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… SUL PIU’ BELLO!

Curatore:
Leonardi, Enrico
1° Novembre, festa d’Ognissanti. Sono a messa insieme a una collega, anch’essa psicoanalista, in una chiesa del centro di Milano, quando…

… SUL PIU’ BELLO !

1° Novembre, festa d’Ognissanti. Sono a messa insieme a una collega, anch’essa psicoanalista, in una chiesa del centro di Milano, quando…
No, un momento. Facciamo attenzione a quanto sono cambiati i tempi! Una volta, una simile frase sarebbe sembrata un’eresia, sia in casa cattolica che in quella - di dimensioni assai minori – psicoanalitica. Oggi uno psicoanalista a messa non scalda gli animi né degli uni né degli altri: dilemmi quali fede-psicoanalisi che hanno ispirato saggi, libri e dibattiti hanno perso tutto il loro appeal. Nessun rimpianto, piuttosto mi interessa conoscere chi o che cosa ne ha preso il posto.
Ieri mattina, dunque, ero a messa quando ho notato una donna di mezza età che, al momento della Consacrazione… prende ed esce. Già visto, diverse volte, la prima a metà degli anni ’90, durante una messa feriale in Duomo. Al momento di distribuire l’Eucarestia, l’anziano celebrante si interruppe e, guardando alla sua sinistra, esclamò ad alta voce: “Eh, no! Non si può continuare così!” Con la coda dell’occhio, aveva notato due figure che nella penombra scivolavano di soppiatto verso l’uscita laterale. E, forte delle sue molte primavere, il presbitero si era semplicemente inc… si era indignato! Una reazione di buon senso, la sua. Deve aver pensato: “Siete venuti qui sapendo che la messa è l’invito ad essere commensali di Gesù, e ve ne andate sul più bello! Che modi sono questi?” Il famoso crocifisso di don Camillo avrebbe esclamato la stessa cosa.
Anni dopo, uno di questi ‘neo-credenti’ volle spiegarmi diligentemente il senso della sua semi-partecipazione alla liturgia: “Io credo in Dio, un Essere supremo c’è sicuramente, e gli parlo! Ma la comunione, e la chiesa in genere, proprio no! Non ci credo!”
Solo ieri ho messo a fuoco il punto: chi lascia la messa prima della Comunione nega il proprio assenso soltanto alla presenza reale del corpo di Cristo in quel pezzo di pane. Dico soltanto, perché tutto il resto, rito, altare, preghiere, arte sacra, profumo d’incenso o di candele accese ‘alla Frossard’ (ricordate il best-seller Dio esiste, io l’ho incontrato?) va tutto bene, anzi, sono tutte cose che recano conforto, aiutano a vivere meglio o almeno non troppo peggio, e fanno sperare che non si sia vissuto invano.
È esattamente ciò che l’ebreo miscredente Freud intendeva, quando scriveva che la religione è un’illusione: “Un’illusione non è la stessa cosa di un errore, e non è nemmeno necessariamente un errore (…) Caratteristica dell’illusione è il suo derivare dai desideri umani”. (1)
Freud ha dedicato poche pagine, invero molto interessanti, anche al tema dell’Eucaristia: pagine oggi pressoché sconosciute, fuori e dentro la chiesa cattolica, che suscitarono fin da subito la reazione fortemente polemica di un sacerdote colto e influente dell’epoca, certo padre Schmidt. (2)
Giova ricordare che in lontani secoli, ma anche recentemente, in casa cattolica c’è stato chi ha sostenuto che il cristianesimo non sia una religione stricto sensu, ma sia la notizia di un fatto. Occorre afferrare il senso di questa distinzione: religione aut fatto. Ritengo che i ‘neo-credenti’ di cui sopra, praticando quella loro personalissima lectio brevis, in qualche modo l’afferrino.
Infatti, per loro è: sì all’accusa dei peccati, all’ascolto delle letture, al credo (magari recitato un po’ distrattamente). Ma è: no all’Eucaristia: “piuttosto esco!” Insomma, il nocciolo del cristianesimo, l’Eucaristia, sovverte tutto. Con una battuta: “non c’è più religione!”. (3)
In un certo senso, chi esce dalla messa prima dell’Eucaristia, dice a Cristo: aspettami, io non vengo. L’espressione, coniata da Giacomo Contri, è il Manifesto stesso dell’isteria (pari opportunità anche nella psicopatologia, dunque: l’isteria riguarda tutti, non solo le donne).
Facciamo caso alla parola conversione: essa appartiene a pieno titolo al lessico religioso, ma compare anche nella scienza psicopatologica di fine ’800 (isteria di conversione). Poi, soprattutto dopo il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) non se ne sa più niente.
Ancor più sovversivo il significato della parola transustanziazione, la cui dottrina “sostiene che la materia farinacea dell’ostia consacrata è “transustanziata” nel corpo di Cristo (idem per vino-sangue). La spiegazione razionale era affidata alla teoria aristotelico-tomistica (“ilemorfismo”), secondo la quale la materia è determinata dal suo principio formale o forma sostanziale o principio costitutivo. Nel caso dell’ostia questa unione inscindibile tra materia e forma si realizza miracolosamente (…) Il Protestantesimo ha variamente dissentito”. (4) Come sappiamo, posto un dogma, non vi è chi non abbia a dissentire, il che però può essere molto istruttivo.
I grandi dibattiti secolari - sola scriptura, sola fide, etc. - possono ritrovare nuova linfa quando ci aiutano a capire che succede intorno a noi, ad esempio quando vediamo che qualcuno abbandona la messa poco prima della Comunione, ovvero… sul più bello!

Nelle pagine di questo stesso sito,
Giacomo Contri ha scritto molti articoli inerenti la dottrina cattolica.
Gli dedico volentieri questa mia cronaca di psicopatologia della vita religiosa quotidiana,
quale augurio per il suo ottantesimo genetliaco.




Note

1. S Freud, L’avvenire di un’illusione, 1927, OSF, Bollati Boringhieri, vol. X, pag. 461.
2. Wilhelm Schmidt (1868-1954), sacerdote, etnologo di fama mondiale e direttore del Museo etnografico lateranense di Roma, scrisse un’opera monumentale, Ursprung der Gottesidee, L’origine dell’idea di Dio (1912-1955).
3. È ciò che gli ambienti ebraici cólti non hanno mai perdonato a Freud: la sua affermazione che, dopo l’avvento del cristianesimo, “religione del figlio”, l’ebraismo sia diventato “un fossile”.
4. G.B. Contri, La transustanziazione freudiana, Blog Think!, 21-22 luglio 2007.

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