Dirigere una scuola 3 - L'ordine del giorno di un Collegio docenti
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10) La vera autorità è quella che si riconosce, non quella che si impone con la paura, con la ottusa obbedienza alla regola (evangelicamente ricordiamo che "... il sabato è per l'uomo, non l'uomo per il sabato..." ) o col ricorrere all'uso del giudizio sui compiti in classe, sulle interrogazioni come strumento di ricatto. E' una lotta non sconfinare nei due "eccessi", ma si conquista l'autorevolezza sul campo attraverso gli errori, le delusioni, imparando dal dialogo con le colleghe, diventando evangelicamente nel tempo "semplici come colombe e prudenti come serpenti”, conquistando, a poco a poco, un equilibrio e diventando così per i ragazzi/e una presenza retta, cordiale, certa: insomma, rischiando sempre la nostra libertà e investendo su quella degli alunni.
E' una lotta, perché non sempre vediamo l'esito del rischio della nostra libertà, i tempi della risposta degli alunni non sono quelli che dettiamo noi, quindi spesso ci deludono.
Ma se siamo capaci di attendere, allora accadono fatti sorprendenti. San Paolo scrive: "... né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Voi siete il campo, l'edificio di Dio. Ciascuno stia attento come costruisce. Nessuno, infatti, può porre un fondamento diverso da quello che già si trova, che è Gesù Cristo" (I lettera ai Corinti, 3, 7). Sembra un po' gravosa e magari “inquietante" questa affermazione dell' Apostolo delle Genti: di fatto, essa è la "roccia" sulla quale si fonda ogni autorevolezza paterna e materna verso i propri figli, ogni autorevolezza del magister/magistra nel rapporto quotidiano con i discipuli e le discipulae.
11) Cosa si deve mettere all'ordine del giorno della collegialità, momento in cui il dirigente ha la possibilità di verificare con i suoi docenti l'esperienza che sta facendo la scuola? Per esempio:
a) come e perché si fa lezione
b) come tu docente, voi compagnia di docenti passate dalla parola al gesto che aiuti i ragazzi a rendersi protagonisti delle parole che voi avete detto in classe durante le lezioni
c) ricordate e cercate di capire (tra di voi docenti) chi è questo E.T. confuso, ribelle e silenzioso, timido o aggressivo, capriccioso o introverso con cui avete a che fare tutti i giorni. Quindi: date una "ripassata" al realismo pedagogico. lo, nel corso del tempo, ho imparato che quel bambino, quel preadolescente è un mistero che non si può rinchiudere in una schema intellettuale o psicologico. Perciò ho capito che è sempre necessario guardarlo, comprenderlo, aspettarlo che si sveli.
E' indispensabile ascoltarlo, accompagnarlo, punirlo con severità laddove mina intenzionalmente la costruzione della unità dei rapporti della classe e mette in discussione il paziente lavoro educativo dei docenti; un attimo dopo, tuttavia, il nostro compito è rilanciarlo con suggerimenti che lo invitino ad un impegno, a vivere rapporti veri con i compagni, a fidarsi dei docenti che mostrano così di avere stima nelle sue potenzialità umane ed intellettive.
d) i dirigenti individuano con i propri docenti i nodi irrinunciabili della disciplina che si va ad insegnare in classe, dialogano insieme su quali siano le urgenze educative e le strategie pedagogiche da attuare nella scuola, suggeriscono strade da percorrere o gesti da vivere insieme ai ragazzi, così che il loro io si liberi dall'egocentrismo talvolta dominante nell'infanzia e nella preadolescenza ed incontrino il mondo. Insomma, vengano "educati": li si faccia venir fuori da se stessi così che possano incontrare la vita reale, i volti, il dolore e la gioia, o modelli di santità o di umanità in cui siano evidenti forme di eroismo quotidiano capaci di sconfiggere una cultura fondata sempre più sulla soddisfazione dell'istinto e dell'istante.
In una delle sequenze iniziali del film " Martian Child " del regista Menno Meyjes (2007) il protagonista David, rimasto vedovo, decide di adottare Dennis, un bambino di sei anni che vive in una scatola di cartone, perché ritiene di venire da Marte e quindi vorrebbe ritornare sul pianeta d'origine. David, dopo vari tentativi di farlo uscire dallo scatolone, si mette vicino a Dennis, sta delle ore accanto alla sua "casa" rivolgendogli la parola, s'immedesima con le fantasie del bambino (che celano una profonda ferita), gli fa compagnia, e, a poco a poco, il bambino esce dal suo bugigattolo di cartone compensato.
e) La differenza tra il termine verifica e valutazione. La prima è la modalità con cui il docente controlla il livello di apprendimento della classe con delle prove che siano "realistiche", cioè adeguate alle capacità degli alunni. La seconda è legata allo sguardo che il docente ha sulla totalità delle persona del discepolo, non solo sul suo cervello. "Valutare, dare valore" implica una posizione umana dell'adulto tesa a valorizzare anche la minima fessura di positività che alberga nei capricci istintivi dell'infanzia e nello tsunami che investe "l'età inquieta" della preadolescenza. Il docente deve avere l'umiltà di correggersi se guarda gli alunni solo come dei "voti" e non come "dei volti".