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Il dubbio di Vasco: spegnere il cervello o dare un senso a questa vita? - 1

Autore:
Mereghetti, Claudio
Fonte:
CulturaCattolica.it
"Ci sono due modi per salvarsi dall'inferno, uno è facile e riesce a molti: adeguarsi all'inferno fino a diventare inferno e non vederlo più; l'altro è più difficile: cercare in mezzo all'inferno ciò che non è inferno e farlo durare, e dargli spazio". Pubblichiamo questa conferenza del prof. Claudio Mereghetti alla Residenza Viscontea, del 26 maggio 2006

Il dubbio di Vasco: spegnere il cervello o dare un senso a questa vita?

Tutti certamente conoscono le due canzoni di Vasco che danno il titolo a questa breve riflessione: successi… filosoficamente provocanti.
"Si può spegnere ogni tanto il pensiero smettere almeno di crederci per davvero e non essere più schiavi per lo meno di un'idea come di un'altra, di un mistero… Buoni o cattivi non è la fine, prima c'è il giusto o sbagliato da sopportare… che di per sé è maledetto" (Buoni o cattivi) [1].
"Sai che cosa penso che se non ha un senso domani arriverà lo stesso… voglio trovare un senso a tante cose anche se tante cose un senso non ce l'ha" (Un senso) [2].
In questi due testi di Vasco c'è tutto il dramma dell'adolescenza e della gioventù d'oggi. Superati i 18 anni, i nostri figli e figlie cominciano a gustare il piacere della libertà, di non dipendere dagli altri ma da sé stessi. Di avere in mano il proprio destino e perciò di potersi volgere in una data direzione piuttosto che in un'altra. Buoni o cattivi. Arbitri del proprio presente e del proprio futuro. Insofferenti a qualsiasi restrizione, specialmente se proviene dagli adulti.
Soprattutto nella nostra società, che è poi quella che ha inventato l'adolescenza (dato che prima si entrava subito a far parte del mondo adulto come forza lavoro), i giovani sono alla ricerca di una libertà totale. E proprio per questo sono più incerti che mai, in balia di trasformazioni tecnologiche, organizzative ed economiche rapidissime, esasperati da una cultura impregnata di permissivismo e nichilismo. Il dramma consiste nel vedere continuamente evocata una felicità utopistica, frutto dell'emancipazione dalle regole degli adulti, dalle convenzioni sociali, dalle tradizioni domestiche.
Un sogno. L'interruzione del pensiero. La certezza che "domani arriverà lo stesso". In realtà, una compensazione per sopportare le difficoltà della realtà quotidiana.
Il dramma dei giovani consiste nello scegliere su quale tipo di libertà fondare la propria vita: quella che ha in sé stessa le cause del suo agire (libertas minor, spontaneismo), una libertà che può volgersi al bene così come al male (buoni o cattivi) o quella che produce la ricerca del bene e dei valori, l'amore per la verità, l'autodeterminazione per la crescita di sé, dell'ordine morale e sociale, del progresso dell'umanità. Una libertà che è una conquista mai definitiva, perché implica il superamento di sé in ogni momento della vita, perché prima c'è sempre il giusto o sbagliato… da sopportare (libertas maior) [3].
Il dubbio di Vasco è il dramma dei giovani: sopportare che giusto e sbagliato ci trascendano è possibile solo se troviamo un senso alla nostra vita, alla nostra storia. Che si trova non già svincolandosi da ogni legame con il proprio passato e presente, bensì evitando e superando i condizionamenti negativi, originati dall'esistenza, dalla cultura, dall'ambiente.

Il saluto di Dante a Beatrice
Ho tenuto questa conferenza presso la residenza Viscontea, un collegio universitario milanese che ospita giovani studentesse, che altre giovani donne circondano della loro intelligenza, attenzione e sensibilità: l'ambiente stesso vive e risplende della loro femminilità: ci se ne accorge appena vi si entra e proprio per questo ci si sta così bene (come ben sanno padri e mariti in visita). Non potevo dunque che cominciare con quella che è la più intensa e bella poesia dedicata a una donna, alla propria donna, quella che Dante pronuncia salutando Beatrice nel XXXI del Paradiso.
O donna in cui la mia speranza vige,
e che soffristi per la mia salute
in inferno lasciar le tue vestige,
di tante cose quant'i' ho vedute,
dal tuo podere e da la tua bontate
riconosco la grazia e la virtute.
Tu m'hai di servo tratto a libertate
per tutte quelle vie, per tutt'i modi
che di ciò fare avei la potestate.
La tua magnificenza in me custodi,
sì che l'anima mia, che fatt'hai sana,
piacente a te dal corpo si disnodi [4].

E Beatrice risponde con un sorriso. Perfetto compimento dell'amore che li ha condotti fino all'Empireo, per la prima volta nella Commedia Dante si rivolge a Beatrice dandole del tu, rivelando in tutta la sua evidenza la piena intimità nella quale in Dio essi ormai si trovano [5]. C'è in questo sonetto incastonato nella Commedia tutto un progetto di vita, per la donna e per l'uomo: speranza, virtù, libertà, coraggio, intraprendenza, fede. Perfino un certo grado di disprezzo per le regole (le impronte di Beatrice che rimangono nell'inferno). Soprattutto c'è quella dichiarazione del poeta che confessa che è Beatrice a condurlo fuori dalla schiavitù verso la libertà. Compito meraviglioso che ogni donna ha verso chi ama.

Note[1] Buoni o cattivi
Si può spegnere ogni tanto il pensiero
smettere almeno di crederci per davvero
e non essere più schiavi per lo meno
di un'idea come di un'altra, di un mistero
sembra che non sia possibile dimenticarsi di sè
e giudicandoci ognuno con gli altri
convincersi che
se non lo sai

buoni o cattivi
non è la fine
prima c'è il giusto o sbagliato
da sopportare

si può spegnere ogni tanto il cervello
smettere almeno di usare solo quello
si può far finta che non ci sia niente
anche quando ti tremano le gambe
sembra che non sia possibile dimenticarsi di sè
e giudicandoci ognuno diversi
convincersi che
se non lo sai

buoni o cattivi
non è la fine
prima c'è il giusto o sbagliato
da sopportare...
... che di per sé è maledetto
perché divide
mentre qui tutto
dovrebbe solo unire

[2] Un senso
Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l'ha
Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l'ha
Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l'ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà...
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...

Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l'ha
Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l'ha
Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...

[3] Ulteriori riflessioni si possono leggere in N. GALLI, Educazione dei preadolescenti e degli adolescenti, La Scuola, 1994.

[4] Paradiso, XXXI, 79-90.

[5] Così Vittorio Sermonti nel suo commento.

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