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Cellulari: non si può delegare l'educazione

Autore:
Turroni, Paola
Fonte:
CulturaCattolica.it

Ogni volta che non sappiamo ascoltare un ragazzo, non sapremo nemmeno chiedergli ascolto. Ogni volta che non sapremo dirgli come comportarsi, e delegheremo ad altri l’autorevolezza, lui imparerà la delega. Una legge vieta l’uso dei telefonini in classe, pena la sospensione, l’ammissione agli esami, la confisca dell’oggetto illecito. È stato necessario arrivare a formulare una legge. Sul fatto che non si debba usare il telefonino in classe siamo tutti d’accordo, ma fermiamoci a ragionare sul ruolo degli adulti in questa storia. Abbiamo una scuola dove insegnanti e presidi non sono in grado di imporre telefonini spenti e chiusi nelle cartelle, eppure è il minimo che da una scuola ci si debba aspettare: costruire credibilità, motivazioni ai divieti, interesse per altro, formazione umana, prima ancora che cultura. I genitori delegano agli insegnanti l’educazione, gli insegnanti la delegano ai presidi, i presidi allo stato. Ecco pronta una legge, vuota e idiota, che azzera il valore di un’autorità adulta, che minaccia senza insegnare niente. In questo modo il ruolo dell’adulto come educatore, come punto di riferimento, come maestro o come altro da sé da osteggiare, si logora fino a esaurirsi. L’adulto deve trasmettere ammonimenti, consigli, racconti, diritti e doveri, tutto strettamente legato, tutto incarnato, rappresentato, esemplificato; una legge senza questo ruolo fondamentale che viene prima, che deve avvenire dentro, non serve a niente. Una legge non deve educare, deve regolamentare. E una scuola deve farsi carico, deve farsi responsabile, se vuole costruire una società. E quando le sanzioni non basteranno più (sempre che ci sia un momento in cui bastino)? Quale significato gli daranno? E come le gestiranno le famiglie? Sapranno renderle efficaci? E se si mettessero in venti a usare il telefonino per boicottare gli esami? Cosa faranno gli adulti? Rispetteranno rigorosamente la legge o faranno finta di mostrarsi comprensivi per non fare brutta figura col provveditorato? In ogni caso ci rimettono, appaiono deboli, meschini e incapaci. Se la scuola non Insegna, allora hanno ragione i ragazzi, può chiudere.

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