Fare la rivoluzione
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Caro G…,
anch’io sono stato molto colpito dagli episodi e manifestazioni di violenza accaduti ieri (e non solo). Le immagini televisive degli stadi, delle vie e delle piazze delle grandi città, invase da persone in preda all’odio e alla violenza, continuamente ritrasmesse, sono la documentazione di un IO senza destino, senza Dio, ormai alla deriva, totalmente omologato e irresponsabile. L’umanità appare totalmente soffocata in un mondo in cui non esiste più l’educazione come introduzione al significato della realtà, la vita dei più giovani, l’anello più debole della società, sembra essere schiava degli schemi imperanti, dell’omologazione, dell’assenza di prospettive e speranze, perché tutto pare effimero e destinato al nulla.
La provocazione che viene da questi fatti a noi educatori che sperimentiamo il significato grande, vero della vita, che siamo certi della sua positività e del fatto che vada vissuta fino in fondo è fortissima, come pure il richiamo alla nostra responsabilità.
Sono tempi drammatici quelli in cui ciascuno è chiamato a vivere la propria esperienza educativa con i più giovani, dentro la realtà umana in cui vivono, che sembra sempre più assomigliare a quella esistente ai tempi di San Benedetto, quando il quotidiano fu chiamato a diventare eroico.
A questo proposito ci sono delle pagine del don Gius. che a mio parere indicano in modo estremamente chiaro e provocatorio la posizione che è richiesta a ciascuno di noi e il compito che ne deriva. Mi riferisco ad alcune pagine di “La certezza di una presenza” in “Realtà e giovinezza. La sfida” (pag. 70 e seguenti).
Dice il don Gius. “Man mano che si sviluppa, l’uomo pensa, sente e quindi opera secondo lo standard creato dagli strumenti di diffusione sociale. Capite che 2000 anni fa gli strumenti di diffusione sociale erano molto più ridotti, molto meno efficaci e più esterni, perciò la gente poteva essere inibita dall’imperatore e dai soldati dell’imperatore, ma tra di loro pensavano come volevano e facevano in fondo quello che volevano, molto più di ora. Adesso l’imperatore penetra te che sei nel letto, nell’intimità della tua casa e leggi il giornale, oppure accendi la televisione. Adesso gli strumenti che la scienza ha trovato per la comunicazione del pensiero sono gli strumenti del potere e gli uomini diventano schiavi, come pensiero, come sentimenti e come azione, come impostazione della vita del potere.
Mai la schiavitù è stata così vasta, imperante e profonda come adesso. Adesso uno Spartaco sarebbe molto più difficile che emergesse. Nel mondo antico gli “Spartachi” sono stati tantissimi: qualunque uomo un po’ geniale e coraggioso poteva essere uno Spartaco. Adesso, su un milione di persone non c’è uno Spartaco, non può esserci, perché è bloccato.
Hanno accusato te di plagio: ma il plagio è il sistema normale della comunicazione del pensiero oggi. Perché ti avrebbero impedito di entrare a scuola? Perché erano plagiati loro! E tu sei entrata a scuola per quel tanto per cui non eri ancora plagiata, per cui pensavi tu e volevi tu.
La posizione dell’uomo oggi, se vuol salvare se stesso, è invitata a essere ribelle - ribelle! - ad essere “contro”. Mi ricordo un libro di un esegeta che incominciava così: “Gesù è entrato nel mondo in polemica col mondo”, in polemica vuol dire in guerra, contro, ribelle. Il cristiano deve essere per forza uno Spartaco”.
Più avanti dice: “La libertà innanzitutto, la libertà è l’uomo. Questo è il cristiano, nella storia questo è il cristiano, e se non è così non è cristiano. …Resistenti bisogna essere. Come resistenti? Resistenti, resistenza. Rivoluzione: è un rivoluzionario, e un rivoluzionario deve essere combattuto.
Qual è l’unica risposta all’omologazione? Fare la rivoluzione. Non è un concetto mio, è un concetto di Gesù, è la prima parola detta da Gesù: “Cambiate mentalità”, cambiate modo di giudicare, di vedere, di sentire, di gustare, di amare, di fare le cose…
Non possono non odiarti, amica mia, perché non sei come loro. Non è che tu nasca contro di loro, anzi nasci per gridare quello che loro desiderano nel loro cuore originale, che hanno soffocato perché plagiati anche loro; e vorrebbero plagiare te.
Tu gridi in modo tale da risvegliare, se fosse possibile, nel loro cuore, l’assetto originale, la ragione, desiderio di piena spiegazione, di verità e di pieno godimento, di felicità; tu gridi in modo tale da risvegliare questi sentimenti costitutivi di ciò che la bibbia chiama il cuore dell’uomo, che in loro tutti e in tutto il mondo di oggi è soffocato… Il cristiano entra dentro la folla del mondo dicendo il contrario degli altri: afferma che la vita è responsabilità, è libertà, che la vita dell’uomo dovrà render conto di questa libertà e di questa responsabilità…
La prima creazione del cristiano è una esperienza umana diversa e non può farlo da solo”.
Io penso che se ogni mattina non entro in classe con la coscienza di questa posizione, chiedendo di avere questa posizione, se l’orizzonte dei rapporti che vivo, di quello che insegno non è segnato dalla coscienza di questo grandissimo e fondamentale compito, missione, il contraccolpo, la provocazione di quanto è successo passerà in breve. E il primo ad esser fatto fuori sono io.
Aiutiamoci a vivere questa posizione, questo orizzonte, questo compito. Riprendiamo insieme queste parole così attuali del don Gius.
Ciao, Franco