderebbero. Gli viene l’idea di offrirgli una falsa identità, dandogli i propri documenti, grazie ad una certa somiglianza. Non capita a tutti. Non soltanto quel tale è ancora vivo, ma il rapporto non si è interrotto.
Il racconto più straziante riguarda Esther Ballestrino de Careaga, sua insegnate di chimica: rapita, torturata e uccisa. «Erano situazioni emotivamente durissime da affrontare. Per quasi un anno in questo mi ha dato una mano una psichiatra, una donna ebrea molto saggia e capace, che già mi aiutava a leggere i test psicologici per i seminaristi; andavo da lei una volta alla settimana, e le sue indicazioni mi sono sempre state utili. Le rammento ancora, e ancora oggi mi sono di insegnamento.” (p. 165)
Anni fa, il racconto della medesima esperienza comparve in un libro edito in Francia: «Ho consultato una psicanalista ebrea. Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose. (…) Lei era medico e psicanalista, ed è sempre rimasta al suo posto. Poi un giorno, quando stava per morire, mi chiamò. Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona molto buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni.» (3)

Da Bergoglio a Francesco. Homo sum, nihil humani…
Il capitolo dedicato al conclave che lo elesse Papa è tra i più interessanti, a cominciare dal titolo, «Fuori tutti e tutti dentro». (p. 256) Sono dell’idea che qualcuno potrebbe trarne un’ottima sceneggiatura per un nuovo film dopo il recente Conclave di Edward Berger.
Prendiamo questa frase: «si tratta di avere orecchi per cogliere il vento dello Spirito». (p. 269) È chiaro che, qualsiasi idea si abbia dello “Spirito”, per Bergoglio non si tratta di occhi per vedere, ma di orecchi per udire. Per dirla papale papale, la dottrina paolina della fides ex audito non è lontana dalla tecnica del divano freudiano, che privilegia l’udire rispetto al vedere. Bergoglio mostra di essere rimasto laico anche dopo l’elezione al soglio pontificio. Infatti, in un cenno dedicato alle disposizioni date per la sua sepoltura, scrive: «Quando accadrà, non sarò sepolto in San Pietro ma in Santa Maria Maggiore: il Vaticano è la casa del mio ultimo servizio, non quella dell’eternità.» (p. 255). Non solo: se il ministero petrino è un servizio, allora il Papa, quando dorme e sogna, non sogna da Papa. Bergoglio menziona un noto episodio in cui Giovani XXIII aveva raccontato un proprio sogno: «Mi capita spesso la notte di iniziare a pensare auna serie di gravi problemi. Allora prendo la decisione coraggiosa e risoluta di andare al mattino a parlare col papa. Poi mi sveglio tutto sudato e mi ricordo che il papa sono io». Bergoglio commenta: «Come lo capisco…» (p. 343). Tutto quel che il Papa fa, è sempre personale. Non lo dico io, lo scrive egli stesso, ricordando che Paolo VI «amava citare la massima di Terenzio: “Sono uomo, nulla di ciò ch’è umano io lo stimo a me estraneo”.» (p. 269)
Poco dopo il conclave, comprese quanta importanza avesse avuto presso i cardinali un suo breve discorso «a braccio, di quattro o cinque minuti… tenuto all’ultima delle congregazioni generali, le riunioni preparatorie del collegio dei cardinali». Leggendolo, salta all’occhio la centralità della sua denuncia dell’autoreferenzialità, che nella chiesa diventa “narcisismo teologico”. (p. 244) E tuttavia, subito dopo la fumata bianca, il Papa neoeletto, per nulla smarrito, accetta l’invito dei cardinali a brindare con loro: «Ho sorriso e ho alzato il bicchiere: “Che Dio vi perdoni!”.» Quel conclave durò soltanto due giorni (12 e 13 marzo): cinque votazioni per eleggere l’uomo che avrebbe guidato un’istituzione sui generis qual è la chiesa cattolica (per inciso: nel 2018, il governo italiano giallo-verde nacque dopo una estenuante trattativa di quasi tre mesi…).

Contro il narcisismo dei nostri giorni
Per Bergoglio, l’autoironia è uno «strumento potente per vincere la tentazione del narcisismo». Egli denuncia il «piacere del non piacere… occorre evitare a tutti i costi di crogiolarsi nella malinconia… la seduzione della disperazione, così presente nella coscienza masochistica contemporanea… certi lutti protratti indefinitamente… certi labirinti in cui ci si avviluppa, certe amarezze rancorose, per cui una persona ha sempre in mente una rivendicazione…» (p. 342). Pagine come questa mostrano un giudizio solido circa la psicopatologia: giudizio ignorato dalla psichiatria contemporanea, che si è abbeverata per decenni al DSM, sorta di cisterna avvelenata, per dirla con il profeta Isaia.

