"Il mio cuore è lieto perché Dio vive".
Riflessioni di una diciottenne sul suicidio di Lucio Magri
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"Lucio Magri è morto venerdì 25 novembre 2011, a 79 anni in Svizzera, sottoponendosi alla pratica del suicidio assistito, che è legale in alcune cliniche svizzere, sorte proprio per praticarlo.
Il suicidio assistito è un omicidio legalizzato: medici convinti di potersi sostituire a Dio, in 5 minuti, con una iniezione letale, ti tolgono il regalo più grande che tu abbia mai ricevuto, la vita. Ma non sei tu a poter decidere di toglierti la vita e non dovrebbe esistere nessuno che asseconda la tua scelta e addirittura ti aiuta. Quando entri in queste cliniche, consapevole della tua scelta, sei più morto di quando ne esci. Sì, perchè sei morto dentro, non provi nulla e non speri più. Quando ne esci per i medici e le persone nichiliste sei solo un cadavere, ma per te e per le persone vere è bello pensare che tu abbia finalmente raggiunto il tuo scopo e sia felice, in pace. Allora la domanda che sorge spontanea è: ma per essere felici bisogna morire?
Lucio Magri ha scelto questa strada, quella più facile, ha scelto la discesa, di aggirare l'ostacolo invece di superarlo. Credo che molta gente, me compresa, arrivi a un punto della vita in cui non ha più interesse per nulla, in cui non prova più niente e crede che le difficoltà che ha davanti siano insormontabili. Arrivi a un punto in cui dici: "Basta! E' meglio farla finita, la mia vita non ha più valore! Questo mondo non ha più nulla da darmi". Ma è in quel preciso istante che io ho alzato gli occhi al cielo e ho pregato per ritrovare il mio io, per trovare qualcuno che mi indicasse una via d'uscita. Io ho scelto la vita! Ho visto nel sorriso, nell'amore e nella pazienza delle persone vere che mi sono accanto il motivo per continuare il mio cammino. I momenti di sconforto e di solitudine sono dietro l'angolo, ma il mio sguardo sempre puntato in alto, mi dà forza. Perchè Lucio allora, non ha guardato in alto? E' forse meno intelligente di una ragazza di 18 anni? Non credo proprio, ma penso fosse circondato da persone sbagliate.
Dopo la morte della moglie non era stato più lo stesso. Era già andato a visitare la clinica svizzera, ma era tornato indietro. Probabilmente la sua coscienza e il suo cuore l'avevano fermato. Come una pecora smarrita era tornato verso l'ovile, ma il pastore non era lì ad aiutarlo a ritrovare la strada giusta. Il pastore, in questo caso, sono gli amici veri, cioè una compagnia giusta. Ma quelli che lui ha chiamato prima di morire possono davvero essere considerati amici? Io li definirei colleghi, conoscenti, ma non di certo amici. Un amico è qualcuno con il tuo stesso desiderio di felicità e che vuole trovare insieme a te una risposta. Un amico non antepone i propri desideri ai tuoi, né li offusca, ma ti sta accanto e ti guida, oppure si impegna con te alla ricerca di qualcuno che indichi il cammino giusto. Il motivo per cui Lucio ha telefonato ai suoi "amici" prima di morire è per me chiaro. Avrebbe potuto lasciare una lettera piena di rabbia e risentimento, invece no! Ha preferito chiamarli. Non credo volesse da loro una risposta, ma piuttosto un aiuto, sentire una sola frase che lo facesse tornare a provare un minimo di speranza. Voleva che qualcuno tendesse una mano verso di lui e invece tutti si sono tirati indietro. Probabilmente erano presi dalle loro cose, dai loro problemi, o davano per scontato che sarebbe tornato indietro un'altra volta. Il fatto certo, invece, è che ora Lucio Magri non è più tra noi; lui un giornalista famoso, impegnato in politica, che lottava per la libertà, si è tolto la vita. La fama, i soldi, il rispetto della gente, non hanno potuto nulla contro l'angoscia, il vuoto e la solitudine. Circondato da gente che ha fatto della fama, del successo la risposta alla vita, non era cosciente del fatto che quell'insoddisfazione provata fosse ciò che di più umano avesse dentro. A quasi 80 anni, di fronte alla morte della moglie ha vissuto l'impotenza, ha visto ciò che aveva ottenuto in tanti anni scivolargli via dalle mani, sgretolarsi e ridursi a niente. In quel momento il nulla l'ha inghiottito. La sua vita che era stata una salita verso una meta sbagliata è diventata una discesa verso il buio, una discesa irrefrenabile, perché non c'era accanto a lui nessuno che gli tendesse un appiglio a cui aggrapparsi.
La mentalità più diffusa ai giorni nostri è che la vita è bella quando non ci sono sacrifici da fare, né difficoltà, quando tutto va bene e si sta bene anche economicamente. Ma la vita, in quanto dono, è bella sempre, anzi secondo me è molto più bella quando è difficile, impegnativa. Una vita facile ti porta facilmente verso una meta sbagliata o verso il nulla; una vita sofferta, sudata, piena di prove ti porta a mirare in alto. Le scelte, l'angoscia, le lotte continue con il tuo cuore ti portano ad apprezzare la realtà. La realtà esiste ed è limitata e l'uomo, che per sua natura vuole l'infinito, non può renderla illimitata, può invece cercare risposte al di là di ciò che vede e tocca. A volte questa lunga e impegnativa ricerca presenta ostacoli enormi, davanti ai quali è facile perdersi d'animo e decidere di cambiare strada o addirittura meta, scopo. La società di oggi è basata sul nulla, è egoista e indifferente a tutto, ognuno vive ogni giorno così come viene, è oppresso dalla crisi economica ed è stufo della solite parole buttate al vento dai politici e dai media, non crede e non spera più in niente, nemmeno nella vita stessa. Ma io no! Io ci spero ancora! Avrei voluto ricevere io la telefonata di Lucio per offrirgli il mio aiuto, per spiegargli che la vita è amore, è speranza, è ricerca. La vita ci è data per amore e non siamo noi a poter decidere quando pronunciare la parola fine.
Per concludere, vorrei rispondere alla domanda iniziale riguardo alla felicità. Non è necessario morire per ottenerla, ma è possibile anche in questo mondo. Per me consiste nel prendere coscienza del proprio infinito desiderio ed impegnarsi insieme a dei giusti compagni di viaggio alla ricerca di una risposta. Una volta scoperta la meta giusta, la scalata verso di essa sarà dura e insidiosa, ma ne varrà di sicuro la pena. Io, come Lucio, posso dire di non essere affatto felice, ma a differenza di lui so ancora guardare in alto e trovare la forza per cercare la risposta. Spero infine che Lucio e tutte le persone che come lui non hanno saputo vivere positivamente la propria angoscia, siano ora felici".