«My Way»
I colleghi psichiatri che hanno molte primavere sulle spalle hanno dimestichezza con le patografie, ovvero quei saggi che esaminano «una personalità storica attraverso la testimonianza biografica disponibile e le opere prodotte in quanto espressione dello spirito della personalità.» (Galimberti). (4)
Honi soit qui mal y pense… A me, invece, l’autobiografia di Papa Francesco ha fatto pensare a My Way, la canzone resa celebre da Frank Sinatra, «I’ll state my case, of which I’m certain… and may I say, not in a shy way» «Esporrò il mio caso, di cui sono certo... e oserei dire, non timidamente.» Sono versi di Paul Anka, classe 1941, vivente e quasi coetaneo del Papa. Anche Bergoglio racconta a testa alta di avere fatto questo e quello: da bambino, da giovane seminarista, poi sacerdote, vescovo e cardinale, fino al conclave del 2013, sapendo bene che quei fatti e quegli atti meritano di essere conosciuti. Da tutti. Viene da dire che, così facendo, voglia avvicinare l’ultimo Giudizio. Con una battuta… Bergoglio si porta avanti. Del resto, nel libro vi sono non pochi motti di spirito, soprattutto nel capitolo A immagine di un Dio che sorride. (p. 338)

Due annotazioni per concludere
La Cathedra Petri riprodotta in questa pagina e donata nell’anno 875 dal re Carlo il Calvo a Papa Giovanni VIII, «materializza, come sedile e non tavolo universitario, il posto da cui parla chi ha la facoltà di parlare urbi et orbi. (…) Designa il caso, storicamente unico, in cui un tale potere - corrispondente o meno alla facoltà - è conferito a un individuo per conto di una certa Società non omologa ad altre Società.» Sono parole di Giacomo Contri, mio analista e maestro, che su questo stesso sito scrisse diversi articoli, dal 2009 al 2017, molti dei quali dedicati al Papa. Ad esempio nel 2014: «Conferisco a Papa Francesco il titolo di Socio honoris causa della “Società Amici del Pensiero - Sigmund Freud (S.A.P.)”.» (5)
A proposito delle precarie condizioni in cui versa il Papa in ospedale, la mattina di giovedì 13 marzo, dodicesimo anniversario della sua elezione, ho udito in tv l’espressione cattedra della fragilità. Non mi è piaciuta affatto: la parola fragilità, ormai inflazionata, può confondere. Se ci si riferisce ad un organismo provato dall’età e dalla malattia, è un truismo. Se invece si vuole indicare una sorta di inclinazione naturale all’errore in senso lato, non fa che celare la determinazione con cui un soggetto può prendere una strada o un’altra. Impedisce di vagliare salute e psicopatologia, mentre è evidente come Papa Francesco continui a lavorare, testimoniando che la cattedra di Pietro è davvero cattedra del pensiero. Gli rivolgo i miei migliori auguri di una pronta guarigione e di un lungo pontificato.

Glauco Maria Genga, Milano, 17 marzo 2025

NOTE


1. Spera. L’autobiografia, di Francesco (Jorge Mario Bergoglio) (Autore), Carlo Musso (a cura di), Mondadori, gennaio 2025.
2. La verità elementare di questa frase mi era già nota, ma mi è stata ricordata pochi giorni fa dall’amico Alberto Brasioli, che ringrazio.
3. Pape François, Politique et société: Rencontres avec Dominique Wolton, LGF, 2018.
4. Autori del calibro di K. Jaspers e S. Freud si sono cimentati in questo genere letterario: il primo si è occupato di Strindberg, Van Gogh, Swedenborg e Hölderlin, il secondo scrivendo importanti saggi su Leonardo da Vinci, Daniel P. Schreber e il Presidente USA Thomas W. Wilson. Ma vi è di più: Albert Schweitzer (1875-1975) ebbe l’ardire di scrivere Valutazione psichiatrica di Gesù (Psychiatrische Beurteilung Jesu, Tubinga, 1913): un testo pressoché sconosciuto e oggi quasi impensabile.
5. Si veda in questo stesso sito la sezione Catechismo dell’universo quotidiano. Rinvio a: https://www.culturacattolica.it/cultura/catechismo-dell-universo-quotidiano/papa-francesco-socio-onorario-della-societ%C3%A0-amici-del-pensiero-sigmund-freud

Vai a "Father & Son"